LA VANDEA DELLA DISUNITA’ ITALIANA

Mezzogiorno 164 anni di sub colonia del nord

Rovine della città di Paestum

di Loreto Giovannone
La Vandea è dipartimento della Francia nei Paesi della Loira dove scoppiò nel marzo 1793, durante la Rivoluzione francese, un’insurrezione controrivoluzionaria dei contadini, provocata dalla leva di 300.000 uomini, dagli abusi fiscali e dalla costituzione civile del clero. Nel gennaio del 1794 la Repubblica ordina la distruzione totale della Vandea con spedizioni militari punitive, dette «colonne infernali», attraversano la regione facendo terra bruciata e perpetrando il genocidio della popolazione, con una metodicità e con strumenti che anticipano gli orrori del secolo XX.
Vandea italica, 1860. La storia d’Europa moderna e contemporanea ha in sé due Vandea, una dichiarata apertamente riconosciuta e ricordata, l’altra nascosta e resa invisibile dalla mitologia del Risorgimento, oscurata dalla storiografia ufficiale massonica filo risorgimentale. Le due Vandea hanno alcuni punti in comune, una è in un dipartimento francese, bagnata ad ovest dall’Oceano Atlantico, l’altra è nel Meridione d’Italia bagnata dal Mediterraneo. Una fu l’insorgenza di contadini francesi legati alla tradizione cattolica, alla nobiltà e alla monarchia che si ribellarono contro il governo di Parigi, l’altra fu l’insorgenza di popolazioni civili del Meridione legate alla tradizione cattolica, alla nobiltà e alla monarchia che si ribellarono ad un esercito invasore sceso ad occupare manu militari il Regno due Sicilie, uno Stato autonomo indipendente e riconosciuto da tutte le diplomazie europee. La francese ebbe la coscrizione obbligatoria, motivata per difendere il Paese dagli attacchi di Prussia, Austria e Inghilterra. L’italiana ebbe la leva obbligatoria motivata dalle convinzioni militari della monarchia venuta dalla Savoia. Entrambe le Vandea ebbero il tragico epilogo della sanguinosa repressione e terribili massacri, il prezzo pagato dalle popolazioni del Meridione per l’unità d’Italia.
Fucilazioni 1860. Tutto il mondo accademico italiano, schierato per opportunità con il negazionismo oltranzista, continua a commettere consapevolmente l’errore grave di occultare gli eccidi commessi per l’unità. Persa la credibilità, l’insegnamento della storia contemporanea è solo cassa di risonanza del potere, ma presto dovrà affrontare le verità documentate “dell’universo concentrazionario Sabaudo”, dei numerosi eccidi e delle stragi perpetrate in almeno 70 paesi del Meridione d’Italia. La feroce scia di sangue disseminata dai “fratelli d’Italia” è giunta alla coscienza civica collettiva. Testimone della lotta al brigantaggio politico, è la terribile e incancellabile stimmata impressa da Nino Bixio nel 1863 in fronte al governo e al Parlamento con quelle sue energiche parole: «Nelle Provincie meridionali si è inaugurato un sistema di sangue; non è col sangue ma colla giustizia che si fa l’Italia».

