di Ernesto Melappioni,
Cari umani,
nei precedenti articoli abbiamo trattato la spinosa tematica dell’autodeterminazione individuale grazie alla disponibilità di Tiziano Trustee Quattrini. Uno fra i più impegnati attivisti italiani in questo pionieristico campo dei diritti umani. Due preziose interviste che riproponiamo per chi non avesse ancora colto l’opportunità di entrare nel merito di un tema giuridico delicato quanto affascinante.
Primo articolo: “SUI MISTERI DELLA PERSONA UMANA E DELLA PERSONA FISICA”
Sui misteri giuridici della persona umana e della persona fisica
Secondo articolo: “È TUTTO UN TRUST”
Oggi andremo a chiudere il ciclo di queste interviste affrontando insieme a Tiziano l’aspetto pratico di un percorso che ogni italiano, animato dallo spirito di autodeterminazione, potrebbe mettere in pratica. In questa conclusiva indagine è bene ricordare che il movimento degli autodeterminati è presente in diversi paesi del mondo con differenti modalità di attuazione a seconda degli ordinamenti giuridici domestici. Nella fattispecie stiamo analizzando l’aspetto dell’autodeterminazione legale all’interno del sistema giuridico italiano, benché nel nostro paese esistano distinti individui, gruppi e percorsi differenti che brevemente abbiamo avuto modo di analizzare nelle precedenti interviste. La scelta di intervistare Tiziano per delineare i contorni di questo tema è stata presa sulla base della sua diretta esperienza sul campo che lo ha visto e continua a vederlo protagonista di processi civili e penali con relative sentenze a suo favore. Diversamente da molti altri soggetti italiani che, seppur noti nell’ambiente dell’autodeterminazione, non posseggono un bagaglio esperienziale come quello conquistato in più di un decennio da Tiziano.
Ernesto: Ciao Tiziano, ancora una volta esprimo con affetto il piacere d’incontrarti per trattare questo tema giuridico. Grazie ancora per la tua paziente disponibilità.
Tiziano: Ciao Ernesto, ricambio la stima e ti ringrazio ancora per l’opportunità che mi concedi per fare informazione su questo argomento.
Ernesto: Caro Tiziano, nelle precedenti interviste abbiamo analizzato la realtà italiana inerente alla creazione delle finzioni giuridiche da parte dello Stato. Nella fattispecie avevamo analizzato l’intrigato aspetto della costituzione del trust dell’atto di nascita. Come vorresti proseguire per offrire spunti di riflessione a chi sta seguendo questo tema?
Tiziano: Allora, riassumendo il discorso, il principio di base è uno: al neonato, attraverso il trust dell’atto di nascita, viene dato il ruolo di cittadino. Questo perché nella struttura sociale, burocratica e amministrativa si può muovere soltanto la finzione giuridica. È chiaro che sui pezzi di carta burocratici non è possibile mettere il sangue, le ossa, la carne dell’individuo umano, ma soltanto una finzione giuridica che rappresenta l’essenza del vivente umano. In questo caso il ruolo di cittadino, ovvero la “Persona Fisica” con tutte le eventuali ed ulteriori attribuzioni di finzione giuridiche del caso. Questo spero sia chiaro per tutti. Ok?
Ernesto: Certo! Come quando ci si trova a compiere una qualsiasi operazione con il sistema burocratico e ti viene richiesto il codice fiscale.
Tiziano: Ovviamente! La finzione giuridica del codice fiscale serve al sistema per individuare chi sta facendo una determinata operazione. Perché il codice fiscale viene strettamente legato alla creatura umana nel ruolo di cittadino. Un ruolo che comunque resta amministrato dall’istituzione statale in una ristretta libertà del vivente umano. Il cittadino in questa condizione può certamente creare ulteriori entità giuridiche, come, per esempio, l’apertura di ditte o società commerciali. Finzioni giuridiche che restano sempre e comunque amministrate dall’istituzione statale che funge da disponente dello specifico trust mercantile. Ovvero il trust della ditta o società commerciale così aperta e sottostante le disposizioni di legge dello Stato disponente.
Ernesto: Puoi fare un esempio chiarificatore su questo concetto?
Tiziano: Certo. Per esempio, possiamo tornare indietro nel tempo quando nell’Antica Roma esistevano gli schiavi. Rispondimi, all’epoca chi era colui che aveva il potere di liberare lo schiavo?
Ernesto: I romani.
Tiziano: Si. Più precisamente era il patrizio. I patrizi erano la classe d’élite della società romana che amministrava gli schiavi. Il nome “patricius” ha origini indoeuropee e proviene dalla parola “patres” riferendosi alla stirpe dei padri fondatori che diedero origine alla società romana. Coloro che avevano diritto di voto per alzata di mano nelle pubbliche piazze. È chiaro che ai tempi non potevano andare gli schiavi a votare.
