L’ONU deve tornare ad essere un centro per l’armonizzazione delle nazioni. Parola di Lavrov

Lavrov. Russia Cina ONU Brics

di Francesco Cappello

L’ONU è stata utilizzata o ignorata a seconda degli interessi delle potenze mondiali persino come strumento di legittimazione per interventi militari, ma anche scavalcata o relegata a un ruolo marginale quando le sue decisioni non erano allineate agli interessi di USA e alleati.
Le opinioni di Lavrov sul Summit del Futuro svoltosi all’ONU. Nel suo intervento, che riportiamo integralmente, le sfide che l’attuale trasformazione geopolitica globale pone all’autorità delle Nazioni Unite

Si assiste ad un attacco generalizzato alle leggi internazionali e alla Carta dell’ONU [1] e all’estinzione del ruolo della diplomazia occidentale nella prevenzione e mediazione dei conflitti. L’affossamento dell’ONU e del suo ruolo proseguono industurbati sin dal giorno della sua istituzione. Ultimo in ordine cronologico la fuoriuscita dall’OMS degli Stati Uniti. L’OMS andrebbe, piuttosto, epurata da tutte quelle entità private con enormi conflitti di interesse. Tutti i rappresentanti di Bigpharma, per intenderci, con i loro finanziamenti interessati e strumentali. L’OMS andrebbe riformata con il contributo alla pari di tutti i 194 paesi membri che ne fanno parte in modo che possa tornare a svolgere il suo ruolo finalizzato al benessere e alla salute dei cittadini del mondo e non più al servizio degli interessi delle multinazionali farmaceutiche imponenti lockdown e vaccinazioni di massa su scala globale.

La 79ª Assemblea Generale dell’ONU, conclusasi il 30 settembre 2024, ha incluso il cosiddetto Summit del Futuro che si è svolta come di consueto nell’ultima settimana di settembre. La Federazione Russa è stata rappresentata dal Ministro degli Affari Esteri Sergei Lavrov. Nel suo intervento [2], che riportiamo integralmente dopo la premessa, Lavrov presenta le sue opinioni sul Summit e sui suoi risultati, nonché le sfide che l’attuale trasformazione geopolitica globale pone all’autorità dell’ONU.

Premessa

Il Patto per il Futuro è per Lavrov un esempio di come l’Occidente cerchi di controllare l’agenda dell’ONU, preparato senza una sessione plenaria con tutti i paesi e sotto il controllo occidentale. Lavrov lo considera l’ennesima dichiarazione destinata ad essere dimenticata. Ci ricorda com gli accordi di pace di Kosovo e Dayton (Bosnia ed Erzegovina) siano stati “sabotati”, dimostrando una mancanza di rispetto per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, così come le risoluzioni per la creazione di uno Stato palestinese indipendente sono state ignorate per quasi 80 anni. Insiste sulla necessità di una adeguata rappresentanza del Sud Globale nel Consiglio di Sicurezza che includa i paesi africani, asiatici e latinoamericani. Sostiene esplicitamente l’inclusione di Brasile e India e le iniziative dell’Unione Africana, sottolineando che non ci dovrebbe essere spazio per ulteriori seggi per i paesi occidentali.
Il ministro degli esteri russo critica il Vertice del Millennio del 2000 a cui, nonostante l’obiettivo di “liberare i popoli dal flagello della guerra”, ha fatto seguito l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti. Allo stesso modo, il Vertice Mondiale del 2005, con il suo impegno a stabilire una pace giusta, non ha impedito l’aggressione della Georgia e l’intervento di smantellamento della Libia. Anche il Vertice dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile del 2015 ha negato le promesse fatte per combattere la povertà e la disuguaglianza, a causa del rifiuto dei paesi occidentali di abbandonare le loro pratiche neocoloniali. Gli accordi di Minsk del 2015 e di Istanbul del 2022 sono stati “abbandonati” da Kiev e dai suoi sostenitori occidentali, contribuendo alla crisi in Ucraina. L’Occidente, patria dell’Ipocrisia e dei doppi standard, mentre promuove valori come la libertà di espressione e la concorrenza leale, impone sanzioni e utilizza il dollaro come arma politica. Un’ipocrisia che oltretutto si riflette nel suo silenzio omertoso di fronte alle violazioni dei diritti umani commesse dai propri alleati, come nel caso del governo di Kiev e delle sue politiche discriminatorie nei confronti della popolazione russofona e del popolo palestinese sottoposto vittima di sistematici crimini di guerra.

