Guerra Ucraina: analisi di un ex ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti

Il pensiero e la morale

Immagine di repertorio

Dal sito Imetatronink  una analisi di eccezionale qualità sull’operazione militare speciale russa in Ucraina, pubblicata originariamente sulla ‘Marine Corps Gazette’, Maneuverist Papers n. 22, a cura di un ex ufficiale dei Marines dallo pseudonimo di Marinus, che secondo voci non confermate potrebbe essere l’illustre Ten. Gen. Paul Von Riper. 

Prefazione

Questo articolo è apparso originariamente nel numero di agosto 2022 della Marine Corps Gazette. Scritto da un assiduo collaboratore anonimo (“Marinus”) della Gazette, ha sollevato un putiferio tra la comunità militare degli Stati Uniti in vari dibattiti online.

Sono girate voci insistenti – mai confermate in modo definitivo – secondo le quali “Marinus” non sarebbe altro che il tenente generale dell’USMC (in pensione) Paul K. Van Riper, un eroe riconosciuto e rispettato da molti marines e un importante sostenitore dei cosiddetti “Maneuverist” – una scuola di pensiero militare fortemente influenzata dal lavoro dell’incomparabile stratega militare John R. Boyd.

Van Riper è stato anche l’iconoclasta comandante della Red Team nella famigerata esercitazione di simulazione militare Millennium Challenge del 2002, durante la quale la forza rossa da lui guidata (modellata sulle capacità iraniane dell’epoca) affondò l’intera flotta navale statunitense nel Golfo Persico, impiegando metodi e competenze che, nei loro rigidi calcoli, i pianificatori della simulazione di guerra non avevano preso in considerazione.

Che Marinus sia Van Riper, o sia frutto di una collaborazione di Van Riper con suo figlio (come alcuni hanno ipotizzato, dato che il generale ha ora 84 anni), o semplicemente sia qualche altro brillante ex ufficiale di marina, probabilmente in ultima analisi non è così importante. Ciò che è importante è che le sue osservazioni e percezioni del conflitto in corso in Ucraina sono lucide, illuminanti e non contaminate dal dilagante pregiudizio anti-russo che ha reso ciechi la maggior parte degli occidentali, sia sulle cause sottostanti al conflitto che, ora, sul proseguimento della guerra in Ucraina.

Sono fortemente persuaso che le osservazioni di Marinus qui contenute debbano essere condivise in lungo e in largo. È un servizio di interesse pubblico, in questa era di social media repressivi controllati dallo stato e di propaganda imperiale senza precedenti.

William Schryver – imetatronink

L’invasione russa dell’Ucraina – Maneuverist Papers n. 22

La sfera mentale e morale

di Marinus

Se considerate come fenomeni puramente fisici, le operazioni condotte dalle forze di terra russe in Ucraina nel 2022 presentano un quadro sconcertante. Nel nord dell’Ucraina, i gruppi tattici del battaglione russo hanno invaso gran parte del territorio, ma non hanno tentato di trasformare l’occupazione temporanea in possesso permanente. Infatti, dopo aver trascorso cinque settimane in quella regione, se ne sono andati, rapidamente come erano arrivati. Nel sud, l’ingresso altrettanto rapido delle forze di terra russe ha portato alla creazione di presidi russi e all’istituzione di istituzioni politiche, economiche e culturali russe. Nel terzo teatro della guerra, raramente si sono verificati movimenti rapidi del tipo che ha caratterizzato le operazioni russe sui fronti settentrionale e meridionale. Piuttosto, le formazioni russe nell’Ucraina orientale hanno condotto assalti di artiglieria ad alta intensità per catturare aree relativamente ridotte.

Un modo per fare un po’ di luce su questo enigma è considerare le operazioni russe su ciascuno dei tre principali fronti della guerra come campagne distinte. Un ulteriore chiarimento deriva dalla consapevolezza che ciascuna di queste campagne seguiva un modello che faceva parte del repertorio operativo russo da molto tempo. Tale schema, tuttavia, non riesce a spiegare perché la leadership russa abbia applicato dei modelli specifici a ogni particolare serie di operazioni. Rispondere a questa domanda richiede un esame degli obiettivi mentali e morali perseguiti da ciascuna di queste tre campagne.

