A CHI CONVIENE LA GUERRA 

Noi la ripudiamo!

Sabotage

di Carlo Grossi

È di questi giorni la sortita di Ursula Von der Lyen su possibili prelievi per sostenere e continuare ad armare la disfatta ucraina intesa e propafandata come guerra giusta.
Che abbia dato voce da una sua idea recondita, che parli per conto dei falchi della commissione europea o stia utilizzando una finestra di Overton per prepararci al peggio non è dato a sapere. Tuttavia un elemento mi appare chiaro: lo scenario politico-economico e sociale, fatte le debite proporzioni, non è granché dissimile rispetto al quadro che precedette il secondo conflitto mondiale.
Tra i fattori fondamentali che hanno determinato la pericolosa situazione nella quale ci troviamo annovero sicuramente l’abbandono dell’economia reale a favore di un modello economico-finanziario basato sui servizi. Analizziamone i contorni e le conseguenze:
NASCITA DEL NUOVO MODELLO PRODUTTIVO
A seguito della seconda e della terza rivoluzione industriale che hanno generato i presupposti di un certo benessere economico prevalentemente legato ai consumi di manufatti in grado di facilitare la vita delle famiglie e delle imprese ci siamo incamminati sul sentiero del progresso.
Gli italiani, reduci dalla prima guerra mondiale, fino al 1945 avevano incamerato, nonostante i delicati passaggi politici avvenuti, valori costruttivi quali lo Stato, il lavoro, la famiglia.
La stessa ricostruzione post-bellica aveva confermato una ferrea volontà di rinascita. All’epoca il rapporto tra prezzo dei beni prodotti e i salari medi, il cosiddetto potere di acquisto, riusciva a mantenersi su livelli accettabili, tutt’al più per le spese di maggior peso i nostri nonni e i bisnonni facevano ricorso al prestito cambiario, un ampliamento della capacità di acquisto basato sulla fiducia che ha funzionato per decenni come risorsa complementare denominata in moneta nazionale, uno strumento che ha permesso la crescita economica e sociale della nostra Italia. L’inflazione che i consumi potevano generare era ampiamente compensata dalla produzione e dal bilanciamento che le leve monetaria e fiscale riuscivano ad attuare.
All’epoca non esistevano le finanziarie e le banche in parte territoriali ma controllate dalla banca centrale di Stato favorivano questo tipo di sviluppo attraverso incentivi e facilitazioni spesso supportate da interventi pubblici.
Il debito, pur monitorato, non rappresentava un problema, ma si inseriva in un circuito virtuoso alimentato dell’occupazione, dalla produzione di beni reali, dai consumi che hanno portato il prodotto italiano sui principali mercati esteri contribuendo al mito del “made in Italy”.
La finanziarizzazione dell’economia  era di la da venire;
Sabotage
DEINDUSTRIALIZZAZIONE  E DEBITO
A seguito della crisi degli anni settanta che mise in evidenza alcuni aspetti dello sviluppo sin qui ottenuto, si fece strada la concezione che l’economia legata alla produzione di beni materiali, il cosiddetto secondo settore, potesse essere sostituita dalla produzione dei servizi che l’economia produttiva aveva sviluppato a proprio supporto, il terziario o terzo settore.
Dopotutto la produzione crescente avrebbe comportato consumo di risorse energetiche, manodopera sempre più specializzata quindi costosa, inquinamento ambientale…temi che erano andati sviluppandosi dalla metà degli anni ’70 con proteste in un crescendo di atti la cui violenza ha messo a dura prova la tenuta delle istituzioni, ancora definite tali sulla scorta di convinzioni idealistiche quanto permeate da ingenuità collettiva prevalentemente dovute ad una fiducia cieca e incondizionata riscossa dal potere politico.
Lo spostamento della produzione in aree a basso costo di manodopera in quanto prive di diritti sociali ha lentamente privato l’Occidente industrializzato del proprio prestigio con notevoli perdite economiche e aumento del debito. Lo strapotere del settore bancario e finanziario, operante a tutto campo senza distinzioni di sorta, ha favorito i grandi gruppi industriali spesso consorziati in oligopoli, la speculazione finanziaria ha ininterrottamente drenato capitali dal ceto medio e basso convogliando i proventi verso attività per lo più speculative. Tutto questo accompagnato da una progressiva deregulation che ha facilitato la concentrazione di capitali in poche mani lasciando popoli e nazioni in balia del debito e dei mercati. Le teorie neo-liberiste concepite agli inizi del ‘900 da Milton Friedman hanno trovato terreno fertile  in Europa a partire dagli anni ’80.
Slava Parioli
Ogni forma di benessere collettivo si è affievolito di conseguenza, il ceto medio ne è uscito semidistrutto, come le piccole e medie imprese, le attività artigianali e commerciali, le professioni liberali. Nel contempo un atteggiamento sempre più aggressivo da parte del sistema bancario e finanziario nonché del fisco sta minacciando la proprietà privata cosi come l’ avvertimento di Ursula Von der Lyen mette a rischio i piccoli risparmi sopravvissuti alla malapolitica, alle continue emergenze, alle disfunzionalita’ di uno Stato non più in grado di erogare servizi di prima fascia e vigilare sulle angherie di ogni genere che subiamo quotidianamente.
SMEMBRAMENTO DEGLI STATI NAZIONALI
Non sempre l’unione fa la forza, in particolare quando si pretende di unire Stati con marcate diversità etniche, storiche, sociali, politiche, economiche sotto una bandiera comune. Certe differenze pesano almeno quanto le disparità poste in atto per bilanciare l’eterogeneita’ dei partecipanti. Un superstato privo di un ordinamento costituzionale che pretende di mantenere un progetto unitario attraverso trattati e strutture oligarchiche che soverchiano le attività parlamentari non è uno stato democratico ma una soffocante sovrastruttura burocratica…lo dimostrano i fatti.
Chiudo la mia sommaria analisi provando a rispondere al quesito iniziale espresso nel titolo del post…ovvero “…a chi conviene la guerra?” Essendomi dilungato abbastanza sarò sintetico: la guerra conviene a chi ci ha malgovernato negli ultimi decenni, ai politici corrotti, a chi ha tradito l’ordinamento costituzionale, a chi non ha rispettato i fondamentali diritti umani a chi ha mentito su fatti estremamente gravi, a chi si è macchiato di gravi colpe, a chi ha svenduto la Patria per interessi personali.
Sono questi i colpevoli e la causa dei nostri problemi…a loro rispondo che non basterà una guerra, per quanto ingiusta e distruttiva, a seppellire le loro colpe.

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