di Maurizio Torti
Il neo presidente degli Stati Uniti scoprirà molto presto che la sua proposta per una soluaizone della questione palestinese non ha alcun senso.
Lo stesso Netanyaou è rimasto sorpreso dalle parole di Trump e i nazionalisti israeliani da ore festeggiano e benedicono le promesse di Trump, mai un presidente degli Stati Uniti ha reso così tanto felici gli israeliani, in modo particolare la destra razzista che non vuole arabi musulmani e cristiani.
Trump insiste sulla soluzione di mandare via tutti i palestinesi di Gaza in Egitto, in Giordania oppure nei paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina come la Svezia e la Spagna. “Gaza sarà la riviera del Medio Oriente”. Trump vuole mandare gli americani ad occuparsi della ricostruzione, vuole disinnescare le bombe inesplose e costruire alberghi, case e casinò. Progetti e plastici sono già pronti e agenti immobiliari scaldano i motori per vendere terreni, ville e piscine.
Il messaggio dei palestinesi è chiarissimo, nonostante oltre 480 giorni di guerra stanno ritornando nelle loro case a nord di Gaza, più precisamente sulle rovine delle case e vogliono ricostruire le scuole, gli ospedali, i negozie e un’altra volte le loro case. In rete, sui media internazionali si moltiplicano le dichiarazioni di adolescenti, giovani ed adulti palestinesi che con coraggio e determinazione ripetono: “restiamo sulla nostra terra e ricostruiremo tutto”.
Trump si racconta al mondo come uomo di pace ed attento per risolvere le grandi questioni del mondo ma il suo primo mandato è stato un fallimento e di conseguenza almeno per questa fase iniziale non sembrano esserci pensieri di pace nella sua agenda. Minaccia la Groenlandia, vuole annettere anche il Canada, continua a finanziare e militarizzare i confini con il Messico, pone e usa i dazi come un randello contro chi non vuole allinearsi con le politiche degli Stati Uniti.
La visione di Trump sulla questione palestinese è dettata da una scarsa conoscenza del Medio Oriente ma neache i suoi collaboratori lo stanno aiutando molto, perchè non invia, temporaneamente tutti i palestinesi di Gaza, per la ricostruzione, in Israele? I palestinesi se devono andare via da Gaza devono ritornare alle loro case, essendo profughi del 1948, come da risoluzioni dell’ONU hanno il diritto di ritornare alle loro case oggi territorio israeliano. Israele non riconosce il diritto al ritorno a nessun palestinese. Questa soluzione è stata completamente ignorata dall’uomo che vuole dettare la sua agenda al mondo, come nel gioco dei dadi, si lancia e si vince o perde.
Trump può facilmente ricattare il governo dell’Egitto e della Giordania, entrambi ricevono tantissimi aiuti dagli Stati Uniti e Abdel Fattah al-Sisi, presidente egiziano ha già respinto la proposta di Trump come il re di Giordania, Abdallah II. Entrambi potrebbero cedere sotto la pressione degli USA ma nel momento stesso dell’ ipotetico trasferimento forzato dei palestinesi di Gaza in Egitto e in Giordania, la destabilizzazione dell’Egitto e della Giordania sarà inevitabile. Un caos di questo tipo gioverà esclusivamente ad Israele, pronto a rubare ulteriori km di terra ai confini dell’Egitto e della Giordania.
Sul tavolo non ci sono altre opzioni, Trump deve sciogliere alcuni dubbi sulle sue scelte presentate al mondo, sta giocando oppure cerca di comprendere attraverso le reazioni internazionali quali potrebbero essere gli alleati rispetto ad alcune politiche? In modo particolare quali alleati regionali sono pronti ad accettare le condizioni imposte da Trump?. Al momento sulla questione di Gaza non si sono dubbi, il mondo umano, l’umanità vuole il rispetto dei diritti umani e la dolorosissima storia dei palestinesi può ridare fiducia in queste istituzioni, ora è fondamentale la creazione dello Stato di Palestina.
Dopo la visita di Netanyaou negli USA in rapida successione ci sono stati i rifiuti alla proposta di cacciare via i palestiensi di Gaza, primi tra tutti sono stati i sauditi, poco tempo fa sicuri alleati degli USA con la firma degli accordi di Abramo ma oggi sono carta straccia se non ci sarà la creazione dello Stato di Palestina.
È una richiesta, un obbligo morale e umano ribadito dai leader di Cina, India, Iran, Russia, Italia e l’elenco è lunghissimo.
Oggi a Gaza c’è una tregua non è stato avviato un piano di pace e in altre città della Palestina la guerra coloniale e di occupazione israeliana continua senza sosta, lentamente altre città come Jenin vengono completamente rase al suolo, provocando morti, feriti, mutilati e generando dolore e odio.
Trump dovrà rendersi conto, velocemente, degli errori commessi in merito alla regione del Medio Oriente dove occorre necessariamente, costruire una conferenza e definire un piano di sicurezza internazionale includendo la dichiarazione della creazione dello Stato di Palestina e la firma di un trattato di non proliferazione delle armi di distruzione di massa, nucleari, biologiche e chimiche nella regione del Medio Oriente.
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