“Fisco e finanza”: proposte alternative

"Non ci sono soldi" il governo risponde in coro

stop carovita e bollette

Più del 60% delle risorse della manovra (17,4 miliardi di euro) è impiegato per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e per il taglio delle aliquote Irpef da 4 a 3. Impostazione ispirata alla flat tax e allo smantellamento della progressività fiscale. Le nostre proposte vanno in senso opposto.

La legge di bilancio 2025 del governo Meloni vale 28,5 miliardi di euro e ha l’obiettivo dichiarato di ridurre il rapporto deficit/Pil al 3,3% nel 2025, fino ad arrivare al 2,6% nel 2027 per rientrare nei parametri dettati dal nuovo Patto di Stabilità e Crescita. La manovra è stata infatti preceduta dal Piano strutturale di bilancio a medio termine con cui il ministro Giorgetti ha dettato la linea economica che dovrebbe rendere strutturali le dinamiche di finanza pubblica del Paese nei prossimi anni.

Il contesto è chiaro. Una volta tramontato il miraggio di un cambio di paradigma per la politica economica post-Covid – con la sospensione dei vincoli del Patto di Stabilità e Crescita e un seppur timido impulso della politica fiscale comunitaria e rilancio della domanda aggregata con il Next Generation EU e i Recovery Plan nazionali – assistiamo inequivocabilmente al ritorno dell’austerità come strumento privilegiato per la gestione dei conti pubblici.

Nella manovra di bilancio del governo troviamo nuovamente i famigerati tagli lineari alla spesa pubblica – 3,1 miliardi di euro per tutti i ministeri ad eccezione della Sanità, cui si aggiungono ulteriori 1,6 miliardi di tagli agli Enti locali – e una politica impositiva che si mantiene sul tracciato degli anni precedenti e, dunque, non inverte ma amplifica la tendenza all’indebolimento della progressività e del principio di capacità contributiva (art. 53 della Costituzione).

Tramonta la proposta di tassazione sugli extra-profitti conseguiti dalle banche grazie al repentino aumento dei tassi di interesse imposto dalla Banca Centrale Europea come risposta all’impennata inflattiva. Tutto quel che resta dell’ipotetico “sacrificio” richiesto dal ministro Giorgetti è un anticipo di 3,8 miliardi di euro sulle future imposte dovute da banche e assicurazioni.

Più del 60% delle risorse della manovra (17,4 miliardi di euro) verrà impiegato per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 40mila euro – con un impianto che va da un bonus non tassabile, funzione del reddito percepito, per i redditi fino a 20mila euro a un sistema di detrazioni fiscali con progressiva riduzione fino all’azzeramento per redditi pari o superiori ai 40mila euro – e per il taglio del numero delle aliquote Irpef da quattro e tre.

L’ulteriore accorpamento delle aliquote sui redditi da lavoro dipendente – 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro – costerà circa 4,8 miliardi di euro nel 2025, 5,5 miliardi nel 2026 e 5,2 miliardi nel 2027.

Ossia, si prosegue verso quella semplificazione, ispirata dall’ideologia della flat tax, che negli ultimi decenni ha comportato lo smantellamento della progressività dell’imposizione acuendo il carattere regressivo del sistema impositivo del Paese.

Timidi tentativi di redistribuzione arrivano dal taglio delle detrazioni fiscali per i redditi lordi oltre i 75mila – con un tetto di 14mila euro per i redditi fino ai 100mila euro e una serie di eccezioni che riguardano il numero di figli a carico, le spese sanitarie o quelle relative ai mutui per la casa – e l’aumento della tassazione sulle plusvalenze (dal 26 al 42%) e sui proventi derivanti da operazioni con criptovalute, con una soglia di esenzione di 2mila euro.

Positivo, seppur insufficiente, anche l’ampliamento del raggio d’azione della Web Tax applicando il 3% di imposta – attualmente previsto solo per i colossi del digitale che superano i 750 milioni di euro di ricavi globali e 5,5 milioni di fatturato in Italia – a tutte le imprese digitali che operano in attività specifiche come la raccolta e vendita di dati sugli utenti o i servizi di intermediazione.

Al di là delle intenzioni, quello che risulta evidente è che in un momento storico in cui circa il 90% dell’Irpef viene pagata da lavoratori dipendenti e pensionati e il carico fiscale per autonomi e imprese è stato alleggerito negli anni grazie all’obiettivo flat tax e al taglio dell’Ires, il Governo Meloni decide di proseguire sulla strada dell’iniquità senza far nulla per reperire le risorse laddove sarebbe necessario.

Cioè a dire, in ordine sparso, dall’evasione fiscale, che vale ormai circa 80 miliardi di euro, dagli extra-profitti delle banche, dalla tassazione dei profitti delle imprese – facendo marcia indietro sul taglio dell’aliquota Ires – e da una tassazione progressiva delle rendite, dei grandi patrimoni e delle successioni.

LE PROPOSTE DI SBILANCIAMOCI!

Imposta sulle grandi ricchezze

In Italia ci sono più di 1 milione e 400mila persone che detengono patrimoni finanziari e immobiliari milionari. Sbilanciamoci! propone – con esenzione sui patrimoni inferiori a 1 milione di euro – una tassazione progressiva dallo 0,5% per chi ha più di 1 milione di euro di patrimonio al 2% per chi ha patrimoni superiori ai 500 milioni di euro. Questa misura potrebbe far entrare 24 miliardi di euro nelle casse dello Stato. Una parte (circa il 40%) di questi importi in realtà affluisce già all’Agenzia delle Entrate grazie all’imposta di bollo sui depositi titoli e conti correnti e all’IMU, la cui aliquota base è dello 0,76% ma che normalmente è più alta in diversi Comuni italiani.

