di Maria Luisa Visione
Erano banditori e araldi, messaggeri al servizio di altri, pubblici ufficiali addetti alle corti dei sovrani o agli ordini cavallereschi, ad avvisare e a divulgare al popolo una notizia, un avviso importante, informando e richiamando a gran voce tutti su un contenuto di pubblico interesse.
Poi arrivarono le pitture murali, le insegne, le affissioni delle stampe. Mi ha incuriosito l’idea di chi produceva manifesti, tra la fine del diciannovesimo secolo al primo dopoguerra, di poter informare con le immagini ogni passante, integrando la comunicazione dei giornali dell’epoca. Parlando in modo rapido, immediato, persuasivo con un’icona su un muro, rivolta anche a chi non conosceva molto e magari non sapeva leggere.
Poi fu la volta dei cortometraggi in bianco e nero, delle radio, della televisione, e tra alti e bassi, tra fotografie e colori, tra la grafica nuova e diversa di ogni epoca, la cultura del manifesto riuscì comunque a portare l’avanguardia alla massa, anche all’incedere della storia.
Oggi quando sembra che l’informazione sia sempre e comunque alla portata di tutti una notizia senza scadenza, di portata immensa, sceglie proprio la forma del manifesto per parlare a ognuno di noi, come a levare, a voce alta, un appello che dice di non dimenticare. Non dimenticare i diritti e i valori della nostra Costituzione che scrivono la dignità dell’uomo anche nella più buia notte dei tempi.
È il Manifesto dei popoli, sottoscritto a Genova il 27 novembre del 2021, in Piazza della Vittoria, una voce che ha iniziato il suo cammino per richiamare tutti i popoli all’importanza di attuare le rispettive costituzioni, ricordandosi dei diritti inviolabili della persona umana e riappropriandosi delle rispettive sovranità.
Il popolo italiano e il popolo francese, insieme, attraverso la forma di un manifesto comune, hanno elencato dieci punti inamovibili, su cui chiedono a tutti di convergere.
Il primo punto è l’uscita dall’Unione Europea, condizione necessaria per attuare la Costituzione, incompatibile con i Trattati europei. Senza se e senza ma.
Il secondo punto è il recupero della sovranità, in netta contrapposizione con il sistema economico neoliberista, fondato sulla libera concorrenza e sulla competitività, che mette l’intervento dello Stato all’angolo, in nome della libertà del mercato e dell’individualismo.
Il terzo punto è la piena tutela del lavoro e dei diritti sociali ed economici. Diritto al lavoro riconosciuto dall’articolo 4 della Costituzione del 1948 grazie alla Repubblica che lo promuove e lo rende concreto, chiedendo il contributo di ogni cittadino, affinché svolga “secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il cittadino che con il suo lavoro partecipa attivamente alla società.
Il quarto punto è l’inviolabilità della persona umana, come individuo nel rispetto dei suoi diritti e delle sue peculiarità. Il rispetto della persona umana, prima delle differenze economiche, culturali, ideologiche, di genere. Prima di qualsiasi differenza. I diritti inviolabili dell’uomo dell’art. 2 della Costituzione Italiana tutelati dallo Stato sia come singolo che nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità. Diritti per cui è lo Stato che richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Perché l’uomo non è nato per stare da solo, per vivere da solo. L’uomo è nato per essere comunità e socialità.
Facciamo qualche esempio di diritto inviolabile riconosciuto al singolo: il diritto alla vita, all’integrità personale, alla libertà di pensiero. Diritto alla libertà di pensiero che diventa riconosciuto anche quando la persona fa parte di una formazione sociale, consentendole di manifestarlo senza impedimenti e restrizioni. Pensiamo poi al diritto alle tutele giurisdizionali o al diritto di svolgere liberamente attività culturale e politica.
Torniamo al Manifesto dei Popoli; il quinto punto è la tutela e la valorizzazione della persona umana nella sua dimensione sociale. L’attuale povertà educativa derivante dalla povertà economica non tutela i bambini o i giovani nella possibilità di progredire per far parte attivamente della società. La povertà non include, ma esclude.
Il sesto punto è la centralità dello Stato in tema di servizi essenziali e strategici. Pensiamo alla salute, a come, ad esempio, sia fondamentale il ruolo dello Stato nel dirigere la spesa pubblica per avere ospedali in grado di far fronte a situazioni di emergenza inaspettate. Pensiamo a quello che è successo in questi ultimi due anni, dopo tagli effettuati a oltranza per far tornare i conti di bilancio e pensiamo alla condizione di dover scegliere chi curare prima e chi curare dopo, a causa dei posti letto mancanti.
Il settimo punto è la piena libertà di opinione e la garanzia effettiva di un’informazione trasparente e libera. In un mondo in cui si obbliga al pensiero omologato, in cui si lavora per una comunicazione univoca, unidirezionale, allontanando critiche e oscurando teste pensanti.
L’ottavo punto è la tutela e la valorizzazione del territorio e delle sue comunità, delle sue specificità e tradizioni. La salvaguardia delle nostre bellezze architettoniche e naturali, dell’arte. La difesa dell’eccellenza italiana nel settore alimentare e vinicolo, della produzione made in Italy, delle botteghe artigiane che caratterizzano strade e borghi unici al mondo.
Il nono punto è il primato assoluto dell’uomo rispetto agli strumenti digitali. La digitalizzazione è uno strumento a servizio dell’uomo per costruire una migliore qualità della vita.
Il decimo e ultimo punto è il piano ecologico ed energetico al servizio dello sviluppo e del benessere delle comunità e dei cittadini. Pieno rispetto dell’ambiente, dunque, e utilizzo appropriato delle risorse naturali per consentire l’evoluzione, lasciando un mondo migliore e non peggiore a chi verrà dopo di noi.
Come cosa condividere
La realizzazione dell’iniziativa per il popolo italiano è a firma di due associazioni, MMT Italia e Eredità e Memoria 1948.
La sfida è unirsi tutti insieme, se i dieci punti rappresentano il modello socioeconomico che vogliamo realizzare, per diventare una voce unica e potente. Un popolo compatto che di fronte al futuro ha la forza e il coraggio di non dimenticare che, sopra a ogni cosa, ci sono i diritti inviolabili della nostra Costituzione.
La raccolta di ogni voce è già partita sul sito www.italiacnl.it dove si trovano i dettagli e si può, da subito, partecipare, sottoscrivendo i dieci punti.
L’idea di un sistema economico sociale in cui è la persona che conta, non il mercato, che difende la piena occupazione e i diritti dei più fragili, viene portata avanti anche in Francia. E sta partendo in altri Paesi.
Un passo ancora lento, ma deciso, che lascia traccia.
Un passo d’avanguardia, come lo è sempre un manifesto, che nella sua immagine, riesce a dire tutto ciò che serve. Per arrivare a tutti, oltre qualsiasi differenza.
Ottimo, in linea con quanto proposto anche da noi:
https://coalizioneliberazionenazionale.wordpress.com/2021/07/26/appello-per-una-coalizione-per-la-liberazione-nazionale/
Avanti così. Resistenza!