Il cosiddetto “nucleare civile” e’ davvero “civile”?

Ci serve o non ci serve il nucleare militare?

Centrale nucleare in costruzione

di Cristian Buselli

Nel nostro paese, da qualche anno, esponenti del mondo industriale, della politica e delle istituzioni propongono in modo sempre piu’ insistente la reintroduzione in Italia di quella che viene spesso genericamente definita la “tecnologia nucleare”.

Per essere piu’ precisi, nel trattare l’argomento si fa solitamente distinzione fra “tecnologia nucleare militare” e “tecnologia nucleare civile”, a seconda del fatto che le finalita’ ultime del suo impiego siano, rispettivamente, produrre materiale bellico oppure, almeno ufficialmente, produrre energia. Precisare “almeno ufficialmente” nel secondo caso e’ d’obbligo: perche’, come verra’ illustrato nel seguito, esistono importanti ragioni per mettere in dubbio che il vero scopo della tecnologia nucleare civile sia realmente produrre energia.

I COSTI UFFICIALI

Nell’illustrare queste ragioni, cominciamo col considerare l’aspetto dei costi. L’energia prodotta con la tecnologia nucleare e’ ufficialmente presentata dai nuclearisti come energia a basso costo. Ma, per chiarezza, si puo’ anticipare subito (verra’ spiegato come e perche’ nel seguito) che il costo appare basso solo perche’ i nuclearisti lo minimizzano, conteggiando unicamente i costi diretti, cioe’ quelli che la legge obbliga ad iscrivere ufficialmente a bilancio, facendo il possibile per non tenere conto di tutti gli incidenti che accadono, comportando i costi aggiuntivi che deriverebbero dal risarcimento dei danni a carico di soggetti terzi.

Esistono per la verita’ polizze assicurative che le compagnie titolari della gestione di una centrale nucleare possono stipulare; ma queste polizze servono piu’ a salvare l’apparenza che a risarcire realmente ed equamente tutti i danni causati dalla centrale a soggetti terzi, perche’ nessuna polizza offre una copertura totale contro qualunque genere di danni, anzitutto vista l’entita’ potenzialmente catastrofica degli incidenti piu’ gravi che possono accadere, e secondariamente, visto anche il perdurare dei danni stessi per un numero di anni potenzialmente elevatissimo. La problematica e’ trattata con maggior dettaglio in questo spazio informativo dedicato all’argomento.

https://assicuri.com/2011/03/19/assicurare-il-nucleare-e-possibile/

Inoltre, restando in tema di equi indennizzi, non ho mai capito come si possa quantificare economicamente un equo indennizzo per una persona che, ad esempio, si ammala e muore.

In secondo luogo, anche se si riuscisse a quantificare il valore economico della vita umana, in modo da poter indennizzare in modo equo qualcuno che muore, ed anche se venisse stipulata una una polizza di assicurazione con massimale abbastanza alto, questa non comporterebbe necessariamente l’indennizzo di tutti i danni causati a soggetti terzi dall’attivita’ della centrale nucleare perche’, per motivi che verranno chiariti meglio nel seguito, accorgersi della contaminazione ambientale causata dall’attivita’ di una data centrale nucleare, quantificando esattamente il danno, e poi provare con certezza che il danno sia dovuto all’attivita’ di quella data centrale nucleare, e’ spesso difficilissimo da fare. Per cui, la gestione della centrale nucleare spesso risolve il problema dei danni causati a terzi, o almeno lo minimizza, semplicemente rifiutando di riconoscere la responsabilita’ a proprio carico quando questi danni si verificano, tranne che nei casi eclatanti in cui la responsabilita’ della centrale sia talmente grave ed evidente da permettere a chi tutela le vittime di trovare prove inconfutabili. E questi casi eclatanti non si verificano spesso. Dal punto di vista dei costi ufficiali, questo significa tralasciare del tutto, o almeno minimizzare quanto piu’ possibile, le voci dei costi indiretti piu’ imponenti dell’energia prodotta mediante una centrale nucleare. Costi che, in un modo o nell’altro, si traducono in danni gravissimi all’ambiente e alla salute degli individui, e che comportano molto spesso malattie incurabili ai danni delle persone contaminate; malattie che non di rado si risolvono col decesso prematuro.

COME MAI IL NUCLEARE E’ TANTO NOCIVO

Poniamoci questa domanda: come mai la tecnologia nucleare e’ tanto nociva per le creature viventi?

Per rispondere sinteticamente, la tecnologia nucleare e’ tanto nociva perche’ produce sostanze cosiddette “radioattive”, i cui effetti compromettono alla radice i meccanismi biochimici su cui si basa la Vita stessa. Per rispondere in modo piu’ approfondito occorre porsi altre due domande intermedie.

1) In che modo vengono prodotte le sostanze radioattive?

Le sostanze radioattive vengono prodotte provocando reazioni di tipo nucleare nei materiali che sono impiegati come “combustibile” nelle centrali. Queste reazioni di tipo nucleare, per loro stessa natura, rompono gli equilibri interni ai nuclei atomici dei materiali coinvolti, i quali poi tentano di trovare un nuovo stato di equilibrio, trasformandosi in altre sostanze stabili. Per potersi trasformare, pero’, devono espellere cio’ che nel nuovo stato di equilibrio non gli serve piu’; e lo espellono sotto forma di “radiazioni”, che consistono principalmente in particelle subatomiche ed onde elettromagnetiche di tipo gamma, ad altissima energia.

2) Quali caratteristiche principali hanno queste “radiazioni”?

Queste “radiazioni”, o “emissioni radioattive”, hanno una capacita’ di penetrazione altissima attraverso la materia circostante, possono essere fermate da spesse lastre di piombo, e per il loro stoccaggio richiedono contenitori di piombo con pareti spesse parecchi centimetri. Inoltre le radiazioni, se investono materiali non radioattivi, li contaminano, ossia riescono a rendere anch’essi radioattivi.

Ora e’ possibile spiegare in modo piu’ approfondito perche’ la tecnologia nucleare sia tanto nociva per le crerature viventi.

Le radiazioni, in dosi non minime, fanno ammalare o uccidono tutta la materia vivente che riescono a contaminare, perche’ la materia vivente e’ costituita da molecole organiche molto complesse, che sono anche molto delicate: perche’ funzionano grazie a un delicato equilibrio di forze di legame fra gli atomi da cui sono composte. Le forze di legame nelle molecole organiche dipendono dall’energia posseduta dai singoli atomi, ed in particolare dai loro “elettroni di legame”.