I raid al nord

I marines americani hanno usato a lungo il termine “raid” per descrivere un’impresa in cui una piccola forza si sposta rapidamente in un luogo particolare, completa una discreta missione e si ritira il più rapidamente possibile. [1] Per i soldati russi, tuttavia, il cugino linguistico di quella parola (reyd) ha un significato un po’ diverso. Laddove lo spostamento effettuato dalla squadra che conduce un raid non è altro che un mezzo per raggiungere punti particolari sulla mappa, il movimento delle forze spesso più grandi che conducono un reyd crea effetti operativi significativi. Cioè, mentre si spostano lungo varie autostrade e strade secondarie, confondono i comandanti nemici, interrompono la logistica nemica e privano i governi nemici della legittimità che deriva dal controllo incontrastato del proprio territorio. Allo stesso modo, dove ogni fase di un raid americano di oggi segue necessariamente un copione dettagliato, un reyd è un’impresa più aperta, che può essere adattata per sfruttare nuove opportunità, evitare nuovi pericoli o raggiungere nuovi obiettivi.

Il termine reyd è stato introdotto nel lessico militare russo alla fine del XIX secolo da teorici che avevano notato le somiglianze tra le operazioni indipendenti della cavalleria nella guerra civile americana e la già consolidata pratica russa di inviare colonne mobili, spesso composte da cosacchi, in lunghe incursioni attraverso il territorio nemico. [2] Un primo esempio di tali incursioni è fornito dalle gesta della colonna guidata da Alexander Chernyshev durante le guerre napoleoniche. Nel settembre del 1813, questa forza di circa 2.300 cavalieri e due cannoni da campo leggeri fece un giro di 400 miglia attraverso il territorio nemico. A metà di questa ardita impresa, questa colonna occupò, per due giorni, la città di Kassel, che allora fungeva da capitale di uno degli stati satelliti dell’Impero francese. La paura che un’impresa così imbarazzante potesse ripetersi convinse Napoleone ad assegnare due corpi d’armata al presidio di Dresda, allora sede del governo di un’altra delle sue colonie. [3] Di conseguenza, quando Napoleone incontrò le forze congiunte dei suoi nemici nella battaglia di Lipsia, la sua Grande Armée, già in inferiorità numerica, era molto più ridotta di quanto sarebbe stata altrimenti.

Nel 2022, i numerosi battaglioni di gruppi tattici di che si sono addentrati in profondità nell’Ucraina settentrionale durante i primi giorni dell’invasione russa non hanno tentato di ripetere l’occupazione di Lipsia. Piuttosto, nel loro percorso evitavano tutte le città più grandi e, nelle rare occasioni in cui si trovavano in una città più piccola, l’occupazione raramente durava più di poche ore. Tuttavia, le colonne russe in rapido movimento hanno creato, su scala molto più ampia, un effetto simile a quello che risultò dall’incursione di Chernyshev del 1813. Cioè, convinsero gli ucraini a indebolire il loro principale esercito da campo, che combatteva allora nella regione del Donbass, per rafforzare le difese di città lontane.

Occupazione rapida al sud

In termini di velocità e distanza percorsa, le operazioni russe nell’area tra la costa meridionale dell’Ucraina e il fiume Dnepr assomigliavano alle incursioni condotte nel nord. Differiscono, tuttavia, nella gestione delle città. Laddove le colonne russe su entrambi i lati di Kiev evitavano le grandi aree urbane ogni volta che potevano, le loro controparti nel sud hanno preso permanentemente possesso di grandi città. In alcuni casi, come nella ship-to-objective maneuver (STOM) iniziata nel Mar d’Azov e terminata a Melitopol, la conquista della città è avvenuta durante i primi giorni dell’invasione russa. In altri, come nella città di Skadovsk, i russi hanno aspettato diverse settimane prima di occupare delle aree e affrontare le forze di difesa locali che durante la loro avanzata iniziale avevano ignorato.

