di Guido Grossi
Avendo perso la capacità di indignarci, ci inabisseremo nella distruzione totale?
Come si coltivano Libertà e Pace al tempo della guerra ibrida? Sappiamo almeno cos’è?
L’avvertiamo sulla pelle che striscia intorno a noi e prende forme che non sapevamo potesse prendere. Allo stesso tempo, mille buone scuse ci permettono di illuderci: “non succederà; e se succederà sarà in qualche posto lontano; di certo, non a casa mia”.
Se pensiamo che la guerra sia solo quella cosa che distrugge le case e uccide le persone con bombe e carri armati, allora ci preoccuperemo solo se e quando vedremo intorno a noi case distrutte e persone uccise da bombe e carri armati. E non è escluso che accada.
Già in queste circostanze, che per ora vediamo solo in tv e sui giornali, roba di terre che ci sembrano così lontane, davvero non sappiamo bene cosa fare. Manifestare, sì, per carità, va bene. E per fortuna qualcuno lo fa. Una cosa bella: lo fanno i giovani! Pensa che strano: i giovani che stanno lontano anni luce dalla politica. Che non hanno protestato quando la politica dei politicanti si è adoperata e ancora si adopera per togliergli la libertà, la dignità e ogni certezza per il futuro, scendono ora istintivamente in piazza di fronte all’assurdità della strage di donne e bambini. Una strage che le classi dirigenti impazzite dell’Europa accettano negandola e colpevolmente alimentano. Ancora più strano: non si sono mossi per il conflitto fratricida fra Russia e Ucraina, che sono due paesi entrambe europei, ma si muovono per Gaza. Prendono pure le manganellate in piazza, i giovani che alzano la testa, e non se lo aspettavano. Poi ci torniamo.
Le guerre proseguono, per ora, indifferenti. Sembra abbiano un’anima, una propria volontà capace di impossessarsi delle menti degli umani e trascinarli nella perdizione. Accade, e prenderà il sopravvento se non sapremo vedere, indignarci, agire.
Dobbiamo sforzarci di capire bene due cose: 1) perché, oggi, qualcuno vuole fortemente una guerra globale; 2) perché non può essere una guerra tradizionale.
La globalizzazione è morta. Con essa, cade l’impero. Il modello economico unico, imperante dopo la caduta del muro di Berlino, poggiava su alcune colonne portanti: l’assoluta libertà di movimento di capitali e merci, ovunque nel mondo; lo status del dollaro USA quale unica moneta di pagamento per il commercio internazionale; la finanziarizzazione dell’economia; lo strapotere delle multinazionali assecondato dagli organismi sopranazionali; l’illusione accettata e condivisa di vivere in un mondo civile, basato sulla democrazia e sul rispetto delle regole; la sostanziale convinzione che gli USA non avessero rivali nel mondo, né dal punto di vista economico, né militare. Ecco, ora alcune colonne portanti sono crollate. Altre si stanno sgretolando. Le ultime, ancora apparentemente salde, sono intrinsecamente legate alle prime… E siccome il modello della globalizzazione non è altro che il modello che ha sostenuto l’impero americano e quello (meno appariscente) della finanza anglosassone fatto di eurodollaro, mercati finanziari e paradisi fiscali, con la fine del modello c’è inevitabilmente la fine degli imperi, legati indissolubilmente fra di loro. La storia ci insegna che gli imperi, tutti, sempre, immancabilmente: nascono, crescono, si impongono culturalmente ma poi si rilassano, iniziano a negare i propri principi e abusano del potere finché perdono il consenso e infine crollano. Immancabilmente, nel fragore di una o più guerre. Ci siamo dentro, alla fine dell’impero americano con l’importante corollario della fine dell’impero finanziario anglosassone: la bolla speculativa più grande della storia dell’umanità che ha consegnato a pochissimi un potere enorme, ma poggia sull’aria fritta di monete create dal nulla.
La guerra risponde togliendo (forse, ma anche no) le castagne dal fuoco tanto all’incapacità degli USA di gestire pacificamente la perdita del proprio status di unica potenza globale, quanto all’incapacità del mondo della finanza di rinunciare al proprio enorme e insostenibile strapotere… di carta. Tentativo forse disperato, ma è l’unico che appare possibile ai potenti del mondo, terrorizzati dall’idea di perdere tutto.