Lavrov ricorda che i documenti OSCE del 1999 e 2010 stabiliscono l’impegno dei paesi a non garantire la propria sicurezza a scapito degli altri eppure la NATO ha continuato la sua espansione in Europa, minacciando la sicurezza della Russia.

Il ministro russo, analizza la profonda crisi, ormai storica, dell’ONU. L’organizzazione è stata trasformata in uno strumento per gli interessi egoistici dell’Occidente, minando i suoi principi fondamentali e la sua capacità di armonizzare le azioni delle nazioni. L’ONU è stata incapace di prevenire o risolvere conflitti passati, come l’invasione dell’Iraq, l’aggressione in Georgia, la demolizione della Jugoslavia e dello Stato libico. Egli sottolinea come le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU vengono spesso ignorate o sabotate. Lavrov vede un futuro per l’ONU solo se l’organizzazione torna a essere un centro per l’armonizzazione delle azioni delle nazioni, basato sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite, facendo valere in particolare il principio dell’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati. Ciò implica la necessità di riformare il sistema di governance dell’ONU, in particolare il Segretariato, dove le posizioni chiave sono occupate da rappresentanti della minoranza occidentale.
Sottolinea l’importanza di affrontare le questioni cruciali come la governance di internet e le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale in modo inclusivo e non discriminatorio. Critica gli sforzi occidentali di creare organi di controllo al di fuori dell’ONU, che minano la fiducia e la cooperazione internazionale. Il Patto per il Futuro, secondo Lavrov, è un esempio di come l’Occidente stia cercando di controllare l’agenda dell’ONU, ignorando le esigenze di molti paesi. Il ruolo attuale dell’ONU è compromesso dalle azioni dell’Occidente e dalla sua incapacità di far rispettare i suoi principi fondamentali. Il futuro dell’ONU, secondo Lavrov, dipende dalla sua capacità di riformarsi e di riaffermare il suo ruolo come centro di armonizzazione e di rispetto della sovranità di tutti gli stati, con una maggiore rappresentanza del Sud Globale. Il mondo sta, infatti, inevitabilmente evolvendo verso un ordine multipolare basato sull’uguaglianza tra nazioni e sul rispetto dei valori umani e del diritto all’autodeterminazione incompatibile con le pratiche neo-coloniali dell’Occidente che non può non accettare la realtà ormai irreversibile di un mondo multipolare.

