di Ernesto Melappioni
Secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU), ogni individuo ha diritto al riconoscimento e al rispetto internazionale della propria dignità, rendendo contraddittorio il concetto di «immigrato illegale». La società occidentale ha dimenticato i principi fondamentali della Rivoluzione francese, i moti operai del socialismo internazionale e le lezioni della Prima e Seconda guerra mondiale. Nel 1948, con l’adozione della DUDU, l’umanità avrebbe dovuto avviarsi verso una società giusta e inclusiva, rispettosa delle diversità e orientata alla pace e alla giustizia attraverso lo strumento dello Stato di Diritto preposto a servire l’uomo attorno a questi valori universali. Tuttavia, questo ideale non si è concretizzato e i segni di degrado dello Stato di Diritto sono evidenti ovunque.
I diritti umani sono principi giuridici inderogabili sanciti nelle Costituzioni e trattati internazionali. In uno Stato di Diritto, il legislatore deve rispettare i diritti fondamentali dell’uomo, come quelli della DUDU del 1948 altrimenti non sarebbe uno Stato di Diritto. Tuttavia, nel tempo, leggi come la Bossi-Fini del 2002 in Italia hanno violato tali diritti, criminalizzando l’immigrazione e introducendo il concetto di «immigrazione illegale». Questa legge ha penalizzato chi cercava opportunità di sopravvivenza, alimentando paura e discriminazione nella società.
La legge Bossi-Fini ha minato i diritti fondamentali, promuovendo esclusione e contrastando i valori di giustizia e solidarietà. I tribunali di Genova, Torino, Bologna, Ancona, Gorizia, Trieste, Milano, Terni e Verona sollevarono dubbi sulla legittimità costituzionale della pena per gli stranieri che non rispettavano i decreti di espulsione. Tuttavia, con la sentenza n. 22/2007, la Corte costituzionale confermò la legittimità della norma, sulla base del principio di ragionevolezza, sancendo il concetto di «immigrato illegale». Sebbene modificata, la legge è ancora in vigore e continua a sollevare critiche da organizzazioni internazionali che denunciano la criminalizzazione dell’immigrazione irregolare come una violazione dei diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla dignità e all’asilo.
Oggi, l’accordo tra il governo italiano di Giorgia Meloni e quello albanese di Edi Rama, sui centri extraterritoriali per gli immigrati situati in Shengjin e Gjader ha suscitato preoccupazioni da parte delle organizzazioni internazionali a salvaguardia dei diritti umani. Le critiche si concentrano sulla possibile violazione dei diritti fondamentali degli immigrati, in particolare per quanto riguarda le condizioni di accoglienza e il rispetto della dignità umana. Inoltre, l’accordo solleva dubbi sulla responsabilità dell’Italia nel garantire protezione e diritti, anziché delegarli ad altri paesi. I critici sostengono che le misure non affrontano le cause oggettive dell’immigrazione, evidenziando la necessità di una riflessione più profonda sulle politiche migratorie e il rispetto dei diritti umani. Una riflessione che dovrebbe essere un atto dovuto da parte dell’intera società civile europea.
Le migrazioni in natura rispondono a bisogni di sopravvivenza, mentre gli animali seguono istinti naturali, gli esseri umani fuggono da conflitti, povertà, persecuzioni e disastri, affrontando ostacoli legali e culturali. Gli Stati di Diritto devono inderogabilmente garantire protezione e diritti fondamentali ai migranti, riconoscendo la loro vulnerabilità. I centri extraterritoriali in Albania sono assimilabili a dei campi di deportazione, privi di garanzie concrete per i migranti e lontani dagli occhi della comunità europea. Secondo quanto riportato da Altraeconomia non esistono protocolli di vigilanza firmati dal Ministero dell’Interno con l’UNHCR (agenzia ONU preposta alla salvaguardia dei rifugiati) né tantomeno con la sua omologa OMI (Organizzazione Mondiale per le Immigrazioni). La gestione dei migranti avviene senza un adeguato controllo professionale, isolandoli dal mondo esterno e assistendoli solo tramite avvocati d’ufficio online. Un trattenimento forzato che potrebbe rivelarsi un boomerang per il governo meloniano se le cose non andassero per il verso giusto. Magari con un sovraffollamento dovuto alle difficoltà diplomatiche per concordare i reimpatri o peggio ancora se questi centri restassero vuoti per ragioni giudiziarie. Visto che la Corte europea ha già emesso una sentenza il 4 ottobre 2024 che potrebbe impedirne l’operatività. Circostanza che farebbe bruciare centinaia di milioni di euro, spingendo la Corte dei conti a dichiarare il danno erariale.
Questi centri sembrerebbero simili a un deposito giudiziario dove vengono selezionati arbitrariamente i soggetti che potranno integrarsi da quelli destinati alla rottamazione dell’espulsione verso il paese d’origine. Il “protocollo meloniano” ha suscitato molte preoccupazioni, soprattutto riguardo alla gestione dei centri da parte della cooperativa Medihospes, che controlla oltre il 60% dei centri per migranti in Italia. Per la gestione dei centri in Albania, Medihospes ha ottenuto un contratto da 133 milioni di euro. L’organizzazione è guidata da Camillo Aceto, un nome legato a numerose inchieste giudiziarie in tutta Italia, come riportato da Policymaker. Se da un lato i migranti sono vittime della tratta di esseri umani da parte delle organizzazioni criminali, dall’altro diventano occasione di sfruttamento per il business “legale”.
