Vendesi Nirvana

Non c’è niente da fare, questa è l’era del capitalismo

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di Danilo Dangelo

Alcuni antropologi suggeriscono di chiamare questo periodo “antropocene”, ma questo porrebbe l’uomo come soggetto caratterizzante l’epoca. Proporrei, al contrario, di intitolarlo “denarocene” o meglio “denaro non ce né”, ma ne vorremmo tantissimo.
E sì, perché a quanto pare tutto è incentrato sul denaro e le varie possibilità e libertà dipendono dalla cifra a disposizione.
Teoricamente dovremmo essere in un epoca in cui, a parte poche eccezioni dichiarate, la maggior parte del mondo viene governato tramite il modello democratico che, stando all’accezione comune di questo termine, starebbe a significare pace, libertà e giustizia per tutti. Democrazia si contrappone a totalitarismo, dittatura, sfruttamento e ingiustizia. La democrazia è, quindi, se non il migliore dei mondi possibili, il migliore fino ad oggi escogitato da questa razza di Homo Sapiens Sapiens, addirittura due volte Sapiens! Più di così…
E probabilmente è vero, se la paragoniamo a come si viveva nel passato dove il signore di turno aveva diritto di vita e di morte sui suoi sudditi e, anche, di ius primae noctis.
Però, mi viene il dubbio che anche a quei tempi fossero i denari a contare, perché, se non mi sbaglio, non era un fattore genetico a stabilire chi fosse il signore padrone, non era perché dotato di caratteristiche antropomorfe particolari che veniva riconosciuto dagli altri come tale, come succede nel resto del mondo animale, ma da quanto egli possedesse. E, sempre se non erro, in alcuni casi si poteva comprare il titolo nobiliare, come oggi si possono mercanteggiare poltrone in istituzioni importanti e acquistare il futuro della propria prole iscrivendola in istituti esclusivi che assicurano un certo successo sociale e imprenditoriale.
Quindi, si può forse dire che, da che mondo è mondo, o meglio da che l’uomo è uomo, ciò che conta non è chi sei, ma quanto hai. Interessante per una specie che si autodefinisce Sapiens.
E dove starebbe tutta questa nostra sapienza? Ah, certo, nel progresso tecnologico e scientifico. Ma non è che anche questo è sottoposto alla quantità di denaro coinvolto? A ben pensarci, non è forse vero che oggi la ricerca scientifico/tecnologica è sottoposta ai desideri di chi sborsa somme ingenti per ricercare ciò che più gli interessa e conviene? Quindi, ci sono sempre di mezzo i soldi, fondamentali anche nell’ambito delle attività umane che ci permettono di definirci Sapiens.
Non sarebbe più onesto dichiarare apertamente che ciò che noi sappiamo dipende da chi e da quanto è disposto a spendere e farci sapere?
Allora non siamo “figli delle stelle” come cantava Alan Sorrenti, ma più probabilmente “pronipoti di sua maestà il denaro” come gli rispondeva Franco Battiato.
Sì, ecco, è proprio così: i soldi vengono prima di ogni altra cosa! Perché il grande gioco perverso dell’avere si è insinuato in tutte le attività umane, comprese quelle che si dichiarano alternative a questo modo di pensare all’esistenza su questo pianeta, a questa visione antiquata e barbara che mette l’avere dinnanzi all’essere.
Si potrebbe obiettare che non è facile stare in questo mondo volendo sfuggire alle sue regole. Vero, assolutamente vero. Se giochi a calcio devi seguire le sue regole e non ti puoi presentare sul campo di gioco in moto. Se giochi la tua vita in questo mondo non puoi giocare se non hai i soldi. Ecco una verità assoluta.
Per esempio, per tornare alla facciata di buonismo democratico, siamo ancora in un momento storico in cui un gruppo di persone può decidere di costituirsi in un’associazione che, tanto per dire, si propone di tutelare i diritti delle minoranze. Si forma questo gruppo che, per essere riconosciuto all’esterno, deve poter essere incasellato in una di quelle formazioni che vanno dall’associazione culturale, alle varie forme di non profit, fino ad arrivare alle ONG e alle fondazioni; devono dotarsi di uno statuto e andare da un notaio per mettere tutto nero su bianco e, finalmente, diventare più o meno operativi.
Però, già cominciano i primi esborsi, perché il notaio ha un costo, non sempre alla portata di tutti; poi ci si deve dotare di un conto corrente, e anche questo ha un costo; di una firma digitale – come farne a meno oggi – altri costi. Ma soprattutto, nel momento in cui questa tipologia assembleare di cittadini decidesse di promuovere il frutto del proprio lavoro, anche se volontario, si troverebbe di fronte ad altri costi: per organizzare manifestazioni e incontri, per divulgare il proprio operato – anche i social, se si vuole raggiungere un certo numero di utenti, ti chiedono di avere un profilo business che ha dei costi, anche se non proibitivi – per promuoversi sui vari media, altrimenti nessuno ti ascolta al di là della propria cerchia. E poi, a meno che non si voglia fare tutto on line, bisogna ritrovarsi faccia a faccia per le varie assemblee e per incontri programmati, magari di giorni e giù soldi per pagarsi gli spostamenti, il vitto e l’alloggio e, magari, per affittare le sale dove ci si incontra. Insomma, oggi nulla è gratis, e se lo è, c’è sotto la fregatura.

