Un missile nucleare Usa, schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia può colpire le capitali europee, ma non Washington. Gli USA vogliono anche in Italia gli euromissili, come a Comiso negli anni ’80?
di Francesco Cappello
Con l’espansione della NATO ad Est sino ai confini della Federazione Russa, che include la volontà di inglobare l’Ucraina, è stato violato il principio di indivisibilità della sicurezza secondo cui la sicurezza di alcuni non può essere raggiunta a discapito di quella di altri. L’ultimo atto di tale follia atlantista è stata l’inclusione di Finlandia e Svezia. La Finlandia condivide con la Russia quasi 1400 km di confine. È stato, di conseguenza, provocato il collasso del sistema di sicurezza euro Atlantico che dev’essere ricostruito al più presto come chiesto a più riprese da Lavrov e dallo stesso Putin se davvero si volesse un ritorno alla Pace.
Nell’ambito del summit di Washington per i 75 anni della NATO, è stata firmata una Lettera di Intenti su ELSA, l’European Long-Range Strike Approach, sottoscritta dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania e Polonia. Il ministro della difesa Crosetto ha dichiarato che: “L’iniziativa getta le basi per una cooperazione integrata e a lungo termine tra le nostre Nazioni per rafforzare le capacità europee di difesa e deterrenza, sviluppando la base industriale del settore”.
In pratica, quindi, il primo atto per riattivare un certo settore della produzione bellica che come di consueto consiste nello squilibrare la relativa deterrenza.
Nel frattempo che gli europei si organizzano per incrementare la loro capacità di sviluppare e produrre, autonomamente, capacità nel campo degli attacchi militari a lungo raggio, è comunque importante che procedano ad acquisti direttamente dalle statunitensi Lockeed Martin, Northmann Group e altre.
Il comunicato congiunto tra Germania e USA emerso nel contesto dell’ultimo vertice NATO ha, infatti, annunciato il dispiegamento di euromissili in Germania a partire dal 2026. Si tratta, in estrema sintesi, del sistema antimissile SM-6, non solo difensivo, dei missili da crociera Tomahawk (una versione aggiornata dei cruise che negli anni ’80 furono installati a Comiso) e di missili ipersonici (1). Sistemi d’arma dual use, ossia a doppio uso, convenzionale e nucleare.
Verso l’escalation atomica? Armi da First Strike
Il tutto nella logica della strategia militare dell’Atomic First Strike (primo colpo atomico). Essere pronti ad infliggere un attacco atomico di sorpresa al nemico e parare con i sistemi antimissile l’eventuale risposta. In altre parole mi preparo ad infliggere un attacco nucleare preventivo con l’obiettivo di distruggere completamente la capacità di risposta dell’avversario. Questa strategia si affermò in maniera decisa sin dalla presidenza di Ronald Reagan (La Strategic Defense Initiative – SDI, Iniziativa di difesa strategica, comunemente nota in Italia come Scudo spaziale o Guerre stellari) e continua a concretarsi ai giorni nostri.
Una dottrina bellica che contribuisce a dare un’illusione assai pericolosa di superiorità e copertura che permetterebbe, nelle intenzioni di chi la progetta, di penetrare la difesa avversaria facendola franca. In ultima analisi dando una falsa percezione di invincibilità…
La gestione di tempi strettissimi solo grazie all’IA
La riduzione dei tempi atti al raggiungimento del bersaglio da parte di questi sistemi d’arma, anche solo due tre minuti, implica la necessità di una risposta completamente automatizzata ottenibile solamente grazie all’introduzione di sistemi decisionali affidati all’intelligenza artificiale con le conseguenze che ciascuno può immaginare quando, ad esempio, si tratterà di gestire la risposta ad un falso allarme. Si tratta di un sistema ormai intrinsecamente instabile…
Difesa e/o attacco?