Orbene: le radiazioni trasmettono caoticamente energia agli atomi degli organismi viventi, e quindi sballano i delicati equilibri di legami chimici che permettono alle molecole organiche di funzionare correttamente (l’espressione comunemente usata per riferirsi alle radiazioni in grado di nuocere in questo modo alla materia vivente e’ “radiazioni ionizzanti”: dato che in questo articolo non si parla di radiazioni di altro tipo, per brevita’ viene usato semplicemente il termine “radiazioni”). Per questo le radiazioni, in dosi non minime, fanno ammalare o uccidono la materia vivente. E, attenzione: anche dosi minime comportano sempre e comunque un rischio per la salute (come ci viene spiegato anche quando facciamo una semplice radiografia).

Per quanto tempo le sostanze radioattive rimangono pericolose? Le sostanze radioattive prodotte dalle reazioni nucleari in centrale emettono radiazioni pericolose anche per decine di migliaia di anni. Il plutonio stesso, ad esempio, rimane pericolosamente radioattivo per circa ventiquattromila anni. E tutti i materiali radioattivi, finche’ la loro radioattivita’ non e’ praticamente cessata, sono altamente pericolosi e hanno bisogno di essere stoccati nei suddetti contenitori di piombo ermetici con le pareti spesse diversi centimetri per risultare innocui.

Altrimenti fanno ammalare e uccidono le creature viventi, non solamente per contatto fisico, ma anche per semplice esposizione alle radiazioni emesse. Questo rende i materiali radioattivi le sostanze piu’ incompatibili con la Vita che si possa immaginare.

E, siccome la produzione di energia con tecnologia nucleare si basa appunto sul far avvenire reazioni nucleari nei materiali usati come combustibile, tale industria non puo’ fare a meno di produrre queste sostanze radioattive ed incompatibili con la Vita all’interno di un reattore nucleare, sostanze che e’ poi obbligatorio, come detto, stoccare per migliaia di anni (riflettiamoci su: per migliaia di anni!) in contenitori di piombo dalle pareti spesse diversi centimetri, per evitare che possano nuocere alle creature viventi.

I VERI COSTI DEL NUCLEARE: DISASTRI, DECESSI ED INGANNI

Dopo questa parentesi si puo’ tornare all’aspetto dei costi e spiegare quanto preannunciato, ossia che i costi appaiono bassi solo perche’ vengono minimizzati.

Qual’e’ il costo per stoccare in questo modo tutti i materiali che emettono radiazioni per un periodo di tempo di decine di migliaia di anni? Notare bene: oltre a dover stoccare le sostanze radioattive massicce prodotte dalla reazione nucleare, occorre stoccare anche tutti i materiali contaminati, ossia materiali che contengono anche solo tracce residue di sostanze radioattive, oppure divenuti a loro volta radioattivi solo per il fatto di essere stati colpiti dalle radiazioni. Ecco perche’ i volumi di materiale da stoccare diventano enormi.

Se si dovesse fare le cose per bene, i costi sarebbero altissimi. Anche se tutto fila liscio.

Ma non sempre tutto fila liscio, e non sempre le cose sono fatte per bene.

Le centrali nucleari possono liberarsi delle scorie radioattive, assieme ad ogni responsabilita’ connessa, cedendole per cifre non esorbitanti ad aziende di smaltimento, anche poco limpide. Poco limpide perche’, a volte, dietro le aziende di smaltimento ci sono organizzazioni mafiose che prendono in carico i fusti di scorie radioattive e, per liberarsene, li interrano ovunque possono;

https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/rifiuti-radioattivi-traffici-e-gestione-illecita-il-nuovo-report-di-legambiente/

oppure, ci riempiono una nave che poi portano al largo ed affondano.

https://noecomafia.legambiente.it/le-navi-dei-veleni/

Il problema e’ molto grande perche’ e’ molto grande il quantitativo di scorie da smaltire.

https://energiaoltre.it/francia-scorie-nucleari/

https://www.lifegate.it/la-francia-sommersa-dai-rifiuti-radioattivi-triplicheranno-entro-il-2080

Pur di liberarsi delle scorie piu’ pericolose si ricorre anche ai giochi di prestigio: ad esempio, dei fusti di rifiuti nucleari italiani sono stati presi in carico da alcuni paesi esteri per essere “processati” (come se l’Italia non avesse avuto tutte le tecnologie per farlo in casa propria) ed esserci successivamente restituiti: in pratica, visto come funziona il gioco della patata bollente delle scorie nucleari e, vista anche la totale incapacita’ dell’Italia nel difendere i propri interessi nazionali, c’e’ da scommettere che abbiamo esportato fusti pieni di rifiuti nucleari a bassa pericolosita’, ma invece ci torneranno indietro fusti contenenti rifiuti nucleari ad altissima pericolosita’. Chi aprira’ i fusti per verificare cosa c’e’ dentro, al loro ritorno in Italia? Ne conosceremo il vero contenuto solo quando si spaccheranno. Possibile che in Italia siamo cosi’ fessi da permettere a paesi esteri di decidere cosa debba essere contenuto dentro i fusti di rifiuti radioattivi che poi dobbiamo tenerci noi in casa?

E purtroppo, la gestione criminale dei rifiuti radioattivi non e’ opera solo di organizzazioni clandestine: esistono anche nuclearisti per nulla clandestini che contemplano o applicano metodi di smaltimento delle scorie radioattive che non possono essere considerati ne’ etici ne’ sicuri. Ad esempio, come sara’ illustrato nel prossimo articolo, esistono nuclearisti che sostengono che sia possibile “neutralizzare” le scorie radioattive.

Siccome le radiazioni servono alla materia prodotta dalle reazioni nucleari per ritrovare l’equilibrio, non e’ possibile in nessun modo arrestare le radiazioni, ne’ ridurne la durata. L’evoluzione dei prodotti di reazione verso un nuovo stato di equilibrio deve fare il suo corso naturale. Allora, cosa intendono dire praticamente i nuclearisti quando parlano di “neutralizzare” le scorie radioattive?

Intendono dire, praticamente, diluire le scorie radioattive usando come diluitore l’ambiente. Si, l’ambiente. Per esempio, se un litro di acqua radioattiva la disperdo in un milione di litri di acqua non radioattiva, ne abbasso la radioattivita’ di un milione di volte. Si, ma la spalmo su una porzione di acqua che fa parte dell’ambiente, ed e’ un milione di volte piu’ grande. Lo stesso discorso vale ad esempio per il cemento radioattivo proveniente da centrali nucleari smantellate: lo si sbriciola, lo si disperde in una massa di cemento un milione di volte maggiore, e cosi’ facendo si riduce la radioattivita’ di un milione di volte. E vale anche per i minerali radioattivi ottenuti come prodotto di scarto dell’estrazione mineraria dell’uranio: dato che, a vederli, sembrano normali rifiuti minerari, li si puo’ mescolare a quantitativi molto piu’ grandi di rifiuti minerari non radioattivi, in modo da ridurne la radioattivita’, volendo, fino a livelli che si misurano appena. Ma, volendo, anche a livelli un po’ piu alti, per fare prima. Piu’ alti di quanto? Si vedra’ nel prossimo articolo. Comunque, i milioni di metri cubi di materiali cosi’ ottenuti, ovviamente non si possono far sparire nel nulla. Spesso vengono usati come materiali di riempimento, da interrare nel sottosuolo di aree al cui interno sia possibile scavare e ricoprire senza dare nell’occhio: aree su cui realizzare strade, parchi, parcheggi, ed anche edifici. Naturalmente, senza avvertire la popolazione civile. E cosi’, la popolazione civile, senza saperlo, si trova ad avere, per esempio, edifici radioattivi, che magari non comportano nessun rischio per chi semplicemente ci passa vicino. Ma chi invece ci va a vivere dentro per tutta una vita, ne assorbe le radiazioni per tutta una vita, le accumula nel suo organismo, e l’accumulo per anni e anni puo’ provocare malattia e morte.