Una riflessione più profonda sul fenomeno evidenzierebbe che ciò che accade nei centri di Shengjin e Gjader o con l’immigrazione in generale, riflette su quanto accade generalmente nella nostra società. Dove viene violato sistematicamente l’Art. 6 della DUDU che recita: «Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica», un principio prioritario per lo Stato di Diritto. Quella della persona umana è personalità giuridica di diritto universale per come ricordava il professore di diritto internazionale Antonio Papisca emerito Difensore dei Diritti Umani dell’Università di Padova. Un diritto super-costituzionale per sua intrinseca natura. La personalità giuridica dell’individuo è gerarchicamente superiore alla personalità giuridica dello Stato e ancora più superiore alle personalità giuridiche delle Società private che dominano lo scenario mercantile globale. Un operatore dello Stato di Diritto, secondo questo principio, deve porsi sempre e comunque al servizio dell’individuo umano che ha di fronte. Qualunque esso sia. Questo è il senso autentico della sovranità individuale nella sovranità popolare. Diversamente da quanto accade nella realtà. Attualmente, lo Stato, si arroga il diritto di creare dal nulla una finzione giuridica di sua esclusiva giurisdizione e amministrazione a ogni neonato attraverso la costituzione dell’atto di nascita. Una finzione giuridica con nome invertito e tutto maiuscolo, violando l’Art. 6 del Codice civile. Collegando, a questa finzione inanimata, un distintivo codice fiscale. Incatenando il neonato, naturalmente incapace di intendere e di volere, alle disposizioni discutibili dello Stato. Una pratica amministrativa analogamente presente in tutti gli Stati di Diritto che viola palesemente l’Art. 4 della DUDU che recita: «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma». Così facendo lo Stato trasferisce sul neonato tutte le conseguenze delle sue azioni, come per esempio il debito pubblico. L’indebitamento dei neonati non solo è un atto che compromette la loro libertà futura, ma rappresenta un’offesa gravissima alla dignità umana. Come si può parlare di eticità quando si costringe un neonato a farsi carico di un debito che non ha mai contratto, violando i principi fondamentali di libertà e di rispetto della persona? Questo scenario trasforma i diritti fondamentali in una mera formalità, privando gli esseri umani del diritto di vivere liberi da qualsiasi forma di “schiavitù” economica o sociale.
Con questa pratica lo Stato continua ancora a trattare l’individuo come oggetto di diritto. Lo stesso trattamento che subiva durante le monarchie assolute di un tempo, ignorando il suo status di soggetto in diritto internazionale, per come è manifesto nella DUDU. Questo avviene a discapito degli individui educati fin dalla tenera età a ignorare certi principi giuridici che distinguono uno Stato di Diritto in uno Stato assolutista in cui gli individui sono considerati meri strumenti da usare per i fini economici. È forse una realtà che vogliamo continuare a ignorare? Non è vero che il reddito da lavoro viene tassato? E non è vero che ogni acquisto, che si tratti di cibo, medicine, case o automobili, è nuovamente soggetto a tassazione, trasformando i cittadini in fonti continue di entrate per lo Stato?
Quella che viviamo oggi è una “selva oscura”, dominata da poteri secolari, banche e multinazionali, che hanno occupato abusivamente lo Stato di Diritto facendolo entrare in coma. Dal 1948, la cultura che ha ispirato la Rivoluzione francese e i moti operai del socialismo internazionale, rivolti alla conquista del sistema legislativo, si è progressivamente erosa, svuotando la coscienza sociale e trasformando le popolazioni in masse passive. Schiave di un sistema consumistico imposto dall’alto attraverso le limitate e anacronistiche democrazie rappresentative. Diversamente dall’avanzato sistema democratico della Svizzera, dove la popolazione è direttamente coinvolta nella legislazione, essendo organo legislativo di Stato. L’unica nazione al mondo, che nel bene o nel male, tiene in mano le briglie del suo destino sociale con il controllo diretto del sistema legislativo. D’altronde sono i sovrani che dovrebbero legiferare.
Oggi assistiamo alla migrazione di popolazioni affamate, pronte a farsi schiavizzare in un modo “più umano”, senza catene ma con un trasognato codice fiscale. Questo avviene anche a costo di entrare in conflitto con le comunità locali, che non vogliono rinunciare alla loro servitù volontaria, necessaria per godere di una libertà indecente. Una libertà interamente basata sullo sfruttamento delle risorse naturali delle terre da cui provengono gli stessi migranti. Una sorta di karma sociale. Creando così un corto circuito carico di inadeguatezza e ignoranza, destinato prima o poi a saltare a danno di tutti.
Una situazione da risolvere che richiederebbe intelligenti azioni giuridiche ben determinate da parte degli individui protagonisti della DUDU. Spostando l’attenzione dalle inutili piazze per concentrarla nelle aule dei tribunali. Spingendo i giudici ad applicare i diritti inderogabili dell’uomo su ogni micro e macro questione di interesse sociale. D’altronde è la dichiarazione stessa che nell’Art. 28 recita: «Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.» Chi lo sa! Forse, i diritti fondamentali potrebbero diventare l’ideologia universale del ventunesimo secolo per risolvere questo corto circuito globale. Magari, l’unione fa la forza, tornerà di moda.
1. Domanda: se importi in Italia una marea di extracomunitari senza arte e nè parte ed esporti invece all’estero una marea di italiani preparati e capaci, il saldo, concretamente andando al sodo senza fare filosofie utopistiche , è positivo o negativo per la crescita socio economica del popolo italiano?