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Come i miei più fedeli e masochisti lettori sanno, per anni ho fatto parte di diverse associazioni, organizzazioni e gruppi di studio e il problema monetario, prima o poi, si è sempre fatto vivo. Presto o tardi bisogna mettere mano al portafoglio, soprattutto se si vuole raggiungere il maggior numero di persone possibile.
Ma il fattore economico è talmente pervasivo nel tipo di società attuale che, come accennavo in precedenza, non risparmia realtà che, almeno in apparenza, dei soldi ne dovrebbero proprio parlare.
Come gli enti religiosi e le comunità spirituali, per esempio.
Beh, i primi li conosciamo bene, inutile ripetere che “il problema non è se Cristo fosse povero, ma se la Chiesa debba esserlo” e, a giudicare dal Vaticano, hanno stabilito che la Chiesa non lo deve essere. Inoltre, beneficiano di agevolazioni fiscali che dipendono dallo Stato in cui hanno sede, per esempio negli USA non pagano tasse, in Italia hanno delle sostanziose agevolazioni, anche relative ai beni immobili, che diverse volte sono state oggetto di lamentele da parte dei cittadini che, al contrario, sono tenuti a pagare tutto fino in fondo. Anche in India, per esempio, le associazioni religiose e di culto beneficiano di regimi fiscali agevolati. Quindi gli enti religiosi non solo hanno a che fare con il vil denaro, grazie ai lasciti generosi dei propri fedeli e alle proprietà accumulate nei secoli, ma sono anche graziate, se non dal proprio Signore, di sicuro dagli Stati in cui risiedono.
Infatti negli USA, per esempio, c’è stato un fiorire di chiese di ogni tipo e di predicatori televisivi approssimativi, a essere clementi, proprio per il fatto che questi enti sono esentasse e, nel frattempo, i loro fondatori se ne vanno in giro con macchinoni e risiedono in ville lussuose, e hanno amici e amichetti nei posti che contano.
E le comunità, diciamo, spirituali?
Loro le tasse le pagano, si dice, ma anche lì il denaro gioca un ruolo non proprio di secondo piano.
Molte di loro si sovvenzionano, oltre che con le donazioni, tramite i corsi che propongono agli esterni: meditazione, yoga di ogni genere e tipo, tai chi, massaggi shiatsu o ayurvedici, riflessologia, lettura dell’aura, cromoterapia, omeopatia, agopuntura, naturopatia, permacultura, bagni di suono, musicoterapia, gemmoterapia, lettura dei tarocchi ai quali si affiancano corsi più tradizionali quali quelli di ceramica, danze varie, pittura e molti altri ancora. E quanto costano questi corsi? Tanto, a volte tantissimo. A dire il vero alcuni dei maestri ti dicono che è a offerta, ma se l’offerta non corrisponde a quanto loro pensano sia giusto, in un modo o nell’altro te lo fanno capire.
Oltre ai corsi, alcune di queste realtà, si sovvenzionano affittando camere e con veri e propri ristoranti, a prezzi modici, direte voi. Assolutamente no. Si arriva a pagare cifre europee mensili per casette dove la maggior parte di voi non ci metterebbe nemmeno piede e pranzare nelle loro strutture costa l’equivalente di uno stipendio settimanale.
Ma perché, come mai comunità simili che dovrebbero avere come proprio obiettivo la crescita della parte più vera e profonda dell’essere umano, invece di rivolgersi allo spirito creatore del tutto preferiscono rivolgersi al dio denaro?
Una delle risposte che potreste ricevere è che, non essendo avulse da questo mondo materiale e dovendo, quindi, relazionarsi con esso, anche loro hanno bisogno di soldi per sostenersi e, dato che le donazioni non sono sufficienti, hanno la necessità di far entrare dei soldi da qualche parte. Insomma, non si vive di solo amore; Dio vede e provvede sarà anche bello da recitare, ma poi a fine giornata il piatto sul tavolo da qualche parte deve pure uscire. Come dargli torto.
Naturalmente, siccome siamo tutti uomini e di entità superiori non ne ho ancora conosciute, va da sé che c’è anche chi ci specula sulla spiritualità altrui; per cui si vedono santoni con i villoni, conti correnti all’estero che farebbero invidia a un imprenditore materialista e via di seguito.
Mi viene in mente un brano di Frank Zappa che diceva: “L’uomo misterioso si avvicinò e disse che avevo qualcosa fuori posto e che per la sua tariffa nominale avrei potuto raggiungere il nirvana stasera. Se fossi stato pronto, volenteroso e in grado di pagargli il suo compenso, avrebbe lasciato perdere gli altri suoi impegni e si sarebbe dedicato completamente a me.”
Allora? Allora questa partita, nonostante giocassimo in casa, l’abbiamo persa. Siamo scesi in campo con le migliori intenzioni, ma l’avversario ci ha battuti 6 a 0. Possiamo pensare che non sia stato giusto, che l’arbitro è stato pagato, che c’era il rigore e non ce l’hanno dato, ma dobbiamo renderci conto che la partita è finita e nulla si può più fare.
Se non prepararci per il ritorno.

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