Perché non una guerra tradizionale? Di quelle che si dichiarano… si inviano gli eserciti… e vinca il migliore! Non si può fare per via dell’atomica e quello che comporta. Nessuno vince in una guerra combattuta per la vita o la morte al tempo dell’atomica. Moriamo tutti, anche quelli che non c’entrano e anche quelli che si sentono “più forti”. Poi ci sono i missili ipersonici che, magari lanciati anche all’ultimo momento, nessun sistema di difesa è in grado di fermare. Infine, c’è anche un’altra ragione, volendo scavare: quello forte, ritenuto invincibile, quello che spende per armamenti più di tutti gli altri messi assieme, sta scoprendo da un po’ di tempo che le sue costosissime armi (ordine di grandezza in miliardi di dollari) possono essere distrutte o gravemente danneggiate da missiletti da poche decine di migliaia di dollari, guidati da droni e sistemi automatizzati ormai alla portata di paesi che si ritenevano poveri e incapaci.
Quindi: meglio la guerra ibrida. Non si dichiara, neppure si vede e potenzialmente porta comunque morte e distruzione al nemico (anche se, bisogna ammetterlo, è un po’ più difficile capire chi è il vero nemico).
Osserviamole con attenzione le varie forme che può assumere e impariamo a chiamarle con nome e cognome, perché sono guerra: distruggono e uccidono come le bombe, anche se (almeno, per ora) più lentamente e in maniera che si può addirittura “negare”. Sono già tutte intorno a noi, dentro casa nostra, e non le vediamo. Soprattutto, quando le vediamo non le associamo alla guerra. Il che, lo capisci: è gravissimo! Anche perché, dannazione, non si capisce bene chi sta facendo la guerra a chi!
Guerra chimico/batteriologica. Ci sono nel mondo ormai da molti decenni centinaia di laboratori di ricerca che provano ad ingegnerizzare batteri e virus patogeni per renderli più letali e, contemporaneamente, sistemi di protezione dagli stessi (vaccini et simila). Coperti da segreto militare. No comment.
Guerra economica e finanziaria. Un conto è la competizione (comunque perversa), un conto è usare economia e finanza come armi: con l’intento di distruggere e uccidere. Bada bene: l’intento è dichiarato, eppure il nostro inconscio si rifiuta di associare questi atti alla guerra. Cos’è una sanzione economica se non l’atto che dà concretezza alla volontà di distruggere l’avversario? L’economia mondiale è stata caratterizzata per decenni da un modo di produrre “globalizzato”. Un prodotto è assemblato da un soggetto finale, ma i pezzi di cui è composto provengono da mille aziende diverse, sparpagliate nei cinque continenti. I pezzi devono potersi muovere liberamente senza incontrare barriere nazionali, e così i capitali, affinché tutto funzioni. Essenza della sanzione: Io fermo un pezzo con una “sanzione”, e tu non produci il prodotto finale, quindi muori. Questa la teoria e funziona. La pratica ci sta raccontando anche una realtà diversa: l’occidente ha creduto fino in fondo nell’efficienza della globalizzazione e coerentemente ha smantellato la propria capacità di produrre le cose importanti a casa sua. Delocalizzazione. Catene del “valore”, etc., etc. L’abbiamo fatto senza distinzione: qualsiasi cosa può essere prodotta ovunque e consumata ovunque. L’oriente e qualcuno nel sud globale, un po’ più smaliziati, hanno fatto invece una grande distinzione: i prodotti e i servizi “strategici” possibilmente li facciamo a casa nostra, senza dipendere dall’estero (soprattutto: senza dipendere dagli occidentali). Succede così che l’Europa che mette le sanzioni alla Russia deve ora ammettere: i russi fanno affari con altri e crescono, meglio e più di prima, noi arranchiamo. Boomerang! Domanda opportuna: qualcuno fra quelli che hanno proposto le sanzioni era in grado di prevederlo? Beh… ti aspetti un mea culpa, un esame di coscienza, un ravvedimento. Niente di tutto questo ma solo il vecchio adagio al quale dovremmo esserci abituati: le riforme strutturali non producono gli effetti annunciati? Facciamone di più. Le sanzioni non hanno stroncato l’economia russa? Facciamone di più, li ridurremo alla fame! Tutto sta a capire quali siano veramente gli effetti desiderati da chi ha proposto (imposto) le sanzioni. Chi vuole colpire chi.
