Si dice il peccato ma non il peccatore: così fa l’agenzia inglese Reuters trattando la notizia del riesame in corso, annunciato venerdì 28 luglio, del “permesso di soggiorno di un rifugiato iracheno, responsabile di diverse profanazioni del Corano avvenute a Stoccolma nelle ultime settimane, che hanno sconvolto i musulmani di tutto il mondo.” (1)
E continua: “L’agenzia per l’immigrazione ha detto che sta riesaminando il suo status di immigrato, dopo aver ricevuto informazioni dalle autorità svedesi che hanno dato motivo di esaminare se lo status dell’uomo in Svezia debba essere revocato” (2).
Di chi sta parlando
Reuters, senza dircelo? Il personaggio in questione è
Salwan Momika, il trentenne che ha profanato il Corano pubblicamente e a più riprese, prima bruciandolo davanti ad una moschea e poi calpestandolo di fronte all’ambasciata irachena, avendo avuto il nulla osta delle autorità. Momika è un perfetto sconosciuto, ma non per tutti: è legato all’agenzia di spionaggio israeliana del Mossad, questo secondo il Ministero dell’Intelligence iraniana. Secondo Teheran, le azioni dell’attivista di origine irachena miravano “
a distogliere l’attenzione dagli atroci crimini commessi dal regime israeliano, in particolare nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania” (3), durante i ripetuti attacchi di Tel Aviv alla roccaforte della resistenza palestinese
avvenuti nelle ultime settimane.
Difficile non pensare a complicità occidentali, sia autorizzatorie, sia mediatiche quando si crea un caso che, in poche ore, diventa globale come quello di Salwan Momika, ora in bilico, visti i recentissimi atti dell’agenzia per l’immigrazione. Secondo l’agenzia di stampa svedese TT, l’uomo sarebbe attualmente in possesso di un permesso di soggiorno temporaneo in scadenza nel 2024 (4).
Durissima la presa di posizione dell’Iran:
“Israele accompagna ogni massacro con un altro progetto criminale. Come ricompensa per il suo tradimento (di Salwan Momika, ndr) nei confronti della nazione irachena e della comunità islamica, ha ricevuto assistenza dai sionisti per ottenere la cittadinanza svedese. Dopo essersi stabilito in Svezia, Momika ha continuato il suo ruolo di mercenario per il regime israeliano, adattando le sue missioni alle sue nuove circostanze e opportunità.
Il ministero dell’Intelligence iraniano ha inoltre sottolineato che l’atto offensivo contro il Sacro Corano è stato deliberatamente orchestrato per creare “ondate mediatiche” e distogliere l’attenzione dagli atroci crimini del regime sionista a Jenin.
Questa è una tattica comune dei sionisti, che accompagnano ogni massacro e atto di distruzione con un altro progetto criminale per distogliere l’attenzione dalle loro operazioni demoniache. Il tutto grazie alla totale complicità dell’Occidente.” (6)
La scorsa settimana, era stato molto chiaro anche la Guida Suprema della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, rivolgendosi al governo svedese: “Dovrebbe consegnare l’agente dietro il crimine al sistema giudiziario dei Paesi musulmani” (7).
Non rinnovare, eventualmente, un permesso di soggiorno, non significa certo consegnare il conosciutissimo Salwan Momika alla giustizia.
“Continuiamo a difendere la libertà di religione o di credo e la libertà di espressione, all’estero e in patria; ma non tutto ciò che è legale è etico”, dice l’Alto rappresentante Ue Borrell (8).
L’Europa era il continente dei diritti, ma oggi è famosa più per i rovesci ed i tradimenti che per la sua voglia di pace, che in realtà allontana – consapevolmente – sempre di più.
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