Criminalità minorile: l’importanza della prevenzione primaria

Emergenza sovraffollamento nelle carceri minorili

Ragazzi in controluce. Una città d'Italia questione minorile

Il c.d. Decreto Caivano offre una risposta innovativa all’emergenza della criminalità minorile. In Italia il codice di procedura penale minorile subentra alla fine degli anni Ottanta basandosi sulla valutazione della personalità del minore piuttosto che sulla valutazione. Nonostante sia essenziale l’educazione del minore alla luce dei recenti fatti di cronaca è chiaro come tale modello non sia più sostenibile. La criminologa Giusy Calabrò ha collaborato col Senato nelle fasi di stesura del DL 15 settembre 2023 n. 123 “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché alla sicurezza dei minori in ambito digitale”.
La Dott.ssa Calabrò ritiene che il Decreto Caivano si discosti dagli strumenti penali destinati agli adulti introducendo validi strumenti ai fini di una risposta applicativa e aggiunge come sarebbe prioritario potenziare le politiche sociali per adattarle al target generazionale coevo contraddistinto da bisogni educativi specifici. “Senza tralasciare che la personalità del minore attraversa una fase evolutiva delicata occorre tutelare anche la quiete e la sicurezza pubbliche. Non si può è lasciare impunito un minore che ha già assunto una condotta deviante rischiosa.”
Alla domanda su quale articolo nutra perplessità risponde: “Il quinto comma dell’art. 5 Disposizioni in materia di prevenzione della violenza giovanile che ha un approccio punitivo agli infraquattordicenni non imputabili e che prevede la procedura di ammonimento da parte del questore. Credo occorra mantenere saldo il principio della tutela dei minori quali soggetti fragili, non imputabili, prediligendo politiche di rieducazione inclusiva. Concordo con quanto espresso nell’art. 8 “Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 in materia di custodia cautelare e percorso di rieducazione del minore” inerente i lavori socialmente utili, essendo un’idea che avevo presentato, insieme al consigliere Valdegamberi, nel piano di sicurezza proposto a livello regionale (mozione n. 252, 2022) per arginare il fenomeno baby gangs in Veneto. Sarebbe anche fondamentale non tralasciare la linea della messa alla prova.”
Da ferma sostenitrice della messa alla prova quale strumento rieducativo la dott.ssa Calabrò lo ritiene efficace, poiché “personalizzato” dal magistrato in relazione al soggetto inoltre perché pone al centro lo studio. Evidenzia anche come sia fondamentale per i minori sia evitare il più possibile ingressi traumatici in carcere dei minori, seppure gli IPM presentino strumenti e percorsi personalizzati.

Ragazzi e comportamenti illegali
Il fenomeno delle Baby gang

Nella mozione 252 approvata dalla Regione Veneto nel 2022, mai applicata, era presente qualche provvedimento educativo?
Certo. L’intervento includeva anche un percorso rieducativo differenziato (minorenni/maggiorenni) incentrato sull’educazione alla legalità e la cittadinanza attiva, abbracciando il principio del superiore interesse del minore tramite un intervento di prevenzione primaria.
Riguardo agli interventi di prevenzione primaria mi è giunta voce che il prossimo anno svolgerà l’incarico di referente per la Legalità presso l’UAT di Verona, crede di poter impiegare le proprie competenze criminologiche in tale ruolo?
Credo mi occuperò soprattutto di progetti sul cyberbullismo e le politiche giovanili. Come criminologa collaboro già con l’I.P.A. in veste di relatrice internazionale, col Tribunale di Verona e con altri enti nazionali.
Su quale punto del decreto Caivano concorda maggiormente?
Concordo con le “Disposizioni per la sicurezza dei minorenni in ambito digitale” inerenti la protezione dei minorenni nel cyberspazio al fine di evitare traumi psichici. Tuttavia ritengo che le iniziative formative destinate a giovani e famiglie debbano essere curate da docenti esperti sulle dinamiche del cyberspazio: l’”estensione virtuale” del mondo reale nella proposizione di modelli di vita insani ai fini dello sfruttamento economico delle fasce più deboli. Nonostante qualche riserva sul piano politico-criminale guardo con ottimismo anche all’art. 570-ter c.p. che si focalizza sulla gravità della dispersione scolastica, fenomeno pregiudicante lo sviluppo personale del minorenne e le sue possibilità di partecipazione alla vita collettiva. L’elusione scolastica è più diffusa nelle aree territoriali segnate dal degrado socioeconomico quindi tale provvedimento potrebbe colmare le lacune lasciate dallo stato sociale in molte città italiane.
Quali provvedimenti sociali potrebbero essere efficaci?
A fronte dell’emergenza della devianza e criminalità giovanile ritengo la prima soluzione percorribile sia investire nella prevenzione primaria, poi ci si potrà avvalere dell’intervento penale. Entrambe le strade sono percorribili e dovrebbero confluire sinergicamente nella stessa direzione; d’altronde, non mi sembra che il Decreto Caivano subordini l’approccio educativo ai giovani, anzi rientra a pieno titolo nei procedimenti penali volti a restituire alla società un minore educato.

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