Nei tempi immediatamente successivi al loro arrivo, i comandanti russi che hanno preso il comando delle aree urbane del sud hanno seguito la stessa politica dei loro omologhi del nord. Cioè, hanno permesso ai rappresentanti locali dello stato ucraino di svolgere le loro funzioni e, in molti casi, di continuare a sventolare la bandiera del loro paese sugli edifici pubblici. [4] Non è passato molto tempo, tuttavia, prima che i funzionari russi prendessero il controllo del governo locale, sostituissero le bandiere sugli edifici e avviassero la sostituzione delle istituzioni ucraine, che si trattasse di banche o compagnie di telefonia cellulare, con quelle russe. [5]

Come il modello del reyd, il paradigma delle campagne in cui una rapida occupazione militare si accompagna ad una profonda trasformazione politica faceva parte della cultura militare russa da molto tempo. Pertanto, quando hanno spiegato il concetto delle operazioni sul fronte meridionale, i comandanti russi hanno potuto portare ad esempio una qualsiasi delle numerose imprese simili condotte dallo stato sovietico nei quattro decenni successivi all’occupazione sovietica della Polonia orientale nel 1939. (Compresa la conquista di Estonia, Lettonia e Lituania nel 1940, la soppressione dei governi riformisti in Ungheria e Cecoslovacchia durante la Guerra Fredda e l’invasione dell’Afghanistan nel 1979.) [6]

Mentre alcune formazioni russe nel sud consolidavano il controllo sul territorio conquistato, altre conducevano incursioni nelle vicinanze della città di Mykolaiv. Come le loro controparti più grandi sul fronte settentrionale, queste incursioni hanno incoraggiato la leadership ucraina a dedicare alla difesa delle città delle forze che altrimenti avrebbero potuto essere utilizzate nella lotta per la regione del Donbass. (In questo caso, le città in questione includevano i porti di Mykolaiv e Odessa.) Allo stesso tempo, le incursioni nella parte più a nord del fronte meridionale hanno creato un’ampia “terra di nessuno” tra le aree che erano state occupate dalle forze russe e quelle interamente sotto il controllo del governo ucraino

Stalingrado ad est

Le operazioni russe nel nord e nel sud dell’Ucraina hanno utilizzato pochissimo l’artiglieria da campo, in parte per una questione di logistica. (Sia che facessero incursioni nel nord o rapide occupazioni a sud, le colonne russe non avevano i mezzi per caricarsi un gran numero di proiettili e razzi.) In quelle campagne, tuttavia, l’assenza di cannonate ha avuto più a che fare con i fini che con i mezzi. Nel nord, la riluttanza russa verso i bombardamenti derivava dal desiderio di evitare di inimicarsi la popolazione locale, la cui quasi totalità, per motivi linguistici ed etnici, tendeva a sostenere lo stato ucraino. Nel sud, la politica russa di evitare l’uso dell’artiglieria da campo serviva allo stesso scopo politico di preservare le vite e le proprietà delle comunità, in cui molte persone si identificavano come “russe” e molte altre parlavano il russo come lingua madre.

Ad est, invece, i russi hanno effettuato dei bombardamenti che, sia per durata che per intensità, possono rivaleggiare con quelli delle grandi operazioni di artiglieria delle guerre mondiali del Novecento. Resi possibili da linee di rifornimento brevi, sicure e straordinariamente ridondanti, questi bombardamenti servivano a tre scopi. In primo luogo, confinavano le truppe ucraine nelle loro fortificazioni, privandole della capacità di fare qualsiasi cosa se non rimanere sul posto. In secondo luogo, hanno inflitto un gran numero di vittime, sia a livello propriamente fisico che per gli effetti psicologici della reclusione, dell’impotenza e della prossimità con un gran numero di esplosioni che facevano tremare la terra. Terzo, quando condotto per un periodo di tempo sufficiente, che era spesso misurato in settimane, il bombardamento di una data fortificazione portava invariabilmente o alla ritirata dei suoi difensori o alla loro resa.

