
Limitare la dispersione di capitali europei verso gli USA
La programmazione dell’euro digitale
Un disegno di controllo finanziario
L’euro digitale e l’Unione Europea del risparmio e degli investimenti per il riarmo
Differenze tra CBDC e criptovalute decentralizzate
di Francesco Cappello
Christine Lagarde ha fretta. La presidente della banca centrale europea ha recentemente dichiarato che la BCE sarà pronta, entro ottobre 2025, per quanto riguarda la preparazione tecnica e la valutazione della stabilità finanziaria legata all’euro digitale [1] sottolineando l’importanza di completare l’iter legislativo europeo entro quella data.
Obiettivo: limitare la dispersione di capitali europei verso gli USA?
L’obiettivo primario secondo Lagarde, dell’introduzione dell’euro digitale, sarebbe volto a prevenire la possibilità che le stablecoin statunitensi, criptovalute ancorate al valore del dollaro, possano diffondersi a discapito del ruolo dell’euro quale moneta internazionale e di riserva su scala globale per difendere la sovranita’ monetaria dell’Eurogruppo. L’obiettivo sarebbe quello di «rimuovere la vulnerabilità a cui siamo esposti». Ricordiamo le recenti parole di Draghi: «Il dato che meglio riassume la persistente debolezza dell’economia del nostro continente è la quantità di risparmio che ogni anno fuoriesce dall’Unione europea, 500 miliardi di euro nel solo 2024». L’euro digitale dovrebbe presumibilmente servire a limitare l’emorragia di capitali europei verso gli USA al fine di dirottarli verso il riarmo europeo obiettivo da perseguire, evidentemente in tandem, con l’Unione Europea del risparmio e degli investimenti annunciato dalla Von der Leyen.
Quando si afferma che l’euro digitale manterrà l’autonomia del sistema monetario, si intende che questa nuova forma di valuta digitale, emessa dalla Banca Centrale Europea (BCE), garantirà che l’Europa mantenga il controllo sulla propria moneta e sul sistema dei pagamenti, senza, in teoria, dipendere da attori esterni o da valute straniere.
L’euro digitale sarà una valuta emessa direttamente dalla BCE, assicurando che il controllo rimanga nelle mani delle istituzioni finanziarie europee, piuttosto che essere influenzato da valute digitali private come le stable coin (criptovalute progettate per mantenere un valore stabile, ancorate in prevalenza al dollaro americano con riserve in dollari ed utilizzate per ridurre la volatilità tipica delle criptovalute in modo da facilitare i pagamenti digitali) o da altre valute estere. Si consideri anche che attualmente, molti pagamenti digitali in Europa si basano su infrastrutture gestite da aziende non europee come Visa o Mastercard che drenano capitali europei verso gli USA.
L’euro digitale mira a creare un sistema di pagamento unificato e indipendente che vorrebbe rafforzare l’autonomia strategica dell’UE.
La programmazione dell’euro digitale
Secondo la BCE si tratterebbe semplicemente di una
Moneta della banca centrale in forma digitale, disponibile per tutti i pagamenti elettronici effettuati nei negozi fisici, online oppure tra privati. Una valuta digitale della banca centrale, un equivalente elettronico del contante. Affiancherebbe banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare.
L’euro digitale come moneta programmabile significa che potrebbe essere dotato di funzionalità che permettono di impostare condizioni specifiche per il suo utilizzo. In pratica, la programmabilità consente di definire regole o criteri che stabiliscono come, quando e per cosa può essere speso.
Non sarà semplicemente una forma elettronica dell’euro che già conosciamo, ma una Central Bank Digital Currency (CBDC) di tipo “retail”, pensata cioè per i consumatori, con la caratteristica fondamentale di essere programmabile.
Qualcuno descrive l’euro digitale come un contante digitale ma non è così. A differenza del contante, l’euro digitale può essere tracciabile al 100%, con ogni singola transazione monitorata, registrata ed eventualmente bloccata (Vedi Smaterializzazione del contante – Ragioni e conseguenze). La programmabilità implica la possibilità di stabilire regole precise sull’uso del denaro, regole che potranno essere fatte rispettare automaticamente attraverso la tecnologia.
L’euro digitale sarà progettato per essere accessibile a tutti i cittadini europei, sia online che offline, che abbiano o meno un contocorrente bancario offrendo loro un’alternativa che vorrebbe essere sicura e gratuita ai metodi di pagamento esistenti.
Un disegno di controllo finanziario
La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) che coordina le banche centrali è l’ente che sta collaborando con esse per il loro sviluppo.