Rovine della città di Paestum

Deportazione di civili 1863. Storici ed accademici dovranno spiegare l’azione politica della Sezione 1, Divisione 1, Ufficio del domicilio coatto creata nel ministero dell’Interno da Silvio Spaventa, ideatore ed attuatore nel 1863 delle deportazioni di civili dal Meridione d’Italia; in soli 10 anni di furia unificatrice è ragionevole stimare in 160.000 deportati. Dovranno spiegare alla società civile l’enorme contraddizione della loro versione dei fatti unitari non corrispondente ai documenti di Archivio di Stato. Dovranno spiegare l’enorme baratro istituzionale causato dall’agire politico di Silvio Spaventa, il grande deportatore di civili, che concluse la sua carriera istituzionale come primo Presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato.
Colonia inglese e francese. Le prove schiaccianti della costruzione del Risorgimento italiano da parte delle due potenze coloniali europee sono di dominio pubblico. Le mire anglo-francesi sui domini dell’Impero Ottomano, l’apertura del canale di Suez per l’espansione coloniale (economica e militare) di India e Sud est asiatico fu il vero motivo della guerra civile al Meridione e dell’unità italiana. All’aggressione armata del Sud seguì la depredazione delle ricchezze e delle capacità produttive e l’indurre pauperismo ed emigrazione. Urbano Rattazzi, Quintino Sella, Gioacchino Pepoli, Agostino Depretis, Carlo Persano tra gli emissari politici per la demolizione dello stato sociale del Regno Due Sicilie, crearono sin dal 1862 la “questione meridionale”. Demolizione dello stato sociale e il pauperismo furono gli obbiettivi che i primi governi liberali praticarono contro l’ex Regno delle due Sicilie, la monarchia borbonica venne azzerata, il mezzogiorno fu ridotto a perenne colonia interna.
Emigrazione dopo il 1860. Tutto il processo unitario è propaganda della mitologia risorgimentale, tutt’ora i vertici delle istituzioni attribuiscono anacronisticamente al Risorgimento le radici dell’attuale repubblica, quando tutte le contraddizioni di un processo unitario esterodiretto sono note. Sono emerse le enormi contraddizioni dell’attualità storica che vede oltre 100 milioni di italiani all’estero iscritti AIRE dopo 160 anni di emigrazione, oggi 250.000 all’anno. Non esiste una sola nazione al mondo che disperde il proprio patrimonio di conoscenze, di formazione universitaria, le proprie energie produttive con oltre 250.000 emigrati all’anno a proprio discapito.
Politici meridionali negli ultimi 164 anni. I politici del Regno d’Italia, corrotti, disonesti e ladri, furono emanazione sotto controllo dei massoni liberali anglo americani. Oggi sono gli stessi servi dell’ossequiosa emanazione della volontà politica dei partiti nazionali sotto controllo anglo americano massonico. I politici meridionali di fatto non hanno mai rappresentato le istanze di un’area geografica che ha continuato a produrre emigrazione al nord o nel mondo. Il Meridione, che ha contribuito allo sviluppo delle città metropolitane del nord con manodopera e settore impiegatizio, che ha trainato settori dell’economia produttiva nelle fabbriche del nord, il terziario, la formazione scolastica fornendo oltre il 70% di insegnanti alle scuole di ogni ordine e grado, rimane senza una vera e democratica rappresentanza sociale e politica. La Costituzione rimane un imbroglio massonico ordito dal Giano bifronte che la rappresenta, il nord accalappia e si da alle razzie di fondi straordinari e ordinari, il sud sprofonda nell’arretratezza e nella democratica povertà consegnata agli appetiti sbrananti delle mafie e delle logge massoniche che si spartiscono il territorio.
Le due Italie. L’annessione militare a mano armata ha lasciato profonde ferite tutt’ora aperte e danni sociali ancora ben visibili. Il nord non ammettere la posizione economica egemone, sul piano nazionale, costata lacrime e sangue al sud, troppo sangue, terrore, bruciati vivi, vittime della rappresaglia militare, ad oggi una ferita che non rimargina. Chi nega, nonostante la ingente quantità di documenti e prove disseminate negli Archivi di tutt’Italia, anche quelli “bonificati”, chi nega continua, nel discrimine, ad ampliare il divario tra le due Italie già ampiamente segnato dalle teorie lombrosiane poi divulgate a nord dal suo allievo Alfredo Niceforo e da tutte le istituzioni che ruotano intorno alle Università e alle politiche pedagogiche. I meridionali deportati dai loro paesi d’origine, usati come schiavi nelle colonie penali agricole, nelle miniere di Toscana, Sardegna e nord Italia sono la reale fotografia del cosiddetto Risorgimento.

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