di Francesco Cappello
Elaborano un progetto FER su un terreno non di loro proprietà. Poi avviano la procedura di esproprio. La legge è dalla loro parte. Basta chiedere la VIA e ricevere gli incentivi previsti dal piano di ripresa e resilienza. Ora sembrerebbe che le procedure di esproprio potrebbero diventare più difficili. Se diventasse legge, Cittadini e Comitati potranno appellarsi all’art. 1, comma 2, del DL Ambiente del 17 ottobre 2024, n. 153.
Una autentica soluzione di Pubblica Utilità a favore di Cittadini e Comunità a cura dell’Associazione Filiere Virtuose
Art 41 Cost.
L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Art.44
Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove e impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
L’emergenza energetica provocata, in primis, dalla masochistica ed anticostituzionale partecipazione italiana alla guerra alla Russia attraverso sanzioni energetiche, ha facilitato l’implementazione di tutta la filiera del gas liquefatto che ha, ad esempio, permesso, in deroga a qualsiasi normativa ambientale e di sicurezzza, l’installazione di un rigassificatore persino in un porto, quale quello di Piombino, vicinissimo alle abitazioni civili. Anche i costi di produzione del gas liquefatto che non erano competitivi con quelli del gas da tubo assai meno caro ora sono diventati accettabili grazie alle sanzioni e alla diversa modalità di determinazione spot e borsistica dei prezzi presso la piattaforma TTF di Amsterdam.
Allo stesso modo l’emergenza energetica, resa più grave dall’emergenza bellica che si somma alla emergenza climatica, legittima per “pubblica utilità” l’esproprio della terra su cui grandi imprese private, multinazionali, società per azioni, decidono di installare impianti di energia da fonti rinnovabili (FER). Gli impianti sono fintamente pubblici. In realtà sono privati che vendono l’elettricità al Gestore dei servizi energetici GSE o al Gestore dei mercati energetici ecc. i quali, a loro volta, vendono alle utenze attraverso i Gestori del servizio di erogazione elettricità.
PUGLIA. TERRENI DA ESPROPRIARE PER FARE SPAZIO A IMPIANTI EOLICI
Un anno fa numerosi agricoltori di Cerignola, nelle località Incorvera, Tre Titoli, Ciminarella e Cafora, avevano ricevuto comunicazioni annuncianti l’esproprio (*) dei loro terreni per costruire un impianto eolico da 79,8 MWe, autorizzato dalla Regione Puglia. La società milanese responsabile del progetto, con Autorizzazione Unica n. 117 del 24 maggio 2023, aveva dichiarato l’opera di pubblica utilità e urgenza.
I proprietari si sono rivolti a uno studio legale per proteggere i propri interessi. L’avvocato ha contestato il mancato preavviso dell’autorizzazione di un progetto considerato lesivo per i diritti privati e le attività agricole: “il rilascio dell’Autorizzazione Unica di cui innanzi, comunicata tardivamente ai destinatari, a distanza di circa 6 mesi dalla pubblicazione, impedendone la possibilità di poter avanzare osservazioni avverso il progetto che appare evidentemente lesivo degli interessi privati e delle attività economiche esercitate sui terreni”. Ha inoltre criticato la procedura di esproprio a favore di una società privata, che deprezza i terreni e causa danni economici alle colture. Ha inoltre chiesto al presidente della Regione, Michele Emiliano, e al dirigente competente di revocare l’autorizzazione e considerare le esigenze dei proprietari, confidando in una risoluzione equa. (Fonte: Foggia Today)
Sicilia. I Comuni non possono impedire l’installazione di impianti fotovoltaici nemmeno avvalendosi della potestà regolamentare. Lo stabilisce il TAR Sicilia. I Comuni, quindi, non hanno il potere di bloccare l’installazione di impianti fotovoltaici tramite regolamenti o altre forme di potestà regolamentare. Il Tar Sicilia ha stabilito che spetta alle Regioni individuare le aree non idonee per tali installazioni. Le regioni, nel fare ciò, devono seguire le Linee guida statali del 10 settembre 2010, che stabiliscono dei limiti specifici da rispettare. Anche le regioni a statuto speciale devono attenersi alle disposizioni generali di queste linee guida. Gli impianti di produzione di energia possono essere situati anche in zone agricole. La pianificazione regionale ha lo scopo di velocizzare le procedure e non di porre divieti assoluti, è importante che rispetti la riserva di procedimento amministrativo, che permette di valutare gli interessi specifici di ogni luogo. L’individuazione di zone non idonee da parte dei comuni tramite regolamento impedirebbe questo bilanciamento.