Colgo l’occasione per rispondere ai cittadini tanto ingenui da bersi la storia che, essendoci le centrali nucleari in Francia, non cambierebbe molto il livello di rischio e problematicita’ se venissero realizzate anche in Italia. Rispondo: ragionateci su e vi renderete conto da soli che la Francia, con le sue centrali nucleari, puo’ anche inquinare l’aria dei suoi cieli e l’acqua dei suoi fiumi o mari; successivamente, l’aria e l’acqua contaminate in Francia magari poi possono arrivare in parte fino all’Italia: ma di questo inquinamento nucleare atmosferico, marittimo o fluviale, puo’ arrivarne in Italia, nel peggiore dei casi, solo una piccola frazione rispetto al luogo in cui la contaminazione ha origine. E, cio’ che piu’ conta, la Francia non puo’ mandare in Italia i propri rifiuti nucleari da smaltire (che rappresentano uno dei problemi piu’ drammatici ed ineliminabili, della tecnologia nucleare, come si vedra’ nel prossimo articolo), per cui, avere o meno le centrali nucleari anche noi, con annessi rifiuti nucleari da nascondere sotto case, strade e parchi, cambia eccome.

Questo aspetto delle scorie nucleari disperse nell’ambiente o usate come materiali da costruzione, come detto, verra’ trattato nel prossimo articolo.

GLI INCIDENTI: UNA CERTEZZA STATISTICA

E, in tema di costi, rischi e danni prodotti dalla tecnologia nucleare, il peggio deve ancora venire. Oltre agli scempi previsti e pianificati dall’amministrazione criminale “ordinaria” delle scorie radioattive, ci sono anche gli incidenti. Talvolta catastrofici. L’incidente affligge tutte le attivita’ umane, tanto da doverne annoverare l’eventualita’ come una certezza statistica, e questo vanifica in partenza tutte le promesse di un “nucleare sicuro”. Sono promesse consapevolmente false, fatte da persone che hanno tutto l’interesse a mentire sull’argomento. Ma, almeno in alcuni casi, alcuni fatti cruciali sono stati documentati con una accuratezza tale da rendere impossibile insabbiarli del tutto sotto uno strato di menzogne. Ad esempio a Fukushima, dopo l’incidente, e’ stato documentato come sia stata usata sostanzialmente l’acqua dell’Oceano Pacifico per raffreddare il nocciolo del reattore nucleare compromesso,

https://www.brucofalla.com/curiosita-dal-mondo/ambiente/acqua-radioattiva-dalla-centrale-di-fukushima-stanno-avvelenando-lintero-oceano-pacifico/

e “neutralizzare” l’acqua altamente radioattiva prodotta dalla centrale. Cosi’ la radioattivita’ nell’acqua del reattore si e’ ridotta, perche’ e’ stata spalmata su tutto l’Oceano Pacifico.

https://www.greenpeace.org/italy/storia/13235/fukushima-10-anni-dopo-disastro-nucleare/

https://www.greenme.it/ambiente/fukushima-trovato-pesce-livelli-radioattivita-180-volte-oltre-norma/

E, finora, a Fukushima, hanno sversato nell’oceano solo una piccola parte di tutta l’acqua contaminata dall’incidente. Ma, di recente, hanno ripreso gli sversamenti di acqua radioattiva nell’oceano,

https://www.focus.it/scienza/energia/fukushima-acqua-sversamento-mare-disastro-terremoto-centrale

e sono ricominciate le morie di pesci. In pratica a Fukushima stanno rendendo radioattivo il piu’ grande oceano del pianeta, la cui acqua radioattiva finira’ prima o poi in tutto il mondo e in tutte le sue creature viventi. Aumentera’ in tutto il mondo il tasso di inesorabile malattia e morte per cancro, non si puo’ prevedere di quanto, e non sapremo perche’, ne’ potremo processare il responsabile.

Infatti, nonostante le proporzioni della catastrofe, Tepco, la societa’ che gestisce Fukushima, naturalmente, nega ogni responsabilita’, come fanno puntualmente tutti i nuclearisti. Dopodiche’ denuncia pure chiunque la accusi di avere responsabilita’ di vario genere senza poterlo provare con certezza in tribunale. E alla Tepco riesce anche facile fare questo gioco: prima inquinare, e poi denunciare chi la accusa di aver inquinato. Perche’ inquinare con le radiazioni e’ un delitto in cui l’assassino riesce spesso a lasciare pochissime tracce. Infatti la radioattivita’ non si vede; quando la si rileva, non si puo’ dimostrare con precisione da dove e’ venuta, e quindi, quando la radioattivita’ assorbita per anni fa ammalare, uccide o causa disastri, e’ spesso difficilissimo provare in tribunale chi ne sia stato responsabile. E’ proprio su questo che contano i nuclearisti per sottostimare sia le vittime sia i danni prodotti all’ambiente dalla loro attivita’. E, alla fine, il colpevole non paga quasi mai. I nuclearisti fanno ammalare o uccidono ignari cittadini con le radiazioni sparse nell’ambiente, e la fanno franca perche’ dimostrare da dove sono partite le radiazioni e’ difficilissimo. Ma la collettivita’ deve aggiungere ai costi anche i danni ambientali per secoli se non millenni, i malati e i morti.

Quali sono stati i costi in termini di danni ambientali derivanti dai soli incidenti di Chernobyl e Fukushima, o in termini di vite umane, che nessun risarcimento potra’ interamente ripagare? Ricordiamoci che chi liquida la questione delle vittime parlando di risarcimenti sta quantificando il prezzo in denaro della vita umana. Solo a quella degli altri, per la verita’. La propria non ha prezzo. Si deve far notare che considerare sufficiente un risarcimento per aver causato vittime e’ come punire l’omicidio con una grossa multa. Riflettiamoci su. In ogni caso, i morti non fanno mai bella pubblicita’, per cui i nuclearisti stimano i numeri di vittime il piu’ possibile al ribasso; ma le associazioni antinucleariste oppongono delle stime centinaia o migliaia di volte superiori, sostenendole con dati validissimi. In ogni caso, anche le sole stime al ribasso delle vittime ammesse dai nuclearisti sono inaccettabili, e sono addirittura prive di senso per un’industria che, ufficialmente, serve solo a produrre energia.

