
La Columbia University espelle e revoca i diplomi degli studenti che hanno partecipato alle proteste pro-palestinesi per i diritti umani l’anno scorso.
Durante i giorni di occupazione di un edificio del campus nella scorsa primavera sono stati diversi gli studenti identificati, da alcuni giorni il rettorato dell’università ha temporaneamente revocato i diplomi degli studenti che si sono poi laureati.
L’università ha comunicato in un’e-mail a tutto il campus che un consiglio giudiziario ha emesso una serie di sanzioni contro gli studenti che la scorsa primavera hanno occupato la Hamilton Hall per protestare contro la guerra a Gaza”.
Gli agenti del DHS hanno condotto perquisizioni in due dormitori del campus della Columbia con mandati di perquisizione.
“Vi scrivo con il cuore spezzato per informarvi che questa notte agenti federali del Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) sono entrati in due residenze dell’Università. Nessuno è stato arrestato o trattenuto”, ha scritto la presidente ad interim della Columbia Katrina Armstrong in un’e-mail alla comunità universitaria giovedì scorso.

Non sono stati rimossi oggetti e non sono state prese ulteriori misure. Gli agenti federali del DHS hanno notificato alla Columbia University due mandati di perquisizione giudiziaria firmati da un giudice federale che autorizzano il DHS a entrare in aree non pubbliche dell’Università e a effettuare perquisizioni in due stanze di studenti”.
Dopo l’irruzione del DHS alla Columbia University ieri sera, temo che la situazione continui a peggiorare. Sono state attivate delle ulteriori azioni intraprese contro gli attivisti studenteschi filo-palestinesi, tra cui la “revoca temporanea” dei diplomi.
Nonè la prima volta di una così forte azione repressive nei confronti di studenti solidali con la Palestina, alcuni casi sono da segnalare nel 1987.
Oggi si parla del caso di Mahmoud, che riporta indietro la memoria ai fatti di Los Angeles. Per chi non lo sapesse, il governo ha passato due decenni a cercare di deportare attivisti pro-Palestina per attività politiche lecite. Il caso, avviato nel 1987, ha visto cadere le accuse contro gli ultimi due uomini presi di mira solo nel 2007. Il titolo dell’articolo all’epoca era: “Gli arabi americani hanno libertà civili?”.
Infine, i funzionari governativi hanno presentato alla Columbia University una lista di richieste prima di prendere in considerazione il ripristino di 400 milioni di dollari di fondi federali trattenuti. Oltre alla repressione e gli arresti nei confronti degli studenti, le autorità americane puniscono diverse università colpevoli di “discriminazione anti-sionista”, e la richiesta che il “dipartimento di studi sul Medio Oriente, l’Asia meridionale e l’Africa” sia messo in amministrazione controllata per almeno cinque anni.
Mahmoud Khalil in carcere da oltre una settimana
Le autorità federali per l’immigrazione hanno arrestato sabato un attivista palestinese che ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste della Columbia University contro Israele, un’escalation significativa nell’impegno dell’amministrazione Trump a detenere e deportare gli studenti attivisti.
Mahmoud Khalil, studente laureato alla Columbia fino allo scorso dicembre, era all’interno del suo appartamento di proprietà dell’università sabato sera quando alcuni agenti dell’Immigration and Customs Enforcement sono entrati e lo hanno preso in custodia, ha dichiarato il suo avvocato, Amy Greer, all’Associated Press.
Greer ha detto di aver parlato al telefono con uno degli agenti dell’ICE durante l’arresto, il quale ha affermato che stavano agendo su ordine del Dipartimento di Stato per revocare il visto studentesco di Khalil. Informato dall’avvocato che Khalil si trovava negli Stati Uniti come residente permanente con una carta verde, l’agente ha detto che avrebbero revocato anche quella, secondo l’avvocato.
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