La sensazione più “gradevole” che si riceve da quanto accaduto a Kazan è quella di “apertura e distensione”, che arriva oltretutto da una posizione consapevole della propria forza.
E’ palpabile dalle dichiarazioni rilasciate ma anche dalle decisioni prese, quanto nessuno dei partecipanti abbia interesse ad alimentare un qualunque scontro con l’occidente, ed è evidente quanto si sforzino di renderlo chiaro a tutti.
Mentre noi occidentali continuiamo ad illuderci di rappresentare il centro del mondo, loro diventano ogni giorno più consapevoli del proprio peso e valore.
Noi abbiamo alimentato le nostre illusioni – e lo facciamo ancora – misurando la nostra “ricchezza” in maniera infantile. Creiamo moneta dal nulla e la indirizziamo prevalentemente verso la finanza speculativa e le multinazionali. Queste ci producono perfino qualche porcheria ma riescono comunque ad imporne l’acquisto alle popolazioni attraverso un mix di marketing manipolatorio e leggi impositive. Tutto questo lo chiamiamo PIL! E attorno al PIL facciamo girare stoltamente qualsiasi ragionamento in tema di economia, ignorando bisogni e desideri delle persone. Infine, con i guadagni in questo denaro (fasullo) ci compriamo titoli spazzatura gonfiati dal sostegno poco responsabile delle banche centrali, e tutto questo lo chiamiamo ricchezza finanziaria.
Con questo “metro” ci misuriamo e ci confrontiamo col resto del mondo, e ci sentiamo grandi.
Nell’illusione di questa ricchezza ci siamo persi; abbiamo abbandonato ogni aspirazione sociale e ogni valore etico, disimparando a vedere e gestire la realtà.
Con la globalizzazione ci siamo illusi di aver imposto il nostro modello a tutti, e ci siamo sentiti furbi nel pensare che il terzo mondo sarebbe stato disposto all’infinito a produrre più o meno gratis per tutti noi.
Noi abbiamo disimparato a produrre, delocalizzando.
Loro hanno imparato.
Sanno produrre qualsiasi cosa e hanno risorse in abbondanza, che a noi scarseggiano.
Credo sia questa consapevolezza che li metta in condizione di non aver proprio nessun bisogno e nessun interesse ad uno scontro con l’occidente.
Si preoccupano piuttosto, giustamente, di costruire il nuovo, a partire dal sistema di regolamento del commercio internazionale, rimettendo ordine in un sistema che l’occidente ha plasmato con l’uso della manipolazione, e a volte della forza, in maniera asimmetrica e squilibrata.
I “padroni del mondo” occientali sarebbero disposti a tutto pur di non perdere la loro posizione di dominio, ma l’hanno già persa, perché il dominio vive di consenso e questo consenso, costruito in secoli di manipolazione e soprusi, lo hanno bruciato negli ulimi anni in maniera eclatante e suicida.
Negli Usa, in Gran Bretagna e in Israele sono ancora al potere forze distruttive, determinate a bruciare letteralmente la Terra intera, pur di non perdere la loro posizione
A quelle popolazioni sta la responsabilità di isolare i folli al timone, scegliendo di togliere loro qualsiasi forma di consenso.
A noi europei continentali, sta la responsabilità (e l’opportunità) di prendere le distanze da chi vuole distruggere, e inziare finalmente a collaborare con umiltà, in condizioni di parità, con chi nel mondo vuole costruire.
Poi, è chiaro che esiste il rischio, concreto, della formazione di altri centri di potere nel mondo che, prendendo semplicemente il posto degli USA, potrebbero desiderare di imporre la propria volontà e i propri modelli a tutti gli altri. Ma solo se sapremo organizzarci e muoverci con coraggio, leatà e coerenza, potremo veramente fronteggiare il rischio.
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