In quella che fu la Siria è in corso una spaventosa operazione di pulizia etnica

Guerrra civile infinita

massacri di alawiti in Siria

di Francesco Cappello

Ripassiamo

La Siria laica di Assad era sempre stata un esempio virtuoso di coesistenza pacifica di numerose minoranze etniche e religiose (Alawiti, drusi, sciiti, sunniti, cristiani, ebrei…) I primi nuclei dell’ISIS che non sono siriani ma mercenari di varia provenienza (*) si formarono a partire dalla guerra in Libia del 2011, quando la NATO finanziò e armò gruppi islamici che fino a poco prima erano definiti terroristi. Dopo aver contribuito a rovesciare Gheddafi in Libia, molti di questi militanti si spostarono in Siria per combattere contro il presidente Assad. L’ISIS nacque ufficialmente in Siria nel 2013.

Le ragioni della volontà di destabilizzazione della Siria, un paese che precedentemente era schierato con gli Stati Uniti contro l’Iraq durante la prima Guerra del Golfo e il cui presidente Assad era inizialmente visto positivamente, sono sempre state molteplici. Una ragione importante è stata la firma nel 2011 di un accordo tra Siria, Iran e Iraq per un gasdotto che avrebbe collegato il giacimento iraniano di South Pars al Mediterraneo, passando per la Siria. Con la scoperta di un altro grande giacimento vicino a Homs la Siria avrebbe potuto diventare un hub energetico alternativi a quelli che passavano attraverso la Turchia e altri percorsi controllati dalle compagnie statunitensi ed europee
Gli Stati Uniti, attraverso la CIA, organizzarono una rete internazionale per far affluire armi ai “ribelli” in Siria, inclusi i primi nuclei dell’ISIS. Questa operazione, nota con il nome in codice “Timber Sycamore“, fu autorizzata segretamente dal presidente Obama nel 2013. L’Arabia Saudita e il Qatar, in particolare, fornirono armi e diversi miliardi di dollari per finanziare questi gruppi, mentre la CIA diresse l’addestramento dei ribelli. Già nell’estate del 2012 erano iniziate le forniture di armi, con acquisti in Croazia e nell’Europa orientale da parte di agenti segreti sauditi e l’infiltrazione in Siria di missili portatili cinesi da parte dei qatariani.

Ibrahim al-Badri incontra in Siria il senatore statunitense John McCain

Nel maggio 2013, Ibrahim al-Badri (il futuro “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi) incontrò in Siria il senatore statunitense John McCain, incaricato di operazioni segrete per conto del governo Obama. Un documento declassificato dell’Agenzia di intelligence del Pentagono del 2012 (1) riporta che i paesi occidentali, gli Stati del Golfo e la Turchia sostenevano in Siria le forze di opposizione, inclusi i salafiti, con l’obiettivo di creare un “principato salafita” nella Siria orientale per isolare il regime di Assad obiettivo delle potenze che sostenevano l’opposizione per isolare il regime siriano, considerato retrovia strategica dell’espansione sciita, e colpire così l’Iran. L’ISIS ha costruito gran parte della sua forza proprio in Siria, dove i “ribelli”, infiltrati da Turchia e Giordania, sono stati riforniti di armi attraverso la rete organizzata dalla CIA. La Turchia ha giocato un ruolo cruciale come avamposto della guerra contro la Siria, ospitando oltre venti basi aeree, navali e di spionaggio della NATO e centri di formazione militare della CIA per i combattenti da infiltrare in Siria, inclusi militanti islamici provenienti da vari paesi. Centinaia di tir attraversavano quotidianamente il confine tra Turchia e Siria senza controllo, diretti a Raqqa, base delle operazioni ISIS in Siria.

