Il 4 novembre 2020, l’esercito di Addis Abeba, sostenuto delle forze eritree e da mercenari di Ahmara, hanno attaccato ed occupato la regione del Tigray, a seguito di elezioni democratiche mai riconosciute dal capo del governo etiope, Abiy Ahmed che avevano visto vincere il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrai, (FPLT) formazione politica e di resistenza rappresentante della comunità tigrina.
Il premier Abiy Ahmed, insignito del premio Nobel per la Pace, un premio non meritato, ha dato il via libera a un’offensiva militare in tutta la regione del Tigrai per reprimere chi chiedeva e chiede il rispetto dei diritti sociali, economici e politici, cioè i diritti umani fondamentali.
La violenza e la crudeltà dell’esercito governativo e i suoi alleati è devastate, la volontà di distruzione è totale, vengono colpite e distrutte le strutture sanitarie, gli ospedali, gli acquedotti, le scuole, le infrastrutture per l’energia elettrica e le comunicazioni telefoniche e digitali. Sono oltre 500000mila le vittime di guerra, civili disarmati, anziani, donne e bambini bombardati con l’aviazione e l’uso di droni, torture, arresti illegali, violenze di ogni tipo contro chi sostiene e aiuta la resistenza del Tigray.
In 24 mesi il numero delle persone perseguitate e fuggite dal regime dittatoriale e repressivo sono circa 9milioni.
La violenza guidata da Abiy Ahmed e dal governo etiope è un lungo elenco di distruzioni e di saccheggi, siti archeologici come il tempio di Yeha, risalente al 700 a.C. la chiesa di Maryam Dengelat, il monastero trecentesco di Dabra Abbay, quello di Dabra Dammo, e la cattedrale di Santa Maria ad Axum, città nella lista Unesco, la chiesa che contine, secondo i cristiani ortodossi etiopi, l’Arca dell’alleanza. Portata nel Tigrai da Menelik, figlio di Salomone e della Regina di Saba dopo la distruzione del tempio di Salomone nel 587 a.C. Molti esperti hanno denunciato il furto e la vendita all’estero di importanti opere e manufatti derubati nella regione del Tigrai.
La strategia militare etiope e dei suoi alleati, ha registrato alcuni successi militari ma la resistenza dei tigrini non si è fatta attendere e con un’ampia controffensiva, hanno prima respinto l’esercito etiope, poi riconquistato le città di Macallé, Dessie e Kombolchoa fino ad arrivare a pochi kilometri dalla capitale Addis Abeba. La disfatta dell’esercito governativo, culminata da un rapido ritiro, ha prodotto profonde preoccupazioni a livello internazionale, continuare il conflitto in quel momento per Addis Abeba e Abiy Ahmed poteva segnare la fine del governo e della sua dittatura. Le pressioni internazionali giungono ad una proposta di cessate il fuoco da parte del governo etiope. Ma era una soluzione non umanitaria ma politica strategica-militare, l’obiettivo era fermare l’offensiva del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrai. Nonostante la richiesta da parte dei referenti del FPLT, di attivare dei corridoi umanitari durante il cessate il fuoco, l’esercito governativo ha sistematicamente violato la finta tregua umanitaria, riprendendo le violenze nell’intera regione del Tigrai. In soccorso del governo etiope, indebolito militarmente, ci sono molti paesi occidentali inclusa l’Italia. Giungono ad Addis Abeba nuovi armamenti, armi altamente tecnologiche e letali come i droni utilizzati nei bombardamenti contro i civili, costringendo ad un ripiegamento sulle montagne la resistenza del Tigrai. L’intera regione è oggi completamente accerchiata, non è possibile uscire ed entrare e dopo 24 mesi non sono arrivati gli aiuti umanitari, 6milioni di donne, bambini ed anziani, non ricevono acqua, cibo e medicine, sono isolati dal mondo, è una catastrofe umanitaria. Il governo etiope guidato da Abiy Ahmed è colpevole di crimini di guerra ma a oggi la comunità internazionale guarda in altre direzioni, in quella regione non esiste alcun diritto internazionale. Anche nei media la tragedia del popolo Tigrai non genera alcun interesse e chi è convinto che la causa sia il conflitto attuale tra Russia ed Ucraina, dominante nei media mondiali, dice una bugia grande come una casa.