Cos’è una sanzione finanziaria? Ti blocco i tuoi soldi, i tuoi dollari non li puoi più spendere. Non puoi neanche più accedere allo Swift, sistema dei pagamenti fra le banche del mondo. Ok, il danno è oggettivo… ma… ma… quei dollari non venivano usati per comprare titoli di stato americani? Il “sistema” aveva un suo equilibrio: gli americani si indebitano e comprano merci in tutto il mondo in cambio di dollari; il mondo li usa quei dollari per comprare titoli del debito americano, sostenendolo. Ora, se mi blocchi i conti, succedono due cose, due cose enormi: 1) sono sempre meno i paesi disposti a vendere a cuor leggero cose agli americani in cambio di dollari, visto che questi possono essere bloccati in qualsiasi momento; 2) gli americani, indebitati anche privatamente per natura e cultura, sono costretti a finanziarsi da soli il proprio immenso debito pubblico. Ti domandi perché sono cose enormi? Perché hanno perso da tempo la capacità di produrre le cose importanti a casa propria, tanto potevano comprare quelle prodotte da altri pagandole in dollari creati dal nulla, senza costi e, illusoriamente, senza limiti. Dipendono dall’import più di quanto non possano ammettere. Due esempi per capire: quasi un terzo dell’uranio arricchito necessario a produrre in America energia (e bombe atomiche) viene dalla Russia. L’ottanta per cento del materiale utilizzato dall’industria degli armamenti USA viene dalla Cina. Bel dilemma, no? Quanto al debito pubblico, le cui proporzioni sono impressionanti (lo stock di 35 mila miliardi è più di un terzo del PIL mondiale…), è vero che può essere finanziato interamente dalla creazione di nuovi dollari da parte della Fed. Ed è quello che sta accadendo, perché l’unica alternativa è dichiarare default. Ma quanto può durare senza far esplodere un’inflazione incontrollata? Meglio una guerra, no? Se poi si riesce a farla combattere dagli alleati europei, a casa loro, capisci che pacchia? Ha già funzionato due volte (1915/18, 1939/45). Non c’è due senza tre. E siccome viviamo nell’era della manipolazione del pensiero e della realtà virtuale, questa terza guerra mondiale la facciamo senza dirlo e senza farlo capire alla gente. Ibrida.
La guerra della propaganda: Inventare un nemico. La propaganda. L’efficacissima propaganda. Il potere enorme della narrazione concentrica che dopo aver inventato una storia di sana pianta comincia a ripeterla e ripeterla in mille salse, un giorno sì e l’altro pure, da tutti gli infiniti megafoni di cui il sistema si è assicurato il controllo. Ed ecco che Russia e Cina, fino a ieri rispettabili partner commerciali accolti a piene mani negli organismi sopranazionali diventano improvvisamente cattivi e pericolosi. Ma cattivi sul serio. Da prepararsi ad una guerra oramai considerata inevitabile. Americani e inglesi, in realtà, lo hanno sempre pensato: facevano affari perché conveniva, ma cercavano in tutti i modi di mantenere le distanze. Sorrisi di facciata e trame nascoste. Poi si sono accorti che noialtri europei, tedeschi, francesi, italiani, soprattutto i tedeschi che quando le cose le fanno, le fanno sul serio, facevamo fin troppi affari e, soprattutto, rischiavamo di stringere amicizia coi russi e coi cinesi! A lasciarci fare, avremmo spostato l’asse del potere da occidente/occidente a occidente oriente. Da nord a sud. Eppure, appena gli americani hanno alzato la voce, ecco un voltafaccia da record di tutti i governanti europei. Mai la parola governante ha fatto pensare al maggiordomo come in questa situazione. Davvero triste, umiliante scoprire quanto l’intera Europa continentale sia oggettivamente priva di classi dirigenti (gente che pensa e prende decisioni, dando una direzione al Paese). Sostituite da tempo, senza che ce ne siamo accorti, da classi “esecutrici”. Infilate nelle istituzioni per fare da eco a pensieri pensati altrove, e per trascinare il Paese in direzioni decise altrove. Come si fa a costruire un pensiero nell’immaginario collettivo? Basta ripeterlo all’infinito e curare ossessivamente la cancellazione di ogni pensiero diverso. Propaganda e Censura. Nelle sue mille forme: da quella sfacciata che vieta per legge il diritto di parola alle fonti di informazione considerate “nemiche”, a quelle nascoste e ancora più efficaci: i potentissimi algoritmi che fanno sparire dalle ricerche su internet i pensieri sgraditi da chiunque pensati.
