L’intelligenza artificiale chiamata a decidere la guerra atomica

Disarmare le armi autonome

DIsarmare le armi autonome

di Francesco Cappello

In pochissimi minuti bisogna essere pronti alla risposta e all’attacco nucleare. Come nel caso di una guida senza conducente, l’umano si affida, perciò, all’intelligenza artificiale anche in questo caso estremo mettendo da parte la ragionevolezza umana giudicata troppo lenta nei suoi processi decisionali. L’intelligenza artificiale però non ha coscienza, letteralmente non sa quel che fa. Affidarsi a processi decisionali artificiali non è forse da incoscienti?

Una caratteristica poco nota di un eventuale confronto bellico nucleare tra superpotenze è la rapidità con cui si svolgerebbe. I tempi previsti, perché gli ordigni atomici, con il loro smisurato carico di morte, giungano a bersaglio, sono dell’ordine di qualche minuto se ci si limita allo spazio europeo (vedi il mio Le prime ore del conflitto provocherebbero più di 90 milioni di persone uccise e ferite) e rimangono di quest’ordine di grandezza se piuttosto che considerare i tempi più ampi (tra venti e trenta minuti) dei missili balistici intercontinentali, si prendessero in esame i tempi per giungere a bersaglio necessari ai vettori nucleari a bordo di sommergibili naviganti in acque internazionali, nei pressi delle coste del paese nemico (1).

Atomic first strike

Si aggiunga che gli USA nel dopo guerra fredda introdussero la dottrina dell’Atomic First Strike che emancipandosi dal timore reverenziale per l’equilibrio del terrore, implica l’idea malsana che sia possibile colpire di sorpresa e con successo il nemico parando l’eventuale risposta grazie ad uno scudo spaziale composto da missili intercettori, come quelli poi effettivamente dislocati in Polonia, Romania, Turchia Germania e Spagna (2) nell’ambito di un programma di riarmo nucleare (2014) voluto da Obama, dal costo di oltre 1000 miliardi di dollari. Hans Kristensen della Federazione degli scienziati americani così ebbe a commentare: «Il programma di modernizzazione delle forze nucleari Usa ha già permesso di realizzare nuove tecnologie rivoluzionarie che triplicano la capacità distruttiva dei missili balistici Usa».

Nell’attuale condizione, con molteplici paesi NATO ormai schierati al confine della Federazione Russa (la Finlandia, ultima arrivata, condivide con la Russia circa 1400 km di confine) e in pieno conflitto NATO-Russia, considerando la necessità di tempi di risposta ad un’eventuale escalation nucleare praticamente immediati, il Pentagono ha deciso di rendere pubblica la volontà di affidare il comando delle armi nucleari ad un sistema automatico mediato dall’intelligenza artificiale.
Un sistema complesso che scruterà, 24 ore su 24, cielo, terra, mare, spazio e cyberspazio ponendosi una sola, continuamente reiterata, domanda: è partito un attacco nucleare diretto contro di noi? Se la risposta è no, la vita continuerà e tutto procederà normalmente. Viceversa, nel momento in cui il sistema rivelasse un attacco nucleare in corso la risposta atomica dovrà essere immediata e perciò completamente automatizzata! In pratica è difficile pensare che siano praticabili modalità decisionali in cui i dirigenti al più alto livello si riuniscano per decidere saggiamente il da farsi. Manca il tempo necessario. La risposta è perciò del tutto automatizzata secondo protocolli già previsti che vanno semplicemente messi in atto nel più breve tempo possibile.

Lunedì scorso, il capo di STRATCOM, Anthony J. Cotton, in una conferenza a Omaha, Nebraska ha dichiarato che la difesa statunitense sta «esplorando tutte le possibili tecnologie, tecniche e metodi per aiutare nella modernizzazione delle nostre capacità NC3 [Nuclear Command, Control & Communications] (3)». (vedi https://www.airandspaceforces.com/stratcom-boss-ai-nuclear-command-control/)

il capo di STRATCOM Anthony J. Cotton

«L’intelligenza artificiale migliorerà (leggi sostituirà n.d.a.) le nostre capacità decisionali», ha detto Cotton alla Conferenza del sistema di informazione di intelligence del 2024. «I sistemi avanzati possono informarci più velocemente e in modo più efficiente», ha spiegato, aggiungendo, forse per scrupolo di coscienza: «Ma dobbiamo sempre mantenere una decisione umana nel ciclo per massimizzare l’adozione di queste capacità e mantenere il nostro vantaggio sui nostri avversari» e «Dobbiamo dirigere gli sforzi di ricerca per comprendere i rischi di effetti a cascata dei modelli di intelligenza artificiale, comportamenti emergenti e inaspettati con l’integrazione indiretta dell’IA nei processi decisionali nucleari”.

