L’Europa della cooperazione è defunta. Ora alle armi!

Chi saranno i soldati dell'Europa?

Re-arm Europe Illustrazione Jacopo Pace

di Maurizio Torti

Se qualcuno conservava ancora incertezze, oggi non ci sono più scuse: l’Europa, nata sei decenni fa da un accordo commerciale per evitare nuovi scontri dopo due conflitti mondiali in appena venticinque anni, ha tradito la sua missione originaria.

Proprio mentre a Gedda si cerca di chiudere la crisi ucraina, l’Unione Europea appare determinata a sabotare la pace. E non si tratta solo del discutibile piano ReArm Europe (oggi solo uno slogan), un progetto da 800 miliardi imposto dalla Presidente Ursula von der Leyen e dalle lobby belliche a un Parlamento privato del diritto di voto con una mossa degna di abili manipolatori.

La risoluzione che ha inglobato il piano senza dibattito ha ottenuto il via libera di 480 eurodeputati su 677, tra cui i rappresentanti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e 10 membri del Partito Democratico. I voti contrari sono stati 130 (inclusi Lega e Movimento 5 Stelle), mentre 67 si sono astenuti (tra cui altri 11 del PD). Ma la seconda risoluzione, quella sull’Ucraina, è ancora più allarmante.

Nel testo, l’UE accusa gli Stati Uniti di un “cambiamento di rotta” per essersi avvicinati a una possibile riconciliazione con la Russia, e invita a “incrementare massicciamente il sostegno militare a Kiev” e a inasprire le sanzioni contro Mosca. L’obiettivo? Dissuadere l’Ucraina dall’accettare il negoziato di pace proposto da Donald Trump, che l’Europa, in pieno assetto bellico, respinge senza esitazione.

Mentre Volodymyr Zelensky sembra aprirsi finalmente a un cessate il fuoco l’UE si erge esplicitamente come un ostacolo alla pace, spingendo gli ucraini a proseguire un conflitto che, secondo lo stesso Zelensky, non potrà restituire loro i territori perduti.

Inoltre, l’Europa illude Kiev con la promessa di un’adesione all’UE, un traguardo lontano e oneroso sia per l’Ucraina che per i 27 Stati membri.
Questa risoluzione, definita da molti una vergogna, è passata con 442 voti a favore, 98 contrari e 126 astensioni. Tra gli astenuti spicca l’intero gruppo di Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia e il Partito Democratico hanno votato a favore (con l’eccezione del capogruppo Zingaretti, contrario, e degli eurodeputati Strada e Tarquinio, astenuti. Lega e Movimento 5 Stelle hanno confermato il loro voto contrario.

Una riflessione in più va a Elly Schlein, segretaria del PD, che aveva espresso un chiaro “No” al riarmo, trovandosi però completamente isolata. Nessuno dei 21 eurodeputati del PD ha seguito la sua linea: 10 hanno votato a favore e 11 si sono astenuti. Una sconfitta non solo politica, ma simbolica, su una questione cruciale: la scelta tra un’Europa di pace e cooperativa e un’Europa militarizzata.

Re-arm Europe
Illustrazione Jacopo Pace

Dopo una disfatta così plateale, è difficile immaginare come la Schlein possa rimanere alla guida di un partito che l’ha ripudiata all’unanimità. Non si era mai visto un partito in cui il leader e la direzione nazionale indicano una direzione, mentre i rappresentanti in Europa fanno esattamente il contrario.

A questo punto, le opzioni sono due: o la Schlein espelle tutti e 21 gli eurodeputati ribelli, o si candida per un posto tra le fila del Movimento 5 Stelle o della Lega

Intanto, l’Europa sembra aver scelto la sua strada: quella della guerra, abbandonando il sogno di pace che ne aveva segnato la nascita.

Il piano per armare l’Europa è oggi uno slogan vuoto, la sfida sarà nei prossimi mesi e anni nel riuscire a trovare chi saranno i soldati del super Stato Europa?

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Masiello ha dichiaato: “Abbiamo bisogno di 45mila militari in più”. Ecco perché l’Italia non reggerebbe una guerra
L’allarme del capo di stato maggiore: all’appello mancano armamenti pesanti, artiglierie mobili, missili tipo Himars per colpire a lunga distanza, carri armati, difese antiaeree, antimissile, antidrone

Prendiamo come esempio la situazione demografica dell’Italia limitandoci a 4 punti fondamentali:

Tasso di natalità molto basso

  • Tasso di fertilità: 1,24 figli per donna (2023), ben al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione.
  • Numero di nascite: nel 2022, l’Italia ha registrato circa 400.000 nascite, il numero più basso dall’Unità d’Italia (1861).