Azioni dell’ISIS e del Califfato in Siria
L’ISIS, composto in gran parte da militanti non siriani provenienti da Afghanistan, Bosnia, Cecenia e altri paesi (*), si unì alla guerra contro il presidente Assad. L’organizzazione ha guadagnato forza e ha conquistato ampie porzioni di territorio in Siria instaurando un “califfato” nei territori sotto il suo controllo, con Abu Bakr al-Baghdadi come “califfo”. Il gruppo si rese tristemente noto per le sue azioni violente e brutali, inclusa l’uccisione di civili e la diffusione di video di decapitazioni, veicolati attraverso i media globali.
L’obiettivo strategico degli Stati Uniti non era la difesa ma il controllo dello Stato iracheno e la demolizione della Siria. L’ascesa dell’ISIS ha di fatto svolto un ruolo funzionale a questa strategia di guerra coperta. Ha agito un patto di non aggressione in Siria tra ISIS e “ribelli moderati”, funzionale alla strategia di destabilizzazione il cui primo obiettivo era la completa demolizione della Siria e la rioccupazione dell’Iraq. Questa strategia fu impedita dalla mediazione russa in cambio del disarmo chimico di Damasco, e la rioccupazione dell’Iraq che stava distaccandosi da Washington e avvicinandosi a Pechino e Mosca.

La Russia svolse un ruolo fondamentale nella liberazione di aree della Siria precedentemente occupate dall’ISIS, attraverso il suo sostegno al governo del presidente Bashar al-Assad. I tentativi da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati di destabilizzare lo stato siriano attraverso il sostegno a gruppi armati (alcuni dei quali confluirono nell’ISIS) non ebbero successo grazie alla Russia che intervenne militarmente a sostegno di Damasco. Questa azione russa colse di sorpresa Washington e impedì che lo stato siriano venisse smantellato come era avvenuto in Libia. Di conseguenza, le forze governative siriane, sostenute dall’intervento militare russo, sono riuscite a liberare vaste aree che erano state per anni sotto il controllo dell’ISIS, di Al-Nusra, affiliata di Al-Kaeda, ed altre formazioni terroristiche [2].

Tra l’ISIS e Israele c’è stata, quantomeno una convergenza di interessi ed un’assenza di ostilità diretta. Nonostante la retorica e l’operato dell’ISIS in Medio Oriente, non si sono mai verificati attacchi diretti dell’ISIS contro Israele. Secondo un rapporto dell’Onu, il governo di Tel Aviv ha aiutato le opposizioni al presidente siriano Assad nella cura dei feriti nei propri ospedali. Questo ha distinto Israele dagli altri attori regionali come il governo siriano o Hezbollah, che sono stati bersagli primari dell’ISIS. Un obiettivo della strategia statunitense in Siria, con il sostegno di alleati come Israele, era l’indebolimento della retroguardia strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran), rappresentata dal regime di Assad. L’ISIS, pur essendo un’organizzazione sunnita radicale con i propri obiettivi, si è trovata a combattere contro lo stesso regime di Assad in convergenza di interessi nel destabilizzare Assad. Israele, attraverso il Mossad, è stato coinvolto, secondo alcune fonti, in reti di supporto che fornivano armi e addestramento a gruppi che combattevano il governo siriano. Secondo un articolo pubblicato su Foreign Policy nel 2018, Israele ha segretamente armato e finanziato almeno 12 gruppi ribelli nel sud della Siria.

In una email di Hillary Clinton, declassificata con il numero di caso F-2014-20439 e il numero di documento C05794498, datata 31 dicembre 2012, l’autrice scrive che il rovesciamento di Assad sarebbe un “immenso beneficio per la sicurezza di Israele” e avrebbe diminuito il timore israeliano di perdere il monopolio nucleare nella regione. Questo suggerisce che la politica israeliana mirava a un cambiamento di regime in Siria, un obiettivo condiviso dall’ISIS.

Ieri l’altro

Maggio 2017 l’ambasciata americana in Siria chiedeva di fermare il terrorista qaedista Al-Jawlani mettendo una taglia sulla sua testa di 10 milioni di dollari. 7 anni dopo insieme a Turchia e Israele gli hanno dato mandato di attaccare la Siria di Assad ai fini della sua balcanizzazione

La BBC traccia il percorso di Abu Mohammed Al-Jolani da jihadista legato ad Al-Qaeda in Iraq a leader ribelle in Siria. Il suo viaggio iniziò in Iraq, con legami ad Al-Qaeda e al precursore dello Stato Islamico, e si rafforzò durante la sua prigionia in un campo di concentramento statunitense in Iraq, dove fu introdotto ad Al-Baghdadi, futuro leader dello Stato Islamico. Nel 2011, Al-Baghdadi inviò Jolani in Siria con ingenti finanziamenti per creare il fronte Al-Nusra, descritto dalla BBC come una fazione segreta legata allo Stato Islamico.