L’SM-6 viene fatto passare per un sistema di difesa missilistica avanzato, che rafforzerebbe la capacità della NATO di proteggere i suoi alleati da attacchi missilistici. Ma caratteristica di questo sistema è di poter essere configurato anche per attacchi di precisione e con gittate atte a colpire obiettivi terrestri a lunga distanza come Mosca. Anche i missili da crociera Tomahawk (2) possono raggiungere diverse migliaia di chilometri e le armi ipersoniche come il missile Dark Eagle (3), sono progettate per colpire obiettivi a lungo raggio, in tempi brevissimi. Questo set di armi offrendo la possibilità di condurre attacchi di precisione in tempi strettissimi e a lungo raggio, saranno potenzialmente in grado di innescare una spirale di escalation bellica con conseguenze imprevedibili. Esso costituisce una novità di grande rilevanza geopolitica nello spazio europeo, con pericolose implicazioni a lungo termine per la sicurezza europea e globale.
Oltretutto il dispiegamento di euromissili nello spazio europeo si inserisce in un quadro in cui è già attivo lo scudo di difesa antimissile di Redzikowo in Polonia, della Nato, sul Mar Baltico, una struttura a 250 chilometri dall’enclave russa di Kaliningrad e a 1200 km da Mosca. Il sistema polacco si affianca all’altra base antimissile, con annessa configurazione di attacco, il sistema ‘Aegis Ashore’ in Romania, nel villaggio di Deveselu, operativo da sei anni, facente peraltro parte del sistema di intercettori missilistici e radar nell’Europa dell’est e in Turchia.
Ai precedenti va aggiunto il sistema antimissile spagnolo nel porto di Rota, imbarcato sulle unità classe Arleigh Burke. Washington ha sempre sostenuto che tali basi abbiano scopo solo difensivo, che siano state progettate unicamente per proteggere l’Europa e gli Usa da missili balistici provenienti da “stati canaglia” come la Corea del nord o l’Iran ma la Russia sa bene come questi sistemi antimissilistici siano anche in grado di lanciare missili offensivi nella sua direzione.
In Italia, nella posizione strategica della Naval Air Station di Sigonella, sotto la giurisdizione di CENTCOM, il Comando Centrale delle forze armate USA, concorriamo con la stazione interforze terrestre tattica (Joint Tactical Ground Station o JTAGS), considerata vitale per la difesa attiva e passiva e quindi per le operazioni di attacco.
Ovviamente nel contesto attuale vanno messe nel conto anche le batterie antimissile che pure il nostro Paese ha messo a disposizione dell’Ucraina. Si tratta dei sistemi Patriot e Samp-T, questi ultimi inviati, per l’appunto, dall’Italia.
La pericolosità di tali propositi si misura anche da accordi come quello tra Kiev e Varsavia, firmato recentemente da Volodymyr Zelensky e dal premier polacco Donald Tusk, secondo cui la Polonia, un Paese NATO, si assumerebbe la responsabilità di intervenire direttamente in territorio ucraino abbattendo missili lanciati dalla Russia nei cieli dell’Ucraina (una sorta di pericolosissima No Fly Zone), suscitando quindi la possibile ritorsione russa nei confronti di un paese NATO e la conseguente attivazione dell’art. 5 del Patto Atlantico il quale prevede, come è noto, che se una nazione facente parte della Nato venisse attaccata, le altre sarebbero in dovere di intervenire a sua difesa.
Il primo atto di questo piano di dispiegamento con cui ritorniamo alla guerra fredda nel bel mezzo di una guerra caldissima che ha già fatto più di 500 mila vittime nel cuore dell’Europa e che vede sempre più protagonisti la maggioranza dei paesi europei della NATO a fianco dell’Ucraina è stato il ritiro unilaterale dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie [INF] da parte degli USA nel 2019. Il rischio che la guerra che si è sinora svolta con armi convenzionali, già debordata dai confini ucraini con i bombardamenti in profondità nel territorio russo, porti ad un’escalation nucleare si fa ancora più concreto. Sono in pochi ormai a credere alla possibilità che un eventuale conflitto atomico nel cuore dell’Europa possa rimanere circoscritto allo spazio europeo. Esso si estenderebbe con altissima probabilità al resto del mondo. Si veda a proposito la simulazione dell’Università di Princenton (www.francescocappello.com/2022/09/24/le-prime-ore-del-conflitto-produrrebbero-piu-di-90-milioni-di-persone-uccise-e-ferite/). Secondo i ricercatori che l’hanno implementata, il conflitto atomico si estenderebbe immediatamente al mondo intero con esiti catastrofici per il destino dell’Umanità.