Ma anche la Regione subisce sentenze negative:
CDRA vince al TAR Sicilia Palermo in materia di azionabilità, con riferimento agli impianti eolici, delle procedure espropriative anche per le aree di sedime delle torri. Il T.A.R. adito, dunque, nel dichiarare illegittimi i provvedimenti per mezzo dei quali l’Amministrazione regionale aveva dichiarato improcedibili le istanze presentate in quanto non accompagnate da titoli di disponibilità delle aree interessate, ha altresì specificato che “la Regione non può introdurre limitazioni maggiori neanche con un atto legislativo, quale quello in esame, perché – come già precisato – l’art. 12 d.lgs. 387/2003 esprime un principio fondamentale, che va rispettato anche dal legislatore regionale nell’ambito della potestà legislativa concorrente”.
Toscana. Mugello. I Comitati dell’Appennino Mugellano si oppongono alla speculazione eolica promossa dalla Regione Toscana in “risposta diretta alla legge sulle aree idonee all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici, promossa dalla Regione. Secondo i Comitati aderenti alla Coalizione TESS (Transizione Energetica Ecologica Senza Speculazione), la bozza legislativa lascerebbe ampi margini di azione all’industria delle rinnovabili, permettendo espropri di terreni agricoli e montani, con pesanti ripercussioni sull’ambiente, sul tessuto economico locale e sulla sicurezza idrogeologica dell’Appennino.”
L’appello dei Comitati:
“Chiediamo che l’Appennino venga dichiarato zona inidonea per l’installazione di impianti eolici e che venga presa in considerazione la Lettera inviata all’Assessora all’Ambiente Monia Monni, con proposte alternative per uno sviluppo delle rinnovabili che sia giusto, equo e rispettoso dei territori e delle comunità locali”.
VERCELLI. La capitale italiana del riso, produce circa il 50% del riso nazionale fin dal 1600. Tuttavia questa produzione è minacciata dalla speculazione “green” di banche e multinazionali, che intendono espropriare terreni agricoli per realizzare impianti fotovoltaici. In particolare, JP Morgan, Morgan Stanley, insieme ad altre multinazionali, spingono per l’esproprio di quei terreni a favore di impianti FER. vedi anche il servizio di Rete 4 – Follie verdi: le multinazionali vogliono “mangiarsi” il nostro riso.
Cagliari. Agro di Selargius. A Gianluca Melis, TERNA (1) ha espropriato un terreno. “Lo ha occupato con totale disinvoltura, ha mandato una squadra di operai per sradicare tutti gli alberi che vi erano piantati” (2). Non è l’unico esproprio della zona. Il territorio di Selargius è infatti uno dei terminali del Tyrrhenian Link, un doppio cavo sottomarino, un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo che collegherà la Sicilia con la Sardegna e la Campania. Il doppio cavo avrà una lunghezza di 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza. A Selargius è prevista una stazione di conversione da corrente continua in alternata e una stazione di smistamento. Entrambe le stazioni saranno realizzate a Selargius in aree vicine alla stazione elettrica già esistente. Altri espropri nei Comuni di Sìnnai, Quartu, Monserrato e in tutta la Sardegna. Si parla di più di 4.500 pale, alte più di 200 metri (2).
