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di Francesco Cappello
Ecco le risposte patogeniche al vaccino Covid riportate nella pubblicazione scientifica del dottor Maurizio Federico: autoimmunità, trombocitopenia, miocardite, lesioni miocardiche, disturbi del ciclo mestruale, riattivazione di infezioni latenti e sindrome post-vaccino COVID
La pubblicazione scientifica del dottor Maurizio Federico [1], “The Immunologic Downsides Associated with the Powerful Translation of Current COVID-19 Vaccine mRNA Can Be Overcome by Mucosal Vaccines” “Gli svantaggi immunologici associati alla potente traduzione dell’mRNA dei vaccini COVID-19 attuali possono essere superati dai vaccini mucosali” pubblicata il 14 Novembre 2024, è importante non tanto perché insiste nel proporci una soluzione vaccinale, quella dei vaccini mucosali, giudicata meno dannosa, quanto perché, un ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituzione italiana che non si è opposta ed ha anzi promosso la campagna vaccinale di massa, oggi, attraverso un suo ricercatore, elenca a posteriori una lunga serie di meccanismi del danno che vengono identificati quali potenziali effetti collaterali immunologici derivanti dall’alta efficienza di traduzione dell’mRNA nei vaccini COVID-19.
Proponiamo, per iniziare, la traduzione dell’abstract dell’articolo:
L’azione dei vaccini a base di mRNA richiede l’espressione dell’antigene nelle cellule bersaglio dei complessi mRNA-nanoparticelle lipidiche. Quando l’antigene del vaccino non viene completamente trattenuto dalle cellule produttrici, la sua diffusione locale e sistemica può avere conseguenze dipendenti sia dai livelli di espressione dell’antigene sia dalla sua attività biologica. Una peculiarità dei vaccini a base di mRNA contro il COVID-19 sono le quantità straordinariamente elevate dell’antigene Spike espresse dalle cellule bersaglio. Inoltre, la proteina Spike del vaccino può essere rilasciata e legarsi ai recettori ACE-2 delle cellule, inducendo così risposte di significato patogenetico, incluso il rilascio di fattori solubili che, a loro volta, possono disregolare i processi immunologici chiave. Inoltre, le risposte immunitarie circolatorie innescate dalla proteina Spike del vaccino sono piuttosto potenti e possono portare a un efficace cross-binding degli anticorpi anti-Spike, nonché alla comparsa di auto-anticorpi e anticorpi anti-idiotipo. In questo articolo, vengono discussi gli svantaggi immunologici della forte efficienza della traduzione dell’mRNA associata ai vaccini contro il COVID-19, insieme agli argomenti a sostegno dell’idea che la maggior parte di essi può essere evitata con l’avvento dei vaccini mucosali di nuova generazione contro il COVID-19.
Tra parentesi graffe qualche richiamo per facilitare la comprensione a chi non sia addentro al linguaggio della biologia.
Come si legge uno degli aspetti più rilevanti è legato alla quantità elevata di proteina Spike prodotta in seguito alla vaccinazione.
{Ricordiamo che si tratta della proteina spike del SARS-CoV-2, che è una parte essenziale del virus coincidente per intenderci con quelle protuberanze che il virus ha sulla sua superficie. Essa sono quiparabili ad una “chiave” che il virus utilizza per entrare nelle cellule del corpo umano. In particolare, la proteina spike si lega a un recettore (la toppa della chiave) che si trova sulle cellule umane, chiamato ACE2, specialmente, ma non solo, nelle cellule dei polmoni. Una volta legata, la proteina spike permette al virus di entrare nella cellula, dove può replicarsi e diffondersi ulteriormente nell’organismo. La produzione di quantità elevate di proteina spike in circolo per l’organismo è particolarmente importante perché essa è tossica com’era già noto grazie a tutta la letteratura circolante prima e durante il periodo pandemico. Vedi a tal proposito nella nota [2] la revisione di tale letteratura a cura della dottoressa Loretta Bolgan.
Questa proteina tossica è particolarmente importante perché è il bersaglio principale dei vaccini contro il COVID-19. I vaccini avrebbero dovuto aiutare il sistema immunitario a riconoscere il virus a partire dalla presenza della proteina spike.
La proteina spike del SARS-CoV-2 svolge il ruolo di antigene perché il sistema immunitario la riconosce come una sostanza estranea che deve essere combattuta. Ricordiamo che un antigene è una molecola capace di stimolare una risposta immunitaria, e la proteina spike svolge esattamente questo ruolo.