Infine, come se tutto quanto sopra detto non bastasse, stiamo assistendo ad una fase storica in cui le centrali nucleari vengono anche prese di mira come bersaglio militare: nel caso specifico, in questi mesi lo sta facendo l’esercito ucraino. Se colpita, ogni centrale nucleare presa di mira diventerebbe una nuova Chernobyl. Si fa presente questo dato solo per fare un esempio del fatto che i rischi enormi connessi all’azione bellica o terroristica contro una centrale nucleare non siano affatto fantascienza, ma al contrario sono estremamente reali e concreti.

NE VALE LA PENA SOLO PER PRODURRE ENERGIA?

Se tutto cio’ che realmente si desidera fosse solo produrre energia, basterebbe semplicemente un accordo commerciale con la Russia per avere idrocarburi a basso costo in quantita’ tali da soddisfare al 100% il fabbisogno energetico italiano, e questo in assenza dei costi di stoccaggio, dei rischi, dei danni ambientali e delle vittime causate dalla tecnologia nucleare. Allora, perche’ sobbarcarsi l’obbligo di stoccaggio per decine di migliaia di anni, come una cambiale nucleare da pagare per migliaia di anni, o meglio, considerando i rischi, come una spada di Damocle nucleare che pendera’ sulla testa del genere umano per migliaia di anni, e che quindi ricadra’ sui nostri posteri (i quali certamente ci malediranno per questo “regalo”),

https://it.euronews.com/2021/04/26/i-rifiuti-nucleari-tra-10-000-anni-come-li-contrassegneremo-per-i-posteri

oltre al costo dei danni ambientali, dei malati e delle vittime in caso di incidenti? Chi puo’ mai pensare di costruire un sito di stoccaggio di scorie nucleari che garantisca di essere sicuro per ventimila anni, ed essere esente non solo da incidenti dovuti all’errore umano, ma anche da problemi che l’Uomo non sa gestire, come sismi, per esempio, o comunque cataclismi di ogni genere, per tutto questo periodo?

Qualunque cittadino dotato di buon senso puo’ facilmente capire come sia del tutto illogico sobbarcarsi costi e rischi tanto immensi per decine di millenni solo per produrre un po’ di energia che si puo’ facilmente ottenere in un modo alternativo privo dei suddetti rischi danni e costi reali.

LA VERA POSTA IN GIOCO

Se per produrre energia il gioco non vale la candela, forse la vera posta in gioco dell’industria nucleare e’ un’altra, anche se non e’ stata collocata in bella vista sopra il tavolo da gioco. Allora bisogna provare a cercarla guardando sotto il tavolo da gioco, cioe’ bisogna provare a capire quale sia la vera logica che muove l’industria nucleare.

Per cercare di capire quale sia la vera posta in gioco capace di giustificare gli enormi rischi, costi e danni della tecnologia nucleare, e’ indispensabile aprire un’altra parentesi ed accennare al funzionamento di una centrale nucleare. Si cerchera’ di semplificare il piu’ possibile l’argomento, con l’obiettivo di fornire dei concetti che siano fondati e corretti nella loro sostanza, ma che al tempo stesso siano chiari e comprensibili anche ai cittadini sprovvisti di un bagaglio di conoscenze tecniche sull’argomento. Perche’ l’eventuale reintroduzione della tecnologia nucleare in Italia e’ un problema drammatico che riguarda tutti i cittadini. E la comprensione delle sue implicazioni gravissime, almeno a livelli generali, non puo’ essere demandata unicamente ai tecnici. Perche’? Quantomeno, perche’ spesso i tecnici si vendono la coscienza ai nuclearisti, i quali di certo non mancano del denaro necessario per soddisfare qualunque richiesta economica. Questo e’ un punto cruciale della questione: essere esperti non significa necessariamente essere onesti ne’ saggi. Ecco il motivo principale per cui occorre evitare di demandare la questione unicamente ai tecnici, riponendo in loro cieca fiducia. Anche i comuni cittadini devono sforzarsi di capire come funzioni davvero l’industria nucleare, perche’, se saremo chiamati a decidere, o comunque a incidere, dovremo essere consapevoli delle vere conseguenze di un ritorno del nucleare in Italia.

COME FUNZIONA UNA CENTRALE NUCLEARE

Allora, apriamo questa parentesi per accennare al funzionamento di una centrale nucleare.

Schematicamente, una centrale nucleare e’ costituita da un’unita’ chiamata “reattore nucleare” che serve a produrre calore. Ripetiamolo: ufficialmente, il reattore nucleare di una centrale civile  serve solo a produrre calore: e quindi, anche tutti i casini riguardanti scorie radioattive ed incidenti nucleari sono ufficialmente motivati solo dall’esigenza di produrre calore dentro un reattore nucleare. A quale fine si produce calore? Il calore prodotto viene utilizzato per trasformare grandi quantita’ di acqua in vapore ad alta pressione, ed il vapore ad alta pressione aziona una turbina collegata ad un alternatore, il quale a sua volta produce energia elettrica.

Domanda: ma non sarebbe meglio produrre il calore bruciando in centrale un qualche altro combustibile meno pericoloso, non radioattivo, e che non si porti dietro i casini legati alle scorie radioattive prodotte, e agli incidenti nucleari?

Secondo i nuclearisti no. Perche’ i nuclearisti dicono che gli altri combustibili inquinano. Il carbone per esempio inquina, si: ma quale carbone, una volta bruciato, e’ in grado di inquinare il mondo per decine di migliaia di anni? Nessuno. Quale cenere di carbone va stoccata in fusti di piombo dalle pareti spesse tre dita per decine di migliaia di anni? Altrimenti emette radiazioni che uccidono chi ne venga investito? Nessuno.

Eppure, secondo i nuclearisti, e’ comunque meglio che il calore in centrale venga prodotto “bruciando” (il termine corretto e’ “fissionando”) un combustibile che si chiama uranio.

L’uranio e’ un metallo, ed esiste di due tipi: uranio 235 e uranio 238.

Solo l’uranio 235 “brucia bene” nel reattore, perche’ tra i due tipi e’ l’unico in grado di dare luogo a “reazione a catena”. Cerco di spiegare cosa significhi questa espressione, senza ricorrere a lunghe spiegazioni tecniche. “Reazione a catena” nell’uranio significa in pratica che basta “incendiare” un atomo di uranio, e questo atomo incendiato e’ in grado a sua volta di incendiarne altri, a catena.