A Quartu/quartucciu sta sorgendo il mega impianto BESS di ENEL. L’impianto è enorme, probabilmente uno dei più grandi d’europa e del mondo (vedi https://youtu.be/POOyhZk29A0?si=emwgpW-QmeckFn0H) .
Sempre in Sardegna, la Chint, principale produttore cinese di pannelli fotovoltaici, ha acquisito dalla spagnola Enersid il più grande progetto solare europeo, che interessa 1.000 ettari nel nord della Sardegna che coinvolgono zone costiere, siti di interesse comunitario e aree protette. Formalizzato il 19 aprile 2023 per oltre 7,2 milioni di euro, il progetto prevede impianti fotovoltaici da 360 MW, batterie di accumulo da 40 MW (82,5 MWh). Cittadini, associazioni e autorità locali si oppongono e promettono battaglia contro i mega-impianti previsti sull’isola. Negli ultimi anni, la Sardegna è al centro di una mobilitazione per proteggere il suo territorio dall’espansione massiccia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Sono state inoltrate 809 richieste di connessione di impianti di energia rinnovabile alla rete nazionale, che potrebbero generare 57,67 Gigawatt di potenza, interessando l’intero territorio, incluse ampie zone costiere. Il Centro Studi Agricoli ha lanciato un allarme, evidenziando che fino a 200.000 ettari di terreno agricolo potrebbero essere messi a rischio.
L’energia prodotta al Sud alimenterà il Nord
Sul sito di Terna si legge: “In Sicilia, in Sardegna e anche in Campania c’è una forte produzione da fonti rinnovabili non programmabili, in particolare solare ed eolico, in costante aumento. La realizzazione del Tyrrhenian Link rientra in un contesto in cui le due isole maggiori necessitano di un rinforzo di interconnessione verso il continente, anche alla luce dell’evoluzione attesa del parco termoelettrico in Sicilia e in Sardegna (es. phase out del carbone e degli impianti maggiormente inquinanti) e del forte aumento di richieste di connessione di nuovi impianti rinnovabili alla rete. È quindi un’infrastruttura strategica per il sistema elettrico italiano, nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC)”. E più avanti: “per traguardare gli sfidanti obiettivi climatici fissati a livello nazionale ed europeo entro il 2030 l’Italia dovrà installare circa 70 GW di nuova capacità rinnovabile“, affermazione che contestualizza bene quanto accade nel nostro Paese.
A seguire gli elenchi pubblicati sul sito del MASE di progetti FER in attesa di valutazione ed autorizzazione che potrebbero comportare espropri in tutti quei casi in cui il proponente non sia in possesso della terra su cui iniste il progetto.
Non è previsto avviso ai proprietari dei terreni selezionati per gli espropri se non la pubblicazione sul sito. Gli interessati devono scoprirlo da soli o per caso o al momento della visita dei notificatori. Solo 60/90 giorni per fare opposizione scritta. La scadenza dei termini senza nessuna opposizione o contro-proposta implica il “silenzio assenso” da parte della cittadinanza a vantaggio dei proponenti: ovvero Società Private e/o Multinazionali interessate allo sfruttamento speculativo e finanziario del territorio.
Molto spesso anche gli enti pubblici vengono a conoscenza di queste opere finché non siano partite e solo quando diventa difficile opporsi a causa dell’artificioso imprimatur di “pubblica utilità”.
Il nuovo decreto semplificazioni (3)
Il nuovo Decreto Semplificazioni ha abrogato una norma del Codice dell’ambiente che limitava la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili alle aree non coltivate o degradate. In precedenza, la realizzazione di questi impianti era limitata a zone come aree industriali dismesse e aree già impermeabilizzate. Il nuovo decreto consente l’utilizzo di aree agricole, parchi e boschi per la costruzione di impianti fotovoltaici, eolici e di altre fonti non fossili.