A seguire le opinioni di Lavrov sul summit del futuro

IL ‘PATTO PER IL FUTURO’ HA UN FUTURO?
La Russia ha accolto con favore l’idea di convocare un Summit del Futuro, proposta dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, comprendendo che l’ONU sta sprofondando sempre più in una crisi e che bisogna fare qualcosa al riguardo. I diplomatici russi si sono uniti agli sforzi per preparare questo incontro e hanno agito in modo sincero e onesto, anche se non avevamo illusioni al riguardo. In passato, molti grandi eventi dell’ONU non sono andati oltre dichiarazioni altisonanti che sono state dimenticate non appena sono state adottate. Basti ricordare il Summit del Millennio del 2000, che proclamava l’obiettivo di “liberare i popoli dal flagello della guerra”. Solo circa due anni dopo, gli Stati Uniti e una coalizione di volenterosi, agendo con un pretesto ridicolo e senza il mandato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, invasero l’Iraq, un paese che deve ancora superare le conseguenze devastanti di questa impresa sconsiderata. Il Vertice Mondiale del 2005 ha proclamato il suo impegno a stabilire una pace giusta in conformità con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Ma non ha impedito a Washington e ai suoi alleati di incoraggiare l’allora leader della Georgia, Mikheil Saakashvili, a lanciare un’aggressione armata contro il popolo dell’Ossezia del Sud e i peacekeeper russi nel 2008. Tre anni dopo, la NATO ha orchestrato un intervento militare in Libia che ha distrutto la sua statualità e minato la stabilità dei paesi vicini e del Medio Oriente in generale. Nel 2015, il Summit dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile ha adottato grandi piani per combattere la povertà e la disuguaglianza. Questi si sono rivelati promesse vuote poiché i paesi occidentali non sono disposti a rinunciare alle loro pratiche neo-coloniali di sottrarre le ricchezze del mondo a proprio vantaggio. Basta uno sguardo alle statistiche per vedere quante promesse di finanziare lo sviluppo del Sud Globale e trasferire tecnologie ecocompatibili sono state onorate. Proprio come Kofi Annan e Ban Ki-moon prima di lui, Antonio Guterres ha lanciato la sua iniziativa con lo slogan di ripristinare la cooperazione globale. Questa è un’idea meravigliosa. Chi potrebbe essere in disaccordo? Ma di quale cooperazione globale si può parlare quando l’Occidente ha calpestato tutti i valori incrollabili della globalizzazione di cui sentiamo parlare da così tanti anni? Queste perorazioni sono state concepite per convincerci che avrebbero dato a tutti pari accesso ai beni della civiltà moderna. Dove sono l’inviolabilità della proprietà, la presunzione di innocenza, la libertà di espressione, l’accesso all’informazione, la concorrenza leale di mercato secondo regole eque e costanti? Possiamo discutere di cooperazione globale quando i paesi occidentali hanno scatenato una vera e propria guerra di sanzioni contro più della metà, se non la maggioranza, dei paesi del mondo, e il dollaro USA, promosso come risorsa e bene per tutta l’umanità, è stato trasformato in modo brutale in un’arma? Peggio ancora, l’Occidente vuole trasformare l’ONU in uno strumento per raggiungere i propri obiettivi egoistici. Il Summit del Futuro ha dimostrato che si stanno compiendo sempre più tentativi per erodere le fondamenta intergovernative dell’ONU. Ostacolano il cambiamento di cui si ha un grande bisogno nel sistema di formazione del Segretariato dell’ONU, dove i posti chiave sono stati conquistati e sono “ereditati” da rappresentanti della minoranza occidentale. Poiché anche il Segretario Generale dell’ONU chiede di ripristinare la cooperazione globale, il Segretariato dell’ONU dovrebbe sostenere idee unificanti e compromessi piuttosto che inventare giustificazioni per inculcare narrazioni filo-occidentali nell’agenda dell’ONU. Non è troppo tardi per dare all’ONU una nuova vita. Ma ciò non dovrebbe essere fatto attraverso summit e dichiarazioni illusorie, ma attraverso il ripristino della fiducia basato sul principio della Carta della sovrana uguaglianza di tutti gli Stati. Purtroppo, ciò non sta accadendo. Ciò significa che le questioni dovrebbero essere trattate in modo equo da tutti gli Stati membri dell’ONU, e non nel modo in cui è stato preparato il Patto per il Futuro: senza un’unica sessione plenaria a cui partecipassero tutti i paesi e sotto lo stretto controllo dei burattinai occidentali. Di conseguenza, il patto appena sfornato si è unito alla necropoli delle dichiarazioni in lingua inglese ben formulate. Purtroppo, questo è il destino di tutti i “prodotti” di tali vertici globali.