Possiamo immaginare la cosa un po’ come tante teste di fiammifero tutte collocate a contatto fra loro: se ne accendo una sola, questa e’ in grado di far incendiare tutte le altre, a catena.

L’energia prodotta da un singolo atomo che brucia e’ in realta’ molto piccola: ma la reazione a catena permette di incendiare rapidamente un numero talmente grande di atomi che la quantita’ di energia totale prodotta diventa molto grande anch’essa.

Ecco perche’ avere la reazione a catena e’ un requisito fondamentale per poter sfruttare la tecnologia nucleare allo scopo di produrre energia. Infatti gli atomi che devono bruciare per produrre quantita’ di energia utili sono davvero troppi, e non sarebbe mai fattibile ne’ immaginabile incendiarli uno ad uno.

Dato che l’argomento e’ molto importante, e non vorrei essere accusato di averlo esposto in modo impreciso, vorrei approfittare dell’occasione per spiegare meglio il concetto di reazione a catena, accennando anche ai concetti di “massa critica”, di “arricchimento” e di “moderatore di neutroni”. Chi non fosse interessato, puo’ saltare il paragrafo “ALCUNI CONCETTI TECNICI”, e riprendere la lettura dal paragrafo seguente, intitolato “IL COMBUSTIBILE ESAUSTO DIVENTA PLUTONIO”.

ALCUNI CONCETTI TECNICI

A chi invece vuole leggere anche questa parte, devo spiegare che, dopo aver abbozzato il concetto di reazione a catena, occorre approfondirlo un minimo, perche’ l’immagine dei fiammiferi che si accendono a catena va bene solo per dare una grossolana idea di base: ma per una migliore comprensione della materia, deve essere sostituita da un’immagine piu’ accurata.

Si e’ parlato di reazione a catena che “incendia” atomi di uranio 235. Come si “incendia” in realta’ un atomo di uranio 235? Lo si colpisce con una particella subatomica chiamata “neutrone”. In che modo questo fatto puo’ innescare una reazione a catena? Semplice: quando un atomo di uranio 235 viene “incendiato”, cioe’ colpito da un neutrone nel suo nucleo, il suo nucleo colpito si spacca (ossia viene “fissionato”), e il nucleo spaccato genera altri neutroni, che schizzano via, e possono a loro volta “incendiare”, ossia spaccare, altri nuclei di uranio 235, secondo una reazione a catena, appunto. Come una specie di carambola, formata da nuclei che si spaccano, liberando neutroni che andranno a spaccare altri nuclei, e cosi’ via. Ogni nucleo che si spacca, inoltre, perde una piccolissima parte di massa, che si converte in energia.

Quando la reazione a catena e’ “stabile”? Lo e’ quando ogni nucleo che si spacca riesce a spaccarne a sua volta un altro. Ossia, quando ogni nucleo spaccato produce almeno un neutrone che poi riesce, a sua volta, a colpire un altro nucleo, e a spaccarlo. L’espressione corretta per descrivere questo caso non e’ “reazione stabile”, ma “reazione CRITICA”.

E allora che cos’e’  la “massa critica”? Contrariamente a quanto ci aspetteremmo, l’uranio (come tutti i materiali) internamente e’ fatto per la maggiorparte di spazio vuoto: per visualizzare come sia fatto in realta’, possiamo pensare alle impalcature di tubi che vengono costruite davanti agli edifici per ristrutturarne la facciata. I nuclei di uranio li possiamo immaginare collocati in corrispondenza dei giunti che uniscono insieme tra loro i tubi dell’impalcatura: quindi i nuclei di uranio vanno immaginati con tantissimo spazio vuoto tra loro, come i giunti dell’impalcatura appunto.

Grazie a questa immagine, e’ facile capire che, quando un nucleo di uranio 235 si rompe, e spara via dei neutroni, questi potrebbero anche volare fuori dal pezzo di uranio, passando nella parte vuota della sua “impalcatura”, senza colpire nessun nucleo. E’ intuitivo che la probabilita’ che colpiscano un nucleo sia tanto piu’ grande quanto piu’ sia estesa l’impalcatura, cioe’ quanto piu’  il pezzo di uranio sia grande. Quando il pezzo di uranio (anche in relazione alla sua forma, naturalmente) e’ talmente grande da dare la CERTEZZA STATISTICA che, per ogni nucleo di uranio 235 rotto, i neutroni prodotti riescano a colpirne e romperne un altro, si dice che l’uranio ha raggiunto la MASSA CRITICA.

Ora vediamo cos’e’ la “moderazione dei neutroni”. Anzitutto dobbiamo dire che i neutroni generati dalla fissione (cioe’ “spaccatura”) nucleare sono solitamente molto “veloci”. Attenzione al passaggio seguente: il nostro Enrico Fermi prese il premio Nobel per avere scoperto che, controintuitivamente, i neutroni “lenti” sono enormemente PIU’ EFFICACI dei neutroni “veloci” nello spaccare altri nuclei. Questo ci puo’ apparire illogico. Siamo abituati a pensare che un proiettile piu’ veloce spacchi piu’ facilmente un bersaglio rispetto ad un proiettile piu’ lento. Invece quando un neutrone colpisce un nucleo di uranio 235 accade il contrario. Come mai? Il fatto e’ che, come gia’ accennato, su scala subatomica, le cose spesso sono fatte diversamente da come le immaginiamo. Sappiamo che i nuclei degli atomi sono formati da “particelle subatomiche” unite insieme, chiamate protoni e neutroni. Ma, cosi’ come tra i nuclei diversi e’ presente una grande quantita’ di spazio vuoto, anche dentro il singolo nucleo dell’atomo la maggiorparte di spazio e’ occupata dal vuoto.  Cioe’ protoni e neutroni che, uniti insieme, formano il nucleo, non sono fatti come tante palline tutte a contatto fra loro. Sono piuttosto fatti come tanti minuscoli puntini, tenuti insieme da campi di forza potentissimi, ma non a contatto fra loro: le forze nucleari tengono questi puntini legati insieme a formare il nucleo, ma li tengono anche distanziati tra loro, in modo prestabilito e preciso, quindi lasciando una grande quantita’ di spazio vuoto fra loro. Quando un neutrone colpisce un nucleo da rompere, possiamo immaginarlo come un puntino, il neutrone, appunto, che passa attraverso gli altri puntini, cioe’ i protoni e neutroni del nucleo: se passa troppo veloce, non riesce a farli muovere, a influenzarli. Se invece passa lento, ne trascina una parte con se’, e rompe il nucleo. Un po’ come se immaginiamo di sfilare la tovaglia da un tavolo con un piatto posato sopra. Se sfiliamo la tovaglia troppo velocemente, il piatto resta fermo sul tavolo. Solo se la sfiliamo lentamente portiamo via con la tovaglia anche il piatto posato sopra.