Come abbiamo visto, mentre gli Stati Uniti e i loro alleati fingevano di combattere l’ISIS, quest’ultimo continuava a guadagnare terreno, in linea con l’obiettivo strategico statunitense di demolire la Siria e rioccupare l’Iraq. L’intervento militare russo in Siria nel 2015, a sostegno delle forze governative, cambiò le sorti del conflitto. L’aviazione russa distrusse le roccaforti dell’ISIS, aprendo la strada alle forze di Damasco. Gli Stati Uniti, spiazzati, puntarono sulla frammentazione della Siria. Nel 2016, Jolani interruppe i legami con Al-Qaeda, ribattezzando il gruppo prima Jaat Fatah al-Sham e poi Hayat Tahrir al-Sham (HTS) nel 2017. Sotto la guida di Jolani, questo gruppo divenne la forza dominante a Idlib, la più grande roccaforte dei ribelli nel nord-ovest della Siria, dove vivono circa 4 milioni di persone, molte delle quali sfollate da altre province. Il governo esercitato da questo gruppo jihadista ha suscitato ampie proteste tra la popolazione locale. Il New York Times riporta una dichiarazione di Al-Jolani in cui afferma che il suo gruppo si è preparato per un anno a un’offensiva in Siria, addestrando i propri combattenti e quelli dei gruppi alleati, diventando meglio armato, organizzato e disciplinato. Resta la questione di chi abbia armato e addestrato questo gruppo, che dispone di armi avanzate. L’offensiva di Jolani ha portato a una rapidissima avanzata, rivelando una fatale debolezza interna del governo siriano. Subito dopo l’attacco, il personale dell’ambasciata siriana a Mosca ha issato la bandiera dei cosiddetti ribelli, suggerendo una preesistente instabilità nel paese. Il New York Times ha anche riferito che gli Stati Uniti sono in contatto con i gruppi ribelli attraverso la Turchia, discutendo il loro possibile coinvolgimento, nonostante questi gruppi siano classificati come terroristi sia a Washington che alle Nazioni Unite. Funzionari dell’amministrazione Biden, secondo il Washington Post, sarebbero impegnati ad aiutare a stabilizzare la Siria dopo il presunto crollo del regime. Il presidente Biden ha annunciato attacchi statunitensi contro presunti operatori dello Stato Islamico in Siria. Il New York Times nel 2015 aveva già evidenziato come le armi statunitensi stessero trasformando la Siria in una guerra per procura con la Russia, intervenuta a sostegno di Damasco. Un video del 2015 mostrava i cosiddetti ribelli siriani lanciare un missile anticarro statunitense. Inoltre, secondo una testata ucraina, i gruppi ribelli in Siria avrebbero ricevuto addestramento operativo dalle forze speciali dell’intelligence ucraina, concentrato sulle tattiche sviluppate durante la guerra in Ucraina, come l’uso di droni. In questo contesto, il Washington Post riporta che le truppe israeliane hanno colto un momento a loro favorevole per entrare rapidamente in territorio siriano e annettere altre parti del Golan dopo la presa del potere da parte dei ribelli. Israele giustifica le sue azioni come difensive, ma i paesi arabi le considerano un’occupazione illegale. Il New York Times ha riferito che Israele ha attaccato e distrutto la marina siriana e colpito siti militari siriani e presunte scorte di armi chimiche, affermazione contestata poiché la Siria, con la mediazione russa, aveva ufficialmente distrutto i suoi arsenali chimici. I numerosissimi attacchi israeliani in due giorni, hanno colpito non solo la flotta siriana ma anche campi di aviazione. Israele ha descritto questa operazione come la più grande nella storia della sua aeronautica militare, con almeno 250 obiettivi colpiti in 48 ore. Dopo gli attacchi aerei, l’esercito israeliano prese il controllo della zona cuscinetto demilitarizzata in Siria, in violazione degli accordi di cessate il fuoco. I leader ribelli in Siria avrebbero dichiarato che chiunque segua le orme di Assad farà la stessa fine, e Israele ha riaffermato che tutte le sue azioni sono per autodifesa. Tuttavia, i critici di Israele sostengono che stia sfruttando l’instabilità in Siria per impadronirsi di altro territorio. Per il Wall Street Journal l’Iran ha subito un duro colpo con la caduta di Assad, perdendo un pilastro della sua strategia di sicurezza nazionale. Ovviamente anche il fronte della Resistenza ha subito un colpo significativo. A Damasco, il ritratto del generale iraniano Soleimani, assassinato da un drone statunitense, è stato distrutto dai militanti che hanno preso la città. La base navale russa di Tartus, unico porto in acque profonde nel Mediterraneo, è stata soggetta ad una trattativa tra Mosca e i nuovi poteri a Damasco. La posizione strategica del porto di Tartus è fondamentale per l’accesso della marina russa al Mediterraneo orientale e al Mar Nero attraverso i Dardanelli. L’amministrazione Trump che si mostra aperta a negoziati con la Russia sulla guerra in Ucraina riguardo al Medio Oriente è chiaramente schierata con Israele e contro l’Iran. La Russia ha perso la base navale di Tartus (Le nuove autorità siriane hanno ceduto il controllo del porto di Latakia ai francesi. È stato, infatti, firmato un accordo con il gruppo armatoriale francese CMA CGM per la gestione del porto di Latakia.), e potrebbe vedere compromesso il corridoio nord-sud, attraverso cui ha aggirato il blocco occidentale che permette un collegamento commerciale più diretto con l’India e altre aree dell’Asia meridionale e orientale. La destabilizzazione del Medio Oriente potrebbe anche ostacolare la Nuova Via della Seta promossa dalla Cina, che transita per via terrestre e marittima attraverso l’Iran e zone limitrofe. Dietro la narrazione mainstream sulla “liberazione” della Siria si nascondono dinamiche geopolitiche complesse e rischi di ulteriori escalation. Nonostante i dubbi sulla natura dei “liberatori”, in Occidente si celebra questa “vittoria”. (vedi La Siria “liberata” dai suoi Demolitori – 20241213 – Pangea Grandangolo).