In merito agli espropri il nuovo decreto prevede la possibilità di espropriare i terreni agricoli se i proprietari non intendono venderli o affittarli. Queste espropriazioni favoriscono imprese spesso estere. Si favorisce un modello industriale specializzato nella produzione energetica alternativa, a basso contenuto occupazionale e ad altissimo rendimento. La normativa precedente favoriva un modello economico territoriale ad alto contenuto occupazionale basato sull’agricoltura di qualità, sul turismo e sulla cultura. Si introduce così una maggiore flessibilità nella scelta delle aree per la costruzione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, includendo anche aree agricole, insieme alla possibilità di espropriare i terreni per la realizzazione di tali impianti.
Un articolo cui appellarsi?
L’articolo 1, comma 2, del Decreto Legge Ambiente (DL Ambiente – Decreto Legge 17 ottobre 2024, n. 153), un decreto di emendamenti del testo unico 152/2006, richiede ora che chi propone progetti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) alleghi alla domanda di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) una dichiarazione che attesti la legittima disponibilità, a qualsiasi titolo, della superficie e della risorsa necessaria per realizzare il progetto.
art.1 comma 2. Per i progetti di produzione energetica da fonte fotovoltaica, solare termodinamica, a biomassa o a biogas, nonche’ di produzione di biometano, il proponente del provvedimento di VIA di cui all’articolo 25 del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dal comma 1, lettera e), del presente articolo, allega una dichiarazione, redatta ai sensi degli articoli 46 e 47 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, attestante la legittima disponibilita‘, a qualunque titolo, della superficie su cui realizzare l’impianto, ferme restando la pubblica utilita’ e le procedure conseguenti per le opere connesse.
Questa norma genera qualche preoccupazione tra gli operatori privati del settore e speranza tra coloro che subiscono le ingiurie della legge n.387/2003. La preoccupazione è che la norma richiede l’acquisizione preliminare dei diritti reali sui terreni (tramite acquisto o locazione dei terreni) per avviare la VIA, escludendo la possibilità di ricorrere all’esproprio. Se questa interpretazione fosse corretta, molti progetti per i quali non si raggiunge un accordo con i proprietari dei terreni non potrebbero essere autorizzati. Attualmente, l’articolo 12 del D.Lgs. n. 387/2003 consente per gli impianti FER, in assenza di accordi sulle aree, di avviare un procedimento di autorizzazione unica con la possibilità di esproprio, tranne per il fotovoltaico e gli impianti a biomassa. Il DL Ambiente sembra ora contraddire questa possibilità richiedendo la previa disponibilità dell’area per tutti gli impianti sottoposti a VIA. Il Testo Unico FER (in fase di approvazione) definisce il “soggetto proponente” come colui che “dispone legittimamente della superficie e, qualora occorra, della risorsa necessarie per gli impianti”. Questa definizione sembra introdurre la necessità di una previa disponibilità delle aree per proporre qualsiasi tipo di impianto FER, inclusi quelli non sottoposti a VIA. La necessità di un accordo restituirebbe ai proprietari un potere negoziale che era stato perduto in ottemperanza all’emergenza energetica in accordo con l’obiettivo del Testo Unico FER di assicurare la massima diffusione degli impianti da fonti rinnovabili anche a costo di espropriazioni. Il Testo Unico FER considera, infatti, tutti gli impianti FER di pubblica utilità, indifferibili e urgenti. Questo implicava la possibilità di esproprio per tutti i progetti FER, a prescindere dalla potenza e dalla tipologia. La definizione di “soggetto proponente” sembra ora e per fortuna in contraddizione con la natura pubblica delle opere. Se il Testo Unico FER venisse approvato nella versione attuale, potrebbe essere messa in discussione la possibilità di ricorrere all’esproprio per gli impianti FER. In assenza di modifiche, il tema dovrebbe essere risolto tramite la via giudiziaria.