Quindi e’ fondamentale “rallentare”, ossia “moderare” i neutroni per renderli efficaci nel rompere i nuclei.

Questo puo’ essere fatto ad esempio inserendo apposite barre di grafite nel nucleo della centrale: la grafite rallenta i neutroni, ed e’ uno dei mezzi usati per controllare la reazione a catena. Infatti la reazione nucleare in una centrale va regolata in modo che sia stabile. E questo avviene regolando il numero dei neutroni che vengono rallentati, ossia moderati, il che significa “resi efficaci”, e che quindi potranno rompere altri nuclei. Quando, all’opposto, i neutroni lenti (quindi efficaci) sono troppi, e la reazione sta accelerando eccessivamente, per rallentare la reazione a catena (non i neutroni) possiamo infilare nel reattore barre di carbonato di boro che assorbono neutroni, e quindi rallentano la reazione a catena.

Ecco, ora finalmente la reazione a catena e’ stata descritta in modo piu’ accettabile, che eventualmente potra’ anche servire come base per altri articoli.

IL COMBUSTIBILE ESAUSTO DIVENTA PLUTONIO

Eravamo rimasti all’uranio che “brucia” in centrale secondo questa “reazione a catena”, per produrre calore.

Si e’ detto che l’uranio e’ di due tipi: il “235” e “238”, e che solo il tipo “235” “brucia bene” in centrale, ossia da’ reazione a catena, essendo questo un requisito indispensabile affinche’ l’uranio sia utilizzabile per produrre energia.

E qui arriva il problema: il tipo “235”, e’ disponibile in natura ad una concentrazione bassissima, circa lo 0,7%! Il restante 99,3% di uranio naturale e’ tutto di tipo “238”, quello che non da’ reazione a catena!

Ora, senza ricorrere ai calcoli, ritorniamo alla rozza immagine dei fiammiferi accostati fra loro, ed immaginiamo di avere solo lo 0,7% di buoni fiammiferi che bruciano, dispersi in mezzo ad una massa di altri fiammiferi “cattivi” che invece NON bruciano (ossia il restante 99,3%)

Se accendiamo un fiammifero buono, la fiamma non si propaga agli altri, perche’ lo 0,7% di fiammiferi buoni e’ una percentuale troppo bassa. Affinche’ la fiamma si propaghi, cioe’ affinche’ la reazione a catena avvenga, occorre aumentare la percentuale di “fiammiferi buoni che bruciano”, ossia occorre aumentare la percentuale di uranio 235 (tecnicamente si dice che occorre “arricchire l’uranio”) fino a raggiungere una concentrazione (un arricchimento) pari almeno al 3% di uranio “235” circa. Questo puo’ essere ottenuto impiegando metodi diversi, ma tutti estremamente laboriosi.

A quel punto abbiamo barre di uranio, arricchito al 3% rispetto al tipo “235” (e costituite per il restante 97% di uranio tipo “238”), e possiamo metterle in centrale, innescare la reazione a catena, e farle “bruciare”, sviluppando il calore che fa funzionare la centrale.

Ora arriva il punto cruciale di tutta la questione.

Cosa succede a fine processo, ossia quando quel 3% di l’uranio utile “235” e’ “bruciato” tutto, ossia quando il combustibile nucleare e’ “esausto”?

Succede che, dopo un po’, il restante 97% di l’uranio di tipo “238”, cioe’ gli atomi di uranio che non danno reazione a catena, si trasformano spontaneamente in atomi di un altro metallo dal nome nefasto (e non a caso): il “Plutonio”. (si dovrebbe parlare di “Plutonio 239“, ma diciamo semplicemente “Plutonio”). E guarda un po’ che bello (si fa per dire): TUTTI GLI ATOMI DI PLUTONIO DANNO REAZIONE A CATENA!

Ripetiamolo: inserire barre di uranio arricchito al 3% in centrale serve a trasformare il restante 97% di uranio 238 (presente nelle barre) che non da’ reazione a catena, in plutonio, che invece da’ reazione a catena.

Questa informazione fa sorgere un terribile sospetto: non e’ che per caso sara’ questo il vero scopo di tutte le centrali nucleari, comprese quelle classificate come “civili”? Ossia produrre plutonio? Anziche’ produrre energia?

Reazione a castena controllata

Proviamo a valutare questa ipotesi.

Cosa si puo’ fare col plutonio? L’impiego principale e’ fabbricare bombe atomiche. Infatti la concentrazione di atomi che danno reaziona catena nel plutonio e’ cosi’ alta da rendere la reazione a catena rapidissima, e questa rapidita’ nella reazione a catena genera l’espolsione atomica. Quindi il plutonio e’ la materia prima, l’esplosivo proprio, per fabbricare bombe atomiche. Basta, per esempio, unire due pezzi di plutonio, che separatamente stanno sotto la massa critica, ma che uniti insieme superano la massa critica: e, a quel punto, un qualunque neutrone libero vagante nell’aria (ce ne sono sempre) innesca istantaneamente la reazione a catena in modo esplosivo.

Pero’ il plutonio puo’ essere “consumato” anche in modo controllato e lento, senza farlo esplodere: basta inserire nella giusta misura dentro il nucleo delle “barre di controllo” che assorbono neutroni, per mantenere la reazione “critica”, cioe’ stabile. In questo modo, si possono fabbricare motori per veicoli bellici, come sottomarini, navi e portaerei. Poiche’ un chilogrammo di plutonio genera tanta energia quanto 80 tonnellate di petrolio, una nave alimentata a plutonio non deve fare rifornimento per periodi di tempo lunghissimi, anche decenni. In guerra non dover dipendere dai rifornimenti e’ molto importante.

Il potere che le bombe atomiche fanno acquisire ad una nazione e’ bene esemplificato da due nazioni: Corea del nord e Israele. La Corea del nord era nel mirino degli USA che stavano anche programmando un attacco in forze per distruggerla, e solo l’ottenimento da parte della Corea del nord della bomba atomica ha fatto desistere gli USA. Israele invece, viste le iniziative militari nefaste che ha adottato recentemente contro paesi arabi militarmente potentissimi, sarebbe gia’ stato raso al suolo dai suoi nemici se non avesse posseduto un arsenale nucleare.

Centrale nucleare

Ecco che lo scenario comincia ad avere un senso: per acquisire un tale potere, una nazione puo’ anche decidere di sobbarcarsi tutti gli immensi costi, rischi e danni reali prodotti dalle centrali nucleari.