PACE E SICUREZZA
La situazione non è migliore per quanto riguarda l’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che, secondo la Carta dell’ONU, è obbligatoria per gli Stati membri. Abbiamo tutti visto le decisioni di composizione del Kosovo e gli Accordi di Dayton sulla Bosnia-Erzegovina sabotati. L’esempio più eclatante sono le risoluzioni consensuali sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente che conviva fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza, che sono state messe da parte per quasi 80 anni. Non c’è alcuna giustificazione per l’atto di terrorismo commesso contro Israele il 7 ottobre 2023, che ha ucciso molti civili. Tuttavia, tutti coloro che hanno ancora un senso di compassione sono prevedibilmente indignati dal fatto che questa tragedia venga sfruttata per una punizione collettiva di massa del popolo palestinese, che è sfociata in una catastrofe umanitaria senza precedenti. L’uccisione di civili con armi americane deve essere fermata immediatamente. Le forniture umanitarie devono essere consegnate a Gaza senza impedimenti e le infrastrutture locali devono essere ripristinate. Soprattutto, ai palestinesi deve essere garantito il loro legittimo diritto all’autodeterminazione e consentito – non a parole, ma nei fatti, sul campo – di costruire uno Stato territorialmente contiguo e vitale entro i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale. Un altro esempio scandaloso di metodi terroristici utilizzati per raggiungere obiettivi politici è l’attacco disumano al Libano, dove le attrezzature civili sono state trasformate in un’arma letale. Questo crimine deve essere immediatamente indagato. Ma anche ora, non possiamo trascurare le numerose notizie dei media, anche nei media europei e statunitensi, che indicano il coinvolgimento di Washington o almeno la sua consapevolezza di quell’attacco terroristico premeditato. Il Segretariato dell’ONU non può rimanere estraneo agli sforzi per stabilire la verità in situazioni che incidono direttamente sulla sicurezza globale e deve attenersi rigorosamente all’articolo 100 della Carta dell’ONU, agendo in modo imparziale ed evitando la tentazione di assecondare alcuni Stati, in particolare quelli che non chiedono la cooperazione internazionale ma dividono apertamente il mondo in un “giardino” e una “giungla”, o lo paragonano a una “tavola democratica imbandita per la cena” e “quelli nel menu”. Dobbiamo ricordare la “storia” di coloro che chiedono che il resto del mondo rispetti le loro regole. L’invasione dell’Afghanistan e l’ingloriosa presenza ventennale di una nota coalizione lì è stata accompagnata dall’emergere di al-Qaeda. La creazione dell’ISIS è stata la conseguenza diretta dell’aggressione contro l’Iraq. L’inizio della guerra in Siria ha dato vita a Jabhat al-Nusra (ora chiamata Hayat Tahrir al-Sham). I raid della coalizione occidentale contro il territorio siriano sono serviti di fatto come fonte di ispirazione per il regime di Kiev per compiere attacchi terroristici simili contro le regioni russe prendendo di mira civili e infrastrutture civili. Per inciso, l’Occidente ha apertamente sostenuto questi sforzi. Anche in Siria, il regime di Zelensky ha collaborato con gli Stati Uniti per addestrare i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham a padroneggiare le più recenti tecnologie di produzione di UAV al fine di combattere le forze armate russe in Siria. L’Occidente ha distrutto la Libia, aprendo le porte al terrorismo nella regione del Sahara-Sahel e inviando milioni di immigrati illegali in Europa. Esortiamo tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei loro paesi e dei loro popoli ad essere estremamente cauti riguardo alle nuove iniziative sconsiderate degli inventori di queste stesse regole. Per anni, la Russia ha cercato di far capire a Washington, Londra e Bruxelles, sopraffatti dai loro complessi di eccezionalismo e impunità, questa verità apparentemente semplice nel contesto della sicurezza europea. Sebbene i paesi occidentali inizialmente avessero promesso di non espandere la NATO e nel 1999 e nel 2010 abbiano firmato i documenti ufficiali dei vertici dell’OSCE stabilendo il loro impegno a non garantire la propria sicurezza a spese degli altri, di fatto la NATO ha portato avanti la sua espansione geopolitica e militare in Europa per tre decenni, cercando di stabilire le sue posizioni in Transcaucasia e Asia centrale, creando minacce dirette alla sicurezza del nostro paese. Oggi, la stessa situazione si sta verificando nella regione Asia-Pacifico, dove l’infrastruttura della NATO si sta insinuando e dove si stanno creando blocchi militari e politici ristretti, minando l’architettura di sicurezza inclusiva sotto gli auspici dell’ASEAN, al fine di contenere la Repubblica Popolare Cinese e la Russia. Allo stesso tempo, l’Occidente non solo non riesce a cercare la cooperazione globale invocata dal Segretario Generale dell’ONU, ma nei suoi documenti dottrinali accusa apertamente e duramente Russia, Cina, Bielorussia, Repubblica Democratica Popolare di Corea e Iran di creare minacce al suo dominio. L’obiettivo di infliggere una sconfitta strategica alla Russia è stato dichiarato: in modo simile a quanto pianificato da Londra e Washington nel maggio 1945, quando (prima della fine della Seconda Guerra Mondiale) hanno sviluppato l’Operazione Impensabile per distruggere l’Unione Sovietica.

