di Glauco BENIGNI
Per giungere ad una chiarezza normativa grazie alla quale si possano garantire le Libertà di Pensiero e di Informazione , si devono tener presente diversi aspetti da regolamentare , armonizzare e integrare sia con le norme esistenti ( Europee e Italiane) che con le pratiche abituali favorite dalla Deregulation in atto.
L’esistente groviglio di Ruoli, Diritti, Interessi e Assenza di Norme è dovuto
1) alla sovrapposizione di fatto, ma non riconosciuta nè distinta, tra territori fisico e digitale
2) alla proiezione del proprio corpo fisico e mentale nello Spazio-tempo digitale : un’altra dimensione che prevede la convivenza e sovrapposizione dei diversi ruoli e prevede, sia anonimità che controllo e persino l’indeterminazione del vero-falso.
3) all’assenza di Trattati Internazionali di riferimento . Esiste solo un Tavolo di Confronto, detto Internet Governance Forum, dove i 3 maggiori “portatori di interessi” (stakeholders): Governi, Aziende e Società Civile si incontrano al solo scopo di “mantenere il dialogo”
4) allo strapotere feudale di un Soggetto (il gestore) rispetto al singolo individuo o anche alla personalità giuridica dell’utente
In questa scena i Governi, le Magistrature nazionali e le figure professionali della tradizione chiamate alla Difesa dei Diritti sono molto, molto confuse . Perchè ?
1)Ancora i magistrati non hanno studiato a fondo la questione ?
2) i lobbisti hanno fatto sì che le Autorità competenti locali (Governi, Antitrust, AGCOM, etc…) facessero un passo indietro nella formulazione di norme
3) gli avvocati (non tutti ma molti) rischiano di condurre i loro clienti in azioni spericolate di difesa che solo raramente sortiscono effetti .
Dal 2005 a oggi, – ovvero dalla nascita dei Social Network – in Italia, come in qualsiasi altro Stato ex Sovrano, si stanno succedendo gravi attacchi alla libera informazione ( ma vedremo in seguito che non è solo la Libera Informazione ad essere attaccata) che volendo essere politically correct si possono definire “non conformi alle nostre Leggi”. Perchè?
Partiamo dagli aspetti giuridici e normativi che incidono sulla scena senza dimenticare comunque i motivi sociopolitici, quelli economici e i rapporti di forza ai quali sottostanno.
La prima cosa su cui riflettere è che un “territorio digitale, la Rete Internet che si estende dovunque, si è / è stato sovrapposto “ai singoli territori fisici delle Nazioni esistenti”; questi ultimi intesi quali perimetro geografico all’interno del quale vige un sistema di Leggi. Ciò è avvenuto nella quasi assenza di reazione da parte delle diverse Autorità nazionali, le quali, con immensa leggerezza, hanno voluto/dovuto considerare i Giganti del Web ESCLUSIVAMENTE come “portatori di innovazione buona”.
Con “territorio digitale”(per esempio Facebook, Youtube, Amazon, E-Bay, ma anche Twitter, Air B&B, etc…) intendiamo quelle aree e “campi di influenza” frequentate dagli aderenti a una Community e nelle quali si svolgono attività digitali. Indicativamente: consultazioni di motori di ricerca, upload e download di contenuti, condivisioni, streaming, … o anche promozione e compravendita di beni e servizi, sondaggi, petizioni, raccolta dati, etc…
Riflettiamo su un altro aspetto : le Condizioni d’Uso delle Communities.
Quando un “utente” sottoscrive un “contratto” con un gestore di “aree di attività o territori digitali o Community” si stabilisce una relazione inedita : l’utente si addentra in questa area territorio e “accetta” INCONDIZIONATAMENTE i termini e Condizioni d’Uso del Fornitore – Gestore .
Questo “addentrarsi”, unitamente all'”accettazione”, ovviamente avviene nel mondo fisico, grazie a strumenti aventi peso e volume. L’Utente mantiene i suoi piedi, la sua testa … il suo corpo , sia che entri da Pc o da Smart phone o altro device, sul territorio fisico MA … poco consapevolmente, quasi per magia, egli viene proiettato all’interno del territorio digitale . Diventa un membro della Community.
E’ come se attraversasse uno stargate, come se passasse attraverso lo Specchio di Alice. L’utente non se ne rende conto ma da quel momento le sue “manifestazioni vitali, sia attive che passive (upload – download) vengono “digitalizzate” , ovvero tradotte in sequenze numeriche sterminate di bit e bytes.
L’utente si dota pertanto di “un corpo digitale” che può essere preso in ostaggio, trattenuto nelle sterminate memorie e usato sia per motivi di controllo sociale che per motivi commerciali.