Caduto Assad è venuto meno l’argine contro l’espansionismo sionista e gli interessi di attori esterni. L’esercito israeliano ha preso il controllo del 95% del governatorato di Quneitra, nella Siria meridionale, dispiegando le sue forze su tutte le alture e all’interno delle caserme militari compreso il controllo di una diga chiave sul fiume Yarmouk tra Siria e Giordania mettendo sotto il proprio controllo l’approvvigionamento idrico nella regione meridionale di Siria, Libano e Giordania (dighe di Al-Mantara e Al-Wahda.). Anche la zona cuscinetto a est delle alture del Golan (già occupate illegalmente dal 1967) è stata completamente occupata, così come la cima del monte Hermon. Il corrispondente di Al Mayadeen ha riferito che l’occupazione israeliana si è estesa su circa 500 chilometri quadrati di territorio siriano meridionale.
Le truppe israeliane sono a soli 17 km dalla capitale Siriana Damasco e 28 km dalla grande città di Dar’a.

Mentre Israele porta avanti un’operazione militare su vasta scala nel sud della Siria, il gruppo terroristico HTS, che ha preso il controllo di larga parte della Siria, non interviene per contrastare le truppe israeliane che hanno attaccato simultaneamente sette località nel sud della Siria: al-Qunaytra, Ruihinah, Umm Batna, Jubata al-Khashab, Turnedja, al-Hamidiyah e Ufaniyah, un’offensiva lanciata poco dopo l’arrivo delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite nella stessa area, in seguito a un parziale ritiro delle truppe israeliane.
Parallelamente, le forze israeliane si sono mosse verso nord, raggiungendo Qantara e Taybeh, nel sud del Libano, nonostante un cessate il fuoco in vigore. Sono stati segnalati scontri a fuoco, esplosioni e la distruzione di abitazioni civili da parte delle truppe israeliane. Dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, Israele si è ulteriormente espansa a complessivi 664,3 chilometri quadrati di territorio siriano ed ha annunciato che manterrà tre brigate militari nella zona di sicurezza in Siria fino alla fine del 2025.

