L’arte contemporanea è morta. Inizia lo spettacolo

Basta approfittatori, finti artisti e intellettuali

Banana di Catellan

di Alberto Melari

L’arte contemporanea è morta.
La notizia vi desta un sospetto di essere un fake? No. Non lo è.
E l’ultimo teatrino che si è appena chiuso con l’imprenditore cinese che mangia la banana ne è la testimonianza più palese.
Il protocollo di questo tipo di notizie è sempre quello:
La notizia della vendita milionaria di un’opera fatta di niente.
Une milionario la acquista con l’entusiasmo del grande affare, spendendo una cifra da capogiro e guadagnandosi un quarto d’ora di visibilità planetaria.

Lo scopo della notizia, che rimbalza su tutti i canali mainstream, è essenzialmente sempre lo stesso. 
Creare una dissonanza cognitiva nella mente del cittadino medio.
Il quale vede un oggetto senza alcun valore – una comune banana attaccata in maniera comune ad un comune muro con un comunissimo nastro adesivo – e dall’altra parte qualcuno (non una persona qualunque, ma un genio della finanza) che ci investe una camionata di soldi.
È uno dei tanti, ripetitivi metodi con cui viene iniettata nei cervelli del pubblico medio la nuova idea di arte allo scopo di smantellare ogni forma di pensiero logico. Lo scopo che si vuole raggiungere è avere una massa instupidita senza più una minima capacità di senso critico che ubbidisca senza resistenze ad ogni volere di un élite di illuminati.
La notizia è l’acquisto milionario in asta della famosa banana da parte di un giovane Paperon de Paperoni cinese, che poi la stacca dal muro e la mangia. 
Sottotraccia, raccontato da nessuno ma ben visibile sui social, il rammarico in quelli che l’Arte, quella vera, la sanno riconoscere, la amano e devono assistere da anni alla sua lenta demolizione.
Ma questa non si sono accorti di qualcosa di molto evidente.

Da questa notizia si capisce chiaramente che l’arte contemporanea si è avviata verso la fine. E non è affatto difficile vedere l’ombra della morte che ha iniziato a sovrastarla.

Vale la pena fare una diagnosi approfondita, in modo che quando sarà il momento del decesso, potremo aver già prenotato i posti migliori per godersi lo spettacolo.
Un primo punto essenziale. L’arte contemporanea non è mai stato un movimento promosso dal pubblico. Il pubblico, semplicemente, non l’ha mai capita.

Altro punto. L’arte contemporanea è un’invenzione americana. Nasce negli USA e viene divulgata in maniera forzata in tutto il mondo.
Ha avuto sempre e solo un unico scopo, ossia il seguente: l’America, uscita vincitrice dal secondo conflitto mondiale, negli anni del dopoguerra, approfittando della spensieratezza dei popoli nei decenni del boom economico, ha lentamente istaurato un sistema di controllo coloniale presso tutti gli stati europei.

Un controllo tutto sommato semplice in un Europa fiaccata dal conflitto e pervasa da un forte debito di gratitudine per essere stata liberata dalle follie dei regimi totalitari del ‘900.
Ma l’America ha sempre avuto un grosso problema nell’assumersi il ruolo di guida del mondo occidentale. 
Come può riuscire una nazione senza un passato, a mantenere in un tempo prolungato il potere su popoli che hanno alle loro spalle una complessa storia in cui la civiltà si è definita e in cui si sono strutturate tradizioni culturali di immane valore in tutti i settori del sapere?
Un problema non da poco! Un problema che ha ben poche soluzioni.
La più spicciola consiste nell’investire risorse, fintanto che si ha tempo per farlo, per cercare di sganciare quei popoli destinati alla sottomissione dalla loro immensa tradizione culturale.
Detto in breve: devono dimenticarsi di Raffaello, devono concentrarsi su Cattelan.
E così nasce la folle idea di un’arte senza contenuti. Data in pasto alle masse come si fa con l’ingozzamento forzato negli allevamenti intensivi delle oche. Un’arte che vive di sensazionalismi. Di colpi di scena. Di scandali. Di oscenità. Ogni volta a cercare di toccare il fondo.
E qui veniamo al punto. 
Ogni volta che l’arte contemporanea ha proposto un qualcosa, di scandaloso o si sensazionale, lo ha fatto varcando un confine. 
Rompendo un qualche tabù. 
Ogni volta proponendo il nulla, sia bene inteso, ma un nulla che riesce a farsi conoscere in tutto il mondo grazie ad un’informazione totalmente controllata dal tentacolare sistema di potere.
La notizia della vendita della banana ci dice che tutti i confini sono stati ormai rotti. Non hanno più niente da proporre. Per trovare una nuova notizia da gettare alle masse sono costretti a riciclare oggetti già consumati. Come appunto quella banana. Che era già stata proposta e già stata mangiata.
Ma l’effetto di stupore sul pubblico quelli non lo fanno più. Ormai hanno già dato quello che dovevano dare. E senza l’effetto stupore, il pubblico è più attento e riesce a concentrarsi su dettagli che prima, confuso dalla novità, gli sfuggivano.
Quella banana non sarà un po’ marcita dopo tutto questo tempo? Ma non era stata già mangiata da qualcuno? Insomma … cosa si è comprato per quella cifra il grande finanziere cinese?
Il nulla questa volta sembra proprio apparire per quello che è. 
Un nulla. Anche per il pubblico più stordito.
Ma questi in realtà sono solo dettagli. La crisi dell’arte contemporanea è di gran lunga più profonda. 
L’arte contemporanea è nata in quanto uno dei tanti dettagli di un grande progetto di un élite che si era data l’obbiettivo di dominare il pianeta.
Un progetto che ormai ha svoltato verso il più palese fallimento. 
E quindi, per quanto concerne l’arte contemporanea, quel mondo fatto di approfittatori, finti artisti, finti intellettuali, con lo sfaldamento di quell’élite, sta per ritrovarsi senza nessuna copertura.
Per questo diciamo a chi per anni lo ha subito e combattuto, prenotate i posti migliori. 
Perché lo spettacolo sta per cominciare.

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