La corsa agli armamenti. C’è un nemico cattivo: armati, no? Il pensiero narrato crea la realtà, la plasma. Ed ecco che gli europei smettono di commerciare e cominciano ad armarsi, a ritmi elevati. Detto per inciso: non dobbiamo produrre armi, ma acquistare quelle americane. La mancanza di fonti energetiche a buon prezzo che abbiamo scelto di rifiutare perché vengono da uno che ora è definito “nemico” ci impediscono letteralmente un’industria pesante; non ci resta che rivolgersi all’”amico”. La spesa per armamenti è aumentata nel mondo nell’ultimo anno di oltre il 7 per cento. Ed è solo l’inizio. Abbiamo perso il senno, anche perché non sappiamo più discernere la realtà dalla propaganda.
La guerra nascosta alle infrastrutture del nemico. Distruggere le infrastrutture strategiche del nemico con attentati che vengono subito definiti “terroristici”, curando di nascondere la mano e negando ogni responsabilità. Credo, sinceramente, che fra le persone dotate di un livello anche bassissimo ma esistente di senso della realtà non ci sia proprio nessuno che in buona fede sia convinto della responsabilità russa nella distruzione palesemente intenzionale del Nord Stream due (gasdotto russo/tedesco che portava gas russo a buon mercato in Germania e in Europa continentale). Ognuno in cuor suo conosce perfettamente il mandante. Ma si può negare “ufficialmente”, e lo si nega, sfacciatamente. Questa storia del gas è davvero rivelatrice di tante cose. Ci svela una Germania totalmente diversa da quella che credevamo di conoscere. Immaginavamo una Germania ben governata e salda nella tutela dell’interesse nazionale; pienamente consapevole dell’immenso vantaggio che ha tratto dalla sua relazione commerciale privilegiata con il suo est. Ora vediamo che tace fragorosamente di fronte a quanto accaduto al suo gasdotto. Neppure dice nulla agli ucraini che tengono chiuso l’altro gasdotto che ancora oggi porterebbe gas russo a basso prezzo in Germania. Rubinetti russi aperti, ucraini chiusi, e la Germania tace. Si schierano accanitamente contro quello che appena ieri era il partner commerciale che le ha consentito di acquisire un vantaggio competitivo per la propria industria pesante buttando alle ortiche, assieme a decenni di saggia e pacifica ostpolitik, le fondamenta stessa della propria economia, e della pace mondiale. Ci racconta anche, la storia del gas, quanto drasticamente le oligarchie occidentali siano impegnate contro l’uso degli idrocarburi. Ci raccontano che lo fanno per il nostro bene: quelli inquinano. C’è anche una questione di equilibri di potere di cui però non si deve parlare. Il legame storico fra dollaro USA e petrolio vacilla. Quel legame che ha garantito per oltre cinquant’anni stabilità al dollaro creato dal nulla, mentre assicurava ai produttori di idrocarburi che non ci sarebbero state reali fonti alternative, mettendo immediatamente a tacere ogni scoperta potenzialmente concorrente, oltre ad una importante protezione militare.
Ora che la globalizzazione vacilla e il mondo si divide in blocchi, è importante guardare una cartina specializzata per vedere subito quanto il petrolio (e idrocarburi vari) siano immensamente più disponibili nel sud globale piuttosto che in occidente. Morte dunque agli idrocarburi! Attentati terroristici di cui si può negare la responsabilità sono quelli come la nave che casualmente sbatte contro il pilone portante del ponte di Baltimora, devastandolo e interrompendo per anni una via di comunicazione commerciale di importanza strategica. Qualche autorità svedese lancia minacce neppure velate: spicciatevi a fotografare il ponte di Crimea… quello che alcuni generali tedeschi intercettati a loro insaputa confabulavano di distruggere. Il guaio di questi attentati (come delle sanzioni economiche, come di quelle finanziarie) è che tutti li possono fare, da una parte e dall’altra, e negare. Mentre l’unica cosa certa è che a rimetterci sono sempre le popolazioni. Chi fa la guerra a chi?