La proiezione e rappresentazione di sè stesso, il proprio Avatar digitale comincia dunque ad agire e muoversi al di là del territorio fisico: all’interno del territorio digitale . Ad esempio la sua immagine può essere ricostruita e vista a distanze sterminate in tempi che tendono a zero, oppure le sue singole azioni possono essere replicate e comunicate ad un numero molto alto di referenti online. Grazie ad altri veicoli digitali, quali Carte di Credito e (uno per tutti) PayPal, l’utente può compiere azioni commerciali : pagamenti e incassi.
Quali sono le caratteristiche “poco conosciute” di questo territorio digitale :
1) E’ un’altra dimensione. Un luogo non materico ma numerico. Una cubatura tendenzialmente infinita, in cui gli elementi fondanti della dimensione newtoniana: Spazio, Tempo, Velocità, Gravità sono diversi da quelli del territorio fisico. Nel cosidetto Cyberspazio infatti lo Spazio e la Velocità tendono a infinito, i Tempi di accesso, riproduzione, stoccaggio, reperibilità tendono a Zero e la Gravità , intesa quale attrazione e repulsione di masse digitali è anch’essa mutevole a grande velocità e può ridursi a zero con un semplice click da mouse o da tastiera.
Nel “territorio digitale” inoltre i concetti di libertà e controllo sono inestricabilmente sovrapposti . Più si è “visibili”, più ci si esprime liberamente , più si raccolgono consensi … più si è esposti al controllo da parte di forze remote, anonime e spesso occulte. Pertanto anche la propria “presenza”, il proprio Avatar digitale può essere azzerato con un click .
2) E’ un “territorio” in cui si sovrappongono le norme, mutano i diritti, i doveri e il perseguimento degli interessi. Per esempio : nel caso di reati commessi nel territorio digitale , se tali reati sono riconducibili alle leggi del territorio Fisico ( assassinio, pedofilia, truffe, diffamazione, etc…) varranno le norme del territorio fisico e la Magistratura nazionale potrà intervenire .
Ma – ATTENZIONE ! – se alcuni “abusi e reati” commessi dai Gestori, quali l’interdizione alla Libera Espressione o l’interruzione unilaterale del servizio, sono da loro giustificati quali risposta a infrazioni delle norme della Community, la Magistratura nazionale stenta o non potrà intervenire . Perchè?
- a) perchè il contratto che lega il Gestore all’utente è un contratto tra privati molto particolare. Un contratto che non s’era mai visto prima. Un contratto sottoscritto a distanza, senza nessuna mediazione fisica, con un semplice click su un riquadro attivo dove c’è scritto “I agree” o “I accept”; in assenza di intermediari locali; tra la Sede europea di una multinazionale e l’utente finale ( individuo o ragione sociale che sia)
- b) il contratto non è “registrato” presso alcuna Autorità e può prevedere che il Foro di competenza sia il luogo dove la multinazionale ha eletto la propria Sede ( nei casi di Youtube e Facebook è Dublino) . Quindi la difesa dell’utente deve essere organizzata in quella Sede
- c) il gestore multinazionale inserisce nel contratto una clausola assurda ma che entra in vigore, cioè si riserva di cambiare a suo piacimento le norme che regolano l’accordo senza darne preavviso all’utente
- d) il contratto tutto è in vigore alla luce di interpretazioni tipiche del Diritto Consuetudinario o Comparato ma non è regolato da Trattato Internazionale
- e) la Multinazionale , nelle sedi preposte al dibattito sulle norme, gode del sostegno di potenti lobbysti che influiscono sui Governi e sui Parlamenti e mantengono il rapporto tra Gestore e Utente in una precaria e costante “deregulation” .
Ovviamente tutto ciò genera effetti nefasti sugli Utenti.
In primis una grande confusione … ma la confusione è voluta dai Gestori perchè è a loro favorevole in quanto li pone in una posizione dominante . Una posizione molto simile a quella che era del Dominus nei confronti dei Servi della Gleba durante il Feudalesimo. Il Dominus può far ciò che vuole , l’Utente può solo accettare o andarsene .
Il grande problema interviene quando l’Utente non può più semplicemente “andarsene”, perchè ha investito tempo, lavoro, denaro e creatività e ha alimentato aspettative lecite nei confronti della Community e del suo effetto alone nella socialità materica. Andarsene significherebbe”ricostruire” “altrove” , comunque un altrove digitale, tutto ciò che ha costruito nel luogo dal quale viene esiliato.
E’ così che l’Utente rischia di diventare un OSTAGGIO che vive una situazione bivalente : vorrebbe rivendicare i propri Diritti e difendere i propri Interessi, ma teme la Cacciata.