Possiamo avere un’idea della portata dei bombardamenti russi nell’est dell’Ucraina confrontando la contesa per la città di Popasna (18 marzo – 7 maggio 2022) con la battaglia di Iwo Jima (19 febbraio – 26 marzo 1945). A Iwo Jima, i marines americani combatterono per cinque settimane per annientare i difensori di otto miglia quadrate di terreno abilmente fortificato. A Popasna, i cannonieri russi hanno bombardato i sistemi di trincea costruiti nei crinali e nelle gole di un’area simile per otto settimane, prima che la leadership ucraina decidesse di ritirare le sue forze dalla città.

La cattura di intere aree da parte dell’artiglieria, a sua volta, ha contribuito alla creazione degli accerchiamenti che i russi chiamano “calderoni” (kotly). Come molto della teoria militare russa, questo concetto si basa su un’idea presa in prestito dalla tradizione tedesca della guerra di manovra: il “calderone di battaglia” (Schlachtkessel). Tuttavia, mentre i tedeschi cercavano di creare e sfruttare i loro calderoni il più rapidamente possibile, i calderoni russi possono essere o rapidi e sorprendenti o lenti e apparentemente ineluttabili. In effetti, le offensive sovietiche di successo della seconda guerra mondiale, come quella che portò alla distruzione della sesta armata tedesca a Stalingrado, fecero ampio uso di calderoni di entrambi i tipi.

La libertà dall’urgenza di creare calderoni il più rapidamente possibile ha sollevato i russi che combattevano nell’Ucraina orientale dalla necessità di mantenere per forza un particolare pezzo di terra. Pertanto, di fronte a un attacco ucraino ben determinato, i russi spesso ritiravano i loro carri armati e le loro unità di fanteria dal terreno conteso. In questo modo, sia riducevano il pericolo per le proprie truppe, sia creavano delle situazioni, per quanto brevi, in cui gli attaccanti ucraini dovevano affrontare proiettili e razzi russi senza il beneficio di un riparo. Per mettere le cose in un altro modo, i russi considerano tali “bombardamenti a ripetizione” non semplicemente come un uso accettabile degli armamenti, ma anche come un’opportunità di infliggere ulteriori vittime impegnandosi in un “cospicuo consumo” di munizioni di artiglieria.

Nella primavera del 1917 le forze tedesche sul fronte occidentale usarono tattiche simili per creare situazioni in cui le truppe francesi che avanzavano lungo i pendii posteriori dei crinali conquistati di recente venivano colte all’aperto dal fuoco dell’artiglieria da campo e delle mitragliatrici. L’effetto di questa esperienza sul morale francese fu tale che i fanti in cinquanta divisioni francesi si impegnarono in atti di “indisciplina collettiva”, il cui motto era “terremo le posizioni, ma ci rifiutiamo di attaccare”. [7] (Nel maggio del 2022 sono apparsi su Internet diversi video in cui persone che affermavano di essere soldati ucraini che combattevano nella regione del Donbass spiegavano che, pur essendo disposti a difendere le loro posizioni, avevano deciso di disobbedire a qualsiasi ordine che richiedesse loro di avanzare.)

Risolvere il paradosso

Nei primi giorni del dibattito sulla guerra di manovra, i maneuverist spesso presentavano la loro filosofia preferita come l’opposto logico della “guerra d’attrito/potenza di fuoco”. In verità, già nel 2013 gli autori anonimi delle “Lettere Attrizioniste” usavano questa dicotomia come argomento a sostegno della loro critica delle pratiche in contrasto con lo spirito della guerra di manovra. Nelle campagne russe in Ucraina, tuttavia, una serie di operazioni fatte principalmente di movimento si integrava a un’altra costituita principalmente da cannoneggiamento.

