La rivoluzione Trumpiana

Il piano buldozer

Il piano buldozer e la rivoluzione trumpiana

di Guido Grossi

Ho sempre sostenuto, e continuo a farlo, che non dobbiamo aspettarci nessuna salvezza dalla politica istituzionale: le istituzioni sono marce fino alla radice e controllate da un sistema di potere profondamente radicato e apparentemente inaccessibile che collega la finanza al sistema mediatico e agli apparati più o meno segreti delle amministrazioni nazionali e internazionali.

Piuttosto, possiamo cambiare noi stessi per contribuire a cambiare il mondo, imparando a sperimentare seriamente come costruire dal basso, insieme, le strutture sociali ed economiche che ci piacciono.

Eppure, la lettura mattutina di questo articolo : https://eko.substack.com/p/override?utm_campaign=post&utm_medium=web mi ha aperto un mondo di possibilità. Anche quella struttura di potere può essere travolta in tempi ristretti, grazie ad una sorprendente preparazione e determinazione della nuova amministrazione americana.

Ribadisco: eliminare un sistema di potere marcio non dà alcuna garanzia di un mondo migliore. Non solo perché non ci è assolutamente chiaro con quale sistema di potere verrà sostituito. Ma perché è proprio del potere/dominio in sé che dovremmo imparare a fare a meno: quel potere fatto di delega all’autorità centrale del diritto di dare forma alle nostre vite, togliendoci necessariamente la responsabilità, e quindi la libertà.

Ciononostante, è importantissimo sforzarsi di capire, al di là dei pregiudizi, che siamo di fronte ad una rivoluzione in grande stile, in grado di spazzare via dalla storia il sistema di potere burocratico parassitario che ha avvelenato i rapporti sociali e internazionali negli ultimi cinquant’anni. Assieme agli apparati, va in frantumi la (pseudo) cultura neoliberista che quel potere ha creato e sostenuto.

Il piano buldozer e la rivoluzione trumpiana

L’amministrazione Trump appare infinitamente più complessa e soprattutto più preparata di quanto il sistema mediatico – che lo detesta – ci abbia fatto credere. Per capirlo fino in fondo, dobbiamo scoprire quanto il Presidente sia solo la punta di un iceberg che appare, ma dietro e attorno esiste una squadra molto più estesa e più preparata di quanto non avessimo immaginato.

Di certo, contribuiscono ad alimentare l’immagine negativa di Trump le modalità con cui si esprime e le forme plateali e sconcertanti della raffica di decisioni operative annunciate quotidianamente, sempre presentate dalla stampa che lo odia come stupide e pericolose.

Ma se invece di rimanere alle apparenze superficiali cominciamo a leggere il disegno che si sta delineando possiamo dare una lettura diversa alle apparenti “follie”: colpi mortali rapidissimi e precisissimi ai gangli vitali del deep state ed alla cultura neoliberista che lo sottende.

Una strategia preparata con cura, in risposta alla totale impreparazione che ha caratterizzato il primo mandato. Una strategia che mescola spregiudicatamente la tecnologia, una squadra compatta, efficiente e devota, la determinazione assoluta del “capo”.

Una vera e propria rivoluzione sta avvenendo nel cuore dell’impero di cui siamo parte, nella forma triste di colonia. L’impero stesso è in discussione. Si presenta, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’opportunità di liberarci.

Sapremo raddrizzare la schiena e prenderci le nostre responsabilità, per partecipare al processo decisionale che, dopo la distruzione del vecchio dovrà necessariamente costruire le nuove forme, le nuove finalità, i nuovi contenuti della politica istituzionale?

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