CAUSE PRINCIPALI DELLA CRISI UCRAINA
A metà del XX secolo, gli strateghi anglosassoni tenevano nascosti i loro piani aggressivi. Oggi non nascondono più le loro intenzioni. Finora, la loro strategia è stata quella di sconfiggere la Russia usando il regime illegittimo ed essenzialmente neo-nazista di Kiev come proxy. Le prove abbondano. Kiev ha promosso in modo aggressivo e continua a propagandare l’ethos neo-nazista, riscrive la storia della seconda guerra mondiale e alimenta sentimenti nazionalisti tra ampi segmenti della società ucraina, mentre si sforza di perpetuare la memoria dei nazisti e dei loro servitori. Ci sono chiari esempi di prestito diretto di simboli nazisti. È anche importante tenere a mente i crimini commessi per molti anni da battaglioni di volontari irregolari formati tra i nazionalisti ucraini. Anche gli organismi internazionali che connivano con Kiev, compreso l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, non hanno potuto tacere sulle loro atrocità. L’Ucraina è diventata uno stato terrorista, che sta terrorizzando i suoi stessi cittadini e le persone oltre i suoi confini negli ultimi dieci anni. Nonostante ciò, l’Occidente lascia che la giunta di Kiev faccia come gli pare e vi riversa ingenti risorse. Le affermazioni della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen secondo cui l’Ucraina difende i valori cari all’UE attirano l’attenzione. Anche il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha tracciato parallelismi tra l’Ucraina e i valori europei. Confessioni come questa difficilmente possono essere interpretate come qualcosa di diverso da una manifestazione del nucleo nazista profondamente radicato della classe politica europea, che è sul punto di precipitare in una sconsiderata e suicida mossa tattica anti-russa. Ha senso discutere dell’assurdità e del pericolo di tentare di “condurre una guerra fino alla vittoria” contro una potenza nucleare come la Russia? Altrettanto assurdi sono i mantra dei padroni occidentali di Kiev secondo cui non ci sarebbe alternativa ai colloqui basati sulla famigerata formula di Zelensky. A sostegno di questo ultimatum condannato, l’Occidente fa appello alla Carta dell’ONU, chiedendo che sia garantita l’integrità territoriale dell’Ucraina. A titolo di promemoria, il primissimo articolo della Carta proclama l’obbligo di rispettare i principi di pari diritti e l’autodeterminazione dei popoli che sono serviti da base giuridica per il processo di decolonizzazione (che deve ancora essere completato nonostante la resistenza dei francesi, dei britannici e di altre ex potenze coloniali). Nel 1970, l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la Dichiarazione sui Principi del Diritto Internazionale…, che afferma che l’integrità territoriale è rispettata per gli Stati i cui governi rispettano il diritto dei popoli all’autodeterminazione e quindi rappresentano l’intera popolazione residente entro i confini di un determinato territorio. Questa è stata una decisione unanime dell’Assemblea Generale dopo molti anni di difficili discussioni. Non c’è bisogno di dimostrare che i neo-nazisti ucraini, che hanno preso il potere a Kiev in seguito al sanguinoso colpo di stato nel febbraio 2014 sostenuto dagli Stati Uniti e dai loro alleati, non hanno rappresentato e non rappresentano la popolazione russa di Crimea, Donbass e Novorossiya. I leader occidentali, che usano in modo ossessivo ogni opportunità possibile per invocare il tema dei diritti umani, tacciono in modo evidente su questi diritti quando si tratta di mosse razziste dei loro clienti di Kiev. Alla luce di tale smemoratezza, ricordiamo un’altra richiesta contenuta in quello stesso primissimo articolo della Carta dell’ONU, che è quella di rispettare i diritti e le libertà fondamentali di ogni persona, indipendentemente da razza, sesso, lingua o religione. I diritti dei russi e di altre etnie associate alla cultura russa sono stati progressivamente distrutti in seguito al colpo di stato a Kiev. La lingua russa è stata resa illegale in tutte le sfere della vita in Ucraina, tra cui l’istruzione, i media, l’arte, la cultura e persino la vita quotidiana. Una legge recentemente adottata vieta la Chiesa ortodossa ucraina canonica. Il regime di Kiev sta conducendo una guerra contro tutto ciò che è collegato al mondo russo. I cittadini di lingua russa sono stati il gruppo più discriminato in Ucraina per molti anni. Considerato ciò, gli appelli di Zelensky al rispetto della Carta dell’ONU sono una farsa. Le suddette gravi violazioni dei diritti dei russi sanciti nella Carta dell’ONU, insieme alle minacce alla sicurezza della Russia – e di tutta l’Europa – che provengono dal regime di Kiev e da coloro che stanno cercando di tirarlo nella NATO, sono le cause principali dell’attuale crisi ucraina. L’Operazione Militare Speciale della Russia mira a eliminare queste minacce al fine di proteggere la sua sicurezza e il presente e il futuro delle persone sulla loro terra ancestrale.Apprezziamo le sincere iniziative di mediazione dei nostri partner, fatte con le migliori intenzioni. Rispettiamo la loro attenzione costruttiva al raggiungimento di un risultato in contrapposizione alla formula senza sbocco di Zelensky. Tuttavia, esortiamo i nostri amici a considerare pienamente i fatti di cui sopra che rivelano le vere cause dell’attuale crisi. Una pace giusta basata sulla Carta dell’ONU non può essere raggiunta senza prima rimuovere queste cause. Un piano di risoluzione realistico è stato presentato dal Presidente Putin il 14 giugno 2024. Egli ha sostenuto in modo convincente la buona volontà della Russia nel raggiungere soluzioni negoziate, le cui prospettive sono state rovinate da Kiev e dai suoi mecenati a seguito del colpo di stato del 2014 seguito dall’abbandono degli Accordi di Minsk del 2015 e degli Accordi di Istanbul del 2022.