La risposta è più che scontata!
A meno che si neghi l’esistenza del popolo italiano, in quel caso si è come lasinistra italiana, vedasi:
https://storiainrete.com/galli-della-loggia-lidentita-italiana-esiste-ma-a-sinistra-ce-chi-dice-no/
Ma il popolo italiano esiste storicamente senza ombra di dubbio, vedasi:
https://storiainrete.com/identita-italiana-esiste-tanto-peggio-per-i-negazionisti/
Insomma, se si vuole veramente recuperare una sostanziale sovranità popolare in Italia, bisogna valorizzare in primis il popolo storico italiano, e questo lo si fa anche invertendo in positivo quel saldo concretamente, altrimenti si stanno a fare solo chiacchiere sovraniste fuffarole, e non ci vuole un genio a capire queste cose, tutt’altro!
2. Altra domanda, arriva!
https://byebyeunclesam.wordpress.com/2008/06/10/di-chi-e-la-repubblica-italiana/
e solo il popolo storicamente italiano può unirsi pe scacciare per sempre dal suolo italiano l’occupante yankee, diventato nel frattempo anche sionista!
Poi se si vogliono raccontare le favolette utopistiche, de gustibus…
Ciao Fabrice, la centralità di questo articolo non è la conta dei cittadini italiani e stranieri, vuole solo evidenziare i 30 articoli dei diritti umani e quindi una serie di errori nelle politiche europee e italiane ma non da ieri ma da almeno 25 anni, perchè è una questione centrale, probabilmente le ultime cose rimaste sono prorio i 30 articoli, superati anche questi diventiamo uomini primitivi. Informo l’autore per darti una risposta direttamente da lui
@Redazione di Sovranità Popolare
Per unire i puntini.
1. “Chi è Silvia Albano, giudice della sentenza sui Cpr in Albania, capo “toghe rosse” e presidente di Md, post pro migranti sui social”, Il Giornale d’Italia
Albano è presidente nazionale di Magistratura Democratica, la corrente delle cosiddette “toghe rosse”. La giudice si sarebbe sempre schierata con “l’ala più radicale”, tanto da fare parte del gruppo che ha guidato il distacco dalla corrente di Area, accusata di non essere “sufficientemente di sinistra
20 Ottobre 2024
La 63enne Silvia Albano è la giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che ha scritto la sentenza sui Cpr in Albania. Albano è presidente nazionale di Magistratura Democratica, la corrente delle cosiddette “toghe rosse”. Nella sua attività la giudice si sarebbe sempre schierata con “l’ala più radicale”, tanto da fare parte del gruppo che ha guidato il distacco dalla corrente di Area Democratica per la Giustizia, accusata di non essere “sufficientemente di sinistra”.
Chi è Silvia Albano, giudice della sentenza sui Cpr in Albania
La sentenza sui migranti in Albania è stata definita da molti una mossa “preannunciata”. Infatti, la giudice nelle settimane scorse avrebbe pubblicamente bollato il piano di Giorgia Meloni come “un accordo giuridicamente irrealizzabile” basato su “una forte limitazione del diritto di difesa”, messa in atto da un governo affetto da “schizofrenia” in materia di giustizia.
In veste di leader di Md che Silvia Albano avrebbe liquidato fin da subito il piano del governo come una “deportazione”, una violazione dei diritti umani e delle norme comunitarie, “un respingimento collettivo che è vietato dalle direttive europee”. Quando il Tribunale di Catania aveva liberato 3 migranti clandestini trattenuti in base alla nuova legge, la giudice aveva commentato: “Si tratta di principi elementari cui applicazione, soprattutto nella materia del diritto dell’immigrazione, dà luogo a reazioni scomposte”.
Il rapporto con Luciana Sangiovanni
Secondo molti la Albano era pienamente consapevole di mettersi in “rotta di collisione” col governo quando ha firmato l’annullamento del trattenimento dei migranti in Albania. La giudice avrebbe anche “piena tutela” da parte della sua superiore e “stimata” diretta, il presidente della sezione immigrazione Luciana Sangiovanni, che infatti ieri ha emanato un comunicato stampa rivendicando la correttezza della decisione. Sangiovanni aveva spiegato che “i trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali”, sanciti dalla corte di giustizia europea.
Proseguimento:
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/652490/chi-e-silvia-albano-giudice-sentenza-cpr-albania.html
2. “UN Document From 2000 Exposes Global “Migration Replacement” Solution To Developed World Demographics” by Zero Hedge July 2017.
https://web.archive.org/web/20170723230649/https://www.zerohedge.com/news/2017-07-23/shocking-un-document-2000-exposes-global-migration-replacement-solution-developed-wo
2A. Traduzione in italiano dell’articolo:
https://web.archive.org/web/20180914111944/http://vocidallestero.it/2018/09/11/rapporto-onu-sulla-immigrazione-sostitutiva/
PS originariamente la traduzione era firmata da Francesca Donato, quando ancora non era parlamentare europea per la Lega, poi quando lo diventò, subito dopo la sua firma non c’era più!
2B. Replacement Migration, the case for Italy.
https://web.archive.org/web/20071009164256/http://www.un.org/esa/population/publications/ReplMigED/Italy.pdf
2C. Replacement Migration: Is It a Solution to Declining And Ageing Populations? Population Study. ” by United Nations Pubns 156 pages, 2002 .
https://www.amazon.it/Replacement-Migration-Declining-Populations-Population/dp/9211513626
NB ci avevano fatto anche il libro, ma guarda caso, che strana coincidenza, non è più disponibile….