Invecchiamento della popolazione

  • Età media: 47,5 anni (una delle più alte al mondo).
  • Percentuale di over 65: oltre il 23% della popolazione (una delle percentuali più elevate in Europa).
  • Squilibrio generazionale: il numero di anziani supera quello dei giovani, con conseguenze sul sistema pensionistico e sanitario.

Emigrazione

  • Saldo migratorio: sebbene l’Italia attiri immigrati (soprattutto dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa dell’Est), molti giovani italiani qualificati emigrano verso altri paesi europei o extraeuropei in cerca di migliori opportunità lavorative.
  • Flusso netto: nel 2022, il saldo migratorio è stato positivo (+ circa 200.000 persone), ma non sufficiente a compensare il calo naturale della popolazione.

Calo naturale della popolazione

  • Differenza tra nascite e decessi: nel 2022, il numero di decessi ha superato quello delle nascite di oltre 200.000 unità.
  • Trend: questo calo naturale è in atto da oltre un decennio e continua a peggiorare.

Quale potrebbe essere uno scenario futuro?

Secondo le stime dell’ISTAT e di Eurostat, se il trend attuale non verrà invertito:

  • La popolazione italiana potrebbe scendere da 59 milioni (2023) a 54 milioni entro il 2050.
  • La percentuale di over 65 potrebbe superare il 30% della popolazione, con un impatto significativo sul welfare e sulla forza lavoro.

Ragionando su questi semplici dati la situazione è molto chiara, la crescita demografica italiana è attualmente negativa. Il paese sta affrontando un declino della popolazione da diversi anni, a causa di una combinazione di fattori strutturali, principalmente a causa del basso tasso di natalità, dell’invecchiamento della popolazione e dell’emigrazione giovanile. Senza interventi strutturali per sostenere le famiglie e invertire il declino delle nascite, il paese continuerà a perdere popolazione, con gravi conseguenze economiche e sociali. E quali scenari dobbiamo aggiungere a seguito di unconflitto in Europa?

In caso di un conflitto in Europa, simile al conflitto Russia Usa in territorio ucraino, la popolazione italiana subirebbe cambiamenti demografici drammatici e profondi. Sono da tenere in considerazione

Perdite umane dirette

  • Morti in combattimento: se l’Italia fosse coinvolta direttamente nel conflitto, si stima che le perdite militari potrebbero aggirarsi tra 50.000 e 100000mila persone, a seconda dell’intensità del conflitto e della durata delle operazioni belliche.
  • Vittime civili: i bombardamenti, le rappresaglie e le operazioni militari sul territorio italiano potrebbero causare la morte di 500000mila e 1 milione di civili, soprattutto nelle grandi città e nelle aree industriali.

Effetti del conflito e il calo delle nascite

  • Durante un conflitto, il tasso di natalità tende a crollare a causa dell’insicurezza, della mobilitazione maschile e delle difficoltà economiche.
  • Stima: il numero di nascite potrebbe ridursi del 50-70%, passando dalle attuali 400.000 annue a 120.000-200.000 durante il conflitto.
  • Totale mancate nascite in 3 anni: circa 600.000-1 milione di nascite in meno.

Le migrazioni forzate

  • Profughi interni: milioni di persone potrebbero essere costrette a fuggire dalle zone di guerra, spostandosi verso aree più sicure del paese o cercando rifugio all’estero.
  • Emigrazione: molti italiani, soprattutto giovani e qualificati, potrebbero cercare di lasciare il paese per sfuggire al conflitto, riducendo ulteriormente la popolazione attiva.
  • Stima: tra 2 e 4 milioni di persone potrebbero abbandonare l’Italia durante il conflitto.

Impatto sulla struttura per età

  • Giovani: la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) subirebbe un calo significativo a causa delle perdite in combattimento, dell’emigrazione e del crollo delle nascite.
  • Anziani: la popolazione over 65 potrebbe ridursi in termini assoluti a causa dell’aumento della mortalità, ma la loro percentuale sulla popolazione totale potrebbe crescere ulteriormente a causa del crollo delle nascite.
  • Bambini: la fascia 0-14 anni si ridurrebbe drasticamente, con conseguenze a lungo termine sulla futura forza lavoro.

Conseguenze economiche e sociali

  • Demografia attiva: la perdita di milioni di persone in età lavorativa avrebbe un impatto devastante sull’economia, con una riduzione della produttività e un aumento del carico assistenziale per gli anziani.
  • Ripresa demografica: dopo il conflitto, ci vorrebbero decenni per ripristinare i livelli prebellici di popolazione, con un probabile “baby boom” post-bellico, ma insufficiente a compensare le perdite.

In caso di un conflitto prolungato e devastante, la popolazione italiana potrebbe ridursi di 24 milioni di persone in 3 anni, con un impatto drammatico sulla struttura demografica, l’economia e la società. La ripresa sarebbe lenta e complessa, con conseguenze che durerebbero per generazioni.

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