Tentativi di destabilizzazione politica a casa del nemico. Ah, quanta nostalgia per Yeltsin: il Presidente russo amico degli americani che ha spalancato le porte alla globalizzazione e consegnato la Russia agli oligarchi apolidi! Questo Putin, invece, così defilato all’inizio che lo hanno sottovalutato drammaticamente tanto da invitarlo al tavolo degli amici, ora diventato l’Hitler del nuovo millennio, da abbattere a tutti i costi. Sarebbe così bello farlo sparire… e sostituirlo con un novello Yeltsin, russo, russo, ma filoccidentale! Ha funzionato in tante parti del mondo: spariscono i politici che hanno a cuore gli interessi nazionali e appaiono quelli innamorati del sistema globale. Da governanti a maggiordomi. Comodo, apparentemente legale (le elezioni servono a questo, a farci credere di avere rappresentanza), costa molto meno di una guerra vera. Purtroppo per l’impero, è piuttosto difficile farlo oggi in Russia e ancor più in Cina, ma possiamo scommetterci che i servizi ci stiano comunque provando e che continueranno a provarci in tutti i modi a fare il servizio. Intanto: evitare accuratamente che nei paesi “alleati” possa manifestarsi il dissenso e possa organizzarsi l’alternativa (quella vera). Con qualsiasi mezzo.
Poi, nella guerra ibrida c’è anche la guerra per procura. Sembra vera perché è combattuta con bombe e carri armati. Oggi, ancor più con missili, droni, satelliti e intelligenza artificiale (AI) (chissà se parlando di AI usano anche in questo caso l’aggettivo di “generative” AI?). Particolare importante: non si fa fra i diretti interessati. Sfiora ma non entra. Gli angloamericani si scontrano con Russia e Cina ma pretendono (e ottengono) che siano gli alleati (sudditi) a combattere a casa propria: Ucraina, Israele, Taiwan, europei continentali. A Macron prudono le mani e la von der Leyen non vede l’ora di essere rieletta per trascinare in guerra l’intera UE, perfino senza NATO. Dove si fa questa guerra per procura? In posti strategici per l’approvvigionamento di materie prime (Medio Oriente); oppure strategici dal punto di vista militare: accerchiare Russia e Cina e sistemare ai loro confini armi nucleari, ufficialmente negate (tutti sanno che in Italia ci sono le atomiche americane, ufficialmente tutti negano). Nota bene: chissenefrega se muoiono milioni di ucraini. Chissenefrega se la guerra in Ucraina è strapersa e la nazione Ucraina sarà smembrata. L’unica cosa che conta, e che non dipende dall’esito della guerra, ma dalla forma che avrà “la Pace”, è che nel suo territorio residuo, quale che sia, siano schierate armi puntate sul nemico giurato. Se nel frattempo gli europei sostengono lo sforzo e si suicidano con sanzioni e acquisti massicci di armi americane meglio ancora. Due piccioni con una fava.
Alleati? Sudditi? O potenziali nemici, che hanno osato ipotizzare un’amicizia con i russi e i cinesi, e per questo vanno stroncati da piccoli? Cosa siamo veramente noi europei nella mente delle oligarchie angloamericane? Oh, ce lo dice in maniera inequivocabile la signora Victoria Nuland (Sottosegretario di Stato USA) con la sua famosissima chiosa intercettata, pubblicata e mai smentita mentre dava ordini al nuovo governo ucraino su quali ministri scegliere (nazisti inclusi, si narra): “fuck EU” (fanculo l’Europa)! Avete sentito qualche maggiordomo lamentarsi di essere stato mandato affanculo? Se io o Te osassimo mandare ufficialmente affanculo i maggiordomi europei, quelli che stanno spingendo l’intero continente fuori dal primo piano della storia e obbediscono ciecamente a chi ci ordina di suicidarci, che fine faremmo?
Oligarchie angloamericane impazzite e disperate (non hanno molta scelta) e governanti europei maggiordomi.
E noi? da che parte stiamo? No, dico: noi, popolo dimentico di essere sovrano, cos’altro stiamo aspettando?
