IL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

UN APPELLO ALLA DIFESA DELLO STATO DI DIRITTO

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana (Foto tratta da quirinale.it)

di Ernesto Melappioni

Ritrovare l’unità nazionale e affrontare le sfide contemporanee per proteggere i diritti fondamentali e lo sviluppo della democrazia.

Il Presidente della Repubblica ha sia il potere che il dovere di sciogliere le Camere di fronte a chiare azioni eversive da parte di un esecutivo che minaccia la Costituzione, i Diritti Umani Universali in essa sanciti e la separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Questi elementi costituiscono le fondamenta dello Stato di Diritto contemporaneo, adottate da tutti i paesi europei dopo il dramma della Seconda guerra mondiale.

Consentire a un esecutivo di questo tipo di proseguire la sua azione, alimentando una cultura sovranista retrograda ispirata ai regimi autoritari del passato, graverebbe profondamente sulla coscienza dell’attuale Presidente della Repubblica. Tale scelta potrebbe essere ricordata come l’errore più grave mai commesso da un Presidente della Repubblica italiana, creando un precedente negativo che potrebbe influenzare gli Stati di Diritto a livello mondiale.
Il Presidente deve esercitare il suo ruolo di garante al servizio dello Stato di Diritto e dell’umanità, interrompendo immediatamente questo cancro che sta divorando il paese, sostenuto da un mandato elettorale marginale rispetto all’evidente crescente astensionismo. Il fenomeno sintomatico di una democrazia rappresentativa ormai anacronistica e disfunzionale, incapace di affrontare le sfide sociali del XXI secolo. La questione richiede la responsabilità di tutti coloro che operano nelle istituzioni, oltre a quella della società civile organizzata. L’attuale periodo storico è segnato da fattori geopolitici preoccupanti, con la manifestazione di Stati autoritari che, sotto la minaccia di un nuovo conflitto mondiale, minano le sorti dell’intero genere umano. Oggi, più che mai, è fondamentale che la volontà generale della popolazione, adeguatamente formata alla partecipazione democratica e legislativa, possa proteggere i risultati finora raggiunti in termini di qualità della vita e rispetto dei diritti fondamentali. È evidente l’urgenza di uno sviluppo democratico più partecipativo e consapevole. Atto a coinvolgere attivamente la popolazione nei processi legislativi per tutelare gli interessi della comunità, i diritti inalienabili dell’uomo e il progresso dell’umanità verso un ordine sociale e internazionale più stabile, pacifico, sostenibile e sano.

Da Stato di Diritto a Sorveglianza di Stato

Il Presidente è chiamato, in virtù della responsabilità che ricopre, a trovare il coraggio e la forza necessari per orientare la nazione e le forze politiche sane verso un’adeguata visione umanitaria, ispirata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Solo così le generazioni future potranno godere del piacere della pace sociale, dopo gli enormi sacrifici e le sofferenze che le donne e gli uomini delle generazioni passate hanno dovuto affrontare. Tra questi, non possiamo dimenticare le figure emblematiche di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Esempi raggianti che illuminano il vergognoso attacco odierno alla magistratura condotto da un manipolo di individui che adottano le stesse logiche di propaganda adottate dal fascismo per salire al potere. Logiche, che nel caso specifico, sono adottate per demolire lo Stato di Diritto. Questo è un fatto evidente.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana (Foto tratta da quirinale.it)

La storia deve essere ricordata per accrescere la coscienza sociale e la consapevolezza sui diritti fondamentali che caratterizzano lo Stato di Diritto. Questi principi devono essere applicati senza mettere in discussione la loro validità, evitando il rischio di ridurli a una mera formalità. La migliore educazione inizia con il buon esempio. In questa triste circostanza, il Presidente della Repubblica è chiamato a dare prova della sua responsabilità sciogliendo le Camere. L’attuale esecutivo ha tradito pubblicamente i valori costituzionali sui quali ha giurato, compromettendo il suo ruolo di garante.
Il Presidente deve lavorare per ritrovare l’unità nazionale intorno ai valori inderogabili dello Stato di Diritto, al di là dei principi giuridici stabiliti dall’Unione Europea, affrontando la questione alla radice. Il problema dell’immigrazione è strettamente connesso alla legge Bossi-Fini, che ha discriminato e differenziato gli individui vulnerabili in cerca di speranza, etichettandoli come immigrati legali o illegali. Dal punto di vista dei diritti umani si tratta di un abominio culturale le cui conseguenze dispregiative le stiamo ancora pagando.

Se i diritti fondamentali di un singolo individuo vengono compromessi, automaticamente vengono minati anche i diritti di tutti. Da ciò emerge che la questione dell’immigrazione rappresenta un indicatore cruciale sulla salute dello Stato di Diritto. È una problematica che richiede un’azione politica, economica e sociale di respiro internazionale, responsabile e rispettosa dei principi che distinguono lo Stato di Diritto dagli Stati assolutisti e autoritari del passato. Per risolvere la questione dell’immigrazione è necessaria un’azione politica che rispetti i vincoli dei principi costituzionali e dei trattati internazionali ratificati dalla Repubblica Italiana.

Se le azioni eversive dell’attuale esecutivo venissero facilitate dall’assenza di un contenimento da parte del principale garante, l’Italia rischierebbe paradossalmente di essere inserita nella lista dei paesi considerati non sicuri dalla maggior parte degli Stati di Diritto nel mondo. Inoltre, ciò potrebbe portare il paese a una fuoriuscita dall’Unione Europea, che ha garantito, nel bene e nel male, quasi 80 anni di pace nel continente. O peggio ancora, alla dissoluzione della stessa Unione Europea attraverso l’effetto domino scatenato da queste azioni eversive che influenzerebbero gli altri Stati di Diritto. Una simile rottura comprometterebbe un delicato equilibrio, favorendo la coesione tra gli Stati autoritari emergenti a livello globale. Scaraventando le poche conquiste sociali raggiunte in uno scenario indescrivibile, con il rischio di un regresso della condizione umana di secoli.

Le crisi, in generale, possono essere evolutive o involutive. Le seconde, spesso, derivano dal fatto che chi è chiamato a risolverle con coscienza e coraggio non si assume le dovute responsabilità. Nel caso specifico, il Presidente della Repubblica è chiamato a sciogliere le Camere non solo per i vincoli costituzionali in difesa dello Stato di Diritto palesemente aggrediti dall’attuale esecutivo, ma soprattutto per onorare il diritto universale che dovrebbe tutelare.

Abbonati alla rivista

Sovranità Popolare è un mensile, 32 pagine di articoli, foto, ricerche, analisi e idee. Puoi riceverlo comodamente a casa o dove preferisci. E' semplice, iscriviti qui.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*