Colloqui di pace difficili ma bisogna provarci e continuare

Complicazioni nella miniera di Yunkom, a Donetsk

Miniera di Yunkom

I negoziati in situazioni del genere sono complicati, ma è positivo che vengano programmati continuamente fino alla fine delle ostilità. Dal primo giorno, ora le dichiarazioni di entrambi i leader possiamo considerarle il punto di partenza e dobbiamo dare fiducia anche per un cambio di posizione.

Le parti in conflitto se vogliono raggiungere un accordo devono convergere su qualche punto, condiziona molto l’andamento delle operazioni militari, il numero dei morti e gli aiuti economici. Sul tavolo ci sono diverse richieste, dal cambio di regime al riconoscimento, il primo sembra impossibile da risolvere in un colloquio di pace mentre per i riconoscimenti dell’annessione della Crimea, l’indipendenza delle Repubbliche popolare, e ovviamente la neutralità della NATO possono essere discussi e risolti durante i colloqui di pace.

Alla delegazione Ucraina, il cambio di regime è un punto di rottura del negoziato è il punto più difficile da negoziare. La durata delle operazioni militari sono un segnale negativo su vari aspetti, incluso la politica interna di Putin, in questo, le sanzioni potrebbero alimentare una opposizione interna. Quelle già in atto possono essere efficaci? E’ necessario vararne altre? Ed in quanto tempo si potranno misurare gli effetti delle misure già in atto?

A questo domanda giornali tv internet abbonda di consulenti esperti, semplifichiamo, sul breve periodo non saranno efficaci, su lungo periodo possiamo solo aspettare per fare eventuali analisi.

Questo stesso effetto ricadrà sull’economia degli Stati membri NATO ed europei più deboli, già da tempo importatori di fonti energetiche russe, il gas ad esempio per la Germania e per l’Italia, nessuno dei paesi ha oggi smesso di ricevere il gas o il petrolio russo, neanche gli USA che in misure contenuto lo preferiscono, perchè costa di meno e di migliore qualità. L’ipotesi di una opposizione interna a Putin è possibile ma ad oggi non esistono elementi politici concreti.

Allo stesso modo è difficile valutare o fare considerazioni sulle nuove alleanze in asia, in questi ultimi anni Putin ha guardato verso l’oriente, verso l’Asia, la Cina principalmente. Ci sono segnali precisi emersi anche durante l’ultima riunione del Consiglio delle Organizzazioni Unite, i paesi che si sono astenuti, Cina, India, Pakistan possono disegnare una nuova alleanza in asia e formando una potenza economica ma anche militare unica al mondo.

Mentre si fa la guerra qualcuno tratta la pace ed a muoversi sono i falchi e le colombe, possiamo solo aspettare gli eventi, non c’è nulla da fare e possono essere completamente errate le analisi, infatti c’è molta autocritica tra i vari esperti di geopolitica, dato che negli ultimi mesi hanno diffuso analisi errate.

Nono giorno di guerra, oltre un milione di profughi, operazioni militari estese su quasi tutto il territorio dell’Ucraina il bilancio delle vittime civili, una stima non ufficiale è pari a 1000 morti.

Siamo consapevoli dei rischi su questo territorio per la presenza di numerose centrali nucleari e laboratori biologici, ci siamo andati molto vicini al rischio nucleare con le cannonate alla centrale di Zaporizhia colpita, fortunatamente con esiti lievi ma quali garanzie abbiamo del contrario? La stampa ed i media ci raccontano sempre la verità?

Il rischio nucleare è maledettamente serio, sono già in atto gravi complicazioni nella miniera di Yunkom, a Donetsk. Nel 1979 in quell’area sono stati eseguiti dei test nucleari sotterranei. Nel punto dell’esplosione si è creata una ampolla vetrificata di radioattività ed è necessario estrarre l’acqua ma da più fonti confermano le frequenti interruzione di energia elettrica con il rischio di allagamento nella camera vetrata e le acque, con un basso livello di radioattività sarebbero già entrate nelle acque dolci e potrebbero arrivare al Mar d’Azov e nel Mar Nero.

 

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