La società della sorveglianza, l’antipirateria e la censura

Autoritarismo contro gli editori e produttori di contenuti

Sorveglianza, Antipirateria e censura Autore: Giacomo Corvi

La sorveglianza, il controllo delle chat, la censura e l’antipirateria cosa hanno in comune? Semplicemente i soldi e la politica ma generalmente nel mondo digitale il denaro è preferito dalle grandi multinazionali mentre la politica dalle istituzioni, dagli Stati e dai leader di partito.

di Maurizio Torti

Negli ultimi 15 anni la Commissione europea e altri tavoli di confronto hanno abilmente colto due obiettivi importanti per lo sviluppo del mondo della società dell’informazione e delle tecnologie digitali. Per questi legislatori attenti esclusivamente alla conservazione del piccolo potere e difendere gli affari delle multinazionali hanno la necessità di cambiare maschera e motivazioni continuamente e sono riusciti a costruire una perfetta sponda politica e commerciale con i grandi investimenti legati al mondo dello sport, precisamente al calcio.

Un affare non facile da calcolare a livello globale, limitiamoci al calcio italiano ed europeo, alcune stime arrivano a calcolare in circa 4 miliardi distribuiti alle società sportive esclusivamente per i diritti televisivi. In questo articolo non ci interessa andare ad analizzare i dettagli ma c’è una strategia che attira la nostra attenzione, l’antipirateria. Dai tempi dell’assalto al cielo e della TV via cavo e a pagamento le tecnologie della comunicazione corrono rapidissime per produrre device digitali sempre più perfetti ma c’è sempre, dall’altra parte, un tecnico, un appassionato che rende inutili pasword di sicurezza e qualsiasi scheda o altra tecnologia. In Europa e in Italia è sempre allarme pirateria, musica e soprattutto calcio in TV. Ma quanto incide realmente la pirateria il cosiddetto “pezzotto” su 4 miliardi di euro di diritti televisivi?

L’antipirateria è solo nebbia, una fitta rete mangiasoldi e produttrice di una enorme propaganda, la verità è diversa l’antipirateria nasconde la svolta autoritaria. Le nuove norme approvate dal governo italiano, come sempre sono primo, incomprensibili e secondo, in questo cosa contengono molti errori tanto gravi da creare non pochi problemi agli stessi operatori digitali distribuiti sul web. C’è un’altro aspetto da segnalare generatore di forti critiche da parte di  avvocati, la certezza di riversare una quantità di segnalazioni alle Procure da intasarle fino al blocco totale.

Sorveglianza, Antipirateria e censura Autore: Giacomo Corvi

In queste settimane si vota l’emendamento presentato dai senatori Dario Damiani (Forza Italia); Guido Quintino Liris e Antonella Zedda (Fratelli D’Italia) che andrebbe a inserire delle modifiche nella Piattaforma Piracy Shield con il rischio di provocare il caos nella rete.

Il governo vuole attivare le nuove norme già inserite nel famoso Decreto Omnibus, È abitudine delle forze di governo utilizzare questo strumento per ritoccare, migliorare delle leggi ma in questo caso è un gravissimo peggioramento provocato dal tentativo di apporre modifiche al Piracy Shield, piattaforma no0rmativa già molto discussa.

Nel mondo dell’informazione libera, della stampa indipendente, negli ultimi anni nel mirino della censura, in Italia sta maturando il pensiero che elencare e tenere il conto degli atti censori applicati alle piattaforme nel web sono parzialmente inutili, perchè non modificano in alcun modo le decisioni prese in ambito europeo e italiano. L’unica differenza è data da una nuova esperienza, giovane ma solida, motivata da un’analisi profonda della complessivtà del sistema censorio italiano e dei processi nel web. Ha preceduto altre esperienze collettive e da qualche mese, gli editori italiani ed internazionali e tutti i produttori di contenuti digitali possono unirsi nella F.I.E.C.O. al fine di difendersi, prevenire e confrontarsi con tutte quelle realtà, organizzazioni, aziende e istituzioni per raggiungere una maggiore sicurezza e la libertà di espressione nel web.

Le solite leggi incomprensibili e con mille emendamenti di modifica

Legiferare in Italia è sinonimo di leggi da interpretare, illeggibili e incomprensibili. Non è da meno l’emendamento, approvato che modifica la legge 22 aprile 1941, n. 633 per la “Protezione del diritto d’autore”, prevedendo nuovi obblighi per tutti i soggetti che gestiscono il flusso di dati in internet. La norma è molto chiara, chi non rispetta rischia una condanna penale fino a 12 mesi di carcere. Le grandi multinazionali come Google, Meta, F5 Silverline, Akamai e Cloudflare a seguito della modifica alla legge sarebbero obbligati a segnalare ogni singolo evento che possa essere collegato a una violazione del diritto d’autore in modo particolare del copyright.

L’emendamento supera ogni immaginazione e include altri reati riconducibili ai sensi della legge, dell’articolo 615-ter o dell’articolo 640-ter del codice penale”.

I reati e i comportamenti criminali configurati sono l’accesso abusivo ad un sistema informatico, la truffa informatica e qualsiasi tipologia di attacco a livello informatico, compreso i tentativi di intrusione falliti. Nel nuovo emendemante un operatore potrà denunciare solo il sospetto che sono in atto tentativi di furto o altri comportamenti criminali.

Le grandi aziende proprietarie di piattaforme di messaggistica, video, fotografie ed altri contenuti digitali diffusi nel web dovranno denunciare alle autorità qualsiasi comportamento illegale o sospetto, non farlo i loro rappresentanti in Italia rischiano di essere arrestati, condannati e incarcerati.

Le nuove regole al voto esclusivamente solo in Italia

Gli ememndamenti prossimi a diventare nuova legge non considerano l’esistenza della normativa europea il Digital Service Act e questo è il segnale che non è possibile trattare di comunicazione definendo obblighi senza conoscere profondamente la complessità del web, di internet e delle tecnologie della comunicazione digitale.

Immaginare le centinaia di segnalazioni giornaliere presso gli uffici preposti, già paralizzati dall’enorme mole di lavoro, non sembra essere realistica, infatti è sufficiente leggere il report CrowdStrike 2023 per avere un’idea dell’ordine di grandezza di cui si sta parlando. In tutto il mondo sono stati registrati 6300 miliardi di tentativi di intrusione informatica.

E in Italia esiste una stima?

Prendiamo un esempio partendo da una misura matematica molta piccola, un millesimo rispetto alla quantità annuale di attacchi, in Italia la stima potrebbe essere di circa 6 miliardi di segnalazioni in 12 mesi.

Le procure italiane quante segnalazioni dovranno verificare?

Se questi emendamente verranno approvati rientreranno nella casistica delle leggi italiane non applicabili, saranno gli stessi procuratori a renderla una ennesima legge inutile e impraticabile, perchè provocherà un rallentamento, pensando positivo, oppure il blocco totale delle preture in Italia. Appare sempre più evidente per proporre delle norme è necessario essere preparati, in questo caso all’approvazione la catastrofe sarà invevitabile e coinvolgerà le grandi multinazionali del settore, oppure direttamente le procure italiane, in entrambi i casi un vero e proprio cataclisma.

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