Nei casi in cui è richiesta l’acquisizione di terreni rimane il pericolo che i proponenti ricorrano all’espropriazione per pubblica utilità, regolamentata dal D.P.R. n. 327/2001 nel caso in cui non sia possibile raggiungere un accordo con i proprietari (4).
Una strategia virtuosa praticabile da cittadini virtuosi
La Associazione Filiere Virtuose AFV propone di reagire all’esproprio di terreni privati adibiti allo sfruttamento energetico con una controproposta che gli impianti diventino realmente di pubblica utilità essendone titolari i cittadini organizzati piuttosto che società private o multinazionali.
Il progetto prevede un investimento collettivo ai costi di realizzazione degli impianti attraverso una quota parte in kilowatt che sarà a disposizione di utenze domestiche (famiglie) e non domestiche (piccole imprese locali).
La contro-proposta di Filiere Virtuose Italia prevede quindi la realizzazione di impianti con opportuni riadattamenti e riconfigurazioni ad opera dei Cittadini che ne diverranno proprietari quale Comunità Cooperativa a “mutualità prevalente”. In questo modo si potranno estromettere gli speculatori proponenti e si potrai inverare il principio citato di “pubblica utilità”.
La partecipazione ai costi di realizzazione sarà garantita attraverso l’acquisizione di una quota-parte in KW. La Comunità Coop. garantirà un impianto di produzione a tutte le utenze domestiche per proprio autoconsumo e per la vendita del surplus alle utenze non-domestiche con P.IVA.
La Comunità Coop. realizzando impianti di potenze importanti possono beneficiare di una economia di scala altrettanto importante con un impianto composto di tante singole stringhe (es. min. 3KW/cad.) di “proprietà” di ciascun Socio della Comunità Coop.
AFV ha configurato delle modalità di sostegno all’acquisto degli impianti comunitari anche per le utenze meno abbienti.
Il risultato sarà che i Cittadini virtuosi acquisiranno completa autosufficienza energetica anche perché la Comunità Coop. puó avere in proprietà più di un impianto o parco e guadagnare sulla vendita dell’elettricità alle utenze non-domestiche se soci della Cooperativa.
Tale condizione crea una importante economia i cui beneficiari sono solo i Cittadini i quali possono anche investire parte dei proventi in nuove attività, sempre cooperative, divenendo azionisti di produzione alimentare, turismo e cultura o altro.
I titolari degli impianti che verrebbero realizzati sarebbero così i Cittadini virtuosi e non le multinazionali. Questo per ora inedito stato di cose favorirebbe lo sviluppo di un nuovo Gestore energetico composto da una o piu Comunità Coop. di Cittadini, nuove economie e nuovi sviluppi dove gli azionisti sarebbero i Comitati formati da cittadini virtuosi. AFV ha promosso, tra l’altro, in quest’ottica, la produzione di 80 miliardi di m3 annui di biogas con l’uso delle canne selvatiche Arundo coltivabili su 3,5 milioni di terreni incolti. Il consumo annuo di gas in Italia è intorno ai 70 miliardi di metri cubi all’anno.
(*) Normativa espropri: https://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2012/03/20/testo-unico-sulle-espropriazioni-per-pubblica-utilita
(1) Terna è la società che gestisce la rete elettrica ad alta e altissima tensione in Italia. È una società per azioni quotata in Borsa. Lo Stato italiano possiede azioni di Terna attraverso Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che detiene il 29,85% del suo capitale.
(2) dal canale Telegram No furto eolica Sardegna!
COSÌ TOLGONO LA TERRA AI SARDI CON LA SCUSA DEL GREEN E TAGLIANO I LORO ALBERI.
IL RACCONTO DI UN PROPRIETARIO ESPROPRIATO.
