di Alessandro Porcu
Mi guardo intorno dalla finestra dei miei occhi miopi. Mi sento inidoneo ad esprimere un qualche
giudizio su questi tempi “abominevoli”. Eppure, se non esprimessi almeno qualche osservazione, qualche considerazione, mi sentirei un pò complice di quelle soggettività che stanno visibilmente innescando dinamiche di distruzione, di guerra, di processi trasformativi irreversibili, che inneggiano alla fine della specie umana e che la stanno “innescando”.
Come si può invertire tale dinamica? Meglio un comportamento pro-attivo o reattivo? Meglio identificare opportunità con anticipo e prendere l’iniziativa per modificare attivamente e costruttivamente l’ambiente circostante, mostrando forte perseveranza fino a che non si sia raggiunto l’obiettivo? Od avere un comportamento reattivo? Essendo questo frutto di quell’atteggiamento che aspetta che le cose accadano per reagire, prendendo le nostre decisioni senza aver previsto o anticipato quello che sarebbe potuto accadere, nonché preferendo adottare comportamenti reattivo-passivi. In questo secondo caso ci troveremmo nelle condizioni di subire un processo, non certo di guidarlo e forse neppure di arginarlo, contenerlo negli effetti per noi negativi. Si dovrebbe, per meglio comprendere, fare un esempio concreto. Prenderei l’esempio della necessità di formazione di un unico fronte, o partito che dir si voglia, capace di modificare radicalmente l’attuale “propensione alla guerra” delle attuali istituzioni politiche e statali, purtroppo solo all’apparenza realmente divise . Delimiterei il campo all’Italia, affinché la trattazione possa essere a noi più vicina. Presupporrei la conoscenza di una serie di passaggi (steps) che avessero conformato la coscienza/incoscienza degli individui dell’“universo” in esame, gli abitanti del “territorio Italia”. Tali passaggi potrebbero essere: (a) la falsa liberazione del dopo seconda guerra mondiale, che dalla stragrande parte della popolazione fu percepita come vera liberazione, mentre in realtà era stata configurata concretamente in un rapporto di sudditanza/dipendenza dagli Stati Uniti d’America, e con essi da un’ oligarchia finanziara capace di controllare le popolazioni degli stessi Stati Uniti d’America; (b) il periodo di apparente libertà con la pratica quasi effettiva delle sovranità finanziarie e fiscali, che consentirono uno sviluppo economico e sociale molto rapido; (c) la completa cessione della sovranità monetaria con la falsa scelta, in realtà ben pilotata dalle forze finanziarie oligarchiche sovranazionali, di aderire alla “moneta unica europea”, oltretutto approvata secondo parametri fortemente svantaggiosi per gli italiani; (d) la perdita della sovranità individuale, processo attuato con una velocità progressiva ed incisiva, realizzatasi tramite il cavallo di Troia della “falsa pandemia” e di tutte le “false manovre emergenziali”, in realtà pianificate e programmate dettagliatamente per dividere gli italiani in modo profondo e irreversibile, mettendoli anche nelle condizioni di una dipendenza non solo finanziaria, politica e militare, ma anche biologica; (e) ed oggi l’imposizione di essere coinvolti in una terribile guerra, potenzialmente con conseguenze di distruzione massiva, sia della nostra popolazione che del nostro territorio; (f) una fase particolare, quella prossima, in un crescendo di fasi emergenziali caratterizzate dall’uso di armi “non-convenzionali” applicate alle popolazioni civili oltre che militari, in sincronia e/o succedute dall’uso dei nuovi multisistemi di arma o sistemi d’ arma integrati.
Presupposta la conoscenza di tali passaggi, che predispongono alla necessità della costruzione dal basso di un’unica forza politica, di un livello di solidarietà estremamente alta in un tempo estremamente breve, quali comportamenti abbiamo invece osservato? Purtroppo abbiamo potuto verificare il sopravvento di comportamenti narcisisti, capaci di svalutare prima e distruggere dopo le stesse potenzialità di collaborazione, quindi di formazione di un unico fronte. Sul piano sociale si alimenta e si autoalimenta la propensione al comportamento reattivo-passivo: aspettare che le cose accadano invece che studiare, progettare, inventare uno o più modi di formare un’unica forza capace di interrompere la spirale distruttiva, ed, al massimo, far finta di non vedere ciò che altri stanno organizzando contro la nostra stessa vita, contro la nostra stessa specie, nell’idea e nella convinzione che il credere in una Provvidenza divina possa da sola condurre alla interruzione del pericolosissimo processo distruttivo: un atto di delega astratta ma intima, quasi nascosta, non un’assunzione di sana responsabilità individuale e sociale. Sul piano politico si autoalimenta la propensione allo stesso comportamento reattivo inseguendo dinamiche e processi istituzionali in una composizione particolarmente frantumata, alimentando nervosismo, fretta, processi di colpevolizzazione reciproca, presumendo sempre di essere nella giusta posizione essendo solo e soltanto giudicatori degli altri e non capaci di ammettere i propri limiti, i propri sbagli nelle relazioni proprio con chi si sarebbe voluti come alleati. Molti sono stati i politici che, essendosi autoeletti nell’ambito del professionismo politico, non sanno ascoltare perché vedono la politica come un ambiente di competizione, non di unione. Ciò senza considerare che, al contrario, si pone oggi in modo estremamente urgente il bisogno di un comportamento intelligente, di un’intelligenza amorevole, quindi non competitiva, ma vocata soltanto al vero bene della specie umana, piuttosto che alla sua trasformazione, alla sua distruzione. Così si è paradossalmente verificato, si sta continuando a verificare che, per cercare di essere primi, si è corso più in fretta degli altri ed il traguardo dell’unità si è continuamente allontanato. In questo modo paradossalmente chi corre di più arriva troppo tardi e, bene che vada, arriva da solo. Unire non significa soltanto correre, anche, ma soprattutto mantenere con tutti i soggetti coinvolti nel processo di difesa della specie “naturale” umana un rapporto di grande solidarietà e di amorevolezza. Forse, a breve avremo la sorpresa di sentirci tutti pronti, me lo auguro. Tutti ce lo dovremmo augurare, non credete?
Infine quale comportamento umano potremmo considerare maggiormente auspicabile ed efficace, al fine di riportarci lontani dalla soglia di massimo rischio cui stiamo arrivando con indubbia superficialità? Sarà anche tardi, tardissimo… ma propendo ancora per il comportamento pro-attivo, certamente più lento, molto più lento, ma unico capace di farci arrivare tutti più in fretta al traguardo.
Note
(1) Ci si riferisce all’ambiente in tutte le sue connotazioni.
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