2D. Tweet del 1 Aprile 2018 del IOM – the United Nations Migration Agency. HQ in Geneva
Migration is:
• inevitable
• desirable
• necessary
this Easter, let’s not forget those who are caught in crises around the world
Fonte:
https://web.archive.org/web/20180403124518/https://twitter.com/UNmigration/status/980357862147936256
Il suo attuale direttore generale era William Lacy Swing che era stato ambasciatore USA in diversi paesi africani:
https://en.wikipedia.org/wiki/William_L._Swing
ma che strane coincidenze……
2E. E cosa diceva il rappresentante speciale dell’ONU per l’ immigrazione? Eccolo arriva.
“EU should ‘undermine national homogeneity’ says UN migration chief”
http://www.bbc.com/news/uk-politics-18519395
CV di Peter Sutherland
http://www.voltairenet.org/article191572.html
3. “Armi Di Migrazioni Di Massa”, Analisi Difesa, 21 aprile 2017
La LEG di Gorizia ha curato l’edizione italiana del quanto mai attuale saggio di Kelly Greenhill pubblicato negli Stati Uniti nel 2010.
Fu Gheddafi a darne una dimostrazione nel 2004, quando ottenne la revoca delle sanzioni da parte dell’Unione Europea: la paura dell’immigrazione e dell’arrivo di masse di rifugiati poteva essere sfruttata come un’arma temibile, era sufficiente poter alimentare, manipolare e sfruttare il fenomeno migratorio. Questo libro è la prima ricerca sistematica secondo un metodo consolidato di comparative history che studia la teoria e la pratica di questo irrituale strumento di persuasione: sono passati in rassegna più di cinquanta casi dal 1953 al recente passato, con particolari approfondimenti dedicati a vicende paradigmatiche, da Cuba al Kossovo, da Haiti alla Corea.
Tesi dell’autrice è che i grandi numeri di rifugiati rappresentino una minaccia utilizzata da realtà politiche per perseguire propri obiettivi, a volte contro le democrazie liberali (particolarmente esposte nei confronti delle dinamiche migratorie) altre nei confronti di differenti regimi.
Proseguimento:
https://www.analisidifesa.it/2017/04/armi-di-migrazione-di-massa/
4. It’s time to face the truth. We cannot and will never be able to stop migration,” writes EU Commissioner for Migration Dimitris Avramopoulos, in a piece for POLITICO, published Monday entitled, “Europe’s Migrants Are Here to Stay”.
In it, the Eurocrat wrote “human mobility will increasingly define the 21st century”, and that mass migration is an issue Brussels has committed Europe to “for the long haul”, stating: “Migration is deeply intertwined with our policies on economics, trade, education and employment — to name just a few.”
At the end of the day, we all need to be ready to accept migration, mobility and diversity as the new norm and tailor our policies accordingly. The only way to make our asylum and migration policies future-proof, is to collectively change our way of thinking first.
Proseguimento:
“Europe’s migrants are here to stay
It’s time to start crafting our policies accordingly”
by Dimitris Avramopoulos , European commissioner for migration, home affairs and citizenship.
Reference:
https://www.politico.eu/article/europe-migration-migrants-are-here-to-stay-refugee-crisis/
4A. No Way: il modello (vincente) australiano contro l’immigrazione illegale
https://www.analisidifesa.it/2018/06/no-way-il-modello-vincente-australiano-contro-limmigrazione-illegale/
Da notare il seguente passaggio molto significativo dell’articolo:
“Nel maggio 2015 il premier Abbott sottolineò che «nel bloccare le imbarcazioni abbiamo anche salvato delle vite» aggiungendo che «l’operazione Sovereign Borders è una lezione che oggettivamente tutti gli Stati dovrebbero imparare ad applicare».
Chiaro il riferimento all’Unione Europea la cui risposta venne data alla portavoce Natasha Bertaud che precisò: «La UE applica il principio di non–respingimento. Non abbiamo intenzione di cambiare questo principio, quindi il modello australiano non sarà mai un modello valido per noi».
Commento
In breve, per chi dice che un problema sociale è di difficile soluzione ma se quello stesso problema sociale è stato risolto in modo molto efficace da altre parti e allora le cose sono tre : o chi sostiene una tesi sgangherata del genere è in totale mala fede ( nel caso specifico in questione sull’immigrazione, i vertici della UE e i vertici dei paesi aderenti alla UE che ne applicano pedissequamente le relative direttive illogiche e irrazionali ) , o chi sostiene una tesi sgangherata del genere ingenuamente crede a coloro che sono in totale mala fede o chi sostiene una tesi sgangherata del genere è mentalmente talmente ingarbugliato che non vede la soluzione efficace a portata di mano.
Per chi invece, dopo tutte le evidenze gigantesche riportate di cui sopra, per le quali i flussi di extracomunitari nei paesi UE, Italia in primis, partono da precisi input dei vertici dell’ ONU e della UE, non sa e/o non vuole unire i puntini, problemi suoi, non miei!!
@Redazione di Sovranità Popolare
Per unire i puntini. Seconda ed ultima parte.
