di Dom De Mar
Gli USA hanno distrutto il Medio Oriente portando avanti guerra dopo guerra avviate dal 1991 con l’inviasione dell’Iraq. Il presidente in quegli anni definì “i paesi canaglia”, la Libia, l’Iraq, la Siria, il Sudan, la Somalia, il Libano e l’Iran. Oggi dopo oltre 30 anni di sanzioni, guerre, invasioni e omicidi mirati, l’unico paese ancora integro nella regione del Medio Oriente è l’Iran, se escludiamo lo stesso Israele.
Dal 2008 “piombo fuso” il Tribunale della Corte Internazionale ha aperto un dossier alla ricerca di crimini e criminali durante il conflitto nella Striscia di Gaza attaccata da Israele. Dopo 16 anni il fedele alleato degli USA, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, più volte difeso dal Congresso degli USA è oggi ricercato per crimini contro l’umanità ed è atteso per essere processato dalla Corte Internazionale di Giustizia. Israele, Netanyahu non sono gli unici ad essere ricercati e incriminati, il più importante complice di Israele sono gli Stati Uniti ed alcuni suoi alleati, uno in particolare l’Italia.
Le reazioni dei leader di Stato alla notizia del mandato di arresto internazionale non sono omogenee: il primo ministro ungherese Viktor Orban ha per esempio garantito a Netanyahu l’immunità, mentre i Paesi Bassi hanno affermato di aver pronte le manette. Anche il Regno Unito ha dichiarato che “rispetterà i suoi obblighi legali”. Altre nazioni ricorrono invece a prese di posizioni più da equilibriste come la Germania, grande alleata di Israele. Berlino ha affermato di esaminare “cosa significhi applicare il mandato”, confermando allo stesso tempo però la legittimità della Corte. Una legittimità confermata anche dalla Francia che “prende atto che ora questo mandato esiste”. E l’Italia? Nella maggioranza al governo le reazioni sono divergenti, Crosetto: “Mandato va eseguito”. Salvini: “Netanyahu benvenuto in Italia”.
Per mezzo delle pressioni politiche israeliane, forti di alleati all’interno del Congresso USA, in particolare il complesso militare industriale bellico, il Congresso USA ha convinto Washington ad agire militarmente avviando guerre per spianare la strada ai coloni, ai settlers israeliani. Guerre, invasioni hanno impedito la nascita dello Stato di Palestina nonostante una giusta rivoluzione popolare contro l’oppressore iniziata dal 1987.
Con Netanyahu alla guida del paese dal 1996, gli USA hanno trovato la “mano da armare” in Medio Oriente con risultati e a dir poco catastrofici. Distruzioni, morte, fiamme, dolore, povertà ottenendo come risultato nuovi territori ma anche un crescente odio e resistenza verso l’oppressore.
Quante volte pensiamo a qualche cosa dietro lo specchio ed è la stessa sensazione per quanto accaduto in Medio Oriente, gli USA combattono, bombardano nel nome “dell’esistenza di Israele” ma l’obiettivo strategicio è quello di cambiare i governi non allineati alle politiche USA ed in particolare reprimere, spezzare la resistenza del popolo palestinese e di chi li sostiene. Nessun governo a Tel Aviv ha mai voluto accettare una soluzione politica come due Stati per due popoli, soluzione più volte richiesta dall’ONU. Nel corso degli anni siamo testimoni di diversi tentativi di pace ma Israele ha sempre risposto “No” diventando più aggressivo, violento e repressivo nei confronti dei palestinesi.
Il continuo rifiuto a qualsiasi soluzione di Israele, in merito alla questione palestinese ha motivato la nascita di diversi movimenti di liberazione e di resistenza del popolo palestinese aiutati e sostenuti da alcuni paesi della regione del Medio Oriente.
Molti politici dichiarano della difficoltà di una soluzione di due Stati per due popoli ma è tutta una commedia, la soluzione è semplice, fine dell’occupazione militare e creazione dello Stato di Palestina e per i combattenti come già accaduto in altre esperienze faranno parte delle forze di sicurezza della Palestina.
