Ridare dignità ai contadini e al loro lavoro

Conoscenza e fatica per cibo buono e salutare

Terra e campi per l'agricoltura. Ridare dignità al contadino

di Maurizio Torti

da Viterbo a Bruxelles il lungo serpentone di trattori e mezzi agricoli ha percorso le strade della “capitale” dell’Europa, Bruxelles.

La città ha avuto tutto il tempo per prepararsi all’accoglienza di imprenditori e lavoratori ma lo ha fatto nel peggiore dei modi, istituendo una difesa della città con filo di spinato e strutture di metallo molto simili alle “trincee mobili” denominate “cavalli di frisia”. Non una bella accoglienza, Bruxelless ha posto un confine materiale e uno stop ai mezzi dei lavoratori provenienti da molti Stati europei, in particolare, Francia, Germania, Italia e Belgio. Sulle strade a percorrenza veloce, da giorni sono impegnati migliaia di poliziotti, in Germania, in Francia, in Belgio e in Italia per sorvegliare le migliaia di mezzi e lavoratori in marcia nei centri nevralgici delle capitali e poi a Bruxelles.

Tutto si è svolto come stabilito dalle Prefetture in Europa, “va bene la sfilata ma non il blocco della circolazione stradale, in particolare per i merzzi pesanti adibiti al trasporto di alimenti. Tutto è andato bene, non sono mancati attimi di tensione, qualche petardo e lanci di pietre e uova. Nessun disagio per i cittadini, consumatori dei grandi supermercati, inconsapevoli di quanto sta accadendo se non informati da tv, radio e giornali. Domani cosa accadrà? Difficile fare previsioni ma il primo passo è comprendere i motivi di questo ciclo di proteste partite dall’Olanda, poi allargate a tutti gli Stati Europei e al Paese Italia. Di quest’ultimo siamo chiaramenti più interessati di capire, perchè la protesta e chi la sta portando avanti.

La Coldirertti a Bruxelles. Sindacato agricoltori italiano più contestato

I “trattori in movimento” per le strade dell’Europa rappresentano, per la maggioranza l’industria mangimistica e l’indotto agro-alimentare. Da segnalare che a Bruxelles si riunivano i ministri per una riunione del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE. Ecco una istantanea del Paese Italia in questo settore:

L’attivazione dell’agricoltura italiana legata all’approvvigionamento di materie prime destinate all’industria mangimistica è quindi rilevante; tuttavia, potrebbe assumere dimensioni economiche ancora più ampie con una crescita delle superfici investite e conseguentemente della disponibilità di materia prima nazionale

Il contributo alla bilancia commerciale
Accanto al mercato interno, una parte rilevante delle vendite si realizza sui mercati internazionali con un ruolo sempre più rilevante dell’Italia, che nel 2021 ha raggiunto un valore delle esportazioni agroalimentari di 50 miliardi di euro.
Il contributo all’export della Feed Economy (materie prime agricole e mangimi, capi vivi, carni fresche e salumi, prodotti lattiero-caseari) è complessivamente ammontato a 9,4 miliardi di euro, cioè un valore di poco inferiore ad un quinto (19%) del totale nazionale. La maggiore spinta viene dai prodotti lattiero-
caseari e dalle carni fresche e trasformate (rispettivamente 46% e 41%) e fra questi dai prodotti di qualità. Se si focalizza l’attenzione sui prodotti DOP/IGP, infatti, l’export di carni e formaggi tutelati è stato nel 2021 di 3,0 miliardi di euro, che incide per il 69% sull’export complessivo di tutte le indicazioni
geografiche (pari a 4,4 miliardi di euro). Tuttavia il saldo della bilancia commerciale della Feed Economy rimane strutturalmente negativo, con un deficit che nel 2021 è ammontato a -6,9 miliardi di euro. Ad incidere negativamente sui 16,3 miliardi di importazione sono soprattutto le importazioni di materie prime agricole destinate alla produzione mangimistica (circa il 26% dell’import) e delle carni (45%), entrambe categorie di prodotti di cui l’Italia è fortemente deficitaria.

Per ulteriori dettagli e approfondimenti sulla rilevanza, in Italia, del settore mangimistico e la produzione casearia e di carni lo strumento utile è la ricerca pubblicata , ad ottobre 2023 da NOMISMA – Società di studi economici S.p.A. per conto dell’Associazione Nazionale trai i produttori di alimenti zootecnici.

