Il secondo giorno del nuovo anno è stato molto intenso e caratterizzato dall’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala e dell’imprenditore iraniano Najafabadi arrestato il 16 dicembre 2024 a Malpensa.
Il governo italiano si è riunito da poche ore per affrontare questa delicata questione diventata sempre più complessa dopo il rifiuto da parte della Procura di Milano di accettare gli arresti domiciliari per Najafabadi.
In ordine la cronologia delle ultime ore
Il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha annunciato sulla paittaforma messaggistica di X di aver ordinato al Ministero degli Esteri di convocare l’ambasciatore dell’Iran per l’arresto della giornalista Cecilia Sala. “Stiamo lavorando senza sosta per riportare Cecilia Sala a casa e chiedere il rispetto dei suoi diritti. Cecilia e la sua famiglia non saranno mai lasciati soli”.
In precedenza, Il Giornale ha riferito che il Procuratore generale di Milano Francesca Nanni sta per emettere il suo parere sul rilascio di Mohammad Abedini Najafabadi, un cittadino iraniano trattenuto all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre su richiesta del governo statunitense.
Questa decisione del Procuratore generale coincide con una complessa trattativa tra il governo italiano e le agenzie di intelligence e le loro controparti iraniane per ottenere il rilascio di Sala. Cosa si è discusso quali proposte per mediare la liberazione di entrambi i detenuti?
Sebbene il parere di Nanni sia formalmente separato da queste discussioni, esso determinerà se gli arresti domiciliari per Najafabadi saranno sufficienti a prevenire la sua ipotetica fuga in attesa del procedimento di estradizione negli Stati Uniti. Un parere favorevole alla richiesta dell’avvocato di Najafabadi potrebbe essere accolto positivamente da Teheran.
Perchè gli USA hanno chiesto all’Italia di arrestare l’imprenditore iraniano?
Le autorità statunitensi sostengono che Najafabadi abbia fornito materiale per l’attacco mortale di un drone collegato all’Iran contro le truppe americane in Giordania.
Proprio pochi minuti fa, è stato negato il rilascio dell’ imprenditore iraniano detenuto in Italia e ricercato da Washington con l’accusa di terrorismo, Il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, ha respinto la sua liberazione condizionale adducendo un elevato rischio di fuga. Non è una buona notizia, il che significa che la detenzione di Cecilia Sala non si concluderà rapidamente per un probabile scambio di detenuti. Una condizione piuttosto strana dato che l’Italia non è in guerra con l’Iran.
Mohammad Abedini Najafabadi è stato arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa dalle autorità italiane dopo essere arrivato da Istanbul ed è attualmente detenuto nel carcere di Opera.
L’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran è considerato da molti una risposta dell’Iran per la detenzione di Najafabadi.
A seguito della riunione del consiglio dei ministri del governo italiano, avviata alle ore 16:00 di oggi, l’ambasciatore iraniano in Italia, Mohammad Reza Sabouri, oggi ha incontrato il segretario generale del Ministero degli Esteri italiano, Riccardo Guariglia, per discutere i casi di Mohammad Abedini Najafabadi e Cecilia Sala, secondo quanto riportato dai media ufficiali iraniani, IRNA e confermati dai media italiani.
L’ambasciata iraniana in Italia aveva chiesto alle autorità italiane di permettere ad Mohammad Abedini Najafabadi di lasciare il carcere in cambio di garanzie che sarebbe rimasto in un luogo noto, esempio arresti domiciliari in attesa delle procedure per la richiesta di estradizione fatta dagli USA.
Il procuratore generale di Milano ha sostenuto che le garanzie esposte dagli iraniani – tra cui l’alloggio e l’assistenza finanziaria, le potenziali restrizioni di viaggio e i controlli obbligatori – sarebbero insufficienti per affrontare il rischio di fuga dell’individuo ricercato dagli Stati Uniti per l’estradizione.
Ha sottolineato che le accuse mosse dalle autorità statunitensi saranno sottoposte a una revisione completa una volta fornita la documentazione necessaria.
L’imprenditore iraniano non solo è vittima della persecuzione da parte degli USA ma paga il prezzo della paura della Procura di Milano. Non molto tempo fa, Artem Uss era stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa nell’ottobre 2022 perché su di lui pendeva un mandato di arresto emesso dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per i reati di associazione criminale per frode ai danni dello stato, associazione criminale per violazione dell’International economic power act, associazione criminale per commissione di frode bancaria e riciclaggio di denaro. Ottenuti gli arresti domiciliari, con una sceneggiatura da film di spie e spionaggio, Artem Uss scappa dai domiciliari, in Serbia e poi in Russia. In procura di Milano nessuno vuole rivivere la vicenda.
Tutte le condizioni sono sfaverovoli ad una risoluzione rapida dell’arresto di Cecilia Sala detenuta nel carcere di Evin a Teheran dal 19 dicembre. Ad oggi le autorità di polizia iraniane rassicurano di osservare e rispettare tutti i diritti per Cecilia Sala ma il carcere è sempre e per chiunque una negazione del diritto alla libertà. Nonostante la possibilità di poter telefonare e tranquillizzare la fam iglia, cecicilia Sala dovrà affrontare una esperienza molto negativa, al momento il comportamento e le reazioni del governo italiano non conducono in una liberazione rapida. La negazione delle garanzie offerte dall’ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran, diplomaticamente sono state un grave errore.
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