L’esercito israeliano costruisce infrastrutture militari sul lato siriano delle alture di Golan

il ministro della difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che l’IDF manterrà l’occupazione a tempo indeterminato.
L’IDF rimarrà sulla cima dell’Hermon e nella zona di sicurezza a tempo indeterminato per salvaguardare le comunità delle alture del Golan, del nord e tutti i residenti di Israele. Katz ha anche sottolineato l’intenzione di Israele di impegnarsi con le “popolazioni amiche” nella Siria meridionale, sottolineando in particolare la comunità drusa.

Il leader di HTS Jolani a Damasco con una delegazione del Foreign Office britannico. Dicembre 2024

Oggi. La pulizia etnica a danno delle minoranze

“Abbiamo ricevuto ordini da America e Turchia di non toccare le minoranze”. Dicembre 2024

L’attuale divisione della Siria – Marzo 2025

Marzo 2025. Voice of Israel. Gli alawiti (sostenitori di Assad, Russia e Iran. Lo stesso Assad è alawita) si sono ribellati al nuovo governo nelle province di Latakia e Tartus, prendendo il controllo dell’aeroporto di Latakia. In risposta, le autorità stanno inviando rinforzi in queste province per reprimere la ribellione. I drusi (sostenitori di Israele) si sono ribellati nella provincia di As-Suwayda, prendendo il controllo degli edifici amministrativi strappando la bandiera del nuovo governo.
Anche i curdi del Rojava (sostenitori di Israele e degli Stati Uniti) si sono rifiutati di sottomettersi al nuovo governo siriano e di disarmarsi. Il capo delle forze armate curde SDF ha dichiarato che accetterebbe gli aiuti da Israele se arrivassero [3].

Immagini drammatiche in arrivo dalle zone costiere del nord della Siria a maggioranza Alawita e con molti insediamenti cristiani. Scontri tra forze di sicurezza e uomini fedeli ad Assad nella provincia di Latakia, dove vi è una forte presenza della comunità alawita. Il nuovo governo ha imposto il coprifuoco in numerose città, fra cui Latakia e Tartus. Il risultato sono spaventose stragi, compiute dalle milizie integraliste sunnite comandate dal nuovo governo insediato a Damasco, ai danni di queste minoranze

disumana persecuzione condotta dai tagliagole nei confronti delle popolazioni locali perlopiù di religione alawita, drusa e cristiana.

Un terrorista di HTS che ha partecipato al massacro degli alawiti nella città di Baniyas: “C’era una città in Siria chiamata Baniyas. Era per metà sunnita e per metà alawita, oggi è per metà sunnita e per metà morto.”

Fonte Oleg Blokhin

lo sceicco Abdurrahman Dal’a, un religioso sunnita della provincia di Idlib, è stato assassinato nelle strade di Damasco da HTS, dopo essersi espresso contro i massacri di civili sulla costa. Anche il padre Gregorios Bishara, sacerdote della chiesa di Nostra Signora dell’Annunciazione, è stato ucciso questa mattina per mano delle fazioni armate pro-HTS che hanno fatto irruzione nella città di Baniyas.
La parrocchia greca di Antiochia di Latakia sta evacuando i greci di Antiochia dalla regione di Qirdaha

Presso l’aeroporto di Khmeimim, trasformata in un grande campo profughi, hanno trovato rifugio molti siriani pacifici fuggiti dal terrore delle nuove autorità sotto la protezione di soldati russi su veicoli blindati

Reazioni

Il Ministero degli Esteri russo ha condannato le violenze contro le minoranze etniche e ha chiesto un’indagine internazionale per determinare i responsabili. Ha anche espresso preoccupazione per la stabilità della regione. Putin aveva già dichiarato: “Ho l’impressione che Israele non solo non lascerà il territorio della Siria, ma vi si rafforzerà” – Il Presidente ha, tra l’altro, sottolineato di non sapere quali fossero gli obiettivi finali di Israele nella Striscia di Gaza.

Può lasciare sgomenti ma l’Unione europea addebita i massacri alle forze pro Assad…

La Commissione europea, al fine di “sostenere una transizione inclusiva” ha invitato il leader dell’HTS Al-Julani alla conferenza dei donatori a Bruxelles il 17 marzo. Il Consiglio Affari Esteri intende sospendere alcune delle sanzioni economiche sulla Siria, in particolare sui settori dell’energia e dei trasporti e nuove esenzioni per consentire al settore bancario di rimettersi in contatto con la Siria soprattutto per le transazioni necessarie per la ricostruzione.