Quando il virus entra nel corpo, la proteina spike si lega ai recettori sulle cellule umane per permettere al virus di infettarle. Il sistema immunitario rileva la presenza della proteina spike e attiva una risposta per combattere l’infezione. Nelle intenzioni di chi li ha ideati i vaccini contro il COVID-19 avrebbero dovuto addestrare il sistema immunitario a riconoscere la proteina spike, in modo che esso potesse rispondere rapidamente ed efficacemente nel momento in cui il virus fosse entrato nel corpo. In sostanza, la proteina spike è l’antigene che attiva la risposta immunitaria, permettendo al corpo di difendersi contro il virus.}
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Il vaccino induce quindi le cellule a sintetizzare la spike, la quale però, come spiega l’autore, può non essere completamente trattenuta dalle cellule stesse e diffondersi localmente o anche sistemicamente, con conseguenze patologiche variabili a seconda dei livelli di espressione e della sua attività biologica.
Un’altra peculiarità dei vaccini mRNA contro il COVID-19 è la notevole quantità di antigene Spike espressa dalle cellule bersaglio. La proteina Spike prodotta in seguito alla vaccinazione può legarsi ai recettori ACE-2 presenti su diverse cellule, inducendo risposte che possono avere un significato patogenetico, tra cui il rilascio di fattori solubili capaci di alterare importanti processi immunologici. Inoltre, la risposta immunitaria circolatoria indotta dalla proteina Spike del vaccino può portare a un’efficace cross-reattività degli anticorpi anti-Spike [3], nonché alla comparsa di autoanticorpi e anticorpi anti-idiotipo. Questi eventi sono stati correlati all’insorgenza di patologie come trombocitopenia, miocardite, disturbi del ciclo mestruale, riattivazione di infezioni latenti e sindrome post-vaccino COVID (PCVS).
{Ricordiamo che gli autoanticorpi sono gli artefici delle malattie autoimmunitarie. Sono anticorpi prodotti dal sistema immunitario che “si sbagliano” e attaccano le proteine umane nelle cellule, e quindi i tessuti o gli organi del proprio corpo che le contengono. Normalmente, il sistema immunitario distingue tra sostanze estranee (non-self) e componenti del proprio corpo (self). Tuttavia, in alcune malattie autoimmuni, il sistema immunitario perde questa capacità e produce autoanticorpi che possono causare infiammazioni, danni e disfunzioni.
Gli anticorpi anti-idiotipo sono anticorpi che si legano a specifici idiotipi, ovvero alle regioni variabili degli anticorpi stessi. Un idiotipo è, quindi, la parte specifica della regione variabile di un anticorpo che conferisce la sua unicità. In altre parole, è una sorta di “firma” unica che ogni anticorpo possiede, determinata dalla sequenza di amminoacidi presenti nella sua regione variabile. Questa “firma” rende ogni anticorpo capace di riconoscere e legarsi a un antigene specifico. Un anti-idiotipo è un anticorpo che si lega a questa regione variabile specifica dell’idiotipo di un altro anticorpo. In pratica, l’anti-idiotipo riconosce e si lega all’idiotipo, bloccando o modulando la funzione dell’anticorpo originale.
La comparsa di autoanticorpi può portare a una serie di conseguenze, tra cui infiammazioni croniche, danni ai tessuti e disfunzioni degli organi colpiti. Le manifestazioni cliniche possono variare da dolore articolare, affaticamento e febbre a eruzioni cutanee, perdita di peso e debolezza muscolare. Le malattie autoimmuni possono essere difficili da diagnosticare e trattare, poiché i sintomi possono essere poco specifici e variare da persona a persona.}
È stato riscontrato che i complessi mRNA/LNP (nanoparticelle lipidiche) possono entrare in diversi tipi di cellule. L’iniezione nel muscolo deltoide favorisce l’ingresso nelle cellule muscolari, ma l’infiammazione indotta da alcuni componenti lipidici può attirare cellule che presentano l’antigene nel sito di iniezione. Queste cellule possono ingerire le nanoparticelle lipidiche (LNP), attivarsi e migrare verso i linfonodi. Inoltre, quantità non quantificabili di mRNA/LNP iniettati possono sfuggire all’internalizzazione cellulare e entrare in circolo. Studi hanno dimostrato che l’mRNA del vaccino può persistere nell’organismo anche per un periodo prolungato dopo la vaccinazione. In alcuni casi, è stata rilevata la presenza di mRNA del vaccino nei linfonodi ascellari fino a 30 giorni dopo la vaccinazione, e nei ventricoli cardiaci fino a 20 giorni dopo l’iniezione, con una correlazione tra la sua presenza e lesioni miocardiche. L’interazione tra la proteina Spike e l’ACE-2 può indurre diverse vie di segnalazione che portano al rilascio di citochine, come IL-6, TNF-α e TGF-β.