Il conflitto supera i confini della regione del Tigrai e arriva nelle regioni di Metekel, Kamashi, Asosa ed Eat Wollega, tutte aree dell’Etiopia occidentale, violenze e combattimenti sono quotidiani ma è molto difficile avere notizie dettagliate. Il governo etiope non perde l’occasione di scaricare tutte le responsabilità accusando il FPLT degli attacchi militari e di preparare un piano per continuare il conflitto.
La verità è un’altra, il governo etiope, non vuole riconosce politicamente il FPLT come interlocutore e in questo modo rifiuta puntualmente ogni forma democratica ed ogni tentativo di ricerca per una soluzione del conflitto. il 24 marzo del 2022, ha dichiarato una nuova tregua umanitaria a tempo indeterminato con effetto immediato nella regione settentrionale del Tigrai. Le autorità regionali del FPLT hanno accolto positivamente ma non senza sospetti, in merito ad altri tentativi simili, chiedono nuovamente e prioritariamente di far entrare gli aiuti per salvare la popolazione allo stremo. Non abbiamo conferme in merito a convogli umanitari dell’Onu e neanche di aiuti umanitari inviati, come promesso, dal governo etiope, l’unico sostegno è quello dei cittadini del Tigrai residenti in altri stati come la comunità tigrina presente in Italia. Il comportamento delle autorità di Addis Abeba non sembra fare un passo concreto verso la pace, nessun accordo è stato rispettato, come la richiesta di scarcerazione di prigionieri politici, mentre la crisi alimentare continua ad affamare la popolazione della regione del Tigrai. Nulla è cambiato dal 24 marzo 2022.
Ad oggi, non esistono cifre ufficiali sul numero di vittime, ma il blocco degli aiuti umanitari e il blackout energetico e comunicativo, oltre alla distruzione del 94% delle strutture sanitarie, dei raccolti e del bestiame, effettuato dall’esercito etiope e dalle truppe eritree è confermato da più fonti sanitarie locali. La crisi umanitaria è una terribile realtà, il numero degli profughi è di oltre 3 milioni, mentre almeno 6 milioni di abitanti del Tigrai e delle regioni limitrofe hanno bisogno di aiuti immediati. Le atrocità commesse contro i civili dall’esercito etiope, dalle truppe alleate di Asmara e dalle milizie afar nei territori occupati e limitrofi, sono confermate anche da David Satterfield, osservatore speciale inviato dagli USA, poi costretto a dimettersi per la palese incapacità politica degli Usa ad agire nel Corno d’Africa. Migliaia di donne etiopi di ogni età sono state stuprate e civili inermi uccisi mentre non si conosce il numero dei prigionieri politici e le incarcerazioni illegali. L’Onu ha denunciano il blocco del Tigrai ad opera del governo etiope e proprio in queste ore, mentre scriviamo, dall’ONU viene confermata la notizia dell’invio di 500 automezzi per gli aiuti umanitari, se vera e questo convoglio supera il blocco del governo etiope sarà un piccolo sollievo per la popolazione del Tigrai ma con pazienza attendiamo le conferme direttamente da chi vive nella regione. Il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ex ministro degli esteri etiope, ha descritto la situazione come “catastrofica” e ha accusato il governo etiope di ostacolare, il passaggio degli aiuti umanitari.
Come già avvenuto in precedenti occasioni, i leader tigrini si sono impegnati ad attuare una cessazione delle ostilità ma chiedendo sempre, alle autorità etiopi di accelerare la consegna degli aiuti di emergenza, liberare i prigionieri politici e mettere fine all’aggressione.