Il Dipartimento di Stato USA condanne le uccisioni addebitate ai terroristi islamisti radicali

Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha condannato fermamente i massacri perpetrati contro le minoranze etniche in Siria, definendoli atti di terrorismo radicale. Ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti alle comunità religiose ed etniche siriane e ha chiesto che i responsabili siano portati davanti alla giustizia.

Siria. Il Presidente ad interim siriano, Ahmed al-Sharaa, ha promesso di indagare sugli eventi e di portare i colpevoli davanti alla giustizia. Ha dichiarato che il nuovo governo rispetterà tutte le comunità e lavorerà per unire il paese.

Turchia. Il Presidente turco ha espresso preoccupazione per la situazione delle minoranze etniche in Siria e ha chiesto una soluzione pacifica e inclusiva per garantire la sicurezza di tutte le comunità.

Sullo sfondo della spartizione della Siria cova un possibile conflitto tra Turchia e Israele
Il presidente Erdogan ha inviato un messaggio agli Stati Uniti, esortandoli a tenere a freno Netanyahu in Siria, altrimenti la Turchia si vedrà costretta ad intervenire.
Reuters: Israele sta facendo pressione sugli Stati Uniti affinché consentano alla Russia di mantenere le sue basi militari in Siria per contrastare la crescente influenza della Turchia nella regione sostenendo che un nuovo governo sostenuto dalla Turchia in Siria rappresenta una minaccia per i confini di Israele.

La lobby israeliana e quella greca spingono per dare una lezione alla Turchia, cominciando in Siria

Ecco le parole di Brad Schneider, senatore democratico statunitense, co-firmatario di un disegno di legge insieme al repubblicano Gus Bilirakis:

La Turchia è a un bivio, ma Erdoğan ha fatto la sua scelta. Il suo governo ospita agenti di Hamas, sostiene la macchina da guerra di Putin e ostacola l’unità della NATO, pur continuando a pretendere i privilegi di un alleato occidentale. È ora che la diplomazia americana smetta di fingere che la Turchia faccia ancora parte dell’Europa”,

La dichiarazione sottolinea la “posizione sempre più anti-occidentale della Turchia, che si allontana dalle sue aspirazioni europee”. Se venisse approvata, la Turchia verrebbe classificata alla stregua di Paesi come Iran, Siria e Libia.

Intanto le YPG (unità di protezione popolare) una estensione del PKK, classificato come organizzazione terroristica da Ankara spera nello scoppio del conflitto tra il contendente turco e quello israeliano alla spartizione della Siria.

A proposito dei massacri in corso in Siria, İsmet Özçelik scrive dalle colonne del quotidiano turco Aydınlık:

“La reazione contro gli Stati Uniti e Israele sta crescendo. La partecipazione alle manifestazioni ha iniziato ad aumentare. Gli stranieri sono preoccupati. Contemporaneamente è iniziato l’incitamento settario. Jolani ha tenuto incontri con gli alawiti a Latakia. L’atmosfera era positiva. Ma ora c’è uno spargimento di sangue. Sconosciuti…stanno commettendo massacri. Uccidono gli aleviti nelle strade e nei villaggi. La gente si sta organizzando contro questa situazione. La situazione peggiora di giorno in giorno. La stessa cosa era successa in Iraq, dopo l’invasione del 2003… Sciiti e sunniti si erano uniti contro gli Stati Uniti. Manifestazioni del venerdì a Baghdad… Sciiti pregavano alla moschea di Kazimiya… I sunniti pregavano nella moschea Hanif. Poi, mano nella mano, hanno protestato contro gli Stati Uniti. La partecipazione cresceva ogni settimana. Gli americani si sono preoccupati. Sono iniziate le esplosioni nelle moschee sciite e sunnite. Ogni esplosione ha ucciso decine di persone… Hanno istigato lotte settarie. Quello che sta accadendo ora in Siria… simile a quello che è successo in Iraq…
Chi c’è dietro la provocazione? La risposta non è ovvia?
Gli Stati Uniti, Israele, la Gran Bretagna e i loro uomini sul campo… A proposito, non dimentichiamo…. Fin dall’inizio, sono stati gli alawiti a opporsi più fermamente a Israele in Siria. Almeno una persona di ogni famiglia è stata martirizzata per la causa palestinese”