Un modo per risolvere questo apparente paradosso è caratterizzare i raid delle prime cinque settimane di guerra come un grande inganno che, pur funzionando poco in termini di distruzione diretta, ha reso possibile il successivo logoramento delle forze armate ucraine. In particolare, la minaccia rappresentata dalle incursioni ha ritardato il movimento delle forze ucraine nel teatro principale della guerra fino a quando i russi non avessero schierato le unità di artiglieria, messo in sicurezza la rete di trasporto e accumulato le scorte di munizioni necessarie per condurre una lunga serie di grandi bombardamenti. Questo ritardo ha assicurato anche che, quando gli ucraini hanno dispiegato ulteriori formazioni nella regione del Donbass, il movimento di queste forze e delle forniture necessarie per sostenerle è stato reso molto più difficile dalla rovina operata sulla rete ferroviaria ucraina da missili guidati a lunga gittata. In altre parole, i russi hanno condotto una breve campagna di manovra nel nord per preparare il terreno per una campagna di logoramento più lunga e sostanzialmente più importante nell’est.

Il netto contrasto tra i differenti tipi di guerra condotta dalle forze russe nelle diverse parti dell’Ucraina ha rafforzato il messaggio al centro delle operazioni di informazione russe. Fin dall’inizio, la propaganda russa ha insistito sul fatto che la “operazione militare speciale” in Ucraina serviva a tre scopi: la protezione dei due proto-stati filo-russi, la “smilitarizzazione” e la “denazificazione”. Tutti e tre questi obiettivi richiedevano di infliggere pesanti perdite alle formazioni ucraine che combattevano nel Donbass. Nessuno di questi obiettivi, tuttavia, dipendeva dall’occupazione di parti dell’Ucraina in cui la stragrande maggioranza delle persone parlava la lingua ucraina, abbracciava un’identità etnica ucraina e sosteneva lo stato ucraino. In effetti, l’occupazione prolungata di tali luoghi da parte delle forze russe avrebbe sostenuto l’argomento che la Russia stesse cercando di conquistare tutta l’Ucraina.

La campagna russa nel sud era al servizio di obiettivi politici diretti. Cioè è servita a incorporare territori abitati da un gran numero di persone di etnia russa nel “mondo russo”. Allo stesso tempo, la rapida occupazione di città come Kherson e Melitopol ha accresciuto il potere ingannevole delle operazioni condotte nel nord, avanzando la possibilità che le colonne su entrambi i lati di Kiev potessero tentare di fare lo stesso con città come Chernihiv e Zhytomyr. Allo stesso modo, le incursioni condotte a nord di Kherson potevano far pensare che i russi potessero tentare l’occupazione di altre città, la più importante delle quali era Odessa. [8]

Missili guidati

Il programma russo di attacchi missilistici guidati, condotto parallelamente alle tre campagne di terra, ha creato una serie di effetti sul piano morale favorevoli allo sforzo bellico russo. Il più importante di questi derivava dal contenimento dei danni collaterali, non solo per la straordinaria precisione delle armi utilizzate, ma anche per la scelta oculata dei bersagli. Pertanto, i nemici della Russia hanno avuto difficoltà a caratterizzare gli attacchi contro depositi di carburante e munizioni, necessariamente situati a una certa distanza dai luoghi in cui vivevano e lavoravano i civili, come qualcosa di diverso da attacchi alle installazioni militari.

Allo stesso modo, l’impegno russo a interrompere il traffico nel sistema ferroviario ucraino avrebbe potuto includere attacchi contro le centrali elettriche che forniscono elettricità sia alle comunità civili che ai treni. Tali attacchi, tuttavia, avrebbero provocato molte perdite di vite umane tra i lavoratori di quegli impianti come anche molte sofferenze nei luoghi che sarebbero rimasti senza corrente. Invece, i russi hanno scelto di dirigere i loro missili verso le sottostazioni di trazione, i trasformatori remoti che convertivano l’elettricità dalla rete generale nelle forme utilizzate per spostare i treni. [9]