Esistono senza dubbio altri “territori digitali” nei quali ricollocarsi MA appaiono periferici e molto meno frequentati dei grandi Social network.
Ora analizziamo in dettaglio i ruoli .
Quello che (per semplicità) abbiamo chiamato finora”utente” assume ruoli variabili al variare delle azioni attive o passive da lui compiute nel territorio digitale .
Può essere :
- a) semplice “fruitore” di servizi (utente passivo) ;
- b) produttore e creatore di contenuti (utente attivo o prosumer);
- c) consumatore-acquirente di beni e servizi ;
- d) innovatore partecipante dei servizi fruiti da lui e/o da altri;
- e) inserzionista pubblicitario;
- f) piccolo gestore di business autorizzati ;
- g) fornitore di dati;
- h) raccoglitore di donazioni;
- i) promotore di petizioni, etc…
Al variare dei diversi ruoli, che spesso si possono assumere anche contemporaneamente, variano i Diritti e Doveri e variano (quando ci sono) le Norme di riferimento .
Per esempio, nei casi c) , e), f) e g) : consumatori, inserzionista pubblicitario, gestori di business e fornitori inconsapevoli di Dati Personali, si può far riferimento a Codici e regolamenti in parte transnazionali, come quelli dell’UE , che comunque non sono riconosciuti quali Norme planetarie.
Mentre nel caso d) : prosumer , le norme spaziano ambiguamente da quelle applicabili agli Editori- Produttori a quelle applicabili agli Utenti finali. Il caso b) è in questa stagione del Web molto presente nelle cronache perché ha a che fare con la Libertà di espressione e con il braccio di ferro tra Vero e Falso. Orbene questa “libertà” nelle Democrazie liberali è strenuamente difesa e menzionata in qualche capitolo delle rispettive Costituzioni. In Italia per esempio sia l’art. 41 che altri articoli difendono questo “diritto” . Ciò nonostante da quando operano sul nostro territorio fisico i Social Network si sono sempre comportati come se quell’articolo non esistesse . I motivi sono diversi . La Magistratura è apparsa (diciamo) “disorientata” dalle “nuove pratiche” e ha chiesto tempo per aggiornarsi. Le chiusure di account, le sospensioni, gli shadow bannings imposti dai Social agli utenti sono stati sempre giustificati alla luce delle “norme della Comunità” come se queste fossero più importanti delle Costituzioni. Questa pratica comunque ha fatto comodo agli organizzatori del “Consenso di maggioranza” e ai Conformisti perché quasi sempre ad essere colpiti sono stati gli utenti che facevano contro informazione . Oltre a questi esistono motivi determinati dai rapporti in essere tra i lobbisti dei Social Network e le Istituzioni responsabili dell’assenza di norme adeguate .
Il caso b) può manifestarsi anche in altri modi , ovvero quando un prosumer con le sue pubblicazioni contravviene a norme espressamente previste dai Codici che poco hanno a che fare con la Libera Espressione , cioè Reati tradizionali quali : furti, truffe, offese manifeste, stalking, oltraggio all’Autorità, etc… In questi casi le Leggi vigenti sul territorio fisico vengono quasi sempre applicate e rispettate.
I casi h) raccoglitore di donazioni e i) promotore di petizioni , rappresentano delle vere e proprie innovazioni nella scena delle Comunicazioni di Massa , appaiono molto favorevoli all’utente ancorchè pochissimo regolamentate e per il momento non hanno sollevato contenziosi degni di nota.
Anche quello che finora abbiamo chiamato “Gestore multinazionale della Community” può assumere contemporaneamente o distintamente diversi ruoli : A) provider neutro di servizi ; B) editore mascherato da garante della Community; C) venditore di beni e servizi; D) raccoglitore occulto o manifesto di Dati personali; fino a diventare E) Censore e Arbitro non contestabile di Vero o Falso.
I Gestori sono stati chiamati più volte a chiarire il loro ruolo, ma non l’hanno voluto fare . Perchè ? Perchè se assumessero chiaramente il ruolo B) di Editori sarebbero responsabili di fronte alle magistrature nazionali di tutti i contenuti pubblicati e dovrebbero anche pagare le tasse sui guadagni maturati su ogni territorio. Preferiscono dunque assumere il ruolo A) di providers che li manleva dalle responsabilità salvo comportarsi da Editori, quindi riservarsi di chiudere o meno un account, quando lo ritengono opportuno. Questa posizione “ibrida” si è rivelata per loro molto vantaggiosa e la tendenza, da parte loro, è quella di mantenerla ad ogni costo.
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