Infatti Chernobyl, allora situata in URSS e quindi controllata strettamente dall’URSS, serviva dichiaratamente a produrre plutonio per uso militare. E lo stesso fanno tutte le nazioni che ospitano sul proprio territorio centrali nucleari di tipo “militare. Ma (riprendendo quanto detto all’inizio, a proposito di suddivisione fra tecnologia nucleare “militare” e “civile”), le stesse nazioni finanziano e riforniscono di uranio anche centrali nucleari di tipo cosiddetto “civile”. E i nuclearisti (facendo leva sulla difficolta’ dei cittadini di conoscere gli aspetti tecnici piu’ moderni dell’industria nucleare, e di controllare direttamente quanto avviene) affermano che solo il plutonio prodotto con una centrale di tipo militare come Chernobyl sia utilizzabile a fini militari. Mentre sostengono che il plutonio prodotto dalle centrali di tipo “civile” non vada bene per impieghi bellici.

Allora, bisogna porsi questa domanda: se l’uranio, immesso in centrali nucleari militari come Chernobyl, puo’ essere trasformato in plutonio a uso militare, e conferire un potere militare smisurato ad una nazione, perche’ permette di creare un arsenale nucleare, allora, quale nazione, che sia proprietaria di uranio, sarebbe disposta a sprecarlo infilandolo in una centrale nucleare civile solo per produrre calore ed energia elettrica, in un modo tale che, alla fine, la centrale sforni plutonio del tutto inutilizzabile per contribuire all’ampliamento dell’arsenale nucleare, e del potere immenso che ne consegue? O peggio: quale nazione propriataria di uranio sarebbe disposta addirittura a cedere tanto generosamente uranio ad altre nazioni straniere, che poi lo sprechino allo stesso modo, cioe’ bruciandolo nelle centrali nucleari civili, solo per produrre calore ed elettricita’, ed ottenendo plutonio che ufficialmente sarebbe inutile per fini militari, pretendendo pero’ poi tassativamente che tali nazioni straniere, dopo aver usato l’uranio in centrale, restituiscano indietro tutto il plutonio prodotto alla nazione proprietaria, fino all’ultimo milligrammo? Quindi: possiamo davvero credere che l’uranio infilato nelle cosiddette centrali nucleari “civili” diventi plutonio del tutto inutilizzabile per fini bellici?

PERCHE’ E’ NECESSARIO MENTIRE

A questo punto, qualcuno potrebbe anche chiedersi: ma se il plutonio sfornato dalle centrali nucleari riveste un interesse militare cosi’ grande, essendo la materia prima per fabbricare bombe atomiche, perche’ le centrali per produrlo vengono sparpagliate in giro per il mondo? Perche’ le nazioni interessate a incrementare il proprio arsenale nucleare vogliono mettere le centrali per produrre plutonio fuori dal loro paese, anche in Italia, diciamo, anziche tenersele tutte in casa loro, al sicuro, allestendo nel proprio territorio un’unica area supersorvegliata, adibita alla produzione centralizzata di plutonio, in cui concentrare tutti gli impianti?

Non lo possono fare a causa di due problemi insormontabili. Il primo problema e’ legato alla sicurezza. Se un impianto per trasformare l’uranio in plutonio avesse un incidente, la contaminazione nucleare potrebbe coinvolgere anche gli impianti vicini, e compromettere l’intera produzione. Perche’ gli impianti NON SONO sicuri. Questo problema impone l’esigenza di distanziare gli impianti tra loro il piu’ possibile.

Il secondo problema e’ che trasformare l’uranio in plutonio, (operazione che nel seguito verra’ chiamata “processare l’uranio”) produce quantita’ di calore immense, e richiede di conseguenza per il raffreddamento quantita’ di acqua immense, a tal punto che non possono essere fornite da depositi di acqua artificiali, perche’ costruire depositi di acqua abbastanza grandi sarebbe tecnicamente proibitivo. Ragion per cui l’impianto per processare l’uranio e produrre plutonio deve essere obbligatoriamente costruito vicino ad una grandissima fonte naturale di acqua: un grande lago, un grande fiume, o il mare.

Ecco perche’ per trasformare l’uranio in plutonio si e’ costretti a sparpagliare gli impianti su tutto il proprio territorio nazionale. Collocandoli tutti vicino a grandi fonti d’acqua. Possibilmente, per minimizzare i rischi, si cerca di collocarli addirittra all’estero, in paesi vicini, di cui si corrompe i governati. Ma, siccome la gente non e’ mai felice di avere vicino a casa un impianto tanto pericoloso per la propria salute, solo per soddisfare esigenze militari, ossia produrre plutonio, per farla stare buona e’ indispensabile mentire. Anzitutto gli si racconta la menzogna che l’impianto sia sicuro. Ma non e’ sufficiente, perche’ nel dubbio la popolazione preferirebbe comunque non avere quell’impianto vicino casa. Allora si e’ pensato di sfruttare il prodotto di scarto del processo, cioe’ il calore, per produrre vapore con cui far girare una turbina, collegata a un alternatore, e produrre un po’ di energia elettrica, in modo da travestire un “impianto per produrre plutonio” in “centrale per produrre energia”: e poi, si racconta alla popolazione l’ulteriore menzogna che ci si trova in una fase di forte crisi energetica, e per fronteggiarla non esistono alternative alla soluzione di produrre energia con le centrali nucleari. Certo, occorre prima tagliare le fonti alternative di energia: nessun cittadino accetterebbe le centrali nucleari per produrre energia se potesse comprare gas a basso costo dalla Russia. In questo modo si ricatta la popolazione: se vuole avere l’energia elettrica deve accettare che la centrale nucleare funzioni. E poi, per quanto riguarda le centrali costruite all’estero, si racconta anche alla popolazione: “E’ una centrale nucleare “civile” che serve solo a produrre energia: il plutonio prodotto qui e’ inutilizzabile a fini militari!”

Cosi’ intanto il governo ha la sua produzione di plutonio. Non e’ un caso che i paesi detentori di arsenale nucleare siano i paesi piu’ convinti sostenitori anche del nucleare “civile”. Un’eccezione di rilievo e’ rappresentata dal Giappone, che si e’ riempito di centrali nucleari “civili” senza avere un arsenale nucleare, dato che le norme internazionali glielo proibiscono, e infatti ogni milligrammo di plutonio prodotto dal giappone con le centrali nucleari deve essere restituito ai paesi proprietari dell’uranio iniziale, sotto il controllo dell’AIEA. Almeno in teoria: infatti, anche se a pensar male si fa peccato, si puo’ considerare che avere tante centrali nucleari e’ la condizione ideale per poter fare minuscole creste sul plutonio prodotto senza farsi notare, tenendone per se’ abbastanza da farsi di nascosto un proprio arsenale nucleare. Dopo tutto, essendo stato il Giappone l’unico paese al mondo ad avere subito l’effetto di ben due bombe atomiche contro il proprio territorio, quanto ardentemente puo’ desiderare di avere anche lui la bomba atomica? Sebbene gli sia stato proibito averla?