1. “La Svezia, spaventata dalla criminalità, si blinda e chiude le porte agli immigrati”, Inside Over, 16 febbraio 2023
Dopo anni di porte spalancate e tanto buonismo, anche la Svezia cambia registro. Dopo la vittoria nel settembre 2022 il governo del conservatore Ulf Kristersson, appoggiato esternamente dal molto destrorso partito Democratici di Svezia, ha deciso, come promesso ripetutamente durante la campagna elettorale, di invertire radicalmente le tradizionali politiche d’accoglienza.
Come cambia l’immigrazione in Svezia
Pochi giorni fa Maria Malmer Stenergard, ministro per le politiche migratorie, ha annunciato in Parlamento le nuove misure. In primis la quota annuale di permessi accordati ai rifugiati scende drasticamente da 6.400 a 900 e viene confermata, come già deciso dal precedente esecutivo, la cessazione dei ricongiungimenti.
Inoltre nuovi importanti fondi sono stati erogati alla polizia di frontiera, i confini (assai porosi sino ad oggi) verranno blindati e saranno intensificate le espulsioni dei clandestini dal regno. Un problema non da poco: oltre centomila persone vivono in clandestinità nelle periferie delle principali città svedesi, una massa di fantasmi da individuare fermare, schedare (con un prelievo del loro dna) e poi imbarcare sul primo aereo con un biglietto di sola andata.
Misure ormai inevitabili ma forse tardive. Grazie alle pessime politiche dei vari governi socialdemocratici la Svezia è stato il Paese più generoso (e miope) dell’Unione europea e oggi l’8 per cento della popolazione — complessivamente circa dieci milioni di abitanti — è di religione islamica. Un segmento che continua a crescere: entro il 2050 è previsto che i musulmani saranno il 30 per cento.
Il risultato delle politiche della sinistra
La Svezia metropolitana è ormai un far west e interi quartieri sono zone off limits, controllate dalle circa quaranta bande arabe, africane, afghane tutte dedite allo spaccio o ai traffici d’armi e di esseri umani. Una società parallela e illegale in cui violenza è la norma, un’abitudine, un mero dato quotidiano: nel 2021 la polizia ha registrato 335 sparatorie, 46 omicidi, 112 feriti e l’85 per cento degli arrestati sono d’origine straniera. Come commenta Linda Straff, responsabile dell’intelligence nazionale, i protagonisti “sono tutti cresciuti in Svezia e provengono da gruppi socio-economicamente deboli e molti sono immigrati di seconda e terza generazione”. Insomma, l’integrazione si è rivelata un fallimento pieno, un problema dai costi sociali enormi e foriero di rischi imprevedibili.
Proseguimento:
https://it.insideover.com/migrazioni/la-svezia-spaventata-dalla-criminalita-si-blinda-e-chiude-le-porte-agli-immigrati.html
2.”Padre di figlia assassinata da immigrato clandestino affronta Olaf Scholz in un dibattito televisivo”, Renovatio21, 20 Ottobre 2024
Il padre di una ragazza di 17 anni assassinata da un migrante clandestino ha avuto la rara opportunità di confrontarsi direttamente con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla televisione pubblica. Lo riporta il sito Remix News.
Il padre, Michael Kyrath, è ampiamente visto come colui che ha messo un volto a molte delle vittime della violenza dei migranti durante la sua apparizione a Direkt Spezial sulla rete privata RTL.
«Signor Scholz, in Germania abbiamo tra i 24 e i 32 attacchi con coltello ogni giorno. Molti di questi finiscono fatalmente. E ogni giorno che continuiamo a discutere di questo, muoiono persone, muoiono bambini. Ci sono genitori in piedi sulla tomba o sulla bara dei loro figli, che accarezzano la mano del loro bambino per l’ultima volta nella loro vita, e questa mano è gelida. Non hai figli, non puoi immaginarlo».
Proseguimento:
https://www.renovatio21.com/padre-di-figlia-assassinata-da-immigrato-clandestino-affronta-olaf-scholz-in-un-dibattito-televisivo/
Commento
Visti anche gli attuali presupposti negativi esistenti in Italia:
https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/93767-la-consolidata-pericolosita-della-mafia-nera-in-italia.html
https://www.rassegneitalia.info/emergenza-criminalita-gli-stranieri-delinquono-5-volte-in-piu-rispetto-agli-italiani-ecco-i-dati-istat/
https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/emergenza-criminalita-dimportazione-autori-di-violenze-sessuali-tra-i-14-e-i-34-anni-il-59-per-cento-e-straniero-283418
che ci porteranno dritto dritto verso il totale disastro svedese nel giro di poco tempo, e allora come mai in Italia sull’immigrazione ancora si sragiona con le fette di salame negli occhi?
Una più che plausibile risposta:
https://gefira.org/en/2017/07/17/la-rete-dellimmigrazione-di-george-soros-in-italia/
insomma, una colonia europea degli USA come l’Italia gli deve assomigliare ( agli USA che sono un melting pot per antonomasia con alto tasso di criminalità interna) sempre più in negativo e quindi minarne l’omogeneità della popolazione locale diventa un must considerando anche che era stato già deciso ai piani moooolto alti del potere:
“EU should ‘undermine national homogeneity’ says UN migration chief”, BBC, June 2012
https://web.archive.org/web/20140314230416/https://www.bbc.com/news/uk-politics-18519395
oups, ma che strane coincidenze……!!