Ernesto: Certo, ma perché hai voluto fare questo richiamo all’Antica Roma?
Tiziano: Perché oggi, con l’avvento delle democrazie e dello Stato di Diritto, la figura del patrizio è interpretato dal popolo sovrano. Una consapevolezza che a tutt’oggi è carente nel corpo sociale contemporaneo. Lo abbiamo visto nelle precedenti interviste con il ruolo dei testimoni durante la costituzione dell’atto di nascita, oppure con il ruolo del giudice che in aula esercita la giustizia in nome del popolo sovrano.
Ernesto: Una consapevolezza cruciale in questo percorso di autodeterminazione.
Tiziano: Assolutamente sì. La creatura umana nel ruolo di Persona Fisica, in assenza di questa fondamentale consapevolezza, non conta nulla. Alla pari di uno schiavo. E viene amministrata, per inerzia intellettiva e disinteresse sociale e giuridico dell’individuo, da terze entità. Nella più completa inconsapevolezza.
Ernesto: Con questa tua dichiarazione stai affermando che la democrazia va ben oltre il mero aspetto del voto elettorale e trasferisce direttamente al singolo individuo il potere di applicazione dello Stato di Diritto?
Tiziano: È proprio così, è un dato di fatto. Un’opportunità che tutti i cittadini hanno. Ostacolata solo dalla diffusa ignoranza presente nel corpo sociale in merito al funzionamento del sistema democratico e dello Stato di Diritto in generale.
Ernesto: Quindi il cittadino potrebbe esercitare la sua sovranità direttamente sulle istituzioni statali?
Tiziano: Non solo, dopo la Seconda guerra mondiale, con l’avvento dei diritti umani, lo Stato di Diritto domestico ha sconfinato nella dimensione internazionale. In questa lettura della realtà giuridica dobbiamo tenere presente che la maggior parte della popolazione italiana disconosce la costituzione, figuriamoci tutte le dichiarazioni sui diritti umani che lo Stato Italia ha ratificato e percepito nel suo ordinamento giuridico.
Ernesto: Quindi è l’ignoranza del comune mortale la causa delle varie ingiustizie sociali.
Tiziano: Certamente. Una diffusa ignoranza da parte di tutti. Non solo dei comuni cittadini, ma anche da parte degli avvocati, dei tutori della legge o più in generale da parte dei diversi individui facenti funzione nelle istituzioni pubbliche. D’altronde, fra le tue conoscenze, quanti pensi abbiano letto con attenzione la costituzione conoscendone i diversi articoli e valori in essa contenuti?
Ernesto: Assai poche.
Tiziano: E pensi che questi individui abbiano letto e conoscono anche le dichiarazioni sui diritti umani?
Ernesto: Dubito fortemente.
Tiziano: Purtroppo, il corpo sociale contemporaneo è completamente scollato dalla sua storia sociale. E non mi riferisco esclusivamente a quello italiano, ma in generale a tutta quella parte di popolazione umana che vive negli Stati di Diritto. Basterebbe solo pensare che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è stata ratificata dall’ONU nel 1948 dopo millenni di schiavismo e soprusi subiti dalle popolazioni da parte delle classi dominanti. Nello Stato italiano, per esempio, è stata acquisita dal suo ordinamento giuridico solo nel 1977 con la legge 881. Se ci pensi è un tempo relativamente breve rispetto ai secoli di storia che l’hanno preceduta.
Ernesto: Tra l’altro, con i venti di guerra che stiamo vivendo, è un momento storico estremamente precario per i diritti umani.
Tiziano: Purtroppo, anche questo è un dato di fatto.
Ernesto: Nella speranza che questa crisi geopolitica volga al meglio, ti va di entrare nel merito pratico dell’autodeterminazione legale?
Tiziano: Certamente, innanzitutto bisognerebbe confermare il fatto che questo percorso si definisce legale proprio perché attua alla lettera le normative vigenti; quindi, applica alla lettera leggi, la costituzione italiana e i trattati internazionali ratificati dallo Stato Italia.
Ernesto: Puoi spiegarti meglio?
Tiziano: Si, sicuramente, anche se in questa sede posso solo anticipare a grandi linee il meccanismo di questo percorso. L’atto pratico è sempre soggettivo. Quindi, a definire il percorso è sempre il comportamento e l’approccio del vivente umano che intende intraprenderlo. Come già detto, questo percorso necessita di un approfondito studio soggettivo, non solo della costituzione e dei vari trattati internazionali, ma anche della legislazione vigente che viene coinvolta. È un percorso che va meditato e introiettato dall’individuo affinché si determini e agisca in piena verità giuridica. Senza commettere alcun tipo di infrazione o illegalità. In quanto tutto è già stato scritto e sancito nelle leggi che dovrà solo far applicare alle entità umane facenti funzione nelle istituzioni statali. È sicuramente questa la sfida più ardua constatata la diffusa ignoranza che abbiamo citato prima.
