Dove si combatterà la prossima grande guerra?
DEFENDER Europe 20
“Da più di cento anni gli Usa garantiscono un’Europa libera e sicura attraverso due guerre mondiali fino alla guerra fredda di oggi (..) per difendere la stabilità e la pace nella regione”
Preparativi di guerra
Annunciato, dal comando europeo degli Stati Uniti (EUCOM), il più grande
dispiegamento di forze in Europa. Prevista una esercitazione secondo la logica
della militarizzazione sempre più spinta ai confini con la Russia. Al centro
del mirino UsaNato Russia e Cina.
L’esercitazione straordinaria della Nato – Defender Europe
2020
– prevede il dislocamento, nella primavera 2020, di 20mila militari Usa, 20mila
pezzi di equipaggiamento spediti dagli Stati Uniti, nonché 13mila prelevati da
stock preposizionati, e truppe europee per un totale di 37mila militari e 19
paesi Nato coinvolti; si svolgerà sul territorio di 10 di
loro tra cui Germania, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia e Georgia.
Ha dichiarato il tenente generale Charles Flynn, vice capo di stato maggiore dell’esercito
americano:
DEFENDER-Europe 20 è una grande opportunità per dimostrare la capacità ineguagliabile dell’esercito americano di proiettare rapidamente le sue forze in tutto il mondo mentre opera a fianco di alleati e partner in più domini contestati
Coinvolti
i porti di Anversa (Belgio), Blissingen (Olanda), Breendern Haven (Germania),
Palviski (Estonia). Si terrano tra aprile e maggio. Il centro logistico da cui
si coordinerà l’esercitazione
sarà la
Germania ma il governo tedesco ha criticato i piani statunitensi. Per la
Sinistra tedesca si tratta di una ‘nuova provocazione
pianificata’. L’escalation della tensione bellica con la Russia
preoccupa, in particolare, Alexander
Neu
del Bundestag tedesco che ha esortato Berlino a rifiutare la partecipazione
alle esercitazioni e a non consentirne lo svolgimento sul territorio tedesco
affermando che tali esercitazioni aumenteranno le tensioni con la Russia,
lamentando inoltre che: “I concetti di de-escalation,
pace e disarmo non esistono più nel linguaggio della NATO”.
Si tratta, infatti, della più grande esercitazione dalla fine della guerra
fredda, la terza in soli 5 anni dopo Trident Juncture 2015 e 2018.
L’allargamento della Nato ad Est ha comportato la necessità di adeguamento e
successiva messa a punto delle linee interne di comunicazione. L’esercitazione
ha lo scopo di verificare la capacità di trasferire in tempi
brevi potenza bellica ai confini con la Russia. Le truppe, infatti, devono
potersi spostare velocemente su distanze che hanno ormai raggiunto i 2500 km
dai loro presìdi nel cuore dell’Europa, fino al fianco nord-orientale della
NATO, sulle rive del Mar Baltico, e a quello sud-orientale, sul Mar Nero.
Prevista la sperimentazione di nuove tecnologie militari dotate di intelligenza
artificiale, armi ipersoniche e robotica.
Si allude apertamente alla necessità di prepararsi a
rispondere ad una eventuale invasione sovietica.
“Condurre un’esercitazione dura e realistica insieme ai nostri alleati e partner in Europa migliora le relazioni professionali che creano fiducia reciproca e aumenta la nostra interoperabilità, prontezza e capacità di dissuadere collettivamente potenziali minacce“. Lo ha affermato il Tenente generale Christopher Cavoli, comandante generale dell’esercito americano Europa..
L’ordine mondiale, emerso all’indomani della seconda grande guerra, che aveva visto la affermazione e l’esercizio dell’egemonia imperiale degli Stati Uniti, è oggi incrinato dal protagonismo di super potenze globali emergenti tra cui le maggiori, Russia e Cina, insieme ad altre, risultano le artefici di un nuovo ordine multipolare che ha già messo in discussione persino l’egemonia del dollaro quale unica valuta di riserva internazionale e unica moneta a mediare gli scambi di materie prime sui mercati globali.
