di Maurizio Torti
Da alcuni giorni la stampa italiana ha notato per le strade della capitale la campagna nonviolenta, voluta, gestita e pagata da semplici cittadini per mezzo dell’affissione di manifesti stradali con la frase “La Russia NON è nostra nemica”. Al centro dell’immagine, una stretta di mano, una con i colori della bandiera italiana e l’altra con i colori della bandiera della Federazione della Russia.
In basso al manifesto si legge: “Basta soldi per le armi a Ucraina e Israele. Vogliamo la Pace e ripudiamo la guerra. (Art 11 Costituzione)
La diffusione della notizia ha avuto inizio con un articolo della giornalista Barbie Latza Nadeau della redazione CNN pubblicato sul portale qui
Questo articolo oltre a classificare la campagna, erroneamente, come pro-Russia, nomina come promotore e coordinatore l’editore del giornale Sovranità Popolare. L’interpretazione della giornalista è errata, l’articolo pubblicato sulle pagine online di Sovranità Popolare racconta della campagna nonviolenta non ne rivendica la realizzazione. Qui l’articolo pubblicato il 12 settembre.
La giornalista della CNN parla dei contenuti del manifesto? Evidenzia la campagna come un’azione nonviolenta? NO! Si limita sono ad usare termini da russofobia e avvia la ricerca di fantomatici cittadini italiani putiniani. Per quasi due settimane la stampa italiana è completamente distratta e non si interessa della campagna nonviolenta. Il 24 settembre tuona nell’infinito del web “lo scoop” del giornale linkiesta. L’articolo pubblicato a firma del giornalista Massimiliano Coccia dal titolo “Dietro i manifesti per Putin a Roma c’è la mano di un dirigente cinque stelle”
A seguito di questo articolo in maniera automatica e rapidamente, i giornali online copiano e incollano l’articolo dell’Inkiesta. Nessuna redazione fa una verifica, molte foto pubblicate non sono i manifesti affissi a Roma ma di altre città. Tutto questo non importa. Finalmente ora i media italiani hanno un alimento per muovere la macchina del fango politico.
Il cittadino, Domenico Aglioti, indicato di aver organizzato e pagato la campagna nonviolenta, come per il caso di Sovranità Popolare ha provato a chiedere una rettifica ma al momento nessuno ha rettificato nulla.
“1) Non sono MAI STATO un dirigente del movimento 5 stelle; sono uscito dal movimento nel 2021 alla fine del mio mandato come consigliere municipale
2) Non sono il generoso committente della campagna come voi avete riportato nell’articolo ma ho solo posto la mia firma sul contratto stipulato con l’agenzia.
3) Il costo della campagna non è stato di 50.000 euro come da voi sostenuto ma di poche migliaia di euro, circa 3.000, così come è falso il numero dei cartelloni affissi.
4) “L’entità esterna” che l’ha finanziata a cui l’articolo allude ammonta a diverse centinaia di cittadini -non solo di Roma- che hanno aderito all’iniziativa versando una piccola quota volontaria a titolo personale.
Inoltre vorrei ribadire, così come i manifesti riportano, l’importanza dell’articolo 11 della NOSTRA Costituzione Italiana che recita testualmente: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie”.
In un periodo in cui l’occidente europeo si trova in una posizione assai critica con il rischio di uno scoppio imminente di un conflitto nucleare, mondiale, il vostro giornale anziché sostenere un messaggio di pace non fa altro, con questo articolo, che alimentare dubbi e odio nei confronti di una cittadinanza che richiede il rispetto della Costituzione Italiana: ci sarebbe da chiedersi come mai questa testata giornalistica abbia voluto diffondere, creandoli di sana pianta, dati falsi mescolati a dati non aggiornati, senza attenersi alle piu’ elementari regole deontologiche giornalistiche di verifica delle fonti.
Mi aspetto al più presto una vostra rettifica!
Come per il primo articolo pubblicato dalla CNN anche il giornalista dell’Inkiesta non ha assoluatmente commentato i contenuti del manifesto, non ha letto la campagna nonviolenta, ripetendo le accuse russofobe ma in questo caso in chiave politica, perchè si era aperta una nuova finestra, accusare quasi direttamente il M5S.
Durante i primi giorni della comparsa dei manifesti a Roma non c’è stata alcuna protesta, solo l’Ambasciata dell’Ucraina, maldestramente, ha chiesto un intervento di censura, direttamente al sindaco di Roma Capitale ma senza successo, giustamente il Comune di Roma non ha ravvisato alcun reato nelle parole e nell’immagine della campagna nonviolenta.
A seguito dell’articolo dell’Inkiesta, il copia incolla è stato rapidissimo, decine di giornali e piattaforme hanno ripetuto l’errore e la pressione verso il Comune di Roma è aumentata. Infatti una delle agenzie per l’affissione si è ritirata e l’altra è stata obbligata a rimuovere i manifesti dalle aree dedicate all’affissione.
Come per il primo giorno, il gruppo composto da semplici cittadini ha ripreso la campagna investendo sullo strumento della “Vela” che in queste ore percorre le strade della capitale portando sui due lati il manifesto della campagna nonviolenta: La Russia NON è nostra nemica”
Come vittima sacrificale, in un primo momento individuata nel giornale Sovranità Popolare, i media italiani l’hanno sostituita preferendo la clava del fango politico, infatti le reazioni sono state immediate fino alla richiesta da parte del politico Calenda di una interrogazione direttamente al Comune di Roma per conoscere chi sono i finanziatori.
In queste ore c’è un interesse verso i manifesti ma solo per accusare “fantasmi” esterni, finanziatori nascosti e altre forme di reato. Una caccia fondata sulla russofobia e la macchina del fango politico.
Le pressioni sono arrivate al Comune di Roma ma l’atto censorio attuato non ha alcun fondamento, primo, perchè ad oggi l’Italia non ha dichiarato guerra a nessuno Stato e neanche alla Federazione della Russia, secondo, in più di una occasione i cittadini italiani, per mezzo di sondaggi pubblici e privati, hanno manifestato la loro opinione, sempre in maggioranza, contraria l’invio di armi all’Ucraina terzo, il manifesto cita l’articolo 11 della Costituzine Italiana. Quale falso c’è in questo manifesto? È stata violata la normativa sul degrado urbano?
Tutti gli articoli pubblicati in merito alla campagna nonviolenta non si confrontano con i contenuti e la richiesta di censura è esclusivamente fondata sulla russofobia e la supeficialità della politica italiana. La politica italiana non accetta, non vuole ascoltare, in questo caso neanche leggere l’opinione pubblica, cosa pensano i cittadini italiani in merito alle guerre e alle armi. La politica non permette il libero pensiero, visibile ed espresso dai cittadini liberi, senza intermediari o leader politici di un qualsiasi partito.
La campagna “La Russia NON è nostra nemica” continua per le strade di Roma Capitale e non sarà l’ultima tappa. Da troppo tempo le istituzioni, i partiti, i governanti non ascoltano i cittadini, le loro istanze e da alcuni mesi questo semplice strumento nonviolento ha aperto la strada per altre campagne di sensibilizzazione nonviolenta sui temi della Neutralità Permanente dell’Italia, il Diritto all’Obiezione di Coscienza e alla riconversione dell’industria bellica italiana.
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