di Francesco Cappello
Il simpaticone in foto è il ministro del Patrimonio, Amichay Eliyahu. Come è noto lo scorso novembre ha proposto di usare bombe atomiche tattiche quale soluzione finale per liberarsi degli arabi di Palestina.
Questo dice almeno due cose: la prima, ormai documentatissima, ma sempre negata, che Israele è dotata di testate nucleari. La seconda che tra queste lo stato ebraico dispone di bombe atomiche a neutroni che sarebbero, evidentemente, assai più adatte all’uso indicato.
Ricordiamo, infatti, che la bomba a neutroni, conosciuta anche come bomba N o arma di radiazione intensificata, è un tipo particolare di arma nucleare progettata per massimizzare l’emissione di radiazioni neutroniche pur mantenendo una ridotta esplosione termica e meccanica. Il risultato è che distrugge ogni forma vivente lasciando inalterate le infrastrutture del territorio bombardato (a distruggerle ha già provveduto l’esercito israeliano con armi convenzionali). La cosa più importante è che la radiazione neutronica non lascia una contaminazione residua prolungata come quella causata dal fallout radioattivo di una bomba atomica tradizionale, poiché i neutroni, una volta rilasciati, interagiscono rapidamente con gli atomi circostanti e perdono energia. Tuttavia, possono attivare gli elementi nell’ambiente, rendendoli radioattivi.
In ogni caso il tempo di ritorno all’abitabilità – da parte dei coloni israeliani – può variare da pochi giorni a qualche settimana o poco più, in un territorio sterilizzato dai “terroristi” di Hamas e dalla popolazione civile, bambini, famiglie, anziani compresi. Si sa la lotta contro i terroristi non è esente da danni collaterali…
Non può non tornare in mente il progetto sionista di costruzione della Grande Israele.
Da quanto precede è lecito sospettare che malgrado Amichay Eliyahu sia stato, a suo tempo, smentito dal governo in carica, in realtà ci stiano preparando allo sdoganamento dell’uso di armi nucleari anche in Medio Oriente.
In Palestina, in Libano e in Iran…?
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