Lo abbiamo capito o no che nessuna guerra al mondo ha mai portato il bene dei popoli? Che tutte, ma proprio tutte le guerre, qualunque forma possano assumere, sono combattute apparentemente da un potente contro un altro potente ma, in ultima analisi, dai potenti di tutto il mondo contro i popoli di tutto il mondo. Che nella loro mente siamo, e dobbiamo restare, sottomessi. Il massimo che potremmo sperare è che vinca un potente abbastanza “umano”. Ma chi di speranza vive…
Come si coltivano Libertà e Pace al tempo della guerra ibrida?
Con il Coraggio e la Coerenza espressi nella Volontà di disobbedire: tanto ai maggiordomi, quanto ai mandanti impazziti. Se negli ordini e nelle leggi manca la giustizia, la verità, l’amore e perfino la legalità (tutti i sacri principi della civiltà delle regole sono saltati e ignorati), allora disobbedire diventa dovere morale, imperativo categorico, fuoco della Coscienza che, risvegliato, non può essere più spento.
Possibile che la fantasia asfittica di quelli che capiscono e vogliono fare qualcosa per sostituire i maggiordomi dall’istinto suicida con una nuova classe veramente dirigente (capace di pensiero autonomo e di indicare una direzione attraente e realizzabile) si riduca allo squallido e sterile tentativo di “fare un partito” e “presentarsi alle elezioni”? Possibile che non si sia ancora capito che quello è un pensiero pensato dai potenti per tenerci dentro la gabbia dell’illusione delle istituzioni e delle regole democratiche (che democratiche non possono più essere, se mai lo siano pur state)! Non è forse evidente anche ai sassi che il potere, quello vero, quello dove si prendono le decisioni che i maggiordomi possono solo eseguire è altrove, in posti dove delle regole se ne fregano altamente? Tanto le scrivono e riscrivono che nessuno le capisce più. Tanto controllano la narrazione. Ce la rigirano sotto il naso come vogliono, e noi a far finta di niente.
Una classe dirigente vera pensa, esce dagli schemi e indica una nuova direzione.
Questa verità i giovani l’hanno fiutata lontano un miglio, e dalla politica dei politicanti si tengono decisamente alla larga. Bravi!
In un mondo che diventa multipolare la vocazione europea (se non vuole suicidarsi) non può essere quella di schierarsi con l’uno o l’altro polo, a pensare pensieri pensati da altri e a seguire direzioni indicate da altri.
Riconoscersi come polo autonomo. Indipendente. Neutrale.
Saranno anche i giovani a desiderarlo, quelli che scoprono ora quanto facciano male e quanto siano ingiuste e insopportabili le manganellate se manifesti la tua sacrosanta indignazione. Principi di Verità, Giustizia e Amore covano sotto la cenere della loro apparente indifferenza. Scolpiti a ricordare la nostra origine divina più fortemente nell’animo dei giovani, non ancora atrofizzati sotto una vita di compromessi e rinunce.
È allora una buona scuola, questa delle manganellate in piazza, per quanto dolorosa e vigliacca, perché sveglia coscienze assopite raccontando senza mezzi termini la verità scomoda e cruda di quanto sia ipocrita e inaccettabile il mondo materialista che, anche se ti copre di gadget e distrazioni, non può e non deve essere accettato.
Ripulire le radici dal sangue e dai conflitti che hanno incendiato la nostra storia millenaria per riportare alla luce il pensiero elevato, quello che si rivolge al Cielo e alla Terra per nutrire il bisogno che è in tutti noi di Amore, di Verità, di Giustizia.
Accostarsi con mente e cuore aperti alla dimensione spirituale senza la crosta delle religioni e delle chiese, come alla dimensione scientifica senza la crosta dei conflitti d’interesse, per scoprire che non c’è poi tanta distanza fra scienza e spirito: entrambe dominate dal principio di attrazione, di Amore.
Il senso di Giustizia è innato. Non tollera la sfacciata illegittimità delle leggi che oggi ci vengono calate dall’alto. Non tanto perché tutte, oramai, formalmente illegittime: violano tutti i Principi Fondamentali degli Ordinamenti giuridici nazionali e internazionali, quelli delle Costituzioni come quelli della Dichiarazione universale dei diritti umani. Ma perché sono palesemente in contrasto con la legge naturale, quella scolpita nei cuori e nelle menti di tutti, e che devi solo ascoltare.
