Il prossimo 29 marzo 2020 voteremo al referendum per confermare o respingere la legge di riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero di parlamentari. Da 630 a 400 il numero di deputati e da 315 a 200 il numero di senatori.
Prima di tutto,
recatevi a votare. Si tratta di un voto importante. Non è vero che “tanto non
cambia niente”: stiamo votando sul nostro diritto a votare delle persone che ci
rappresentino in Parlamento per votare le leggi a cui siamo soggetti.
Nel mondo, e anche in Italia, ci sono state centinaia di migliaia di persone
che hanno pagato con la vita l’ottenimento del diritto di voto democratico.
Per secoli l’Italia è stata comandata dai potenti di turno, che insieme a pochi
altri decidevano il destino del popolo senza neanche interpellarlo.
L’ultimo di questi potenti è stato al governo 22 anni e 80 anni fa portò il
paese in una guerra disastrosa, per tutelare gli interessi di pochi e causando
distruzione e povertà per molti.
Abbiamo ottenuto il diritto di voto universale da pochi decenni, non
riduciamolo.
Perché il numero di parlamentari è importante
Il numero di
parlamentari è importante in una Democrazia, perché un maggior numero di
parlamentari rende più facile incontrarli per esprimere loro i nostri bisogni e
consente ai deputati di coprire in modo sufficientemente capillare il
territorio.
Avere meno parlamentari significa avere minori possibilità che un deputato
conosca i nostri problemi, per impegnarsi a risolverli.
Silvio
Berlusconi aveva proposto negli anni ’90 di eliminare il “votificio” del
Parlamento, sostituendolo con un “consiglio di amministrazione” composto dai
segretari dei partiti di maggioranza, ciascuno con un voto pesato in proporzione
ai voti presi alle ultime elezioni politiche. Senza l’opposizione, in quanto
irrilevante per l’esito delle decisioni.
Ecco: se in Democrazia fosse importante solo dare una delega a dei partiti e
non votare delle persone che ci rappresentano, allora potremmo adottare la
proposta di Berlusconi e non limitarci a ridurre da 900 a 600 il numero di
parlamentari.
Se invece è importante avere delle persone che rappresentano la nostra
opinione, allora è necessario che ve ne sia un numero sufficiente. Perché ridurre
i parlamentari da 900 a 600 e non a 300 o a 100? La risposta è quella data
sopra: per garantire una rappresentanza popolare sufficientemente ampia.
Una quantità minore di deputati può essere più facilmente corrotta o manipolata o minacciata da eventuali lobbies che intendano curare i propri interessi modificando i testi di legge, azione che diventa via via più difficile all’aumentare del numero di deputati.
Alcuni dei partiti che, dopo aver votato in Parlamento per la riduzione del numero di deputati, ora dicono di essere contrari, lo fanno probabilmente per “salvare le poltrone” (detto alla Di Maio). Ma che si tratti di poltrone su cui guadagnare senza merito un lauto stipendio o di seggi di reale rappresentanza del Popolo italiano, questo dipende da chi votiamo durante le elezioni. Ridurre il numero di poltrone significa ridurre il potenziale numero di deputati che ci rappresenteranno. Come se anziché lavare i vestiti sporchi decidessimo invece di buttarli via, rimanendo poi senza abiti per vestirci.
La riduzione dei costi della politica
Alcuni sostengono che ridurre il numero di parlamentari sia positivo, in quanto consentirebbe di ridurre la spesa pubblica.
La prima
considerazione è che per ridurre del 30% i costi della politica sarebbe
sufficiente ridurre del 30% tutti i grassi salari dei parlamentari e dei
funzionare pubblici che lavorano in Parlamento, senza dover necessariamente
ridurre il numero di parlamentari. Riducendo il loro numero, ma non il loro
stipendio, continueranno a percepire stipendi scandalosi, mentre noi avremo
perso il 30% di rappresentati del Popolo in Parlamento.
Chi sostiene questa tesi, quindi, lo fa evidentemente per finalità diverse da
quelle dichiarate.
La seconda considerazione è che gli stipendi di tutti i parlamentari, per quanto scandalosamente alti, rappresentano solo lo 0,06% della spesa pubblica, tale è 1 miliardo di euro.
Ovvero: se anche eliminassimo il Parlamento, reintroducendo la monarchia assoluta delegando ad una sola persona tutto il potere legislativo, i benefici per il bilancio dello Stato sarebbero del tutto trascurabili.
