GRAMELLINI E IL SUICIDIO EUROPEO

Fermiamo questa follia

Il suicidio dell'Europa

di Guido Grossi

Gramellini, bontà sua, intervista alla 7 lo scrittore russo B. Akunin, con lo scopo dichiarato di aiutarci a capire se possiamo fidarci della Russia di Putin oppure no.

Lui, Akunin, dissidente esule, ci racconta quello che deve inevitabilmente raccontare un dissidente esule: che la Russia (sua patria) è intrinsecamente cattiva e imperialista e vuole distruggere l’Europa intera.

Se non hai altre chiavi di lettura della complessa realtà raccontata a senso unico, ne esci inevitabilmente convinto che sì, tocca proprio armarci per difenderci dal cattivo di turno!

Contemporaneamente, la Russia continua a dire che è disposta a venderci a basso prezzo il suo gas (che sta vendendo a mezzo mondo) e, udite udite, tratta la pace col suo nemico storico: gli USA.

Contemporaneamente, qualcuno potente in Europa continua a distruggere infrastrutture energetiche, affinché la Russia non possa materialmente venderci a basso prezzo quel suo gas, e, udite udite, non solo non vuole trattare la pace, ma vuole a tutti i costi trascinare il continente intero in una logorante preparazione alla guerra.

Ora, se uno ti vuole invadere, perché mai dovrebbe venderti a basso prezzo il gas che serve ad alimentare l’industria pesante, fra cui notoriamente quella degli armamenti?

Le azioni politiche dei governanti europei (e annessi e connessi) sono prive di senso logico. Sono manifestamente controproducenti per gli interessi delle popolazioni e delle nazioni europee. Sono comprensibili solo in ottica di volontà suicida dell’intero continente.

Il caso non esiste, e neppure la stupidità è una giustificazione sufficiente.

Quale è il disegno e quali i veri interessi che non vengono confessati?

Dal momento in cui i governanti europei hanno iniziato ad attuare le sanzioni contro la Russia, è emersa con forza crescente questa incomprensibile volontà suicida.

Inizialmente, quelle sanzioni erano volute e sponsorizzate, anzi, diciamolo pure: IMPOSTE, dall’America. Inizialmente, si poteva legittimamente credere (sebbene stultum est dicere putabam) che avrebbero prodotto l’effetto desiderato di isolare e sfiancare economicamente la Russia.

Ma… ora che l’America non le applica e non le vuole più!

Ora che è diventato palese anche ai sassi che la Russia ha trovato in Asia, in Africa, in Sud America e ovunque al di fuori dell’Europa partner commerciali più intelligenti e più affidabili degli europei e che la sua economia non si è affatto sfiancata!

Ora che i BRICS sono diventati tanto reali e potenti da portare necessariamente gli USA a riconvertire di 180 gradi le proprie politiche (Trump non è un errore della storia, ma l’unica possibilità di salvezza degli USA).

Ora che le popolazioni e le aziende europee fronteggiano i veri effetti boomerang di quelle politiche, che si manifestano in licenziamenti, fallimenti e – peggio ancora – isolamento diplomatico nel mondo.

Perché i governanti europei continuano imperterriti ad intensificarle?

Perché non ci sediamo a un taolo della pace, con umiltà, a cercare di costruire rapporti dotati di senso, anziché perseverare nella narrazione della guerra che, è sempre più evidente, siamo rimasti gli unici a ritenere inevitabile?

Le popolazioni europee sono, più che comprensibilmente, confuse. Spaventate e confuse.

Abituate a una narrazione a senso unico che crea nemici e minacce ad ogni piè sospinto.

Dalla crisi del debito che ora, di fronte al bisogno di riarmarsi, non esiste più!

Alla fumosa crisi climatica, che non può nascondere l’imperterrito inquinamento provocato dal modello di produzione capitalistico, che non si sa se e quanto influenza il clima, ma di certo avvelena terra, acqua aria e cibo (altro che scoregge delle mucche).

A quella pandemica (no comment: chi voleva capire, ha già capito).

Ora, alla inevitabilità della guerra che una folle corsa agli armamenti può solo accelerare, anzi: provocare, come la storia, impietosa, ci insegna.

Il suicidio dell’Europa

Dietro tutto ciò: la bolla speculativa più grande della storia dell’umanità:

L’unica vera crisi di cui però non si parla.

Gli USA l’hanno provocata e ingigantita, quella bolla minacciosa, di comune accordo con la City di Londra e i suoi paradisi fiscali. Ne hanno tratto il massimo beneficio.

Però, però, attenzione: beneficio riservato esclusivamente a un gruppo sempre più ristretto di potentissimi oligarchi (con briciole elargite ai servitori di turno), a scapito dell’economia reale di tutto il mondo, e, nota bene: a scapito anche del benessere e della sicurezza delle popolazioni americane e inglesi.

Quel modello basato sulla moneta creata dal nulla e ingigantita sui mercati finanziari, ha prodotto effetti indesiderati colossali sulla tenuta dell’economia reale americana, e oramai sulla sostenibilità della finanza USA basata sul dollaro come moneta di riserva mondiale.

Sistema monetario che i BRICS hanno minacciato concretamente di condannare a morte.

C’è il rischio molto serio di guerra civile, in America. Paese in cui ogni cittadino ha il suo set di armi a casa propria, e in cui Hollywood ha insegnato alle persone che l’ingiustizia si ripara uccidendo il cattivo di turno.

Per questo la squadra di Trump sta provando a disinnescare la bomba, pur senza parlarne direttamente.

Lo faranno, naturalmente, a modo loro, come hanno sempre fatto: sacrificando l’Europa, oramai dichiaratamente ex alleati e ex “protetti”.

In realtà, colonie. Questo siamo stati dal secondo dopoguerra, senza rendercene conto.

Ci sono tanti modi possibili di affrontare i problemi, per gravi e complessi che siano: dalla minaccia della guerra, all’inevitabile sgonfiarsi di una bolla speculativa.

Si può perseguire e negoziare la pace, anziché fare la guerra. Se lo si vuole , si lavora in tal senso.
Così come si possono cancellare i crediti ingiustificabili del sistema finanziario, liberare il sistema produttivo fatto di lavoro, aziende, famiglie, e passare ad un sistema monetario più utile al benessere dei popoli, anziché concepire un grande reset che cancellerà il risparmio dei cittadini, ma salverà le ricchezze mostruose degli oligarchi in tutto il mondo.

Ma noi, temo, sceglieremo la guerra, perché pensiamo la guerra.

E arriverà quel grande reset finanziario, perché di quella finanza e dell’illusione di un benessere materiale ci siamo drogati, fino a perdere l’anima.

E possiamo anche raccontarci, lamentandoci, che sarà stato per “colpa” dei cattivi oligarchi.

Ma è importante osservare quanto noi, membri dei popoli, e particolarmente noi europei, ci siamo disgregati negli ultimi decenni, ci siamo rinchiusi nel nostro piccolo mondo ossessivamente individualista e nell’illusione di un benessere fatto di cose e consumi e distrazioni e superficialità.

Dal presente, quale che sia, l’essere umano può sempre ripartire, in qualunque direzione.

Deve però desiderarlo, intensamente, un futuro diverso; deve sforzarsi di immaginarlo coerente con il proprio sentire profondo, che è fatto di aspirazione alla pace, alla collaborazione, alla responsabilità condivisa; e iniziare, infine, con pazienza e umiltà, a pianificarlo e organizzarlo.

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