Dall’altra parte Netanyahu, in circa 15 anni di partecipazione alla guida del paese si impegnato a eliminare i governi stranieri che si oppongono al dominio di Israele e ridisegnare la cartina geografica di un “Nuovo Medio Oriente” senza uno Stato palestinese. Invece di negoziati, Netanyahu avvia una guerra senza fine.
Se si vanno ad analizzare i bilanci degli USA si leggono cifre esorbitanti come spesa in armi e finanziamenti ad Israele e sono pochi gli storici coraggiosi e determinati a mettere nero su bianco la vera storia, uno di questi è Ilan Pappé e il suo nuovo libro Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic.
Netanyahu ha completamente manipolato, ingannato i cittadini americani nel momento in cui ha promesso loro dei benefici a seguito delle sue politiche in Medio Oriente. Tutto è stato un disastro, ha bruciato milioni di dollari creando ulteriori problemi ad una già rovinata reputazione degli Stati Uniti rendendo Washington definitivamente complice del genocidio verso i palestinesi.
Come per il conflitto Russia Nato sul territorio dell’Ucraina, il neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump dovrà apportare delle modifiche a questa relazione ma principalmente prendere le misure dal complesso industriale militare bellico USA troppo vicino ai piani di Tel Aviv.
La storia i fatti sono evidenti, questa presenza all’interno del Congresso ne orienta le scelte ma riesce a fare anche di più, posizionando amici fedeli nei ruoli chiave in modo da avere gioco facile in qualsiasio momento. La lista è lunga: Lewis Libby (Capo di Gabinetto del Vicepresidente Cheney), Douglas Feith (Sottosegretario alla Difesa per Bush Jr.), Abram Shulsky (Direttore dell’Ufficio dei Piani Speciali del Dipartimento della Difesa per Bush Jr.),Madeleine Albright (Segretario di Stato per Clinton), Victoria Nuland (Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Cheney, Ambasciatore NATO di Bush Jr., Assistente Segretario di Stato per Obama, Sottosegretario di Stato per Biden), Antony Blinken (Segretario di Stato per Biden).Paul Wolfowitz (Sottosegretario alla Difesa per Bush Sr., Vice Segretario alla Difesa per Bush Jr.), Amos Hochstein (Consigliere Senior del Segretario di Stato per Biden) Elliott Abrams (Vice Consigliere per la Sicurezza Nazionale per Bush Jr.), Richard Perle (Presidente del Defense National Policy Board per Bush Jr.).
Oltre alla politica e alle guerre, Netanyahu ha scritto un libro, “Fighting Terrorism”, un’anticipazione delle sue strategie. Si leggono i piani e i metodi per controllare i terroristi non limitandosi a combattere i guerriglieri, i rivoluzionari ma l’obiettivo principale deve essere sempre combattere chi li sostiene. Sempre nella sua opera indica una guida, un faro, gli USA. Gli strumenti sono articolati, Netanyahu suggerisce le sanzioni sempre sotto la guidda degli USA.
All’inizio del secolo il libro è stato ristampato, rivisto con una nuova prefazione rivolta al lettore americano: “La prima e più importante cosa da capire è questa: non esiste terrorismo internazionale senza il supporto degli stati sovrani. Il terrorismo internazionale semplicemente non può essere sostenuto a lungo senza i regimi che lo aiutano e lo favoriscono… Togliete tutto questo supporto statale e l’intera impalcatura del terrorismo internazionale crollerà in polvere. La rete terroristica internazionale si basa quindi su regimi: Iran, Iraq, Siria, Afghanistan, Autorità Nazionale Palestinese e il Sudan”.
Per i conservatori con incarichi particolari nelle istituzioni e nel Congresso USA non è stato difficile a questo punto, avviare tutte le operazioni con lo scopo di cambiare i regimi e sconfiggere tutti gli avversari degli Stati Uniti e di Israele.