Ci sono stati momenti, tuttavia, in cui attacchi missilistici contro strutture a “doppio uso” hanno dato l’impressione che i russi avessero, in effetti, preso di mira strutture puramente civili. L’esempio più eclatante di tale errore è stato l’attacco, compiuto il 1° marzo 2022, alla torre principale della televisione a Kiev. Indipendentemente dal fatto che ci fosse o meno del vero nell’affermazione russa secondo cui la torre era stata utilizzata per scopi militari, l’attacco a una struttura iconica che era stata a lungo associata a uno scopo puramente civile ha pesato molto nel ridurre i vantaggi raggiunti dalla politica russa complessiva limitando gli attacchi missilistici a chiari obiettivi militari.

La sfida

Le tre campagne di terra condotte dai russi in Ucraina nel 2022 devono molto ai modelli tradizionali. Allo stesso tempo, il programma di attacchi missilistici ha sfruttato una capacità a dir poco rivoluzionaria. Che fossero nuovi o vecchi, tuttavia, questi sforzi combinati sono stati condotti in un modo che ha dimostrato un profondo apprezzamento per tutti e tre gli schemi con cui vengono condotte le guerre. Cioè, i russi raramente hanno dimenticato che, oltre ad essere una battaglia sul piano fisico, la guerra è anche una sfida sul piano mentale, oltre che una  questione morale.

L’invasione russa dell’Ucraina potrebbe segnare l’inizio di una nuova guerra fredda, una “lunga lotta crepuscolare” paragonabile a quella che si è conclusa con il crollo dell’impero sovietico più di tre decenni fa. Se è così, allora ci troveremo di fronte a un avversario che, pur attingendo molto dal valore della tradizione militare sovietica, si è affrancato sia dalla brutalità insita nell’eredità di Lenin sia dai paraocchi imposti dal marxismo. Ciò sarebbe anche peggio, perché potremmo trovarci a combattere i discepoli di John R. Boyd.

Note

[1] Headquarters Marine Corps, MCWP 3-43.1, Raid Operations (Washington, DC: 1993).

[2] Per l’adozione del concetto di “raid” da parte dell’esercito russo della fine del diciannovesimo secolo, cfr Karl Kraft von Hohenlobe-Ingelfingem (Neville Lloyd Walford, translator), Letters on Cavalry, (London: E. Stanford, 1893); e Frederick Chenevix Trench, Cavalry in Modern Wars, (London: Keegan, Paul, Trench, and Company, 1884).

[3] Per un breve resoconto del reyd guidato da Alexander Chernyshev, cfr Michael Adams, Napoleon and Russia, (London: Bloomsbury, 2006).

[4] John Reed and Polina Ivanova, “Residents of Ukraine’s Fallen Cities Regroup under Russian Occupation,” The Financial Times, (March 2022), disponibile al sito https://www.ft.com.

[5] David M. Glantz, “Excerpts on Soviet 1938-40 Operations from The History of Warfare, Military Art, and Military Science, a 1977 Textbook of the Military Academy of the General Staff of the USSR Armed Forces,” The Journal of Slavic Military Studies, (Milton Park: Routledge, March 1993).

[6] Il classico lavoro sugli ammutinamenti francesi del 1917 è Richard M. Watt, Dare Call It Treason, (New York, NY: Simon and Schuster, 1963).

[7] Michael Schwirtz, “Anxiety Grows in Odessa as Russians Advance in Southern Ukraine,” The New York Times, (March 2022), disponibile al sito https://www.nytimes.com.

[8] Staff, “Russia Bombs Five Railway Stations in Central and Western Ukraine,” The Guardian, (April 2022), disponibile al sito https://www.the-guardian.com.

[9] Per un esempio delle tante storie che hanno caratterizzato il bombardamento della torre della televisione del 1 marzo 2022 come attacco alle infrastrutture civili, cfr. Abraham Mashie, ”US Air Force Discusses Tactics with Ukrainian Air Force as Russian Advance Stalls,” Air Force Magazine, (March 2022), disponibile al sito https://www.airforcemag.com.

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