I media scelgono di raccontare il mondo condizionati da interessi economici e politici ma la solidarietà, il sostegno alla lotta di resistenza del popolo del Tigrai, lentamente si presenta al mondo, con dignità, coraggio e determinazione, nelle piazze europee, nelle città italiane come l’evento del 29 maggio in Toscana a Carrara. Centinaia di uomini, donne e bambini appartenenti alla comunità del popolo tigrino presente in Italia, con la partecipazione di associazioni, movimenti e singoli cittadini hanno costruito un dialogo di amicizia e solidarietà. La pioggia è stata sconfitta dalla voglia di vivere questa giornata e la mattinata è stata caratterizzata da una grande battaglia ma in questo caso di solidarietà, i Tigrini di Udine, di Milano, di Bologna e di Roma si sono battuti in un’asta di solidarietà. L’opera all’asta è importante, è un ritratto unico di una partigiana del Tigrai, conosciuta e ricordata come “Buongiorno”, l’artista che ha firmato il ritratto è Alem, tigrina residente a Carrara da diversi anni.
Arte, pittura e il teatro, per raccontare l’orrore dell’aggressione del governo etiope nei confronti del popolo tigrino mai piegato dalla bruta forza militare e dalla dittatura assassina del governo etiope. La resistenza vincerà anche con i colori e gli abiti tradizionali che hanno trasformato la piazza del Duomo di Carrara in un bellissimo giardino del Tigrai, forse per qualche ora le paure sono state allontanate.
Una danza armoniosa accompagnata dal ritmo dei tamburi, in primo piano la donna tigrina nella sua quotidianità, cura la terra, i figli, alla ricerca di cibo, vittima di guerra e della violenza degli uomini del dittatore, impegnata a resistere e combattere l’aggressore, malvagio e privo di ogni sentimento umano. Lo sfondo con i marmi bianchi, rubati, alle montagne di Carrara e la piazza del Duomo, il proscenio di un teatro di strada, espressione della voglia ed il desiderio di vivere in pace ed in armonia con il mondo intero.
Non poteva mancare la partecipazione e il coinvolgimento del pubblico, a differenza della mattina, ha smesso di ridere, di gioire, di essere rumoroso, ora è silenzioso, attento, come a seguire una liturgia sacra, immobile e intento a vivere ogni emozione provocata dalle figure delle danzatrici. E Alem, dopo essersi liberata da una grande cartellone di carta, per cui sono incise parole importanti, raccoglie una estremità di una corda e mentre lentamente si allontana dal cerchio, sempre in silenzio, alternandosi ed a distanza di pochi centimetri, tutte le persone presenti afferrano la corda e lentamente si avviano per un percorso a tutti ignoto. 300 metri di tessuto colorato e intrecciato, tengono unite oltre 300 persone, in silenzio, in ordine e lentamente la piazza del Duomo di Carrara ritorna ad essere quella di sempre.
Tra le vie e le piazze, alcuni cittadini chiedono cosa stesse accedendo e con una mano prendono la corda e iniziano a camminare lentamente.
A pochi metri si nota una piccola folla, un folto gruppo di cittadini prima spettatori al teatro ora visitano una mostra fotografica, l’autore è Alessandra, ritrae Alem in una atmosfera di tradizioni popolari, per molti poco conosciute e Lei con pazienza e con il suo sorriso unico è sempre disponibile a rispondere ad ogni domanda e curiosità espressa dai presenti.
La giornata è purtroppo giunta alla fine, bisogna ritornare e prepararsi ad un nuovo giorno e pensare ad un altro momento di solidarietà con il popolo del Tigrai.
Le immagini della mostra, le performance teatrali e le foto di questa bella giornata entreranno a fare parte della storia di Carrara e di questo popolo della regione del Tigrai, dignitoso e coraggioso, un’esperienza importante per tutti e un saluto ed un ringraziamento particolare va ad una donna meravigliosa, Alem artista, attrice ma prima di tutto una donna del Tigrai, madre e partigiana per la libertà del suo popolo.
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