Nonostante ci sia già molta informazione su diversi supporti, tv, radio e internet, l’UE, Bruxelles e suoi alleati continuano ad alimentare la convinzione di milioni di cittadini che mangiare carne sintetica, farina di grilli e altre tipologie di insetti sia conveniente per l’economia ambientale e per la salute.

Un piccolo distinguo, la carne sintetica è un alimento, indicato per gli uomini, assolutamente nuovo per cui non ci sono ricerche, non ci sono studi, ad oggi, per confermare la genuinità e la sicurezza alimentare ma hanno già deciso nei palazzi: “la carne sintetica è buona”. In merito agli insetti, alcune specie sono nell’alimentazione di diversi popoli ma non in Europa e anche per le farine e i grilli, sono necessari dati, informazioni e comunque non deve mancare la possibilità di scegliere cosa mangiare. Nei palazzi hanno già deciso “la farina di grilli è buona” e in Italia dal nuovo anno è possibile produrre, trasformare e comercializzare una serie di prodotti utilizzando questi nuovi ingredienti e saremo informati solo leggendo l’etichetta.

Ridare la dignità al contadino e al suo lavoro

Esiste un’altra agricoltura per la produzione di cibo quella fatta da piccoli produttori, senza l’uso di pesticidi, con concimi naturali. Sono queste centinaia di migliaia di contadini che fanno un lavoro molto faticoso, sottopagato, non c’è molta meccanizzazione, ancora oggi si lavora osservando pianta dopo pianta, foglia dopo foglia. Oggi da come ha preso forma il dibattito, è diventato uno scontro politico tra partiti, si scarica la colpa di tutto sul contadino, povero, pagato nulla, senza dignità, il contadino produce cibo per l’umanità ed è stanco di essere considerato colpevole di tutto e principale responsabile dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Questo il meme costruito e diffuso dai palazzinari di Bruxelles e purtroppo è necessario ammetterlo funziona. Migliaia di cittadini sono sempre più convinti che l’agricoltura sia uno degli elementi negativi per l’ambiente e da “riformare” , “trasformare” e ricercare nuove linee guida.

Ma cosa stiamo chiedendo al contadino?

Dal contadino esigiamo prodotti buoni, sani per la salute e a prezzi contenuti. Gli chiediamo di ammazzarsi di fatica fino al giorno in cui un tir caricherà il suo prodotto di una stagione intera, pagandolo 0,15-0,18cent per un chilo di finocchio. Al supermercato quanto costa un chilo di finocchio?

Chi non ricorda i frame dei produttori di arance e mele distruggere con il trattore i frutti a terra? Gli esempi sono tanti e la responsabilità è una sola, la GDO, la grande distribuzione e i supermercati, perchè oggi, il prezzo di un prodotto agricolo, di cui spesso non ne conosciamo la provenienza, è imposto dai supermercati. Le grandi aziende, alleate con i sistemi di trasporto e gli hub alimentari, spesso trascurano i piccoli produttori, perchè il loro obiettivo è commerciale, “acquistare molto spendendo poco”. Con questa formula puramente commerciale, legata al denaro, si sta distruggendo l’intero territorio da anni rete della produzione agricola, ortofrutticola italiana.

Cosa fare?

Tra le mille riprese del Paese, quella agricola è prioritaria, la fatica del contadino è legata al buon cibo, alla nostra salute ma dobbiamo ridare la sua giusta dignità, perchè conosce la terra, conosce i semi, sa come fare crescere una pianta e raccogliere i suoi frutti. Il contadino ha mille competenze come un dottore in medicina. Per esperienza, per generazioni di contadini, quest’ultimi sono i custodi dei segreti della terra, come usare il concime naturale e come conservare gli eco sistemi. È necessario formare giovani da impegnare sui terreni offrendo loro buona terra da coltivare a prezzi non estorsivi e sostenerli nello sviluppo della loro azienda agricola familiare senza massacrarli di burocrazia e abbattendo tutti gli ostacoli del lavoro in campagna. Occorre oggi una nuova scuola per chi vuole lavorare la terra, senza le fondamenta dell’ideologia ambientalista e guardando alle mille tecniche che ci hanno regalato cibo sano per secoli. Prima non c’èra ora c’è e siamo solo all’inizio.

Avviciniamoci ai contadini, dall’esperienza dei GAS, moltiplichiamo i coordinamenti, andiamo nei mercati contadini diffusi nei quartieri, rivalutiamo l’utilizzo di terre all’interno della grandi città ma la sfida è ridare la dignità al contadino e al suo lavoro, duro e faticoso.

 

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