Ernesto: Forniamo ai lettori il focus oggettivo di questo percorso. Qual è l’obiettivo finale da raggiungere? Puoi fornire una risposta secca a questa domanda?
Tiziano: Certo, la risposta è semplice. Raggiungere la totale amministrazione delle finzioni giuridiche attribuite dallo Stato fin dalla nascita. Cioè, raggiungere l’effettivo ruolo attivo e sovrano del cittadino per come lo Stato di Diritto democratico sancisce. Sottraendosi dal ruolo passivo attribuito inizialmente dallo Stato.
Ernesto: Una sorta di rinascita.
Tiziano: Precisamente. Nelle scorse interviste abbiamo anche ricordato il pensiero e le parole dell’ex professore emerito Antonio Papisca dell’università di Padova dove insegnava la tutela dei diritti umani. Il professore, Difensore dei Diritti Umani, nel suo noto articolo “Nessuno è sconosciuto” ci spiegava come i diritti umani hanno elevato l’individuo vivente a soggetto in diritto internazionale. Sottraendolo dalla consuetudine degli Stati Nazionali di ritenerlo oggetto di diritto. Inoltre, il professore, ci ricordava anche che l’essente umano, essendo pre-giuridico e pre-statale è super-costituzionale per sua intrinseca natura. Quindi gerarchicamente al di sopra degli ordinamenti giuridici degli Stati stessi. Per il semplice fatto che senza la materia umana il diritto non esisterebbe.
Ernesto: Quanto affermato dal Professor Papisca è comprensibile da un punto di vista teorico, ma da un punto di vista pratico occorrerebbe che l’individuo venisse riconosciuto dal diritto internazionale come un’entità extraterritoriale. Quindi, indipendente dal sistema giuridico domestico di qualsiasi Stato. Cosa assai ardua.
Tiziano: Precisamente.
Ernesto: Bè… è senza ombra di dubbio una sfida titanica.
Tiziano: Non ho mai affermato che è facile, ma fattibile. Nella mia singolare esperienza ho raggiunto il 99% del risultato ambito per come hai avuto modo di constatare.
Ernesto: Questo è vero, e sono qui per dare testimonianza ai lettori dei tuoi risultati. Ho verificato i tuoi riconoscimenti da parte delle istituzioni visionando di persona i tuoi accessi spid nei siti istituzionali. Non solo sei recepito come organismo extraterritoriale, ma hai anche costituito un’ambasciata e hai conseguito il ruolo di rappresentante diplomatico. Tra l’altro hai reso pubblici questi tuoi risultati nei canali social che gestisci e che vengono seguiti da un discreto pubblico di autodeterminati, legali e no.
Tiziano: Tengo a precisare una cosa, rispetto agli altri diversi approcci di autodeterminazione, la mia scelta è stata quella di agire in verità giuridica. Tenendo ben a mente l’approccio evolutivo del genere umano nel corso dei secoli. Come già affrontato, l’ignoranza generalizzata, è stata sempre una costante alla base del genere umano. Ignoranza su tutti i fronti, scientifici e culturali. Basti pensare che l’alfabetizzazione ha iniziato a progredire nel mondo proprio dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, il singolo individuo può accedere a innumerevoli informazioni per trarne un pensiero critico più formato e consapevole sulla condizioni umana presente e passata. Sicuramente ci sono ancora tante anomalie e storture in questo martoriato mondo umano, ma l’umanità ha comunque preso una direzione giuridica a favore del singolo individuo vivente. Pertanto, oggi, spetta al singolo di contribuire al progresso umanitario facendo leva proprio sui parametri giuridici dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.
Ernesto: Cosa intendi dire?
Tiziano: Voglio dire che è inutile esprimere sentimenti rancorosi nei confronti del sistema sociale contemporaneo, come spesso capita di sentire in giro. Una circostanza abituale anche fra la folta frangia di autodeterminati. Soprattutto fra quelli che hanno scelto un percorso non legale. La situazione non poteva essere altrimenti. Bisognerebbe invece ringraziare il mistero della vita per essere nati in Europa o in quella parte del mondo occidentale che, bene o male, seppur viva nell’egemonia del capitalismo, ha comunque consolidato i diritti civili e umani.
Ernesto: Perché?
