Suggeriamo al Nicaragua di aggiungere l’Italia ai quattro paesi, in maggioranza europei, nei confronti dei quali ha avviato un procedimento legale presso l’ICJ accusandoli di complicità nel genocidio contro il popolo palestinese a Gaza
di Francesco Cappello
In un comunicato ufficiale diffuso lunedì, il governo nicaraguense ha annunciato l’avvio di un procedimento legale per portare quattro paesi, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Canada davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) accusandoli di complicità nel genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. L’accusa si basa sulla fornitura di armi e supporto bellico al regime israeliano. Ebbene
L’Italia è colpevolmente al fianco dei governi israeliani, contribuendo fattivamente alle sue reiterate, criminali politiche di guerra, dal 2003, data della stipula del memorandum d’intesa Italia-Israele.
La scelta, ormai ventennale, di collaborare al potenziamento dell’apparato bellico israeliano è codificata nella legge 94 del 2005 che seguì al memorandum, una legge sulla cooperazione militare tra i due paesi. Essa promuove scambi di tecnologie, formazione, reciproco addestramento, ricerca militare, manovre militari congiunte, nonché il reciproco trasferimento di armi e tecnologia. [Si veda il mio Da vent’anni li aiutiamo a compiere i peggiori crimini]
Il Nicaragua ha avvertito i governi dei quattro paesi occidentali circa la possibilità di essere coinvolti in maniera congiunta in violazioni “flagranti e sistemiche” della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e del diritto internazionale umanitario nella Striscia di Gaza. Nessuno sa perché oltre all’Italia siano stati esclusi gli USA.
Il Nicaragua esorta tali paesi a interrompere immediatamente la fornitura di armi, munizioni e tecnologie al regime israeliano, sottolineando il rischio che tali forniture possano facilitare violazioni della Convenzione sul genocidio a Gaza.
Il paese ha quindi richiamato l’obbligo, per i sostenitori del regime israeliano, di interrompere le forniture di armi e supporto militare menzionando l’ordinanza cautelativa (in attesa del giudizio di merito) emessa dalla Corte internazionale di giustizia lo scorso venerdì, 26 gennaio, consistente in misure cautelari raccomandate ad Israele e ad altri stati eventualmente collaboranti con Israele, quali misure da osservare al fine di prevenire azioni genocidiarie nei confronti del popolo palestinese. L’ordinanza della Corte, infatti, deve essere rispettata da Israele e dal Sudafrica e dai 151 Stati che hanno firmato la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio tra cui l’Italia (1). Ad implicare correità rispetto al genocidio in corso – secondo la suddetta convenzione – da parte di molti paesi tra cui l’Italia (USA, Canada, Australia, Italia, Regno Unito, Finlandia, Paesi Bassi, Germania, Giappone e Austria), è il ritiro dei finanziamenti all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (vedi il mio L’Italia riconosca lo Stato di Palestina).
Su un altro versante l’Algeria ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza “al fine di dare effetto vincolante alla decisione della Corte internazionale di giustizia sulle misure temporanee imposte all’occupazione israeliana“, che potrebbero, tra l’altro, portare a decidere un embargo sulle armi a Israele. Sono in corso altri due procedimenti giudiziari che partono dal presupposto che, in questo frangente, fornire armi a Israele equivale a farsi complici del massacro in corso a Gaza. Il primo presso il tribunale del Nord della California per iniziativa del Defense for Children International che mette sotto accusa Joe Biden, Antony Blinken e Lloyd Austin e il secondo che vede il Global Legal Action Network citare in giudizio il governo britannico.
Si chiede con forza ai quattro Stati di interrompere immediatamente l’invio di armi, munizioni e tecnologie militari a “Israele”, sottolineando il timore che tali forniture possano essere impiegate per agevolare e/o compiere violazioni della Convenzione sul genocidio nella Striscia di Gaza. Si ribadisce come i paesi che sostengono “Israele” siano obbligati a interrompere ogni collaborazione militare “dal momento in cui lo stato viene a conoscenza dell’esistenza di un serio rischio di commettere un genocidio” come stabilito dalle misure provvisorie emesse dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) nella causa di genocidio contro “Israele”. La Corte ha, infatti, ordinato a “Israele” (vedi qui, video documento) di adottare tutte le misure necessarie a prevenire atti di genocidio a Gaza, di garantire, quindi, che le proprie forze militari non commettano atti genocidiari, che fermino l’uccisione di altri palestinesi, l’obbligo di conservazione delle prove di potenziali atti di genocidio e che siano adottate misure per migliorare la drammatica situazione umanitaria nella Striscia.