Gianluca Melis è un proprietario di una delle tante terre espropriate per far posto a delle gigantesche pale eoliche. La sua storia è la storia di tanti. “4 o 5 mesi fa è iniziato il processo di esproprio del terreno”, racconta. Il nostro terreno, come tutti i terreni limitrofi in quella zona, un’area di 17 ettari, è stato in parte comprato e in parte espropriato da Tyrrhenian Link (Terna) per mettere delle pale eoliche e per creare una centrale di accumulo di energia con inquinanti batterie di grandissime dimensioni, al litio, che tratterranno l’energia prodotta in Sardegna per poi venderla in altre parti d’Italia, collegando il tutto dalla Sardegna alla Sicilia.Tutto parte con un discorso di pubblica utilità, ma la pubblica utilità non c’è, perché sono aziende private che vengono qui in Sardegna a deturpare il territorio e non solo dove sono io a Selargius, ma in tutta la Sardegna. In questi giorni verranno espropriati altri 50 ettari solo nella zona di Selargius, per poi proseguire nei Comuni di Sìnnai, Quartu, Monserrato e in tutta la Sardegna.
Si parla di più di 4.500 pale, alte più di 200 metri. Il problema è il modus operandi, perché queste persone arrivano e ti fanno una proposta di acquisto ridicola.
Inizialmente, a me è stato proposto 1,80 euro al metro, perché la nostra terra, secondo loro, non vale niente. Eppure avevo piante di olivo della mia famiglia, piante di mandorlo, capperi, che sono un prodotto IGP della terra sarda, piante di frutta: in quei terreni producevo cibo per i Sardi! Dopo la richiesta di esproprio, superati i termini che vengono dati, 3 mesi, non ho venduto, non ho accettato i soldi, e dopo 30 giorni dal mio rifiuto, hanno iniziato l’esproprio. Il 12 luglio 2024 senza nessuna autorizzazione, sono entrati di notte con le ruspe, hanno distrutto tutto, buttato giù gli alberi, portato via gli ulivi senza averli registrati e senza aver seguito le leggi e le prassi che riguardano la Regione Sardegna per poter espiantare le piante di ulivo. Hanno distrutto piante di ginepro, hanno recintato, hanno demolito tutto quello che era l’impianto idrico del mio terreno, dove c’erano coltivate le piante messe da mio nonno e da mio padre. Quando decidono, ti portano via la terra con la forza grazie a leggi ingiuste e Istituzioni compiacenti. Con abitanti da tutta la Sardegna, abbiamo fatto un presidio permanente pacifico chiamato “La rivolta degli Ulivi” per 4 mesi per difendere la mia terra, dentro il mio terreno, ma ci hanno denunciato e hanno fatto un ordine di esproprio immediato con l’intervento delle forze dell’ordine. Sono venuti la Forestale, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la DIGOS, la Polizia Municipale. 400 agenti, con circa una quarantina di pattuglie, compresi gli idranti anti-sommossa, come se stessero mandando via dei terroristi. Un dispiego di energie pagato da noi con le tasse, i terreni espropriati con i soldi pubblici del PNNR, per far funzionare un lucroso sistema speculativo privato di vendita di energia. Di green non c’è niente. Perché ieri appena ci hanno mandato via, la Forestale ha strappato dalla terra 250 piante che avevamo piantato durante il presidio.
Con le ruspe sono entrati e hanno finito di demolire le piante che c’erano nei terreni e hanno iniziato a recintare tutto. Questo è il volere “green” dei nostri politici: distruggere le nostre campagne, distruggere la natura, recintare tutto, impedire alla gente di potersi fare anche una passeggiata. Questa zona, a tutt’oggi, è ancora tutta chiusa: ettari di terra circondati dalle forze dell’ordine, finché avranno recintato tutto impedendo alle persone di andare nei propri terreni. Questa è la realtà.Questo è il sistema di operare di questi speculatori: prendere quando non c’è nessuno, di notte, o con le forze dell’ordine e distruggere tutto.