VERSO UN ORDINE INTERNAZIONALE PIÙ GIUSTO
La politica occidentale senza precedenti arrogante e aggressiva nei confronti della Russia non solo ha ostacolato l’idea di cooperazione globale sostenuta dal Segretario Generale dell’ONU, ma sta anche bloccando il funzionamento del sistema di governance globale, incluso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Non è stata una nostra scelta e non possiamo essere chiamati a rispondere delle conseguenze di quella pericolosa rotta. Tuttavia, tutti i paesi saranno colpiti da queste gravi conseguenze, a meno che l’Occidente non si fermi ora. È chiaro alla Maggioranza Mondiale che il confronto e l’egemonismo non possono risolvere un solo problema globale. Stanno solo frenando l’inevitabile emergere di un mondo multipolare basato sulla parità di diritti di tutte le nazioni, grandi e piccole, sul rispetto del valore dell’essere umano, sull’uguaglianza di uomini e donne e sul diritto delle nazioni di scegliere il proprio futuro. Questi principi sono stabiliti nella Carta dell’ONU, proprio come il principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani, che gli Stati Uniti e i loro alleati si sono rifiutati di riaffermare quando hanno votato per il patto al Summit per il Futuro, con grande vergogna degli Stati membri dell’ONU. Nel suo discorso al Quarto Forum delle Donne Eurasiatiche del 18 settembre 2024, a San Pietroburgo, il Presidente Putin ha sottolineato l’importanza dell’unità per raggiungere lo sviluppo sostenibile e la sicurezza universale e indivisibile. Le questioni estremamente complicate che l’umanità sta affrontando possono essere risolte solo insieme e sulla base del rispetto degli interessi reciproci. L’Occidente deve accettare questa verità e abbandonare le sue pratiche neo-coloniali. Il ruolo delle associazioni interstatali sta crescendo in Asia, Africa e America Latina. Tra queste vi sono l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Unione Economica Eurasiatica, l’Unione Africana, la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi, la Lega Araba, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico e altre organizzazioni.

L’ARCHITETTURA DELLA SICUREZZA EURASIATICA
Il mondo di oggi ha bisogno di modi migliori per garantire la sicurezza in varie regioni, dovrebbe imparare la lezione dai tentativi sfortunati di adottare un modello di sicurezza euro-atlantico che l’Occidente ha messo al servizio dei suoi progetti espansionistici. La creazione di uno spazio di sicurezza uguale e indivisibile in Eurasia è fondamentale in mezzo ai processi globali che si svolgono nella macro-regione. Non è solo che il deterioramento della situazione politico-militare causato dalla politica del collettivo occidentale volta a minare lo sviluppo sovrano delle principali potenze del continente è inaccettabile per gli Stati eurasiatici responsabili. Il crescente rischio che le tensioni locali si trasformino in un conflitto regionale più grande mette a repentaglio l’ulteriore sviluppo progressivo dell’intera Eurasia, che è uno dei principali motori della crescita economica globale. La risoluzione delle questioni di sicurezza è una condizione indispensabile per l’ulteriore sviluppo dinamico dei paesi del continente e per sbloccare il potenziale dei progetti multilaterali di cui fanno parte. La nostra iniziativa si basa sulla comprensione della necessità che gli stati e le organizzazioni multilaterali in Eurasia si assumano la responsabilità di garantire la propria sicurezza secondo la formula “Soluzioni eurasiatiche per problemi eurasiatici”. Pertanto, gli obiettivi strategici dell’architettura che proponiamo sono:
risolvere i disaccordi esistenti congiuntamente dagli stessi paesi eurasiatici;
prevenire i conflitti in futuro;
porre fine alla presenza militare destabilizzante di attori extraregionali in Eurasia.
Allo stesso tempo, non stiamo recintando o escludendo gli Stati europei da questo dialogo a condizione che siano sinceramente interessati e non siano coinvolti in azioni distruttive contro altri paesi dell’Eurasia, un continente che si estende da Lisbona a Vladivostok e da Mosca a Riad, Nuova Delhi, Pechino e Giacarta.