A parere del generale, i sistemi di intelligenza artificiale sarebbero in grado di fornire ai leader più “spazio decisionale” in caso di emergenza. Con ogni probabilità Cotton immagina possibilità fantascientifiche di rallentare e dilatare relativisticamente il tempo. Dice infatti che tutto questo servirà a garantire che l’intera impresa nucleare rimanga sicura e conclude trionfalisticamente: «I nostri avversari devono sapere che il nostro comando e il nostro controllo nucleare e altre capacità che forniscono un vantaggio decisionale sono pronti, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno e non possono essere compromessi o sconfitti».

Ricordiamo, per completare il quadro, il recente cambio della dottrina nucleare russa che prevede, tra l’altro, una risposta nucleare anche nel caso in cui l’aggressione contro la Russia dovesse provenire da parte di uno stato che pur non possedendo armi nucleari godrebbe del sostegno o della partecipazione di un paese dotato di armi nucleari, considerandolo un attacco congiunto (riferimento esplicito all’Uraina dietro cui opera la Nato). Nella nuova dottrina nucleare è inoltre prevista la protezione nucleare per la Bielorussia e l’uso di una risposta atomica anche nel caso di un massiccio lancio e attraversamento del confine russo con mezzi aerospaziali, inclusi aerei, missili e UAV (vedi il mio Sempre più vicini alla catastrofe atomica globale. I russi costretti ad allargare lo spettro dei casi in cui si riservano di ricorrere alle armi nucleari).

L’intelligenza nucleare è un sistema che correla simboli. Come tale non ha accesso al significato delle proprie elaborazioni (semantica) e risulta del tutto privo di coscienza. In pratica non sa quel che fa. Nel brevissimo intervallo di tempo, fintamente concesso al processo decisionale, l’IA dovrà oltretutto essere in grado di escludere che l’allarme possa essere il frutto di un errore.
Il sistema della guerra nucleare, nel tentativo di ridurre al minimo i tempi di risposta, si sente perciò costretto ad affidarsi a processi decisionali automatizzati basati sull’intelligenza artificiale piuttosto che ai tempi troppo lunghi della ragionevolezza umana.
Il sistema della guerra atomica appare così sempre più intrinsecamente instabile.
L’umanità sembra aver imboccato una strada assai simile ad un vicolo cieco evolutivo.
È necessario acquisire coscienza collettiva dei processi in corso e imporre dal basso l’unica via possibile, quella del disarmo atomico globale.

(1) Si tratta della cosiddetta triade nucleare. Sottomarini (SSBN) armati di Submarine-launched ballistic missiles (SLBM); land-based intercontinental ballistic missiles (ICBM); bombardieri strategici armati di gravity bombs e air-launched cruise missiles (ALCM).

(2) Obama ribadì l’impegno degli Stati Uniti per la «difesa collettiva dell’Europa», installando i sistemi «Aegis Ashore» in Romania e Polonia e schierando quattro navi lanciamissili del sistema Aegis della U.S. Navy nella base spagnola di Rota. Queste navi operano nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Mar Baltico. Inoltre, è stato collocato un radar Aegis in Turchia e un centro di comando in Germania. Sia le navi che le postazioni terrestri Aegis sono equipaggiate con lanciatori verticali Mk 41 della Lockheed Martin, strutture verticali inserite nello scafo delle navi o in bunker sotterranei, da cui vengono lanciati i missili intercettori SM-3. Questo sistema, noto come «scudo», ha in realtà una funzione offensiva. Lo scudo segnò la fine del Trattato sulle forze nucleari intermedie, firmato da Stati Uniti e Unione Sovietica nel 1987, che aveva portato alla rimozione dei missili terrestri con gittata tra i 500 e i 5500 km, tra cui gli SS-20 sovietici e i Pershing 2 e Tomahawk statunitensi, schierati rispettivamente in Germania e Italia.

(3) La capacità NC3, acronimo di Comando, Controllo, Comunicazioni e Computer, rappresenta il sistema nervoso centrale di un’organizzazione militare. È un insieme integrato di tecnologie e procedure che consente alle forze armate di operare in modo coordinato ed efficace, anche in scenari complessi e mutevoli. Grazie alla NC3, i comandi militari possono esercitare un’autorità chiara e precisa sulle unità operative, monitorandone costantemente le attività e apportando le correzioni necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati. La comunicazione, rapida e sicura, fluisce tra tutti i livelli gerarchici, garantendo una condivisione tempestiva delle informazioni. Inoltre, l’impiego di tecnologie informatiche avanzate supporta la pianificazione strategica, l’analisi dei dati e il processo decisionale. La rilevanza della capacità NC3 è innegabile. Essa permette di prendere decisioni rapide e informate, di coordinare le azioni di molteplici unità operative su vasta scala e di garantire la continuità delle operazioni anche in presenza di minacce informatiche. La costante evoluzione tecnologica, con l’integrazione di soluzioni all’avanguardia come l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale, rende la NC3 uno strumento sempre più potente e versatile.

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