A seguito dei fatti del 11 settembre i rapporti di unione e sicurezza tra gli USA a guida Cheney e Rumsfeld e per Israele da Wolfowitz e Feith con il risultato di apportare profonde modifiche nella regione del Medio Oriente per mezzo di guerre contro la Siria, l’Iraq, l’Iran, il libano, la Libia, la Somalia e il Sudan.
Lo stato maggiore e i generali USA apprendono dell’esistenza del nuovo piano di guerra illustrato per la prima volta al generale Wesley Clark. Nella nota erano indicati 7 paesi da attaccare con tutte le forze disponibili e abbattere i loro governi autoritari.
Nel 2002, Netanyahu convince gli USA di avviare la guerra per eliminare Saddam Hussein garantendo reazioni positive sia a livello politico e sia commerciale.
Il ruolo di Netanyahu al fine di spingere gli USA ad eliminare Saddam Hussein è descritto in un nuovo libro di un comandante dei Marine in pensione Dennis Fritz, il libro dal titolo Deadly Betrayal (2024). Fritz fu chiamato per arruolarsi e partire per l’Iraq all’inizio del 2002, ne chiese il motivo delle attività belliche ma non ottenne una risposta chiara e decise di lasciare il servizio.
Nel libro sono riportati alcuni documenti declassificati dove appare in modo molto chiaro che la guerra in Iraq era stata fomentata da Netanyahu in collaborazione con Wolfowitz e Feith. L’obiettivo bellico degli USA, quello di ricerca e distruzione delle armi di distruzione di massa di Saddam, era un falso problema creato da Abram Shulsky al fine di ottenere il sostegno pubblico degli Stati Uniti.
L’Iraq doveva essere la prima delle sette guerre da realizzare nel più breve tempo possibile, ma come spiega Fritz nel suo libro, le previsioni degli esperti analisti israeliani e USA sono completamente fallite dalla presenza di una forte resistenza irachena contro la presenza dei militari USA sul loro territorio. Nonostante le difficoltà, le guerre ci sono state una dopo l’altra, Iraq, Siria, Libia, Somalia, Sudan e Libano. Il piano di Netanyahu si è completato per mano dell’esercito degli Stati Uniti ma un solo paese della regione del Medio Oriente è ancora oggi integro, la R.I. dell’Iran.
Netanyahu non si è fermato ora le sue strategie mirano a portare la guerra alla R.I. dell’Iran e continua ad alimentare una guerra degli USA contro l’Iran e nel contesto attuale i rischi di un conflitto globale non sono pochi per due semplici motivi, il primo, entrambi gli Stati potrebbero usare l’arma atomica e coinvolgere l’alleato dell’Iran, la Russia.
I risultati dell’azione di Netanyahu e dei suoi alleati lobbysti israeliani sono disastrosi, hanno scritto la peggiore storia contemporanea dell’umanità, tutti gli Stati attaccati da Israele e dagli USA, Iraq, Somalia, Libano, Siria, Sudan, Libia e Palestina sono stati invasi e distrutti. La violenza di questi criminali è arrivata a compiere un genocidio nella Striscia di Gaza in Palestina e continua senza alcuna interruzuone di intensità. Come in passato, gli Stati Uniti sono il sostegno principale di Israele, inviano soldi, armi e ostacolano ogni tentativo degli Stati del mondo, attraverso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di ottenere un cessate il fuoco per motivi umanitari, generalmente nelle votazioni contro ci sono solo gli USA e Israele.
La nuova presidenza USA dal 20 gennaio 2025, Donald Trump ha già fatto diverse dichiarazioni pubbliche sulla volontà di continuare a dare sostegno ad Israele ma non potrà ignorare gli appelli, prima degli Stati della regione del Medio Oriente e poi della maggioranza dei paesi del mondo che chiede pace basata sulla soluzione dei due Stati, il presidente degli Stati Uniti sarà costretto a tracciare una linea rossa ma questa volta per le pressioni israeliane all’interno del Congresso USA.
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