Chi è stato Peter Sutherland:
https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Sutherland
in pratica, uno steward di lusso , alla Draghi, delle oligarchie euro atlantiche , e sempre a danno dei popoli europei, insomma, dei personaggi malefici per i popoli europei e invece benefici per le oligarchie euro atlantiche alle quali gli hanno sempre retto il moccolo in modo vergognoso e indecente, that’s it!
3.“L’immigrato più censurato d’Italia”, di Daniel Wedi Korbaria* per L’Antidiplomatico , 10 aprile 2024
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-limmigrato_pi_censurato_ditalia/39602_54047/
A titolo embematico, i seguenti passaggi dell’articolo:
Poi la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui sono morti annegati numerosi miei conterranei, mi ha sconvolto in modo terribile scotendomi l’animo dal profondo. I politici e i media puntavano il loro dito accusatorio contro il Governo eritreo, come se li avesse imbarcati lui su quel maledetto barcone, mentre i morti erano sepolti con un numero sulla lapide nei cimiteri siciliani e non restituiti alle famiglie che li reclamavano. Per amore della verità e per ridare giustizia alle vittime ho deciso di indagare. Così sono stato catapultato nell’universo dell’immigrazione e dell’accoglienza dove mi si è aperto un mondo sconosciuto e infernale.
Ho un legame forte con l’Eritrea, è il mio Paese e lo conosco molto bene, non solo perché ho lì ancora mia madre. Leggendo quotidianamente le menzogne che i media mainstream italiani spargevano obbedendo ai dettami di Washington, non potevo rimanere in silenzio e perciò ho iniziato a lasciare sotto ad ogni articolo i miei commenti. Non contento ho iniziato io stesso a scrivere articoli, con una narrazione molto diversa sul mio Paese, con la convinzione che nessun italiano possa conoscerlo meglio di me.
Io che volevo solo scrivere storie per il cinema e commedie per il teatro sono finito, mio malgrado, a testimoniare e a raccontare di questa immigrazione forzata, di questa deportazione di esseri umani da trasformare in schiavi. Altro che “fuggono dalle persecuzioni e dalle guerre”!!
Così, per andare negli abissi del “fenomeno” immigrazione mi sono infiltrato nel sistema dell’accoglienza come interprete di italo-tigrigna e di italo-amarico, riuscendo a guadagnare, con mia grande sorpresa, più soldi che in tutti i lavori che avevo svolto fino ad allora. Persino gli immigrati sbarcati da poco e che parlavano un italiano sgrammaticato potevano guadagnare più di un architetto! Capii che l’immigrazione era per i molti addetti ai lavori una sorta di gallina dalle uova d’oro! Io, che non sono mai stato venale, non ho resistito. Lo scopo per cui sono entrato in quel mondo è stato unicamente quello di farlo conoscere all’opinione pubblica. Usando il mio pseudonimo ho pubblicato gratuitamente diversi articoli e saggi. Sin da subito la mia è stata una missione per l’amore della verità, di quelle centinaia di articoli e saggi pubblicati in tutto il mondo e tradotti in diverse lingue non ho mai preso un solo euro. Poi sono stato scoperto.
Un giorno, senza alcun preavviso, sono stato cancellato dal gruppo whatsapp degli interpreti del CIES Roma, con il quale avevo collaborato. Indagando un po’ sono riuscito a scoprire che un’associazione Onlus di Bologna con la quale non avevo mai lavorato aveva trovato online un mio articolo pubblicato sull’Antidiplomatico[i] che parlava dei misfatti dei “volontari” di Unhcr e delle Associazioni d’accoglienza che si spartivano gli immigrati appena sbarcati. Da quel momento, a causa del passaparola sono stato tagliato fuori da tutto l’associazionismo laico. Ho continuato per un po’ a lavorare con la Caritas come mediatore culturale fino alla notte, all’aeroporto di Fiumicino, degli sbarchi di pseudo rifugiati provenienti da Addis Abeba. Mentre chiacchieravo amichevolmente con la mia responsabile di Assisi, la capa dei “volontari stipendiati” Caritas la chiamò e improvvisò una riunione formando un cerchio di una decina di persone. Capii immediatamente che discutessero di me infatti quando ritornò era cambiata, fredda e mi rispondeva a monosillabi senza guardarmi. Vidi confabulare con la capa il famoso Don Mussie Zerai, che quella notte aveva usato, per i propri interessi personali, i famosi corridoi umanitari facendo venire dall’Etiopia suo fratello come fosse stato un rifugiato[1].
La Caritas quella notte cambiò drasticamente il suo programma e senza interpellarmi mi mandò a casa. Nessuna di queste organizzazioni e onlus mi ha mai fatto un richiamo verbale o scritto, del resto nessuna di loro mi aveva fatto un vero contratto di lavoro registrato. Così come erano arrivati sparirono in silenzio. Questo era il loro sistema difensivo affinché nulla di quel che succedeva dentro il mondo dell’accoglienza venisse reso pubblico, un mondo che vedeva negli immigrati la esse di dollaro prima dell’esser umano, un mondo paternalistico e razzista nei confronti dei loro ospiti che gli fruttavano 45 euro al giorno ciascuno. Perciò dovevano allontanarmi subito per continuare a spolpare l’osso in santa pace.
Commento finale
Per chi, dopo tutte le evidenze lampanti riportate nelle prima e seconda parte di cui sopra, per le quali i più che numerosi flussi di extracomunitari nei paesi UE, Italia in primis, partono da precisi input dei vertici dell’ ONU e della UE, non sa e/o non vuole unire i puntini, problemi suoi, non miei!!