Le valute digitali delle banche centrali (CBDC) sono diventate molto controverse a causa della loro “programmabilità”. Nell’ottobre 2020, il direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, Agustín Carstens, ha spiegato che le CBDC, a differenza delle banconote da 100 euro il cui utilizzatore è sconosciuto, consentirebbero alle banche centrali di tracciare e controllare ogni singola transazione, spiegando come con una CBDC la banca centrale avrà un controllo assoluto sulle regole e i regolamenti che ne determineranno l’uso. Nel corso di una conferenza del Fondo monetario internazionale intitolata “Pagamenti transfrontalieri: una visione per il futuro”, Carstens ha affermato :
In contanti, non sappiamo ad esempio chi sta usando una banconota da 100 $ oggi, non sappiamo chi sta usando una banconota da 1.000 pesos oggi. Una differenza fondamentale con la CBDC è che la banca centrale avrà il controllo assoluto sulle regole e i regolamenti che determineranno l’uso di tale espressione di responsabilità della banca centrale, e inoltre avremo la tecnologia per farla rispettare.
Egli ha anche sostenuto che il lancio di una CBDC potrebbe causare una corsa agli sportelli bancari, in quanto consentirebbe alle persone di spostare i loro fondi dalle banche commerciali ai conti delle banche centrali molto più rapidamente, destabilizzando così il sistema (disintermediazione bancaria).
Ecco l’interpretazione di ciò che implicano le osservazioni di Carstens, da parte dell’avvocato John Titus, esperto del Federal Reserve System, pubblicata nel 2020 Annual Wrap-Up of the Solari Report
Per molti versi, penso che il passaggio a una moneta digitale gestita da una banca centrale segnerà la fine della sovranità personale e, allo stesso tempo, la fine della sovranità nazionale, introducendo un sistema di regole globali.
I rischi della programmazione sono molteplici e profondi. Un esempio significativo è la possibilità di imporre una data di scadenza alla valuta, costringendo i cittadini a spenderla entro un certo periodo per evitarne la perdita di valore, eliminando di fatto la possibilità di risparmiare. Non a caso non si parla più di risparmi quanto, in modo dispregiativo, di denaro parcheggiato nei conti correnti che si vorrebbe quasi forzatamente mobilitare.
L’euro digitale e l’Unione Europea del risparmio e degli investimenti
È stata varata l’Unione Europea del risparmio (i nostri) e degli investimenti (i loro profitti) con cui pretendono di attrarre i nostri risparmi verso i loro progetti di guerra. In che modo si evince dalla lettura del documento recentemente emesso dall’Unione Europea: Savings and Investments Union. A Strategy to Foster Citizens’ Wealth and Economic Competitiveness in the EU.
Il modo più “onesto” sarà quello di creare strumenti di investimenti più attrattivi per i risparmiatori europei per indurli a mobilitare i loro risparmi piuttosto che a “lasciarli inattivi” nei loro conto correnti. Vogliono provare a indurci a mobilitare i risparmi privati attraverso incentivi fiscali. Pensano di integrare i mercati finanziari europei rimuovendo gli ostacoli burocratici e fiscali che lo impediscono per rendere più semplici gli investimenti transfrontalieri. Potrebbero usare anche strumenti di risparmio agevolati che limitano la libertà di investimento dei risparmiatori. Ed ecco la cosa più preoccupante. Seppure non si fa esplicitamente riferimento, nel documento dell’Unione Europea, ad un prelievo forzoso dei risparmi è facile dedurre che possano riuscire nell’intento di dirottarli verso i loro interessi di finanziamento degli strumenti di guerra, attraverso vincoli normativi, incentivi, o anche chissà sanzioni o interessi negativi o pressioni fiscali sui risparmi non investiti, a carico di chi ha deciso legittimamente di tenerli fermi nel proprio conto corrente. Il tutto al fine di indirizzarli o meglio forzarli, nella direzione dei loro desiderata. In prima fila l’Italia che sta cercando il modo di mobilitare 200 miliardi dei nostri risparmi utilizzando una garanzia pubblica di soli 17 miliardi. Ricordiamo, per inciso, che i soldi spesi per alimentare la guerra non possono essere considerati investimenti. Si tratta piuttosto di una modalità che consente ai produttori militari e a chi investe nel settore di ottenere profitti finanziari a discapito dei cittadini. In altre parole una spesa cieca a discapito del bene comune e quindi di tutti noi.
L’euro digitale potrebbe facilitare l’applicazione delle diverse strategie di pilotaggio dei risparmi privati verso il riarmo europeo e progetti analoghi.
