Siamo 5,75 milioni di poveri

Perchè l'economia neoliberista ti rende povero

Povertà in Italia. La casa nel metrò

Secondo i dati rilasciati da ISTAT e altre agenzie specializzate, nel 2023 il numero di persone che vivono in povertà in Italia è aumentato, raggiungendo il livello più alto dell’ultimo decennio. C’è stata una ripresa dell’economia dopo l’allentamento delle restrizioni legate alla COVID?

Le persone che vivono in “povertà assoluta” – che non sono in grado di acquistare beni e servizi essenziali – sono salite a 5,75 milioni, pari al 9,8% della popolazione, ha riferito l’ufficio nazionale di statistica ISTAT. In aumento rispetto al 9,7% del 2022 e del valore più alto dall’inizio della serie di dati attuali, nel 2014.

L’economia italiana, nel suo complesso, non si è ripresa dopo il COVID nel 2020-21 rispetto a quella di paesi vicini come la Germania e la Francia, nonostante un aumento dell’occupazione ma trattasi di contratti a termine e il rapporto dell’ISTAT ha mostrato che la ripresa non c’è e non aiuta nessuno e in primisi i più poveri.

La percentuale di persone in povertà assoluta si attesta al 9,1% nel 2020 e al 9,0% nel 2021, al culmine della pandemia, quando l’impatto della recessione sulle famiglie è stato in parte compensato da numerose misure di sostegno governativo, come il reddito di cittadinanza poi nel 2024 osteggiato dal governo e sostituito con una misura di sostegno al lavoro, ADI (Assegno Domanda Inclusione) assolutamente inefficace come provato dai dati ISTAT.

Perchè sei povero?

L’Istat definisce la povertà assoluta come la condizione di chi non può acquistare beni e servizi necessari per “uno standard di vita accettabile” che non lo releghi ai margini della società.

Con l’eccezione di un calo nel 2019, la povertà è aumentata costantemente dal 6,9% del 2014, anno di inizio della serie di dati Istat.

L’anno scorso, il governo di destra di Giorgia Meloni ha iniziato a eliminare gradualmente il sussidio per la riduzione della povertà “reddito di cittadinanza” introdotto nel 2019, ignorando gli avvertimenti di alcuni economisti e della Banca d’Italia sull’impatto sui poveri.

Lo schema, che secondo l’Istat ha aiutato circa un milione di famiglie a uscire dalla povertà nel 2019, è stato eliminato del tutto dall’inizio di quest’anno e sostituito da un sussidio molto limitato e difficilissimo da ottenre, inoltre per gli ultra sessantenni non esiste alcuna misura. ADI si può ottenere solo se si abbastanza giovani e fisicamente in grado di lavorare.

Suddivise per regione, le persone in povertà assoluta lo scorso anno erano il 9,0% al nord, l’8,0% al centro e il 12,1% nel sud, storicamente più povero.

Nel 2023 i livelli di povertà sono aumentati nel Nord e nel Centro rispetto all’anno precedente, mentre sono diminuiti nel Mezzogiorno, secondo i dati ISTAT.

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Perché l’economia neoliberista ti rende povero – Guido Grossi

A margine di un convegno, l’economista Guido Grossi, già dirigente BNL per il settore finanziario, Presidente dell’associazione Sovranità Popolare, illustra i motivi di politica economica che generano povertà.

La scarsità di moneta è una scelta che piega le economie alla finanza globalizzata, e impedisce ai paesi, e alle imprese, di creare benessere per i propri cittadini. La stabilità dei prezzi, e della moneta, come unico scopo della Banca Centrale Europea.

Un flusso di moneta, emessa in un regime di sovranità, genera economia, e questa genera benessere. Quello previsto dalla Commissione Europea è un flusso pilotato per generare un prestabilito tasso di disoccupazione.

Maggiore è la disoccupazione, maggiore è il vincolo monetario, maggiore sarà il potere di coercizione del sistema finanziario sui paesi.

La povertà non è un “accidente”, è un vincolo predisposto dal modello neoliberista, indispensabile per mantenere alto il valore della moneta che dovrà essere acquisita a debito sui mercati finanziari.

I mercati si sono prese le università, le televisioni, i giornali, e così ci hanno raccontato un discorso falso; che lasciando fare ai mercati saremmo stati tutto meglio. E’ tempo di pensare come uscire da questo sistema ricattatorio.

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