Immediatamente con l’avanzare della crisi, l’aumento delle preoccupazioni di un conflitto tra l’Iran e Israele e dopo la rappresaglia con il lancio di droni e missili iraniani verso il territorio israeliano, la Palestina è completamente scomparsa da giornali, tv e radio. Nessuno ha notizie dalla Striscia di Gaza, cosa sta accadendo a Rafah, a Gaza City e al nord della striscia?
Fonti locali riferiscono di attacchi mirata nella città di Gaza City dove missili, droni e aerei israeliani hanno colpito e distrutto case civili. Israele esegue punizioni distruggendo le proprietà di palestinesi accusati di essere combattenti armati, per Tel Aviv è sufficiete questa falsa accusa e la punizione colpisce oggetti, immobili e anche persone della stessa famiglia.
I negoziati sono quasi congelati, i negoziatori non hanno nuovo proposte da discutere e il motivo è la pressione e la tensione tra Iran e Israele.
Nuovi testimoni e prove costringono Washington a dichiarazioni ufficiali e questa volta è il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel costretto a “richiedere indagine ad Israele” dopo che l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha pubblicato un rapporto che descrive in dettaglio gli abusi commessi contro le persone detenute da Israele.
Il rapporto riporta le testimonianze di oltre 100 palestinesi rilasciati dalla detenzione israeliana. Tra gli abusi commessi c’è il fatto che ai detenuti è stato negato il cibo, l’acqua o l’accesso ai servizi igienici per ore, mentre le mani e le gambe erano legate. Altri hanno raccontato di essere stati perquisiti in modo inappropriato, picchiati e palpeggiati.
Il rapporto afferma che le azioni possono equivalere a “violenza sessuale e molestie”.
Patel ha definito i resoconti profondamente inquietanti e ha dichiarato che Washington farà pressione su Israele, suo stretto alleato, sulla necessità di un’indagine completa. I gruppi per i diritti hanno ripetutamente affermato che i precedenti appelli degli Stati Uniti per tali indagini si sono rivelati inadeguati.
Gli Stati europei attraverso alcuni loro leader si dichiarano pronti a sostenere una soluzione per la questione della Palestina, “due popoli due Stati” ma il comportamento delle polizie e delle prefetture è totalmente differente.
In molte città dell’Europa è vietato manifestare per la Palestina come a Berlino dove la polizia ha interrotto un convegno impedendo un normalissimo appuntamento di confronto e di dialogo.
Succede ancora in Italia, gli studenti consapevoli di quanto stia accadendo, consapevoli del contesto attuale, mentre sbagliano i “professoroni” a giudicarli assenti, menefreghisti, non c’è stata an alisi più sbagliata. L’Università c’è, migliaia di studenti e centianaia di professori non vogliono cooperare con le università di Israele, chiedono a Roma, Milano, Napoli e altre città di interrompere qualsiaisi contratto di ricerca.
Le proteste di Israele sono “dure” e probabilmente condiziona la risposta politica di rettorati capaci solo di usare il manganello attraverso l’intervento della prefettura. Botte, cariche, violenza e arresti ecco quanto è accaduto a Roma, gli studenti caricati, picchiati e arrestati solo per manifestare solidarietà alla Palestina e intervenire a favore del boicottaggio delle università di Israele.
Il boicottaggio non è un crimine e gli studenti lo hanno applicato sulla base di azioni nonviolente ma alla fine la manipolazione e la complicità di gionali, televisioni e politici puntano l’indice sugli studenti “brutti, sporchi e cattivi”. È la solita risposta, è la solita strategia, sono due i dati certi, il boicottaggiop delle università israeliane sta dando molto fastidio, la resistenza dei palestinesi non si piega.
Gli universitari di Roma hanno atteso nei pressi del commissariato la liberazione degli studenti arrestati e alcuni di essi hanno dichiarato di iniziare uno scipero della fame.
Commenta per primo