Ritornando alla programmabilità ecco alcune delle restrizioni potenzialmente implementabili. Si pensa ad un’euro digitale a scadenza per incentivare i consumatori a spenderlo entro un certo periodo per stimolare l’economia di determinati settori. Si potrebbe anche assistere all’imposizione di restrizioni sugli acquisti di determinati beni o al prelievo forzato di denaro per il pagamento di tasse e multe in maniera automatica e in tempo reale. Come anticipato le CDBC implicano un rischio rappresentato dalla potenziale soppressione della privacy, essendo ogni transazione potenzialmente tracciabile. Un’altra restrizione della CBDC potrebbe stabilire il rispetto di quote mensili sulle emissioni di anidride carbonica da parte dei cittadini e limitare, nel caso in cui fosse stato superato un tetto massimo stabilito, i suoi acquisti di biglietti aerei e benzina o gasolio finché la CBDC non accerti il rientro nei parametri desiderati di produzione di CO2 per ciascun cittadino.
Un esempio di tirannia finanziaria è già successo in Canada dove i conti bancari di persone dissenzienti sono stati bloccati. Durante le proteste del Freedom Convoy nel 2022, il governo canadese ha invocato l’Emergencies Act per la prima volta nella storia. Questo ha permesso di congelare i conti bancari di alcuni partecipanti alle proteste senza necessità di un ordine del tribunale. L’obiettivo ufficiale era di interrompere il finanziamento delle manifestazioni contro le restrizioni legate alla pandemia.
Con un euro digitale totalmente centralizzato, questa pratica potrebbe essere estesa e facilitata. Si paventa anche la possibilità che il governo possa decidere cosa i cittadini possano o non possano acquistare. Potrebbe, quindi, essere programmato per essere speso solo in determinati settori o per specifici beni e servizi.
L’introduzione di una funzione di “bail-in” [2] automatica in caso di crisi finanziaria, potrebbe permettere alla BCE, con l’accordo dei governi, di prelevare direttamente denaro dai conti privati per salvare le banche.
La programmabilità potrebbe integrarsi con i cosiddetti smart contracts (contratti intelligenti) come accade già con le criptovalute su blockchain. Si tratta, in pratica della possibilità di automatizzare transazioni basate su condizioni predefinite.
Ovviamente l’euro digitale si elogia in quanto paladina della lotta all’evasione fiscale ma difatto l’euro digitale programmabile potrebbe trasformarsi in un meccanismo di controllo sociale ed economico, spostando il potere dalle persone alle istituzioni ed eliminando ogni spazio per l’anonimato e la libertà finanziaria.
Differenze tra CBDC e criptovalute decentralizzate
Le Central Bank Digital Currencies (CBDC) e le criptovalute decentralizzate presentano differenze fondamentali, in particolare per quanto riguarda l’emissione e il controllo. Le CBDC sono valute digitali emesse e controllate direttamente dalle banche centrali di una determinata nazione o alleanze monetarie come nel caso dell’euro. L’euro digitale è una forma di denaro digitale che verrà emesso dalla Banca Centrale Europea, e il suo valore sarà fissato dalla banca centrale, in maniera simile al denaro contante o ai bonifici. Esso sarà interamente sotto il controllo della BCE. In pratica si tratta di valute digitali possedute ed emesse da una banca centrale che si appropria del relativo signoraggio. Il signoraggio (reddito derivante dall’emissione di moneta) di monete metalliche appartiene allo Stato. Il signoraggio delle banconote emesse dalla BCE viene versato ai singoli stati membri.
Al contrario, le criptovalute decentralizzate, come Bitcoin, non sono emesse né controllate da un’autorità centrale come una banca centrale o un governo. La loro gestione è distribuita su una rete di computer (la blockchain), il che le rende, per loro natura, decentralizzate.
Nel caso del Bitcoin, poiché non esiste una banca centrale o un’entità che lo emette e ne trae profitto il “signoraggio” è rappresentato dal premio ricevuto dai minatori, che sono coloro che validano le transazioni e aggiungono nuovi blocchi alla blockchain. Questo premio viene distribuito in modo decentralizzato tra tutti i partecipanti alla rete. Tuttavia, a differenza del signoraggio tradizionale, i minatori devono affrontare costi significativi legati all’energia e all’hardware necessari per il mining. Inoltre, la ricompensa per i minatori si riduce nel tempo attraverso un processo chiamato “halving”, che avviene circa ogni quattro anni. In questo modo, il “signoraggio” nel caso del Bitcoin non è un reddito centralizzato, ma una compensazione distribuita in base al contributo di ogni partecipante alla rete per garantirne il funzionamento e la sicurezza.