Il bisogno di Verità è innato. Tu, potente del mondo che controlli la narrazione e investi migliaia di miliardi e hai la pazienza di secoli per manipolare le menti e indurire i cuori con libri, giornali, cinema, radio, televisioni, internet e i suoi assurdi algoritmi, stai lottando contro i mulini a vento. Sì, è vero: la narrazione è molto efficace nei confronti delle Coscienze addormentate. Prolunga il sonno delle menti e dei cuori. Ma ogni volta che uno spiraglio si apre, una piccola crepa si intravede e un barlume di Coscienza si affaccia nel mondo, oltre il velo della menzogna artefatta e fa nascere indignazione, qualcosa si infila in quelle crepe e la ricerca della verità inizia a scavare, a farsi spazio, ad allargare gli spiragli, fino a che il rigagnolo si fa torrente, poi fiume, fino al mare della Coscienza universale.
Il potere/dominio, quello che i “potenti della terra” vorrebbero imporci fino a trascinarci in guerre fratricide prive di senso e devastanti, vive di consenso incosciente. Si nutre di consenso inconsapevole. Ha bisogno del nostro consenso manipolato come dell’aria per respirare. Può ottenerlo solo grazie al sonno della Coscienza. Quando appena si apre e inizia a svegliarsi, parte un processo inarrestabile. Più o meno lento, ma inarrestabile.
Non è forse questo bisogno indispensabile del nostro consenso la dimostrazione evidente della debolezza intrinseca di quelli che ci appaiono i potenti del mondo?
Non c’è nessun nemico da abbattere, nessun palazzo del potere da prendere.
L’umanità lo sta intuendo, ma ancora non riesce a crederci. Il nostro Potere creativo (ben diverso dal potere/dominio) è appena nato, e non sappiamo usarlo. Se solo lo vedessimo bene, ci consentirebbe di costruire qui ed ora un vero Paradiso terrestre. Non crediamo che sia gran cosa organizzare scuole parentali, circuiti di economia solidale, università libere, spazi di informazione e sistemi per la cura della salute non controllati dal potere politico/economico. Eppure, lo stiamo facendo.
Non siamo abituati a disobbedire all’Autorità, che abbiamo visto sempre al di fuori e al di sopra di noi stessi. Eppure, basta ascoltare l’Autorità che è dentro di noi per trovare il Coraggio di disobbedire con convinzione alle leggi illegittime che vorrebbero imporci.
Non crediamo che sia potentemente vero che il pensiero crei la realtà in cui viviamo. Eppure, ne abbiamo evidenza: non ha forse bisogno di condizionare il nostro pensiero quel potere malvagio per riuscire a trascinarci in guerra? Per questo, solo per questo, investe miliardi e secoli per condizionare il nostro pensiero. Al punto di concepire l’idea di infilarci un chip nel cervello, per condizionare con maggiore efficacia i nostri pericolosissimi pensieri.
Sosteniamoli, i nostri ragazzi, quando riceveranno la cartolina che li chiamerà al fronte della guerra fratricida annunciata. E le nostre ragazze, chiamate pure loro, visto che abbiamo confuso la parità di genere con il diritto di far fare la guerra anche alle donne. Dovranno scegliere se andare, o disobbedire. Qualunque cosa scelgano, sapremo offrirgli il nostro amore?
Pensiamola, l’Indipendenza e la Neutralità dell’Europa. Pensiamola con intensità e concentrazione. Esploriamo con il pensiero collettivo come potrebbe essere; le forme che potrebbe prendere. Scopriamo quanto sia desiderabile e iniziamo pazientemente a costruire dal basso quel mondo coerente con il nostro sentire che dipende solo da noi: dal risveglio della Coscienza universale, di cui siamo indissolubilmente parte, e che ci sta chiamando.
Scusate , la rivista si chiama sovranità popolare, ma a quanto pare l’autore dell’articolo fa capire che in fin dei conti è uno sforzo inutile tentare politicamente di recuperare la sovranità monetaria e militare in nome e per conto del popolo italiano, però non individua alcuna altra soluzione alternativa operativa possibile e quindi Sovranità Popolare di cosa?
Comunque, davvero ottimo articolo per tutta la parte restante!
Grazie Fabrice. L’autore ha illustrato in più di una occasione diverse proposte/soluzioni, il riferimento è diretto esplusivamente a questo sistema che non mostra alcun interesse per soluzioni e percorsi alternativi in merito all’economia e altri temi politici prioritari. Diciamo sfiducia in un sistema che non ascolta.
