Il conflitto di Trump con la FED

ReArm Europe soccorre i grandi fondi agevolando le manovre del presidente

FED e dollari

Il conflitto di Trump con la FED. ReArm Europe soccorre i grandi fondi agevolando le manovre del presidente

di Frncesco Cappello

La bolla europea degli armamenti agevola le manovre di Trump. Essa soccorre i grandi fondi creando un diversivo ai loro investimenti

Tassi alti

Ecco le dichiarazioni del presidente Trump rivolte a Jerome Powell: “Dobbiamo abbassare i tassi di interesse. Nessuno si arricchisce con i tassi alti perché nessuno può prendere in prestito denaro. Il costo dell’energia sta scendendo e vorrei vedere i prezzi scendere ancora di più”.

Il conflitto di Trump è con la Federal Reserve ed il potere bancario che proteggono gli interessi dei grandi fondi di investimento i quali si avvantaggiano grandemente di tassi di interesse elevati. Ma un alto costo del denaro (Tassi alti) peggiora i conti pubblici già fuori controllo, perché implicano l’aumento dei costi per interessi (il servizio al debito) pari ad un trilione di dollari (mille miliardi) che devono essere pagati a chi nel mondo ha investito finanziando il debito USA, una cifra che ha superato la spesa statunitense per armamenti. Nove, degli ormai quasi 37 trilioni di dollari del debito federale sono in scadenza nel 2025. Bisognerà trovare nuovi investitori. Tassi alti se da una parte servono per continuare a rendere appetibili con alti rendimenti, sui mercati internazionali, i titoli di debito USA, dall’altra contribuiscono a far lievitare più velocemente la spesa per interessi ed il debito complessivo. Elon Musk ha lanciato l’allarme: “se il deficit della spesa federale non verrà risolto, l’America andrà in bancarotta.” Gli Stati Uniti non hanno mai avuto problemi a superare il tetto del debito. Lo hanno alzato moltissime volte. Oggi, però, l’era della globalizzazione economica è finita e i dollari circolano sempre meno a causa di sanzioni, dazi e sequestri di riserve in dollari operate dai paesi occidentali a danno di paesi nel mirino geopolitico occidentale. È già successo a Russia, Venezuela, Libia, Iraq. I Brics+ si sono proposti anche per questo di fare a meno, il più possibile, del dollaro e si organizzano sempre meglio per emanciparsene.
D’altra parte i grandi fondi di investimento, grazie ad alti i tassi di interesse, massimizzano i loro profitti. Essi però controllano il risparmio globale traducendolo in titoli in dollari contrastando così il processo di dedollarizzazione in corso. Sono, infatti, i fondi a raccogliere in giro per il mondo risparmi che indirizzano verso i titoli del Tesoro USA. The big Three gestiscono trilioni di dollari in asset e offrono strumenti come ETF (Exchange-Traded Funds) e fondi comuni, che includono spesso una quota rilevante di obbligazioni del Tesoro statunitense. Essi canalizzano enormi flussi di capitale verso i Treasury, contribuendo a finanziare il debito pubblico degli Stati Uniti.
Questo rafforza il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale.

Tassi bassi

Viceversa, dopo anni di finanziarizzazione dell’economia USA, un basso costo del denaro e quindi bassi tassi di interesse, sono indispensabili per incentivare la reindustrializzazione degli Stati Uniti e la ripresa economica, che sono tra gli obiettivi principali di Trump.
Si ha la netta impressione che Trump sia persino intenzionato a forzare un abbassamento dei tassi addirittura cercando di far crollare deliberatamente i mercati. Come già osservato con l’aumento dei tassi il costo per interessi del debito federale è cresciuto troppo e continua a lievitare, e Trump potrebbe vedere un crollo del mercato come il modo per costringere la Fed a tagliare i tassi e permettere così di rifinanziare il debito a costi inferiori mentre imprese e famiglie possono tornare ad avere un accesso al credito più sostenibile. I suoi dazi sono usati per portare scompiglio sistematico nei mercati borsistici. Il mercato azionario, in bolla da anni, sta conoscendo violente correzioni che possono anche essere salutari perché le capitalizzazioni sono assai più alte del valore reale delle aziende.
Il Nasdaq 100, un gigante tecnologico, in un solo giorno (lunedì 10) ha perso oltre mille miliardi di dollari. Come riportato dal The Wall Street Journal, la perdita del Nasdaq è avvenuta dopo che Trump ha paventato la possibilità di una recessione. Il fuggi fuggi dal mercato azionario può indurre gli investitori a rivolgersi al mercato obbligazionario determinando un innalzamento della domanda di obbligazioni ed un conseguente abbassamento dei rendimenti e quindi una minore spesa per interessi in particolare sulle obbligazioni statali.

Si ha l’impressione che sia in atto lo scontro tra due capitalismi contrapposti. Da una parte quello finanziario dei grandi fondi legato al potere bancario e dall’altro quello che punta sull’internalizzazione dell’economia americana, la reindustrializzazione, il riequilibrio della bilancia commerciale USA, gli hedge fund, il private equity e il sistema delle cripto di stato.
Il caos finanziario sui mercati provocato dalla politica dei dazi USA spaventa i mercati che vedono correzioni sempre più ampie.
La lotta alla dedollarizzazione è però assai difficile senza l’opera dei grandi fondi che ora però oltre alla vendita di polizze sanitarie e pensionistiche in Europa possono operare anche alla lievitazione della bolla finanziaria legata alle armi.

Trentamila euro di risparmio europeo nel mirino dei grandi fondi

L’effetto collaterale della pratica dei dazi sta nel fatto che essi ostacolano la circolazione del dollaro e dall’altra alzano l’inflazione. Trump dà così ottime ragioni alla FED per continuare a tenerli alti.
D’altro canto per sottrarsi ai dazi alti le aziende europee possono delocalizzare le proprie attività negli Stati Uniti dove trovano energia e materie prime a basso costo catalizzando il processo di industrializzazione perseguito dall’amministrazione Trump.
Malgrado il mercato azionario statunitense sia sotto attacco negli USA la bolla europea degli armamenti può soccorrere i grandi fondi creando un diversivo ai loro investimenti. Questa dinamica agevola percò la manovra di Trump evitando ritorsioni da parte dei fondi di investimento. Ai grandi fondi è, oltretutto, legata la sostenibilità dell’economia americana. I grandi fondi pensione non possono fallire poiché ad essi è legato la metà del consumo statunitense che se venisse a mancare farebbe collassare gli equilibri economici statunitensi. In conclusione la spesa europea per gli armamenti permetterà a Trump di raggiungere i suoi obiettivi in patria.
Ed inoltre il fatto che l’euro si sia apprezzato rispetto al dollaro del 4,45% nel corso degli ultimi dieci giorni favorisce le esportazioni statunitensi e sfavorisce le importazioni verso gli USA forzando anche per questa via un riequilibrio della bilancia commerciale statunitense.
A farne le spese un’Europa, in mano ad una classe politica guerrafondaia, incapace di intendere o semplicemente asservita agli interessi della grande finanza e degli USA che non sa far altro che cercare lo scontro con la Russia mandando in rovina quel che rimane del sistema economico e democratico del vecchio continente.

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