Maggiori entrate: 24.000 milioni di euro

Tassazione delle rendite finanziarie

Attualmente la tassa flat sulle rendite finanziarie (imposta sui redditi da capitali e plusvalenze) è del 26% e origina un gettito di 3,2 miliardi l’anno. Sbilanciamoci! propone di assoggettare questi redditi alla dichiarazione Irpef, ma in via transitoria proponiamo di portare la tassazione flat dal 26 al 30%, con un aumento di gettito di 500 milioni di euro.

Maggiori entrate: 500 milioni di euro

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Revisione dell’imposta di successione

Come è noto, l’imposta di successione in Italia ha franchigie altissime (1 milione di franchigia per ciascun erede in linea diretta – coniuge e figli) e aliquote bassissime pari al 4% (eredi in linea diretta), al 6% (eredi di secondo grado) e all’8% (altri sopra la franchigia). Sbilanciamoci! propone di portare la franchigia a 1 milione di euro, indipendentemente dal numero di eredi in linea diretta, e di raddoppiare le attuali aliquote: dal 4 all’8%, dal 6 al 12% e dall’8 al 16%. In questo modo si passerebbe dall’attuale gettito di 831 milioni di euro a 2,8 miliardi di euro. La stragrande maggioranza delle successioni piccole e medie sarebbe così esente, ma non le successioni delle grandi ricchezze.

Maggiori entrate: 1.969 milioni di euro

Progressività dell’Irpef sulle classi alte di reddito

Attualmente in Italia sopra i 70mila euro di reddito si applica un’aliquota Irpef del 43%. Sbilanciamoci! propone l’introduzione di tre nuovi scaglioni – con aliquote più alte – per i redditi che superano di almeno 5 volte il reddito medio dichiarato in sede Irpef: del 45% tra i 100 e i 200mila euro, del 50% tra i 200 e i 300mila euro e del 55% sopra i 300mila. In questo modo si originerebbe un maggiore gettito pari a 2,8 miliardi di euro.

Maggiori entrate: 2.800 milioni di euro

Tassazione dei diritti televisivi legati allo sport spettacolo

Per trasmettere le partite di calcio di serie A, Sky e Dazn pagano per i diritti televisivi ben 900 milioni di euro l’anno. Si tratta di un enorme business che produce ingenti profitti, alimentando dinamiche sbagliate di mercato, drogando lo sport professionistico e portandolo a una folle intensificazione e diversificazione degli eventi. In Francia è stata avviata in passato l’esperienza della tassazione del 5% dei diritti legati allo sport spettacolo, per finanziare lo sport dilettantistico di base. Sbilanciamoci! propone di fare lo stesso anche in Italia.

Maggiori entrate: 45 milioni di euro

Tassazione della pubblicità

Il mercato pubblicitario ha raggiunto nell’ultimo anno la cifra record di 10,2 miliardi di euro, in forte crescita rispetto all’anno precedente. La pubblicità ha un effetto distorsivo sul mercato, a favore dei grandi gruppi che possono investire nel settore. Dal punto di vista sociale, si producono effetti negativi e nocivi sugli stili di vita, alimentando abitudini alimentari sbagliate, sviluppando tendenze all’iper-consumismo, e via dicendo, senza peraltro avere un impatto rilevante sull’occupazione. Per questo, Sbilanciamoci! propone una tassazione aggiuntiva dell’1% sul fatturato.

Maggiori entrate: 100,2 milioni di euro

Tassazione delle imbarcazioni da diporto di lusso

Sbilanciamoci! propone di aumentare la tassazione per le imbarcazioni da diporto con scafi oltre i 14 metri (a vela e a motore) che, secondo il Dipartimento Nautico del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in Italia sono 23.018. Si chiede l’aumento della tassazione delle imbarcazioni in oggetto – che, con un valore d’acquisto di 20 volte superiore, pagano molte meno tasse in proporzione rispetto alla proprietà di un’autovettura – dai 100 ai 2.000 euro in più in modo modulare: dai 100 euro in più per le imbarcazioni dai 14 ai 17 metri ai 2.000 euro per le imbarcazioni oltre i 64 metri di scafo.

Maggiori entrate: 47 milioni di euro

Tassa sulle speculazioni finanziarie

Il Governo Monti ha introdotto nel 2012 una misura denominata “Tassa sulle transazioni finanziarie” (Ttf), che appare però lontanissima dalla proposta avanzata dalle reti europee e discussa tra 10 Paesi dell’Unione Europea sotto la procedura di cooperazione rafforzata. La versione italiana vigente si applica solo ad alcune azioni e alcuni derivati sulle azioni e, nel caso azionario, solo ai saldi di fine giornata, non alle singole operazioni. Non si tassano gli strumenti più speculativi e non si disincentiva il regime di negoziazione ad alta frequenza, cioè il più dannoso. In termini di gettito, nella versione attuale la misura genera circa 500 milioni di euro l’anno. A giugno 2016 la Commissione Europea ha stimato che una Ttf che rispecchi l’avanzamento dei negoziati potrebbe generare per l’Italia un gettito di 4,2 miliardi di euro. Adottando tale stima della Commissione e sottraendole i circa 500 milioni dell’attuale Ttf nazionale che cesserebbe di essere applicata, si arriva a un extra gettito di 3,7 miliardi annui.

Maggiori entrate: 3.700 milioni di euro

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