RIFORMA DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU
Lo scorso luglio, su suggerimento della Russia, il Consiglio di Sicurezza ha tenuto dibattiti aperti sulla costruzione di un ordine mondiale più giusto e stabile. Questa discussione deve continuare, sia all’ONU che in altri forum. Nel frattempo, per noi è ovvio che un ordine mondiale più equo presuppone incondizionatamente una maggiore rappresentanza del Sud e dell’Est Globale nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ovvero i paesi africani, asiatici e latinoamericani. Abbiamo ribadito la nostra posizione a sostegno di Brasile e India, a condizione che si raggiunga una decisione positiva nel quadro delle ben note iniziative avanzate dall’Unione Africana. Allo stesso tempo, naturalmente, non si può parlare di posti aggiuntivi per i paesi occidentali e i loro alleati, che sono già sovrarappresentati nel Consiglio di Sicurezza. Ciò non avrebbe alcun senso e sarebbe addirittura assurdo. Tuttavia, ci sono coloro la cui visione dell’equità diverge da ciò in cui crediamo. Molti hanno espresso i loro suggerimenti sulla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ma Antonio Guterres ci ha sorpreso di più dicendo che l’Europa ha un’eccessiva presenza in questo organo, poiché Francia, Regno Unito e Russia sono tra i suoi membri permanenti. Questa visione non solo non riflette l’attuale realtà geopolitica, ma in realtà la distorce, soprattutto dopo che il Regno Unito si è ritirato dall’UE, mentre la Russia si è rifiutata di integrarsi nei progetti euro-atlantici e paneuropei.

Il maggio 2025 segnerà l’80° anniversario della Vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, durante la quale decine di milioni di persone, tra cui 27 milioni di persone di varie origini etniche provenienti da tutta l’Unione Sovietica, sono state vittime della politica genocida del Terzo Reich. Tali crimini non hanno limiti di tempo, poiché non c’è giustificazione morale per coloro che cercano di imbiancare i torturatori nazisti, i collaboratori e i loro attuali successori in Ucraina, negli Stati baltici, in Canada e in altri paesi. Il blocco commerciale di Cuba è in atto da oltre 60 anni, anche se la stragrande maggioranza dei paesi si è adoperata per revocarlo. Nel perseguire l’obiettivo effimero di preservare il suo dominio, Washington ha bloccato gli sforzi dell’OMC per risolvere le controversie e riformare le istituzioni di Bretton Woods, sebbene la sua struttura non sia più conforme al reale equilibrio di potere nell’economia e nella finanza globale. Le azioni dell’Occidente in questo settore dimostrano che gli Stati Uniti e i loro stati clienti temono semplicemente la concorrenza onesta. La fiducia è minata, in particolare, dagli sforzi dell’Occidente per creare organi ristretti e controllabili, in elusione dell’ONU, per affrontare questioni serie e persino fatali. Questi includono la governance di Internet e un quadro giuridico per la tecnologia assistita dall’IA. Queste questioni possono avere un profondo impatto sul futuro dell’umanità e dovrebbero pertanto essere affrontate su una base comune senza alcuna discriminazione o ricerca di vantaggi unilaterali. Sappiamo che gli americani negano sempre il coinvolgimento e faranno di tutto per insabbiare anche queste prove. In effetti, questo è ciò che hanno fatto in risposta alle prove inconfutabili della loro complicità negli attacchi terroristici ai gasdotti Nord Stream. Per inciso, quei gasdotti erano un simbolo perfetto della “cooperazione globale” che il Segretario Generale dell’ONU sogna. La perdita di quell’infrastruttura ha minato la competitività globale dell’UE per anni, a vantaggio degli Stati Uniti. L’Occidente è anche responsabile di aver nascosto la verità sui mandanti di molti altri crimini efferati, tra cui la brutale provocazione nel sobborgo di Kiev di Bucha nell’aprile 2022 e una serie di avvelenamenti di cittadini russi in Gran Bretagna e Germania. Gli assassini politici, come quelli avvenuti il 31 luglio a Teheran e il 27 settembre a Beirut, sono per noi motivo di grave preoccupazione. Quando Israele ha lanciato la sua invasione di terra del Libano nelle prime ore del 1° ottobre, l’amministrazione statunitense non ha condannato in alcun modo questo atto di aggressione contro uno Stato sovrano. Washington ha di fatto incoraggiato il suo alleato mediorientale ad espandere la zona di combattimento. I tragici e inaccettabili sviluppi del conflitto arabo-israeliano, in Libano, nello Yemen, nelle acque del Mar Rosso e del Golfo di Aden, in Sudan e in altri focolai d’Africa riflettono un fatto innegabile: la sicurezza può essere uguale e indivisibile per tutti, oppure non ci sarà sicurezza per nessuno. Il Sud Globale e l’Est stanno alzando la voce per dichiarare il loro diritto a un impegno globale nel processo decisionale sull’intera gamma di punti all’ordine del giorno internazionale. Ciò sta diventando sempre più importante oggi in mezzo ai persistenti sforzi dell’Occidente per distruggere il modello di globalizzazione che esso stesso ha creato. Le strutture di integrazione regionale stanno sviluppando legami tra loro e con il gruppo globale BRICS, che offre opportunità per armonizzare i meccanismi di cooperazione e sviluppo reciprocamente vantaggiosi che non sono soggetti ad alcuna influenza o dettame esterno negativo. Tutti questi processi oggettivi dovrebbero essere presi in considerazione nelle attività del G20, dove il G7 non può più dare il tono. La Russia ha avviato l’idea di costruire un’architettura inclusiva di sicurezza uguale e indivisibile in Eurasia. È aperta a tutti gli stati e le organizzazioni del nostro continente che sono disposti a elaborare insieme soluzioni reciprocamente accettabili, sfruttando l’interconnessione e i vantaggi competitivi naturali del nostro comune spazio eurasiatico. Siamo fiduciosi che tutti gli stati interessati a raggiungere la stabilità militare e politica a lungo termine si uniranno volentieri allo sforzo per affrontare le questioni di sicurezza sulla base di approcci coordinati. A nostro avviso, il raggiungimento della crescita economica, del progresso sociale, dell’integrazione e della cooperazione reciprocamente vantaggiosa, nonché la risoluzione di problemi comuni sono fondamentali per garantire la sicurezza eurasiatica. Oggi, la comunità internazionale si trova ancora una volta ad affrontare enormi sfide, proprio come durante la Seconda Guerra Mondiale, che richiedono sforzi congiunti piuttosto che confronto e desiderio di dominio globale. La Russia sosterrà sempre gli sforzi collettivi, la verità e lo stato di diritto, la pace e la cooperazione nell’interesse di far rivivere gli ideali stabiliti dai padri fondatori dell’ONU. Questo è lo scopo del Gruppo di Amici a Difesa della Carta delle Nazioni Unite, istituito su iniziativa del Venezuela. I suoi obiettivi e principi rimangono pienamente rilevanti. È importante che tutti, nessuno escluso, rispettino questi principi, non selettivamente (scegliendo dal “menu”), ma considerando la loro natura olistica e interconnessa, incluso il principio della sovrana uguaglianza degli Stati. Quindi, mentre lavoriamo per il giusto equilibrio dei legittimi interessi nazionali di tutti i paesi, possiamo dare vita allo scopo delle Nazioni Unite come affermato nella sua Carta: “Essere un centro per l’armonizzazione delle azioni delle nazioni nel raggiungimento di questi obiettivi comuni

