Dopo diversi tentativi ecco la museruola per i giornalisti.
Vietato pubblicare, scritto o video, gli atti di custodia cautelare.
Il Consiglio dei ministri ha varatoil nuovo decreto legislativo, meglio conosciuto come la “legge bavaglio”.
Alcuni mesi fa, la richiesta di nuove misure contro i giornalisti erano ancora più forti e l’opposizione dei giornalisti ma frenato ma non bloccato un provvedimento antidemocratico dichiaratamente contro la libertà di pensiero, di stampa. I temrini per decidere stavano per scadere e questo decreto è stato chiuso e varato in grande fretta e il pasticcio è evidente.
Ma tutte le forze di maggioranza sono soddisfatte? NO! Alcuni rappresentanti del governo vogliono punire con forti sanzioni sia per i giornalisti sia per gli editori con cifre veramente assurde fino a mezzo milione di euro. Al varo del decreto, le sanzioni sono state sospese per il momento ma nessuno decanta le mancate sanzioni come una vittoria, al contrario l’azione del “bavaglio è molto ampia”.
Oltre a rendere sempre più diffcile il lavoro del giornalista a pagarne le conseguenze del nuovo decreto saranno i cittadini per cui non potranno più essere informati di fatti pubblici non segretati fino alla fine delle indagini preliminari.
Sono sodisfastti al governo? NO!
E si prepara il ministero della censura e delle false notizie. È il ministro della difesa Crosetto a rilanciare la necessità di creare un organo capace di contrastare le false notizie e di muoversi bene nell’am,bito dello scacchiere di una guerra ibrida quella composta da propaganda e fake news.
Ancora una volta alcuni rappresentanti del governo evidenziano, falsamente, la guerra della propaganda, accusando principalmente la Federazione della Russia.
Lentamente ed inesorabilmente negli ultimi anni si stanno moltiplicando interventi normativi che restringono il diritto di cronaca e più in generale la libertà di stampa nel nostro Paese. Primo step è la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza. Secondo step divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare e altri provvedimenti in discussione in parlamento, come la riforma della diffamazione, che aumenta le sanzioni per i giornalisti, mentre nulla viene fatto contro le Strategic Lawsuits Against Public Participation, meglio conosciute come denuncie temerarie.
In questi anni anche in Europa è cresciuto l’interesse per queste azioni rivolte contro i giornalisti, denuncie e richieste di risarciamento assurde.
Ecco alcuni dati dal report di “Ossigeno per l’Informazione”
Commenta per primo