L’esercitazione darà il via ad una nuova serie “Defender”, che sarà condotta nel Pacifico ad anni alterni, per prepararsi a grandi movimenti in entrambe le regioni. Le esercitazioni mirano a rendere operativa la strategia di difesa nazionale, che afferma la Russia e la Cina come avversari vicini, alla pari.
Come
si vede vengono via via messe in atto quelle cinque situazioni da casus belli previste dal Providing for the Common Defence.
Geopolitica, risorse e transizione energetica dal
fossile alle rinnovabili
Venezuela, Iran e Russia (VIR), che hanno le più grandi riserve al mondo di
idrocarburi, sono i maggiori fornitori di combustibili fossili della Cina.
Quest’ultima, che sul suo territorio dispone solo di carbone, sta nel frattempo
preparandosi con un piano governativo per la transizione
energetica alle rinnovabili che la renderà energeticamente
autosufficiente entro il 2050, consentendole di produrre il 90% dell’elettricità mondiale
da fonti rinnovabili. Sono previsti investimenti per una cifra pari a 50mila
miliardi di dollari in 30 anni! C’è da pensare che non sia un caso che i paesi
VIR subiscano punitivi embarghi tendenti a isolarli dal commercio mondiale. In
particolare per Venezuela ed Iran tali sanzioni economiche mirano a suscitare
il malcontento popolare a sua volta strumentalizzabile dall’esterno a fini di
destabilizzazione politica. Col pretesto della salvaguardia dei diritti umani
tali processi hanno portato a interventi in forma di vere e proprie “guerre
umanitarie”. È così che si sono legittimati quei conflitti militari che negli
ultimi decenni hanno portato allo smantellamento di interi stati nazionali,
agendo contro l’autodeterminazione dei popoli e del loro autonomo controllo
(sovranità)
sulle proprie risorse (teoria del caos). C’è di che sospettare che non faccia
piacere l’esistenza di paesi come l’Iran, con la loro moneta sovrana, artefici
della loro politica nazionale e con il pieno controllo delle proprie risorse
naturali, gestite in piena autonomia; condizione che ne evita lo sfruttamento
da parte di multinazionali estere.
Se da un lato, la propaganda militare dichiara il suo impegno a difendere e
proteggere l’Europa, dall’altro le sanzioni Usa colpiscono anche le società europee
(la OMV austriaca, la francese Engie, le tedesche Uniper, Wintershall, l’italiana
Saipem, la britannico-olandese Royal Dutch Shell) impegnate nei lavori di
ultimazione del North Stream 2. Il gasdotto aumenta, infatti, la dipendenza
dell’Europa dal gas russo. I lavori mirano al raddoppio del gasdotto che
scegliendo la via del mare (il mar baltico) evita di attraversare tutti quei
paesi ormai legati alla Nato.
Se poi si ricorda che nel 2014 era stato affossato il gasdotto SouthStream
dalla azione congiunta della amministrazione Obama con la Commissione Europea
di Juncker, quel che accade oggi, nel nuovo regime inscritto nel trattato di
Aquisgrana, dà,
significativamente, la misura dei cambiamenti in atto nelle relazioni tra Ue e
UsaNato, che pure avevano firmato, appena un anno fa, nel 2018, la “Dichiarazione
congiunta sulla cooperazione strategica Usa-Ue” che includeva il settore
energetico.
In questo contesto di guerra dei gasdotti
(come l’ha definita M. Dinucci (1)), tra Ue e Usa, si svolgeranno le
esercitazioni del Defender Europe 2020 al confine con la Russia.
Sullo sfondo, da una parte la dottrina del First Strike Atomico,
che intende rendere operativa la minaccia di un attacco nucleare improvviso in
grado di paralizzare la capacità di risposta del nemico
e di intercettarne quella residua con missili intercettori (scudo spaziale in
Polonia e Romania) e dall’altra le elezioni americane del 2020 con Michael
Bloomberg, candidato che utilizzerà la sua enorme potenza
finanziaria per raggiungere l’obiettivo di sostituire Trump e muoversi con più determinazione
dei suoi predecessori verso la grande guerra.
(1) da il Manifesto Strategie Usa e costi nostri nella guerra dei gasdotti M. Dinucci 22 dicembre 2019
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