(3) Il Decreto Semplificazioni (D.L. 77/2021, successivamente modificato e integrato) prevede, all’articolo 18, comma 1, lettera (a), paragrafo (1), disposizioni riguardanti la realizzazione di opere e infrastrutture strategiche connesse all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Dettagli della normativa:
- La norma si riferisce esplicitamente alla priorità di implementazione delle opere necessarie per raggiungere gli obiettivi del PNRR e del PNIEC.
- Queste opere vengono identificate come “strategiche” e godono di procedure accelerate per l’approvazione e la realizzazione, con l’obiettivo di rispettare le scadenze previste a livello nazionale e comunitario.
Collegamento all’Allegato I bis del Regolamento UE 2018/1999:
- L’Allegato I bis di tale Regolamento europeo stabilisce le modalità per il monitoraggio e la comunicazione degli interventi relativi agli obiettivi energetici e climatici a livello europeo.
- Esso prevede una stretta sinergia tra i piani nazionali (come il PNIEC) e le strategie comunitarie, richiedendo che gli Stati membri identifichino le infrastrutture e gli investimenti prioritari per contribuire agli obiettivi di sostenibilità.
In sintesi, questa disposizione normativa facilita la pianificazione e l’esecuzione delle infrastrutture e opere necessarie per la transizione energetica e climatica, inserendole in un quadro procedurale snello e integrato con gli obiettivi europei.
Le procedure accelerate previste dal Decreto Semplificazioni (D.L. 77/2021 e s.m.i.) includono disposizioni relative all’espropriazione dei terreni necessari per la realizzazione di opere e infrastrutture strategiche legate al PNRR e al PNIEC. Queste disposizioni sono finalizzate a garantire il rispetto delle scadenze e l’efficace esecuzione dei progetti ritenuti prioritari.
Dettagli sull’espropriazione:
- Iter semplificato:
- L’espropriazione per pubblica utilità può essere avviata con procedure più snelle rispetto a quelle ordinarie.
- Le autorizzazioni e i permessi necessari vengono centralizzati o ridotti in termini di tempistiche.
- Dichiarazione di pubblica utilità:
- Le opere incluse nel PNRR e nel PNIEC, identificate come strategiche, vengono automaticamente considerate di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità. Questo status è essenziale per avviare l’espropriazione.
- Modalità di attuazione:
- La legge prevede che i terreni possano essere acquisiti temporaneamente o definitivamente per la costruzione di infrastrutture come parchi eolici, fotovoltaici, reti elettriche, gasdotti o altre opere correlate.
- L’indennizzo ai proprietari viene stabilito secondo i criteri previsti dalla normativa sull’espropriazione per pubblica utilità.
- Riferimenti normativi:
- L’articolo 18 del D.L. 77/2021 disciplina molti aspetti relativi alla semplificazione, tra cui l’accesso ai terreni.
- Il Testo Unico sulle Espropriazioni (D.P.R. 327/2001) continua a costituire la base normativa, integrato dalle semplificazioni introdotte dal Decreto Semplificazioni.
In sintesi, le procedure accelerate consentono di ricorrere all’espropriazione dei terreni come strumento necessario per la realizzazione tempestiva delle opere strategiche, garantendo al contempo il rispetto dei diritti dei proprietari attraverso adeguati meccanismi di compensazione.
(4) Il decreto fa riferimento a diverse normative, tra cui: la legge 7 agosto 1990, n. 241, recante «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi», il decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, recante «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità». La legge 241/1990 è la legge generale che disciplina il procedimento amministrativo e in alcuni casi prevede il silenzio assenso come strumento di semplificazione amministrativa. Il D.P.R. 327/2001 disciplina le espropriazioni per pubblica utilità, e anche in questo caso, a seconda del contesto, potrebbe trovare applicazione la procedura di silenzio assenso. Nel contesto specifico del decreto-legge, si prevede che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica definisca un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili da parte delle imprese energivore. Questo processo potrebbe coinvolgere procedimenti amministrativi in cui la procedura di silenzio assenso potrebbe trovare applicazione, in base alla normativa di riferimento.
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