{Le citochine sono proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario e agiscono come messaggeri chimici. Queste proteine sono fondamentali per regolare le risposte immunitarie e l’infiammazione, permettendo alle cellule immunitarie di comunicare tra loro e coordinare l’attacco contro infezioni o lesioni. Tuttavia, quando vengono prodotte in eccesso, le citochine possono diventare pericolose. In particolare, possono causare una condizione nota come tempesta di citochine, in cui il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo e provoca danni ai tessuti sani.
La tempesta di citochine può, infatti, portare a gravi conseguenze, tra cui danni ai tessuti, complicazioni severe come insufficienza multiorgano e shock settico, e un aggravamento delle malattie. Ad esempio, durante infezioni gravi come il COVID-19, la tempesta di citochine può peggiorare le condizioni cliniche e aumentare il rischio di mortalità.}
In particolare, è stato osservato che la proteina Spike può generare un blocco delle funzioni mitocondriali nelle cellule endoteliali vascolari. Inoltre, può indurre l’espressione di VCAM-1, ICAM-1, fattori della coagulazione e il rilascio di citochine infiammatorie come TNFα, IL-1β e IL-6. Un altro aspetto da considerare è la possibile induzione di immunità aspecifica in seguito alla vaccinazione con mRNA contro il COVID-19.
{Un blocco delle funzioni mitocondriali nelle cellule endoteliali vascolari può avere conseguenze significative sulla salute vascolare. Le cellule endoteliali rivestono i vasi sanguigni e svolgono un ruolo cruciale nel mantenere la salute vascolare regolando il flusso sanguigno, la coagulazione e la risposta immunitaria. Quando le funzioni mitocondriali sono compromesse, le cellule endoteliali possono diventare meno efficienti nel produrre ossido nitrico, una molecola che aiuta a mantenere i vasi sanguigni dilatati e previene l’aggregazione piastrinica. Questo blocco può portare a
disfunzione endoteliale consistente in una ridotta produzione di ossido nitrico che può causare vasocostrizione e aumento della pressione sanguigna. Inoltre le cellule endoteliali compromesse possono contribuire a un ambiente pro-infiammatorio, favorendo lo sviluppo di aterosclerosi e altre malattie cardiovascolari.
La ridotta produzione di ossido nitrico può aumentare il rischio di formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni con conseguenti trombosi.
L’infiammazione eccessiva e la trombosi possono portare a danni ai tessuti e agli organi colpiti.
L’immunità aspecifica, o innata, è la prima linea di difesa del corpo contro infezioni e malattie. Funziona in modo generico contro qualsiasi patogeno, senza distinguere tra diversi tipi di microrganismi. Comprende barriere fisiche come la pelle, barriere chimiche come gli enzimi presenti nelle lacrime, e cellule immunitarie come i fagociti, che “mangiano” e distruggono i patogeni.
L’immunità aspecifica è rapida e agisce immediatamente, ma non offre una protezione specifica e duratura come l’immunità acquisita. Questo significa che, mentre può respingere un’ampia gamma di agenti patogeni, non è in grado di “ricordare” e rispondere in modo più efficace a infezioni successive dallo stesso agente. La principale debolezza dell’immunità aspecifica è che può attaccare anche cellule e tessuti del corpo se mal regolata, portando a infiammazioni e danni. Inoltre, poiché non è specializzata, potrebbe non essere sufficientemente efficace contro patogeni particolarmente virulenti o nuovi.}
La scoperta che l’incorporazione di N1-metil-pseudouridina al posto della normale uridina nell’mRNA del vaccino può indurre uno spostamento di frame ribosomiale +1 aggiunge un ulteriore livello di complessità in termini di risposta immunitaria indotta dal vaccino. Questo fenomeno porta alla produzione di proteine sconosciute, potenzialmente immunogeniche, che potrebbero innescare risposte autoimmuni. Infatti la modifica dell’mRNA induce uno spostamento del frame di lettura durante la traduzione proteica. Si stima che circa l’8% dei prodotti tradotti totali siano proteine non previste che potrebbero essere immunogeniche negli esseri umani, il che significa che il sistema immunitario potrebbe riconoscerle come estranee e attaccarle scatenando una risposta autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule e i tessuti del corpo.
Qui l’articolo https://www.mdpi.com/2076-393X/12/11/1281
[1] Luglio 2020- :Direttore f.f. del Centro Nazionale per la Salute Globale presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Roma. Gennaio 2017- : Dirigente di Ricerca presso il Centro Nazionale
per la Salute Globale ISS
[2]
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