1. “il riferimento è diretto esplusivamente a questo sistema che non mostra alcun interesse per soluzioni e percorsi alternativi in merito all’economia e altri temi politici prioritari. “, Sovranità Popolare Redazione
In effetti, l’aveva già detto 4 anni e mezzo fa, eccolo:
“Chiunque prova a criticare seriamente il Potere costituito trova porte sbarrate nel sistema mediatico”, Guido Grossi, ex manager BNL
“Oggi le idee soffocano”
di Guido Grossi per “Sovranità Popolare”
21 dicembre 2019
Puoi parlare, ma non puoi pretendere di essere ascoltato!
Nelle democrazie contemporanee chiunque provi a criticare seriamente il Potere costituito trova porte sbarrate nel sistema mediatico. Non è semplice crederlo, se non lo hai sperimentato.
Ogni giorno che passa un cittadino va a cozzare più o meno accidentalmente contro una realtà totalmente diversa da quella che viene raccontata da TV e giornali e, grazie alla propria esperienza professionale, “intravede” aspetti che sfuggono agli altri.
Se è una persona curiosa e di carattere, si mette a studiare. Scopre allora una realtà davvero sorprendente; approfondisce, si accorge di non essere l’unico ad aver fatto la scoperta e questo lo conforta: non è pazzo! Continua così a documentarsi con maggior vigore, fino a “vedere” con chiarezza qualcosa che è troppo importante per non essere condiviso. Il “pensiero anomalo” va raccontato al mondo intero.
Scrive ai giornali, cerca contatti in TV, con qualche politico locale o nazionale…
A questo punto, sistematicamente, tocca con mano quanto sia impenetrabile il sistema mediatico “ufficiale”, controllato minuziosamente dal potere.
Proseguimento:
https://www.sovranitapopolare.org/2019/12/21/oggi-le-idee-soffocano-idee/
2. “L’autore ha illustrato in più di una occasione diverse proposte/soluzioni”, Sovranità Popolare Redazione
Si , lo sapevo già, ed erano anche davvero buone e gli ha fatto grande onore questo, ma se ormai non crede più a una via politica e allora comunque rimane valido quello che ha illustrato in merito a sue diverse proposte/soluzioni e allora magari indicare una persona onesta e competente o un gruppo di persone oneste e competenti per portare avanti politicamente queste sue proposte/soluzioni, anche perché si sono aperte praterie elettorali molto vaste, vedasi prossimo punto.
3. Europee, i voti reali considerando l’astensionismo (al 53%): Fdi 13,5%, Pd 11,3%, M5S 4,7%, FI 4,5%, Lega 4,2%, Avs non passa sbarramento, Salis fuori
Male Renzi e Calenda: Azione raccoglie l’1,5%, mentre Stati Uniti d’Europa si ferma all’1,77%
12 Giugno 2024
Come cambia lo scenario politico con l’astensionismo. Questo il primo pensiero che viene in mente guardando come scendono i voti dei vari partiti se si considera il 53% legato all’astensione dei vari cittadini, che hanno deciso di non presentarsi alle urne. Così capita di vedere Fratelli d’Italia e Partito Democratico scendere in maniera vertiginosa, ma anche di trovare Avs fuori dallo sbarramento e con conseguente non elezione di Ilaria Salis in Europa.
Europee, i voti reali considerando l’astensionismo (al 53%): Fdi 13,5%, Pd 11,3%, M5S 4,7%, FI 4,5%, Lega 4,2%, Avs non passa sbarramento, Salis fuori
Entrando più nel merito, i voti reali dei partiti sono i seguenti. Fratelli d’Italia al 13,5%, Partito Democratico all’11,3%, Movimento 5 Stelle al 4,7% mentre Forza Italia al 4,5%. Poco più in là si trova la Lega, che si ferma al 4,2%. E poi il caso Avs: con il 3,2% non supererebbe lo sbarramento e quindi Ilaria Salis sarebbe fuori dal parlamento europeo. Salis quindi deve dire grazie a chi non ha votato per il suo seggio in Europa.
Proseguimento:
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/619801/europee-voti-partiti-astensionismo-salis.html
Breve commento finale
Così come il facile ottimismo non porta di solito da nessuna parte, ancora più vero però che il pessimismo non quasi porta mai da nessuna parte.
My 2 cents.
Noi ci siamo e andiamo avanti