di Cristina Mirra
Se i telegiornali italiani non fossero così interessati a compiacere gli Stati Uniti forse racconterebbero che summit dei BRICS, a cui l’ Italia non è stata invitata, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, con l’ingresso di nuovi membri come Arabia Saudita, Iran e, non da ultimo, il Venezuela, ha evidenziato un’evoluzione sorprendente della geopolitica globale. Mentre queste nazioni discutono di un futuro alternativo al dominio occidentale, l’Italia continua a restare in disparte, legata al vecchio paradigma dell’Unione Europea e della NATO, perdendo opportunità economiche e strategiche.
Il potenziale economico dei BRICS: l’Italia spettatrice
Con oltre 3,2 miliardi di persone e una quota del PIL mondiale che supera il 31%, i BRICS non sono più semplicemente un’alleanza di nazioni emergenti. Oggi rappresentano un vero e proprio contrappeso all’Occidente, e il Venezuela, con la sua immensa riserva di petrolio, gioca un ruolo chiave nell’espandere l’influenza energetica del gruppo. A differenza dell’Italia, che sembra aver perso la capacità di innovare nel contesto geopolitico, i BRICS puntano a una rimodulazione dell’economia globale, con obiettivi chiari: la de-dollarizzazione e la costruzione di un sistema finanziario alternativo.
E mentre a Bruxelles si discute di austerità e rallentamenti economici, l’Italia assiste impotente all’espansione di un blocco che sta già ridefinendo il mercato globale. Forse, più che pensare alla “difesa dei confini”, sarebbe utile guardare a chi sta ridefinendo i confini del potere economico mondiale.
La Russia, cuore pulsante dei BRICS
Nonostante le sanzioni e l’isolamento a cui l’Occidente ha tentato di relegare la Russia, Mosca rimane una delle colonne portanti del blocco BRICS. La presenza di Putin al tavolo dei negoziati è tutt’altro che decorativa: la Russia ha contribuito in modo sostanziale al dialogo per rafforzare la cooperazione energetica e tecnologica tra i membri, con l’obiettivo comune di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.
Non sorprende che la Russia abbia trovato nel Venezuela un partner entusiasta. Entrambi i Paesi sono ricchi di risorse energetiche e condividono l’interesse per un sistema economico meno vincolato al controllo delle potenze occidentali. Così, mentre l’Italia resta agganciata ai mercati energetici europei e si dibatte nel dilemma del gas russo, i BRICS costruiscono alleanze che promettono di rivoluzionare il futuro del settore energetico.
Il Venezuela attende di entrare nei BRICS: un protagonista inatteso bloccato dal vento del Brasile
L’inclusione del Venezuela è il colpo di scena che pochi si aspettavano. Con la più grande riserva di petrolio al mondo e un governo che cerca di allontanarsi dall’isolamento economico imposto dagli Stati Uniti, Caracas ha trovato nel BRICS un’ancora di salvezza. Il Venezuela, contro ogni aspettativa dei nostri esperti, è diventato una pedina centrale in questo scacchiere internazionale. La reazione del Brasile, il veto all’entrata del Venezuela è in queste ore una questione diplomatica aperta, ogni soluzione è sul tavolo.
Ironia della sorte, mentre gli analisti occidentali continuano a deridere la gestione economica del Venezuela, il Paese si prepara a giocare un ruolo centrale nel fornire energia e risorse ai nuovi giganti emergenti. Il Venezuela, da “paria” economico, è diventato un partner chiave per il futuro energetico dei BRICS. In confronto, l’Italia sembra essere rimasta ferma ai suoi vecchi dossier, senza capacità di adattarsi a questi nuovi orizzonti.
L’Italia che non c’era: il prezzo dell’inerzia
Viene spontaneo chiedersi: dov’era l’Italia in tutto questo? La risposta è semplice: in disparte. Mentre Paesi come il Venezuela vedono un futuro promettente nei BRICS, Roma continua a guardare indietro, ancorata ai vecchi schemi. Forse, l’Italia potrebbe imparare qualcosa proprio dal Venezuela: non importa quanto complicata sia la situazione interna, se trovi l’alleanza giusta, puoi ridisegnare il tuo futuro.
L’Italia sembra non aver colto l’importanza di questi mutamenti epocali. Con una politica estera sempre più debole e un’economia che fatica a decollare, le opportunità offerte dai BRICS appaiono come una nave salpata senza nemmeno un saluto dal porto italiano. Ma si sa, in politica e economia, le occasioni perse pesano molto di più di quelle colte.
È divertente pensare che, mentre l’Italia discute ancora del prezzo delle mozzarelle e delle accise sulla benzina, Venezuela e Russia stanno contribuendo a ridefinire le regole del gioco energetico mondiale. E mentre Roma cerca di risolvere la crisi migratoria con soluzioni improbabili, forse sarebbe stato più intelligente sedersi al tavolo con chi sta ridefinendo i confini del potere globale.
Forse un giorno, quando il BRICS avrà effettivamente cambiato il mondo economico e l’Occidente non sarà più il centro gravitazionale delle finanze globali, l’Italia dovrà guardarsi allo specchio e chiedersi ancora una volta: ma io dove ero quando il mondo si è mosso avanti?
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