Da quanto precede risulta ancora più evidente che quello in corso è un conflitto strategico USA/NATO con la Russia. La decisione di spiegamento di tali sistemi d’arma in Germania esce, infatti, platealmente dalla narrazione corrente del conflitto limitato a Federazione Russa e Ucraina rivelando ancora più esplicitamente la sua natura estesa, coinvolgente gli USA e il suo braccio armato, la NATO.
È in quest’ordine di idee che è interpretabile l’affermazione del capo di stato maggiore dell’esercito britannico, generale Raleigh Walker, che qualche giorno fa, ha dichiarato che l’Occidente ha 3 anni per prepararsi a una guerra totale contro Russia, Cina, Corea del Nord e Iran.
La reazione cinese
La reazione cinese è arrivata attraverso le parole del portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning che chiede agli Stati Uniti di ritirare le armi nucleari dall’Europa (si ricordino le B61 12 ad Aviano ed in altri paesi europei) ed invita gli Stati che violano il Trattato di non proliferazione nucleare ad “abbandonare la mentalità della guerra fredda (…). Il posizionamento di armi nucleari statunitensi sul territorio dei paesi membri della NATO che non le possiedono è una chiara violazione del trattato”.
…e quella russa
Il viceministro degli Esteri russo Sergey Riabkov ha definito la decisione “un anello della politica di escalation, un elemento di intimidazione, che oggi diventa quasi una componente fondamentale della politica della Nato e degli Stati Uniti nei confronti della Russia”. Ha inoltre assicurato che Mosca definirà la natura della sua risposta “in modo calmo e professionale”.
Passi indietro
Gli Usa erano usciti unilateralmente dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie INF, istituito nel 1987 che aveva proibito l’installazione di euromissili a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km), con base a terra sul territorio europeo nel 2019.
Negli anni 80, erano stati schierati in Europa i missili balistici Pershing 2 in Germania Occidentale, e i cruise, missili da crociera (2), lanciati da terra, che gli Stati uniti avevano voluto in Gran Bretagna, Italia, Germania Occidentale, Belgio e Olanda. Lo schieramento veniva giustificato per contrastare i missili balistici SS-20, schierati dall’Unione sovietica sul proprio territorio.
Il trattato, firmato dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminava tutti i missili di tale categoria, compresi i 112 cruise schierati a Comiso. Esso fu però messo in discussione da Washington quando nel 2014 l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato INF da parte della Russia, gli Stati uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra». Il piano fu confermato da Trump che autorizzò il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada». Mosca negava che il suo missile violasse il Trattato e accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), utilizzabili per lanciare missili a testata nucleare. Si tenga presente che un missile nucleare Usa a raggio intermedio, schierato in Europa, può colpire Mosca, viceversa un analogo missile schierato dalla Russia può colpire le capitali europee, ma non Washington. Per gli USA schierare i suoi missili nello spazio europeo sarebbe equivalente allo scenario di una Russia che schierasse a Cuba o in Messico i suoi missili nucleari a raggio intermedio. Si ricordi che recentemente è accaduto proprio questo al largo della costa della Florida e di Cuba, dove la Marina russa ha insediato uno schieramento militare permanente, a 60 miglia dalla costa della Florida che mette sotto tiro atomico gli Stati Uniti. Ciò è avvenuto per ristabilire la deterrenza nucleare dopo che gli USA, per mano ucraina, avevano attaccato, danneggiandoli, due sistemi radar russi di allarme precoce nucleare, su scala intercontinentale.
Gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato INF con il sostegno degli alleati europei.
Avendo sul proprio territorio armi nucleari come le B61 12 e installazioni strategiche Usa, come il Muos e il Jtags in Sicilia, l’Italia è esposta a crescenti pericoli quale base avanzata delle forze nucleari Usa e quindi quale bersaglio di quelle russe.
Chi ricorda la grande mobilitazione pacifista contro l’installazione dei missili cruise a Comiso?
Nella mia Comiso, un piccolo comune nella provincia più a Sud d’Italia, Ragusa, erano stati schierati negli anni ’80, 120 missili da crociera cruise (2) in grado di muoversi sino a 900 km orari, capaci di volare bassi per risultare invisibili ai sistemi di avvistamento sovietici, grazie ad una mappa elettronica del territorio da sorvolare, col fine di colpire centri nevralgici russi con testate da 200 kiloton (13 volte più potente della bomba di Hiroshima).
Contro gli euromissili a Comiso, come furono giornalisticamente battezzati, crebbe un vasto movimento popolare che si sviluppò a partire dal 1981. Il 24 ottobre dello stesso anno confluirono a Roma mezzo milione di persone a protestare contro la decisione dell’allora governo Spadolini che non si era opposto al progetto di base nucleare sul territorio nazionale malgrado nel ’78 l’Italia avesse ratificato il trattato di non proliferazione nucleare che proibiva l’installazione di armi atomiche sul suolo nazionale. Il movimento vide la confluenza, in un fronte unito, non solo di soggetti politici organizzati quali il PCI, il PDUP e DP ma anche di organizzazioni di cattolici, ecopacifisti e mondo accademico universatario.
Nell’estate dell’82 a Comiso, si svolse l’IMAC (l’International Meeting Against Cruise), un campo internazionale partecipato da pacifisti provenienti da tutta Europa.
Ai metodi di protesta nonviolenta la polizia rispose con violente cariche.
Si diffuse con il movimento contro la guerra atomica la consapevolezza dei rischi legati al nucleare anche civile e ai rapporti tra nucleare militare e civile. Non a caso i referendum abrogativi sul nucleare del 1987 in Italia si conclusero con una netta vittoria del “sì”. Questo risultato portò a una svolta decisiva nella politica energetica italiana, sancendo l’abbandono del nucleare come fonte di energia. Non è a caso che oggi si vorrebbe rimettere in discussione la decisione di rinunciare all’energia elettrica da nucleare che il popolo italiano aveva sancito attraverso i referendum del 1987 e quello successivo del 2011.
In campo militare, come sopra ricordato, fu il trattato INF tra URSS (Gorbachev (4)) e USA (Reagan), che permise il ritiro dei 112 euromissili da Comiso. Oggi la scampata base atomica di Comiso è stata adibita a scalo aereo civile e tale deve restare.
Al trattato INF succedono i trattati CFE (Conventional Armed Forces in Europe) e START (Strategic Arms Reduction Treaty) con cui sembrava di fatto conclusa l’epoca della guerra fredda.
Come risulta evidente, la minaccia all’Europa, lungi dal venire dalla Federazione Russa, deriva, chiarissimamente, dalla sua servitù al sistema di dominio anglo americano, un giogo che la sta trascinando, a velocità crescente, in un baratro, un vicolo cieco evolutivo. Per salvarci dall’abisso atomico che i quadri dirigenti occidentali ed europei, stanno attivamente preparando, il ruolo dei popoli europei dovrà essere quello di abbattere sistematicamente tutti i governi che preparano metodicamente la guerra.
È necessario un movimento che sappia identificare il pericolo, diffondere nel popolo la percezione del rischio, e lottare in un fronte unito, per l’uscita del nostro Paese dal sistema di guerra in cui risulta intrappolato.