Israele sta lavorando per istituire un’amministrazione per la migrazione, incaricata di gestire l’esodo dei palestinesi dalla Striscia di Gaza che saranno spostati (deportati) entro 450 giorni. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich. Saranno deportati in Siria?
Gli Alawiti hanno lanciato un estremo appello a Israele perché li protegga dichiarandosi pronti a diventare un alleato del popolo ebraico. Non sappiamo, ad ora, se esso verrà accolto.

[1] Il documento fu desecretato il 18 maggio 2015 per iniziativa del gruppo conservatore «Judicial Watch» nella competizione per le presidenziali. In esso viene riportato che «i paesi occidentali, gli Stati del Golfo e la Turchia sostengono in Siria le forze di opposizione che tentano di controllare le aree orientali, adiacenti alle province irachene occidentali», aiutandole a «creare rifugi sicuri sotto protezione internazionale». C’è «la possibilità di stabilire un principato salafita nella Siria orientale, e ciò è esattamente ciò che vogliono le potenze che sostengono l’opposizione, per isolare il regime siriano, retrovia strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran)».
[2] Ricordiamo la cattura ad Aleppo di un comando congiunto denominato “Coalizione per la Siria” da parte delle forze governative siriane. Questo comando era composto da ufficiali provenienti da diversi paesi, tra cui Stati Uniti e Israele, insieme a rappresentanti di Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Giordania e Marocco. Tra i gruppi terroristici coordinati da questo comando figurava Al-Nusra coinvolta nell’utilizzo di armi chimiche in Siria contro i civili. Una commissione d’inchiesta dell’ONU guidata da Carla del Ponte raccolse prove che indicavano come il Pentagono avesse fornito, tramite contractor, tali armi a partire dal 2012.
[3] Alawiti. Questo gruppo, residente principalmente a Latakia, ha storicamente cercato l’autonomia, arrivando persino a fondare uno stato di breve durata durante il mandato francese (1923-1936), prima di essere nuovamente incorporato nella Siria.
Drusi siriani. Concentrati nella Siria meridionale (province di Al-Suwayda, Quneitra e alture del Golan). Esistono legami familiari tra le comunità druse siriane e israeliane, un legame che è persistito anche dopo l’annessione delle alture del Golan da parte di Israele.
I Curdi, delle province di Hasakah e Raqqa, aspirano a un Kurdistan indipendente con una propria lingua, un obiettivo attivamente osteggiato dalla Turchia e dall’opposizione siriana. I curdi delle Forze democratiche siriane (SDF), sperano di raggiungere questo obiettivo grazie al sostegno degli Stati Uniti.
(*) I militanti dell’ISIS provengono da una vasta gamma di paesi e regioni, riflettendo la natura globale del reclutamento dell’organizzazione. La maggior parte dei combattenti proviene dal Medio Oriente e dal Nord Africa, con paesi come Tunisia, Arabia Saudita e Iraq che rappresentano una quota significativa. Tuttavia, ci sono anche combattenti provenienti da altre aree. Ci sono militanti provenienti dal Caucaso, in particolare dalla Cecenia e da altre regioni della Russia. Questi mercenari hanno spesso esperienza militare e sono stati coinvolti in conflitti locali prima di unirsi all’ISIS. Molti combattenti provengono da paesi europei come Francia, Belgio e Regno Unito. Spesso si tratta di giovani radicalizzati attraverso propaganda online⁽¹⁾. Ci sono militanti provenienti da paesi come Tagikistan, Uzbekistan, Indonesia e Filippine. Nord America e Oceania: Anche se in numero minore, ci sono combattenti provenienti da Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Where Are ISIS’s Foreign Fighters Coming From? | NBER (https://www.nber.org/digest/jun16/where-are-isiss-foreign-fighters-coming). ISIS Foreign Fighters: Which Countries Do They Come From? – TIME (https://time.com/4739488/isis-iraq-syria-tunisia-saudi-arabia-russia/)

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