Ciao ritardo solo per un problema tecnico, risolto
@ Redazione di Sovranità Popolare
Grazie mille, gentili e professionali, complimentissimi!
@Redazione di Sovranità Popolare
A titolo di cronoca, ieri ho scritto un secondo post a titolo integrativo , conteneva vari link interessanti, finora non è stato pubblicato.
Magari vi è andato in spam? O che altro?
Per tagliare la testa al toro definitivamente, eccolo arriva!
1. I Paesi “sicuri” sono quelli dove non c’è bisogno di emigrare
di Antonio Catalano – 21/10/2024
Proviamo a collegare i puntini, non dico tutti ma almeno quelli necessari per far emergere dallo sfondo la figura nelle sue linee essenziali.
I primi trattenimenti in Albania non sono andati in porto (mo ci vuole) perché la sezione immigrazione del tribunale civile di Roma ha deciso, in ottemperanza alla sentenza della Corte di giustizia europea, che i Paesi di provenienza degli immigrati – Egitto e Bangladesh – non sono “sicuri”.
Nel 1953 la Convenzione di Ginevra stabiliva che chiunque per motivi di razza, religione, nazionalità, politica fosse perseguitato nel proprio Paese avesse diritto allo status di “rifugiato”. Ma a partire dai primi anni duemila il concetto di rifugiato si è a mano a mano ampliato e sempre più numerosi sono gli immigrati che (grazie a strumentali apparati di “accoglienza”) presentano domanda di protezione perché “vittime” in patria di pratiche vessatorie e così accade che un immigrato chieda asilo perché è un soggetto lgbt i cui diritti non sono garantiti nel proprio Paese. È diventato quindi molto più semplice acquisire lo status di richiedente asilo.
Si parla di “requisiti” in base ai quali un Paese è considerato “sicuro” oppure no. E si fa passare l’idea che la maggioranza di chi emigra dal proprio Paese lo faccia perché questo non è “sicuro” non perché non gli garantisce una vita sicura sul piano economico e sociale ma perché lì non si osservano i diritti così come confezionati dall’Occidente. Per cui, tanto per limitarci a qualche esempio, l’Inghilterra è un Paese sicuro pur se ha detenuto illegalmente per cinque anni su ordine americano il giornalista Assange; come sicuro è Israele dove si ritiene sacrosanto diritto praticare un intervento militare genocidario ai danni dei palestinesi… per eliminare i “terroristi”. Dal che emerge la vecchia vocazione colonialista per cui noi siamo la civiltà gli altri solo barbarie. Lo diceva senza giri di parola quel gran signore dell’Alto rappresentante UE Josep Borrell: «Noi siamo un giardino, il resto del mondo giungla». Più chiaro di così!
Fuori da ogni narrazione, chi studia e conosce la questione sa che le migrazioni hanno come causa prevalente la questione economica; chi non la conosce, farebbe bene ad astenersi prima di parlare, oppure ad informarsi su fonti e dati, evitando “idee”, perché, come cantava il buon Gaber, «un’idea un concetto un’idea/finché resta un’idea è soltanto un’astrazione/se potessi mangiare un’idea/avrei fatto la mia rivoluzione».
Buona parte di quelli che partono non sono “disperati”, come amano rappresentarli i nostri ferventi “accoglienti” (dietro i quali c’è una fitta rete di interessi materiali: una trafila che parte dalla raccolta dei dati anagrafici fino ad arrivare al sostegno legale); sono quelli, invece, che possono permettersi di pagarsi il viaggio, il prezzo del quale varia a seconda della tratta (c’è un tariffario, che tempo fa pubblicai). Nella speranza che l’investimento vada a buon fine. Poi nella realtà accade che tanti immigrati, una volta arrivati, vanno a rimpolpare le già nutrite schiere del degrado sociale, chi nella pura emarginazione chi nella criminalità. L’importante è pero “accoglierli”.
Ma tanti altri riescono a infilarsi nelle pieghe del sistema produttivo, e sono quelli che alimentano ciò che Marx definiva “esercito industriale di riserva”. Un esercito molto caro al capitale, in particolare a quello liberal globalista, che vede in esso lo strumento di regolazione a ribasso del prezzo della forza lavoro tramite il noto meccanismo della competizione tra lavoratori. Un esercito di riserva risultato molto utile ai detentori del potere dominante per smantellare le conquiste in campo di legislazione del lavoro e di diritti sociali ottenute non per grazia ricevuta ma in seguito alle lotte dei lavoratori dei campi e dell’industria nei primi due decenni dopo l’ultima carneficina mondiale.
Se si va in Africa, e si parla con gli esponenti panafricanisti, quelli cioè che lottano per liberare il continente dall’ipoteca neocolonialista (predazione delle risorse naturali, contratti commerciali capestro, imposizione di brevetti, transizione verde che riduce le possibilità di sviluppo…) si scopre che tra i principali punti di battaglia costoro mettono il contrasto all’emigrazione. Sì, perché l’emigrazione svuota le nazioni africane delle migliori risorse, non produce ricchezza in loco, e le famose rimesse degli emigranti altro non sanciscono che rapporti di dipendenza verso i Paesi occidentali.