A seguire la superficialità con cui l’informazione di regime legittima il dispiegamento di euromissili…
(1) «L’US Army sfrutterà anni d’investimento ed esperienza accumulati dalla US Navy per immettere rapidamente in servizio una capacità missilistica “a medio raggio”, ovvero con gittate attorno ai 1.800 km. L’Esercito ha infatti ufficializzato la selezione del missile cruise subsonico TOMAHAWK e del nuovo missile multi-missione STANDARD SM-6, per soddisfare il requisito Mid-Range Capability (MRC), nell’ambito del programma Long Range Precision Fire (LRPF). La capacità MRC è intermedia tra il Precision Strike Missile e la Long Range Hypersonic Weapon, le altre 2 componenti dell’LRPF. L’SM-6 è, come noto, nato come un missile superficie-aria avanzato, fire and forget grazie al suo seeker radar integrato, capace di intercettare aerei e missili, anche balistici, a grandi distanze dalle navi lanciatrici. L’ordigno, tuttavia, ha anche una capacità secondaria di strike contro bersagli di superficie, una capacità che garantisce all’US Navy una prima capacità antinave supersonica a breve termine. L’Esercito a sua volta adotterà l’SM-6 per usarlo come arma d’attacco con cui colpire i bersagli più difficili e meglio difesi. L’attuale SM-6 è accreditato di velocità pari a Mach 3,5 con gittate che, per quanto mai rivelate, si stimano attorno ai 450 – 500 km, ma la Marina sta già lavorando ad una versione evoluta Block 1B che impiegherà lo stesso booster dell’antibalistico SM-3. L’effetto previsto è un aumento della velocità fino a Mach 5 e un incremento di gittata verso la soglia delle 1.000 miglia od oltre. Il TOMAHAWK adottato sarà presumibilmente la versione TLAM Va Maritime Strike TOMAHAWK, ovvero quella dotata di seeker radar e capacità incrementate contro bersagli mobili e navi. Subsonico ma con un raggio d’azione di 2.000 o più chilometri, il TOMAHAWK è anche molto più economico rispetto all’SM-6. L’USMC ha già ordinato un primo batch di 48 TOMAHAWK Va per le sua rinnovata componente missilistica. La combinazione dei 2 missili, destinati ad un veicolo lanciatore da definire, insieme ad un centro tattico di gestione, sarà valutata con una batteria d’artiglieria prototipica, operativa già nel 2023. Il 6 novembre 2020, lo sviluppo del sistema è stato affidato a Lockheed Martin con un contratto, comprensivo di opzioni, del valore di 339,3 millioni di». da https://www.rid.it/shownews/3872/tomahawk-ed-sm-6-per-l-rsquo-us-army
(2) Si tratta di un’arma che vola a bassa quota, simile ad un aereo, per colpire un bersaglio con precisione. A differenza dei missili balistici, non segue una traiettoria parabolica ma può modificare la rotta durante il volo, in pratica, un missile “intelligente” che può volare come un drone per colpire obiettivi specifici.
(3)
L’esercito americano testerà il lancio del missile ipersonico Dark Eagle tra il 25 e il 27 luglio tra le 15:00 e le 18:40 UTC, dalla Florida. Si tratta di quegli stessi missili che la Casa Bianca ha annunciato lo scorso 10 luglio che schiererà in Germania nel 2026.
(4) Nel 1985 Mikhail Gorbachev divenne segretario generale del PCUS. Egli fu fautore di una profonda modifica nei rapporti internazionali con i Paesi occidentali mirante ad avviare un comune programma di pace e sviluppo. Fu, infatti, promotore di diverse proposte riguardanti il disarmo nucleare che negli anni 90 condussero ad accordi fondamentali tra le due Superpotenze (INF, CFE, START I e II), una vera e propria battuta d’arresto nei confronti della dottrina della corsa agli armamenti che aveva governato fino ad allora i rapporti tra le due superpotenze.
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