Atrimenti, perche’ tutto questo amore per le centrali nucleari e tutta questa noncuranza a proposito di costi, rischi, danni reali causati da rifiuti radioattivi, ed incidenti nucleari? Anziche’ procurarsi l’energia necessaria comprando gas a basso costo dalla Russia, senza rischi di incidenti nucleari?

Semplicemente perche’ le centrali nucleari sono in pratica l’unico modo conveniente per produrre plutonio in grandi quantita’ con cui incrementare il proprio arsenale nucleare.

Per dirla ancora piu’ chiaramente: qualche paese detentore di arsenali nucleari e’ cosi’ furbo che racconta le balle a sostegno del nucleare “civile” anche alle popolazioni dei paesi vicini che sono realmente sprovvisti di arsenale nucleare, corrompendone i governanti e vendendogli la tecnologia nucleare per fare energia elettrica, con un contratto di fornitura dell’uranio necessario, che una volta esausto, e diventato plutonio, va naturalmente restituito tutto. Cosi’ i paesi furbi riescono ad avere il loro plutonio e a far sobbarcare i costi i rischi e i danni della centrale nucleare ai paesi vicini, che sono davvero i piu’ fessi. E’ cio’ che la Francia cerca di fare da anni con l’Italia. E ultimamente anche la Gran Bretagna sta tentando di fare la stessa cosa, con molta piu’ discrezione, ma anche con molta piu’ insistenza.

Naturalmente si possono produrre bombe atomiche anche usando uranio arricchito a sufficienza (almeno il 90% circa), anziche plutonio ottenuto processando l’uranio in centrale (come vorrebbe fare l’Iran, che ha gli impianti per arricchire l’uranio, ma non le centrali per produrre plutonio).

Ma arricchire l’uranio e’ un processo molto piu’ lento che trasformarlo in  plutonio, consente di produrre materiale per bombe atomiche in quantitativi enormemente inferiori, e inoltre sfrutta l’uranio estratto solo allo 0,7%, perche’ sfrutta solo il tipo 235, e non riesce a sfruttare anche il tipo 238.

Inoltre, in altri paesi con popolazioni ostili all’industria bellica, non e’ possibile travestire un impianto di arricchimento di uranio da centrale energetica per farlo accettare meglio dalla popolazione. Per questo la centrale nucleare per produrre plutonio resta la soluzione piu’ conveniente per costruire un arsenale nucleare.

Si sente spesso parlare di bomba all’idrogeno, o bomba H, piu’ potente di quella al plutonio. La bomba H sfrutta la reazione di “fusione nucleare”, in cui due atomi di idrogeno si fondono insieme per formare un atomo di elio. E’ la stessa reazione nucleare che alimenta il Sole, e le stelle in genere. Ma ha bisogno di temperature elevatissime per innescarsi. Per cui al suo interno si deve obbligatoriamente usare una bomba al plutonio, che porta in temperatura l’idrogeno, e a quel punto si innesca la fusione nucleare. La bomba all’idrogeno piu’ nota e’ quella di tipo “Teller-Ulam”, che tecnicamente e’ realizzata in modo piu’ complesso, ma il concetto di base su cui si basa il suo funzionamento e’ quello esposto. La precisazione serve solo per chiarire che occorre il plutonio anche per realizzare le bombe all’idrogeno.

La questione come detto e’ stata molto semplificata dal punto di vista tecnico per renderla comprensibile si spera a tutti. Ad esempio, la tecnica ha permesso di sviluppare soluzioni per produrre plutonio in centrale nucleare aggiungendo anche altri materiali all’uranio 235 e 238, ed il plutonio va prodotto in modo da massimizzarne la qualita’ in relazione all’uso previsto: ma, ripeto, ai comuni cittadini non e’ consentito verificare come effettivamente avvenga la produzione di plutonio dentro una centrale nucleare, ne’ quali furbate tecniche, non divulgate pubblicamente, si possano escogitare per ottenere plutonio ad uso militare anche da una centrale nucleare che ufficialmente e’ di tipo civile. Nella sostanza, il sistema base per produrre plutonio e’ quello sopra esposto. Nonostante le semplificazioni, e le spiegazioni basate solo su immagini intuitive, i concetti esposti sono nella sostanza fondati. Diversamente non sarebbe stato possibile condensare l’intero argomento in un solo articolo, comprensibile anche a cittadini non ferrati in materia. Va tenuto presente che tutte le tecnologie utili a fini militari vengono divulgate pubblicamente meno possibile. Pertanto, se il plutonio prodotto dalle centrali nucleari civili e’ utilizzabile per produrre bombe atomiche o mezzi militari non dobbiamo aspettarci di trovarlo scritto nei libri di testo scolastici e nei giornali, o di sentirlo annunciare in televisione. L’opposizione alle centrali nucleari crescerebbe ancora di piu’. Oggi e’ difficile anche trovare tecnici che si sbilancino a denunciare una simile possibilita’, poiche’ nascondere la finalita’ bellica delle centrali nucleari cosiddette civili e’ funzionale a promuoverle meglio, a sostegno dei forti interessi non solo economici ma anche militari che stanno dietro la produzione di plutonio e di armi nucleari, mentre all’opposto denunciare la natura militare del nucleare civile porta a scontrarsi coi suddetti interessi, a rischio di non poter piu’ lavorare nel campo, dopo aver speso una vita per specializzarsi. Abbiamo visto in questi ultimi anni fino a che punto l’estabilishment sia disposto a portare avanti campagne di disinformazione, negando fatti veri, e facendo sostenere fatti falsi dai media mainstream e dai cosiddetti “scienziati” allineati, per  salvaguardare i propri interessi.

Tuttavia del materiale si trova ancora, ad esempio si trova un saggio dell’ingegner Enrico Turrini del 1987,

https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/d6/c6/87_03_097.pdf

in cui si fa esplicito riferimento all’utilizzabilita’ del plutonio prodotto in centrali nucleari cosiddette “civili” per realizzare bombe atomiche (seppur non della migliore qualita’) e al fatto che, ad esempio, il Superphenix francese, reattore ufficialmente di ricerca e dimostrazione, quindi di natura non dichiaratamente militare, in realta’ produceva plutonio sufficiente per realizzare, scrive l’ingegner Turrini, ben sessanta bombe atomiche all’anno. Oggi il Superphenix e’ chiuso definitivamente, e la struttura e’ diventata inaccessibile a tempo indeterminato. Se la Francia ha chiuso definitivamente un reattore che gli fruttava sessanta bombe atomiche all’anno possiamo star sicuri che deve esserci successo dentro un incidente cosi’ grave da far accapponare la pelle perfino ai presidenti francesi, da sempre affamati di bombe atomiche, oltre che titolari diretti ed esclusivi di ogni decisione nazionale sul tema.

Nel prossimo articolo si guardera’ piu’ da vicino proprio la situazione francese, che ha scelto di realizzare ed utilizzare sul proprio territorio le centrali nucleari.

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