Un’altra distinzione cruciale riguarda il controllo sulle transazioni. Le CBDC, essendo centralizzate, hanno il potenziale per essere tracciabili al 100% e le transazioni potrebbero essere monitorate, registrate e potenzialmente bloccate dall’autorità emittente a differenza del contante che è anonimo. Inoltre, le CBDC potrebbero essere programmabili, con la possibilità di imporre regole sull’uso del denaro, come date di scadenza o restrizioni sugli acquisti. Le criptovalute decentralizzate, sebbene le transazioni siano registrate su una blockchain pubblica (rendendole trasparenti, ma non necessariamente legate a identità reali), sono progettate per offrire un certo grado di anonimato o pseudonimato e non sono soggette al controllo diretto di un’entità centrale che possa bloccare o censurare le transazioni a suo piacimento. Infine, il valore di una CBDC è fissato da una banca centrale ed è equivalente alle valute tradizionali. Le criptovalute decentralizzate, invece, sono note per la loro volatilità e il loro valore è determinato dalla domanda e dall’offerta sul mercato, senza un ancoraggio diretto ad una valuta fiat o all’intervento di una banca centrale per stabilizzarne il prezzo. Il protocollo di Bitcoin prevede una quantità massima di bitcoin che potranno essere creati, fissata a 21 milioni. Questo limite è codificato nel sistema e non può essere modificato. La creazione prevista dal protocollo è graduale ed avviene nel tempo attraverso il processo di “mining”, con un ritmo decrescente. Inizialmente la quantità è cresciuta rapidamente per poi rallentare progressivamente fino a stabilizzarsi asintoticamente sotto i 21 milioni (frazionati in 2.100 miliardi di satoshi) intorno al 2030. Si tratta quindi della introduzione di un elemento di scarsità artificiale ed intenzionale che se da un lato dà valore al bitcoin, dall’altro un’offerta fissa di moneta può inevitabilmente portare alla deflazione e alla volatilità dei prezzi. Anche questo è un aspetto in contrasto sia con le valute ufficiali che con le CDBC la cui emissione è controllata dalle banche centrali. Nel caso del bitcoin l’obiettivo è di rimuovere il “fattore umano” dalla creazione monetaria. Nell’uno e nell’altro caso si generano problemi risolti radicalmente dal modello economico proposto nel 1944 a Bretton Woods da J.L.M. Keynes che propose l’adozione di un sistema radicalmente diverso fondato sul paradigma della compensazione (clearing) nel quale la moneta ridotta a semplice unità di conto viene creata ogni volta che serve nel contesto di una transazione di beni reali e la distrugge dopo aver compiuto il suo compito. Una moneta, quella proposta da Keynes, che non viene emessa da nessuna banca centrale, che elimina strutturalmente l’usura e l’accumulo smisurato in poche mani, rende inutili i mercati finanziari come li conosciamo oggi, impedisce inflazione e deflazione. È poco noto ma è stata attiva in Europa dal 1950 al 1958. Si chiamava Unione Europea dei Pagamenti (UEP) ed ha funzionato in modo egregio per 8 anni sollevando l’Europa dalle macerie della guerra assi più del piano Marshall (vedi Quale soluzione per squilibri economici che degenerano in guerra).
[1] Gli utenti avranno un portafoglio elettronico, digitale (Wallet), gestito da intermediari autorizzati come banche o istituzioni finanziarie, per conservare e utilizzare l’euro digitale. Potrebbe utilizzare una tecnologia centralizzata con un registro delle transazioni (Ledger) controllato da pochissimi server funzionanti quali nodi validatori a garantire sicurezza, trasparenza e tracciabilità delle transazioni. Si pensa di rendere possibile effettuare pagamenti sia online che offline, garantendo accessibilità anche in assenza di connessione internet. La BCE garantisce un alto livello di sicurezza per prevenire frodi e attacchi informatici. Inoltre vengono promesse misure per proteggere la privacy degli utenti, pur rispettando le normative antiriciclaggio. L’euro digitale sarà reso compatibile con i metodi di pagamento attuali, come carte e app, per facilitarne la transizione e l’adozione.
[2] Il bail-in è un meccanismo di salvataggio bancario che prevede l’utilizzo di risorse interne alla banca, come i fondi dei suoi azionisti, obbligazionisti e, in certi casi, anche dei depositi dei correntisti per coprire le perdite. Questo sistema è alternativo al bail-out, che invece utilizza fondi pubblici per salvare le banche.
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