[1] L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è un’organizzazione internazionale fondata nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con lo scopo principale di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Nata dalle ceneri della Società delle Nazioni, che si era dimostrata inefficace nel prevenire il conflitto mondiale, l’ONU si basa su una Carta fondativa che definisce i suoi principi, obiettivi e meccanismi di funzionamento.
Gli scopi principali dell’ONU, come sanciti dalla sua Carta, includono:

  • Mantenere la pace e la sicurezza internazionale: prevenire conflitti, promuovere la risoluzione pacifica delle dispute e intervenire in situazioni di crisi.
  • Sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni: promuovere la cooperazione tra i paesi, basata sul rispetto reciproco e sul principio di autodeterminazione dei popoli.
  • Cooperare nella soluzione dei problemi internazionali: affrontare sfide globali come la povertà, la fame, le malattie, i cambiamenti climatici e le violazioni dei diritti umani.
  • Promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali: garantire che tutti gli individui, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, possano godere dei loro diritti fondamentali.

Per raggiungere questi obiettivi, l’ONU si articola in diversi organi, tra cui l’Assemblea Generale, il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e Sociale e il Segretariato Generale. L’Assemblea Generale è l’organo principale in cui tutti gli Stati membri sono rappresentati e possono discutere e votare risoluzioni su questioni internazionali. Il Consiglio di Sicurezza ha la responsabilità primaria del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e può imporre sanzioni o autorizzare interventi militari in situazioni di crisi.

[2] L’originale in lingua russa è disponibile all’indirizzo: https://www.globalaffairs.ru/articles/oon-vnov-byt-czentrom-lavrov/ DOI: 10.31278/1810-6374-2025-23-1-124-135

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