di Cristina Mirra
Ieri a Milano si è tenuta una manifestazione per la pace organizzata dal Coordinamento per la Pace e dalle associazioni palestinesi. L’obiettivo della protesta è di opporsi non solo ai conflitti in corso, ma anche alla militarizzazione e al supporto governativo all’escalation bellica. Partendo dalla Stazione Centrale, migliaia di manifestanti sono arrivati fino a Piazza San Babila, esprimendo una forte condanna alla guerra in Medio Oriente, alle politiche genocide di Israele contro i palestinesi e al coinvolgimento dell’Italia nelle dinamiche di guerra attraverso il supporto militare ed economico non solo in Medio Oriente ma anche in Ucraina.
Tra le richieste centrali, si è invocato il ritiro dell’Italia dai conflitti, l’interruzione del supporto a livello di armi e finanziamenti per le operazioni militari, un immediato cessate il fuoco a Gaza e si è sottolineato come quella del 26 ottobre fosse l’unica manifestazione in città per il diritto alla Resistenza del Popolo Palestinese. La manifestazione si è distinta anche per la presa di posizione contro l’invio di armi all’Ucraina perché non fa altro che alimentare la guerra. Sul piano interno, i manifestanti hanno criticato la scelta governativa di investire in spese militari e di prospettare un’economia di guerra a scapito dei servizi pubblici, come sanità ed educazione, sempre più in difficoltà.
Rilevanti gli interventi della comunità palestinese, Kader Tamimi e Mohammad Hannoun di API e Shocri Hroub di UDAP che hanno ribadito come il conflitto di quest’ultimo anno abbia radici profonde e che è diritto e dovere di ogni popolo oppresso quello di difendersi dall’oppressore. Così come gli interventi di Leonardo Cribio e Marcello Gentile del Coordinamento per la Pace. Leonardo Cribio ha chiesto al governo italiano di prendere una posizione chiara contro la guerra: “Prima che sia troppo tardi, fuori l’Italia dalla guerra” le sue parole e l’incipit del Coordinamento per la Pace Milano. Cribio ha sottolineato inoltre come il messaggio di Julian Assange faccia eco a quanto sta accadendo perchè le guerre in corso sono rese possibili dal sistema di disinformazione e quanto sia determinante una corretta informazione; Marcello Gentile ha parlato dell’importanza per i popoli oppressi di unirsi perchè i nemici sono comuni e sempre gli stessi, sottolineando come la “questione palestinese” non sia avulsa dalle dinamiche di avanzamento di un mondo multipolare, il quale non accetta più una “resa incondizianata” di fronte alla guerra scatenata dall’occidente per fermare il proprio declino. E’ intervenuto anche Giuseppe Salamone, attivista che ha colorato con la sua usuale forza ed energia il corteo, pronunciando parole di sdegno verso il governo di incapaci e pavidi che non riescono a prendere una posizione chiara e netta nei confronti del genocidio.
La voce univoca del Coordinamento per la Pace Milano e delle comunità palestinesi insieme alla piazza è la condanna dell’Italia a Paese di fiancheggiatori di Israele, in particolare per il sostegno dato a Israele all’industria bellica, che evidenzia come tutto ciò contribuisca all’escalation della crisi umanitaria in Palestina. Inoltre il Coordinemento per la Pace ha evidenziato come la spesa militare e le sanzioni hanno danneggiato l’economia e il benessere del Paese e che l’obiettivo è costruire una rete nazionale di movimenti pacifisti per ampliare la resistenza collettiva contro la guerra e le politiche militari.
In sintesi, la manifestazione milanese ha cercato di portare al centro la voce dei popoli oppressi e di far emergere la necessità di un mondo multipolare, in cui il dialogo prevalga sulle armi e sulla propaganda di guerra, stimolando una riflessione critica sia sugli assetti internazionali sia sulle scelte del governo italiano.
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