Se si va in Africa, si scopre che l’episcopato cattolico (l’Africa è il continente che dà i più alti numeri di credenti, eppure praticanti) è contro l’emigrazione. Vescovi e cardinali la considerano un cancro sociale che affligge i popoli africani. Emigrazione favorita in tutti i modi da una fitta rete di imprenditori del ramo, sia in loco che all’estero. Mentre qui da noi, dove la partecipazione religiosa è ai minimi termini e i seminari sono vuoti, abbiamo un Vaticano in salsa global che dedica buona parte della sua missione al culto dei “migranti” (andare in piazza San Pietro per ammirare la scultura della barca dei migranti) e addirittura da questa estate finanzia (grazie alla fondazione “Migrante”, un organo della Conferenza Episcopale Italiana) l’attività di un’imbarcazione a vela, la “Migrantes”, che segue a vista la “Mare Jonio” (quella di Casarini&co) durante i “soccorsi”.
La sentenza dei magistrati della sezione romana ha emesso una sentenza politica, che ancora una volta sancisce la totale subalternità italiana a logiche extranazionali che mirano a mantenere l’Italia in stato di soggezione. Non ci vuol tanto a capire, basta il famoso buon senso, che una politica di accoglienza indiscriminata di tutti i provenienti da Paesi non “sicuri” è la via maestra per il disfacimento sociale. È un parlar da dicervellato alla centro sociale o da opportunisti del ceto politico della sinistra liberal progressista.
La sinistra – iper liberista, e solo formalmente in opposizione alla destra, solo per il fatto che la si vuole scalzare – sguaiatamente urla contro il fascista governo Meloni che “deporta migranti”, e lo fa usando toni e argomenti UE, che giustamente con convincono i ceti popolari.
A questo riguardo ci tengo a sottolineare che i ceti popolari non odiano gli immigrati, non sono razzisti, semplicemente vivono il peggioramento delle proprie condizioni sia di lavoro che sociali, peggioramento determinatosi anche e grazie all’uso che i padroni hanno fatto, e fanno, degli immigrati come “esercito di riserva”.
Gli ambienti popolari sono accoglienti per natura, per vocazione direi, la solidarietà proletaria ce l’hanno nel sangue, perché aiutare l’altro è aiutare sé stessi. Bussare alla porta del vicino per chiedere un qualcosa è sempre stato un gesto naturale, poi si ricambia alla prima occasione. Solidarietà contrastata dal galateo della civiltà capitalistica, che spinge invece a far diventare gli uni diffidenti agli altri, tutti potenziali rivali, meglio ognuno farsi i fatti propri, chiudersi in casa, diffidare, diffidare.
Gli appartenenti alle classi alte e ai ceti medio alti non conoscono la pratica della solidarietà, non l’hanno storicamente acquisita, gli è loro completamente estranea l’idea di rivolgersi al vicino per chiedere che ne so, una mano per spostare un mobile, le classi agiate se hanno bisogno di qualcosa acquistano direttamente la prestazione di servizio necessaria a soddisfare il bisogno del caso: colf, badante, cameriere, operatore sanitario, giardiniere… Solo che a volte certuni avvertono la “colpa” del proprio privilegio di classe e per liberarsene si prodigano (facendo danni) per “fare qualcosa” a favore dei “bisognosi”, degli “ultimi”, ignorando di questi cultura e sentimenti.
Racconto un episodio fresco fresco, per rendere l’idea dell’estraneità delle classi medio alte al mondo della vita. Stamattina mentre mi recavo con un amico a un impegno politico organizzato in quel di Monteverde (un quartiere “bene” di Roma), passiamo accanto a un cassonetto dov’è letteralmente la testa di uno zingaro che rovista con un filo di ferro a uncino tra i rifiuti per trovare qualcosa di utile. Arriva una signora con un sacchetto in mano e rivolgendosi alla persona con la testa immersa nel cassonetto domanda: «Qui è la raccolta indifferenziata?».
La stessa estraneità dell’attuale sinistra, ormai espressione di interessi e mentalità dei ceti medio alti, prevalentemente del settore cosiddetto cognitivo, dalla mentalità “aperta”, fluida e cosmopolita, naturalmente accogliente e inclusiva nonché favorevole alla transizione verde con tutti i suoi corollari di resilienza e sostenibilità, oltre che di diritti civili a la carta. Una sinistra che merita appieno la qualificazione di sinistra al caviale o, come dice Sahra Wagenknecht, sinistra neo liberale o alla moda.
Il provvedimento del governo Meloni è un provvedimento bandiera, di quelli sventolati per mostrare che si fa quello che si era promesso. Perché, solo a voler parlare di numeri, Gjader con il suo centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), il suo Cpr (144 posti) e il suo penitenziario (20 posti) è del tutto insufficiente a trattare in modo deciso la questione. Sicuramente, in termini di efficacia, il Decreto sicurezza del governo Conte-Salvini fu molto più pagante, perché il respingimento delle navi funzionò da dissuasore per nuove partenze.
Infine, ma è la questione principale, quella causante. Premesso che non è realistica l’accoglienza indiscriminata, la questione migratoria si affronta, e si contrasta, innanzitutto imboccando la strada della distruzione dei vincoli neo coloniali che impongono condizioni di sottomissione ai popoli non occidentali. Una battaglia che va a braccetto con quella per la sovranità nazionale, insieme a quella per il superamento dell’ordine unipolare americano.
Tanto lavoro da fare.
Riferimento:
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/i-paesi-sicuri-sono-quelli-dove-non-c-e-bisogno-di-emigrare
Commento
Ragionamenti logici e razionali che non fanno una grinza ma su TV e giornaloni non è posssibile esprimerli, come mai?
“In tempi di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”, George Orwell, 1984