Realismo tra i fedelissimi di Zelensky?

Dopo il fallimento di Kursk USA e Londra in difficoltà

Giuliano-Mauri--Quadro--manifestazione

di The New Worker

Giorno dopo giorno la proposta senza senso del “piano della vittoria” definito da Vladimir Zelensky, si scioglie come la neve al sole. Solo poche settimane fa è stato presentato a diversi capi di Stato, varata per discutere la priorità della sicurezza rispetto al territorio. Diversi referenti, personaggi, politici e militari ucraini stanno ora accennando che il territorio è diventato secondario rispetto alla sicurezza, alle garanzie di sicurezza. È un cambio di strategia da parte di Kiev, sulla fine o almeno sul porre fine o di congelare il conflitto con la Russia.

“La questione del territorio è estremamente territoriale ed è importante, ma è ancora la seconda questione. La prima questione è la sicurezza di ottenere garanzie per la sicurezza e questo riguarda il futuro”. Queste le parole di un anonimo, alto funzionario ufficiale ucraino, riportato da un articolo pubblicato sul New York Times.

“I colloqui dovrebbero essere basati su garanzie per l’Ucraina, nulla è più importante”, ha detto un altro funzionario, lasciando intendere che l’Ucraina potrebbe riconoscere le sue perdite territoriali senza rinunciare formalmente alle sue rivendicazioni. Questo è un passo indietro rispetto al piano di Zelensky che prevedeva l’adesione immediata alla NATO, l’abolizione delle restrizioni sugli di attacchi in profondità in Russia, e il fermo rifiuto di accettare le perdite di territorio o di sovranità.

Il Wall Street Journal ha lanciato un’ipotesi, un possibile “piano di pace di Trump”. Un tentativo di congelamento del conflitto ucraino, comprendente la creazione di una zona de-militarizzata e l’adesione alla NATO in due decenni, in cambio di una continuità con l’assistenza degli Stati Uniti e l’eventuale dispiegamento di un contingente europeo di “peace-keepers” lungo tutto la linea del cessate il fuoco.

“Zelensky chiede garanzie di sicurezza che nella loro portata rispondono alle garanzie che la NATO fornisce ai suoi membri”, afferma l’analista militare Alexander Mikhailov. “Essenzialmente, Zelensky sta chiedendo di entrare nella NATO… ma legalmente, giuridicamente sarebbe necessario fornire le stesse garanzie come quelle fornite agli Stati membri della NATO – cosa che l’alleanza non può fare, perché l’Ucraina ha territori contesi, e, inoltre, è coinvolta in un conflitto con una potenza nucleare”.

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Per quanto riguarda le garanzie concrete, le segnalazioni di “peace-keepers” dei Paesi NATO stazionati in Ucraina sarebbe un no certo da Mosca, ha sottolineato, perché la NATO “è un blocco militare” che non porta la pace da nessuna parte”. Il monitoraggio internazionale in una forma di intervento neutrale per sorvegliare la de-militarizzazione dell’Ucraina è una priorità per la Russia, Mikhailov fa notare che per Mosca, la de-militarizzazione andrebbe concordata come avvenne nell’ambito del marzo 2022, è seconda solo alla liberazione del Donbas in termini di importanza strategica. Tali misure garantirebbero la sicurezza dell’Occidente e della Russia “per quanto riguarda i confini del 1991” riconoscere la loro perdita a favore della Russia costituisce semplicemente una “realtà oggettiva”.

“Cioè, a prescindere da ciò che Zelensky possa pensare, c’è la situazione sul campo di battaglia, e lui non è l’unico che analizza la situazione sulla mappa”, ha detto Mikhailov. “Zelensky dovrà in ogni caso riconoscere la sua sconfitta”. Nei due anni e mezzo trascorsi dalla rottura dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, la situazione al fronte è cambiata e queste “nuove realtà” dovranno indubbiamente essere riconosciute. Inoltre, Mosca è improbabile che firmi qualsiasi accordo senza la liberazione del territorio interno e delle sue quattro nuove regioni (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporozhye). In definitiva “assolutamente tutto dipenderà” dall’amministrazione Trump, dato che Mosca è diffidente nei confronti di qualsiasi accordo di cessate il fuoco in stile Minsk che porterebbe un’escalation in un nuovo ciclo di combattimenti da un momento all’altro.

“Trump è davvero intenzionato di affrontare i cinesi.

E credo che l’attenzione dell’amministrazione Trump sarà altrove. E questo è anche un vantaggio per i russi che possono ottenere un accordo più favorevole”, afferma Jeremio Kuzmarov, direttore della rivista CovertAction. Detto questo, “la misura in cui Trump è disposto ad accettare” i guadagni della russia resta da vedere.
“Dice di voler fare un accordo, ma allo stesso tempo, non è necessariamente spingere condizioni molto simpatiche per i russi”, ha detto Kuzmarov. Kuzmarov ha detto, ricordando la Casa Bianca di Trump e l’ostilità verso Mosca nel primo mandato repubblicano, dall’uscita dal trattato INF all’invio di armi armi in Ucraina.

“Non dimenticare che Trump ha molti sostenitori nell’industria della difesa e Wall Street che traggono profitto da una guerra. Quindi, sapete, potrebbero voler trascinare la questione e dare l’impressione che stia andando avanti nei colloqui di pace, ma non realmente offrirendo alla Russia un accordo che abbia senso e che riconosca ciò che la Russia ha ottenuto sul campo di battaglia”.

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