La terza
considerazione è che dobbiamo guardare ai nostri deputati come ad un
investimento per il nostro Popolo. Ovvero gli effetti economici (ma anche
sociali) positivi o negativi causati dai nostri deputati dipendono in
piccolissima parte dal loro stipendio e in grandissima parte dalla qualità delle loro scelte. Delle buone
scelte dei nostri parlamentari possono generare vantaggi economici del valore
di decine e decine di miliardi di euro,
a fronte di un modesto investimento di poche decine di milioni di euro. Ma è
anche vero che delle cattive scelte dei nostri parlamentari possono causare danni al Paese per decine e decine di
miliardi di euro.
Le persone informate sulle ragioni dell’attuale crisi economica, che costa
all’Italia l’equivalente di 300-400 miliardi l’anno di perdite economiche,
sanno bene che queste perdite sono causate esclusivamente da pessime decisioni
politiche di chi ci governa e fa le leggi.
Quindi non è tanto importante ridurre il costo dei deputati, quanto lo è
piuttosto fare in modo che i deputati facciano le scelte giuste per il Paese.
E’ statisticamente più probabile che faccia cattive leggi un Parlamento
composto da meno deputati più soggetti all’azione dei poteri forti.
Ovvero: un Parlamento meno rappresentativo della popolazione porta con sé
maggiori rischi di fare leggi che avvantaggiano specifici gruppi di potere e ai
danni del Popolo, generando dei costi a nostro carico ben superiori a quelli
attuali.
Non lasciamoci ingannare
E’ solo il caso di ricordare che nel “Piano di rinascita democratica” della loggia massonica P2 di Licio Gelli, al titolo V, comma 1, conteneva la proposta di ridurre il numero di deputati a 450 e a 250 il numero di senatori, il tutto al fine di facilitare il controllo del Parlamento da parte dei gruppi di potere, come lo era la Loggia P2.
Non abbiamo nessun vantaggio a ridurre il numero dei parlamentari, ma solo grandi svantaggi. Non lasciamoci ingannare da coloro che con falsi argomenti vogliono convincerci a votare contro i nostri interessi di cittadini, riducendo gli spazi di Democrazia.
Seguo con difficoltà questa logica. Da questo ragionamento traggo la conclusione che andrebbero portati da 900 a 1500 …..
Certamente avere un numero maggiore di parlamentari consentirebbe di avere una maggiore rappresentanza democratica.
Tuttavia esiste anche la necessità di avere delle assemblee gestibili.
Difficile gestire un’assemblea con più di 1000 persone.
Casomai sarebbe bene trasferire molto più potere decisionale in basso, nelle regioni, nelle provincie e nei comuni
L’Art. 1 della nostra Costituzione afferma che “La Sovranità appartiene al Popolo”. Non è scritto che “la sovranità appartiene ai capipartito”.
Da 15 anni, cioè da quando è entrato in vigore il “Porcellum”, poi l'”Italicum”, entrambe leggi dichiarate “incostituzionali” dalla Corte Costituzionale”, e per ultima la loro brutta copia, il “Rosatellum”, i cittadini sono stati “scippati” della “preferenza”. Quindi non abbiamo più elezioni, poiché i parlamentari vengono scelti, con un criterio di “obbedienza” dai capipartito, cui devono rispondere ed obbedire.
Abbiamo pertanto un parlamento “incostituzionale”. Anche perché il voto è strettamente “personale” e NON prevede “deleghe e subdeleghe”, contrariamente ad un’assemblea di condominio. In questo modo è stato violato il fondamentale diritto di “scegliere” (eleggere deriva dal latino “eligere”, che significa “scegliere”!). Non solo, ma anche di rimandare a casa i parlamentari che non si attengono a quanto promesso. A questo è dovuta, in gran parte, la sempre peggiore qualità dei parlamentari che occupano abusivamente il parlamento. In pratica, i “veri clandestini” si trovano in due palazzi romani: Montecitorio e palazzo Madama!
Ridurre il numero di parlamentari non farebbe che peggiorare questa deprecabile situazione.
Certamente avere un numero maggiore di parlamentari consentirebbe di avere una maggiore rappresentanza democratica.
Tuttavia esiste anche la necessità di avere delle assemblee gestibili.
Difficile gestire un’assemblea con più di 1000 persone.
Casomai sarebbe bene trasferire molto più potere decisionale in basso, nelle regioni, nelle provincie e nei comuni