In più Israele è tenuto a presentare un rapporto al tribunale entro un mese, specificando le sue azioni per conformarsi alle richieste della Corte oltre ad attuare misure per prevenire e punire l’incitamento diretto al genocidio nel contesto della sua guerra a Gaza. Eccone una simpatica collezione nel seguente video documento:
Nel frattempo il Centro internazionale di giustizia per i palestinesi (ICJP) ha avvertito il primo ministro Tory Rishi Sunak della propria intenzione di indagare lui e gli altri ministri del suo governo per complicità nei crimini di guerra di Israele contro il popolo palestinese (vedi qui). Si tratta di un avvertimento forte e chiaro che possa essere individuata un’eventuale corresponsabilità personale dei funzionari del governo britannico rispetto ai crimini di guerra israeliani.
Se da una parte il governo britannico ha dato qualche segno di voler prendere le distanze dai crimini di Israele esortando Israele a proteggere i civili palestinesi e agevolando gli aiuti umanitari, dall’altro si è affrettato a sostenere il “diritto alla difesa” israeliano (2). In ogni caso il Regno Unito non condannerà Israele né gli farà mancare il proprio supporto militare. Tories e laburisti appoggiano il “diritto” di Israele di interrompere l’approvvigionamento di acqua, cibo e medicinali a Gaza che è un chiaro crimine secondo il diritto internazionale. Nel contempo, il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer, ha vietato a singoli parlamentari dell’opposizione di partecipare alle proteste di solidarietà con i palestinesi e ha minacciato di espellere i membri del partito che lo facessero.
C’è posta per te
Oltre al primo ministro inglese anche Keir Starmer ha ricevuto posta, mittente il Centro internazionale di giustizia per i palestinesi (ICJP).
Diventa assai probabile che pure la Meloni possa ricevere analoga missiva.
(1) La Convenzione è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948 ed è entrata in vigore nel 1951. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 4 dicembre 1955, impegnandosi così a rispettarne i principi e a cooperare nella prevenzione e repressione del crimine di genocidio.
(2) Israele si è appellata al suo presunto diritto di autodifesa che è stato respinto dalla corte internazionale di giustizia dell’ONU la quale ha ribadito come Israele non abbia alcun diritto all’autodifesa (art. 51 della carta dell’ONU) in quanto paese occupante e belligerante contro un popolo occupato secondo il diritto internazionale.
Aggiornamento dell’8 Febbraio
Nasce l’iniziativa “Mobilitiamoci contro il genocidio” Chiunque voglia contribuire a questa Campagna, sulla base delle motivazioni qui esposte, lo può fare iscrivendosi al canale Telegram https://t.me/Mobilitiamocicontroilgenocidio MOBILITIAMOCI CONTRO IL GENOCIDIO! Noi esponenti della società civile dell’Italia - Paese la cui Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali – sosteniamo la denuncia, corredata da un’ampia documentazione delle prove, presentata dalla Repubblica del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite contro lo Stato d’Israele per il reato di genocidio nei confronti del popolo palestinese. Esprimiamo il nostro apprezzamento per il fatto che tale iniziativa sia stata promossa dal Sudafrica, Paese che ha vissuto l’esperienza dell’apartheid, analoga a quella che sta vivendo il popolo palestinese, dalla quale il Sudafrica è uscito grazie alla lunga e dura lotta di cui Nelson Mandela è l’emblema storico.Sottolineiamo l’importanza che l’iniziativa del Sudafrica riveste non solo per il popolo palestinese, ma per i popoli di tutto il mondo. Essa costituisce un atto concreto, in base ai principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, per salvare le future generazioni dal flagello della guerra, per garantire ifondamentali diritti umani a tutti i popoli del mondo.Ribadiamo la necessità di sostenere il ruolo della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite per garantire la certezza del diritto e la conseguente difesa a qualunque popolo sia vittima di una guerra di aggressione, sia privato dei suoi fondamentali diritti. Siamo consapevoli che, in mancanza di tutto questo, prevalga il “diritto della forza” con conseguenze che, nell’era delle armi nucleari, possono essere catastrofiche per il mondo intero. Chiamiamo quindi tutte le componenti della società civile a sostenere l’iniziativa del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite.
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