Tiziano: Immagina se fossi nato in uno Stato con un forte regime autoritario, tipo la Corea del Nord, per esempio. E di questi Stati c’è ancora una vasta presenza nel mondo. Esistono inoltre numerose monarchie assolute come quelle arabe, teocrazie e altri Stati che sotto la veste di repubbliche democratiche presidenziali o semipresidenziali nascondo regime autoritari. Mi stupisco quando parecchi autodeterminati italiani, anche legali, si lamentano delle angherie che subiscono dal sistema senza tenera conto del fragile equilibrio geopolitico nel quale tutto il genere umano è completamente immerso. Altri umani sparsi nel mondo se lo sognano di vivere in un paese come il nostro o più in generale in un paese occidentale senza l’oppressione di un regime autoritario. Oggi, noi italiani, se volessimo, potremmo permetterci il lusso di autodeterminarci proprio perché ce lo consente il sistema stesso con i trattati internazionali sui diritti umani che lo Stato Italia ha ratificato. Contribuendo a far progredire positivamente quel percorso democratico di sovranità individuale e collettiva che è stato inizializzato nel 1948 con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Ernesto: Cosa intendevi dire quando hai affermato “non poteva essere altrimenti”.
Tiziano: Intendevo dire che nel 1948 la popolazione italiana e più in generale quella europea, essendo in gran parte analfabeta, doveva essere instradata verso un percorso di effettiva sovranità e liberazione. Pertanto, lo Stato disponente e amministratore, era necessario a una fase di transizione. Come quella che stiamo attraversando adesso. È oggi il momento giusto per aprire gli occhi sul mondo in cui il genere umano sta vivendo. È oggi il momento in cui ogni singolo individuo dovrebbe prendere coscienza e assumersi le proprie responsabilità, contribuendo insieme agli altri a far diventare il pianeta terra un posto migliore in cui vivere. I diritti umani hanno aperto un varco a tutto il genere umano. Fornendo le possibilità al singolo individuo e alla collettività di esercitare direttamente la sovranità giuridica. Grazie ai diritti umani, per la prima volta nella storia, il diritto è diventato uno strumento al servizio del genere umano. Diversamente dai regimi autoritari dove il diritto è uno strumento delle classi dominanti per sottomettere e assoggettare le popolazioni.
Ernesto: Il tuo punto di vista è un’ispirazione interessante sulla quale riflettere. I venti di guerra ci stanno dimostrando che i diritti umani sono in profonda crisi. Basterebbe veramente poco per far retrocedere tutto il genere umano sulle vecchie e anacronistiche posizioni del passato.
Tiziano: Vedi Ernesto, se io sono riuscito a ottenere uno status personale extraterritoriale è proprio grazie al vivaio in cui sono nato e cresciuto. Tu pensi che avrei raggiunto questa posizione pionieristica di libertà se fossi nato nei Paesi a forte regimi autoritari come quelli citati prima?
Ernesto: Certamente no.
Tiziano: Quindi, voglio dire ai neofiti dell’autodeterminazione legale, di essere felici quando gli viene sbarrata illegalmente la strada da qualche soggetto facente funzione nelle istituzioni pubbliche. Perché quell’ostacolo è un’opportunità di crescita. Un’opportunità per manifestare le proprie ragioni umanitarie e richiamare questi soggetti ostacolatori alle loro responsabilità legali.
Ernesto: Intendi dire quando un pubblico ufficiale facente funzione in una istituzione pubblica non ti permette di protocollare dei documenti, oppure non ti accetta delle autocertificazioni eseguite a norma di legge?
Tiziano: Esattamente. Il percorso di autodeterminazione legale è un percorso a norma di legge e la legge parla chiaro. Questi eventuali pubblici ufficiali, se non dovessero sussistere altre strade umanamente percorribili per riportarli alla ragione e al buon senso, devono essere denunciati per omissioni di atti di ufficio. Come ho fatto io. Perché il loro comportamento oltre ad essere illegale è deleterio per il progresso civile dell’intero genere umano. Impedisce all’individuo di esercitare la sua legittima sovranità. Questi soggetti sono trasportati istintivamente da quello che più volte ho definito “retaggio animale”. Indotti a seguire solo quello che gli dicono i superiori, piuttosto che seguire alla lettera quello che gli detta la legge. Travolti solo dalla paura per le conseguenze che potrebbero subire sulla condizione lavorativa. Un meccanismo psicologico, che in altri paesi a forti regimi autoritari, induce soggetti simili a decretare addirittura la morte dei propri simili. Come, tra l’altro, è già successo nella storia umana. Eseguendo gli ordini senza un briciolo di coscienza.
Ernesto: Possiamo spiegare sinteticamente in cosa consiste questo percorso legale per raggiungere la totale amministrazione delle finzioni giuridiche attribuite dallo Stato?
Tiziano: Sinteticamente consiste di una serie di dichiarazioni giurate fatte in presenza di un pubblico ufficiale attraverso una gamma di strumenti messi a disposizione dalle normative vigenti. Per esempio, le autocertificazioni o le dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà sancite dal D.P.R. 445 del 2000. Oppure, da atti stipulati con l’intermediazione di un eventuale notaio disponibile a trattare la tematica su richiesta. È chiaro che per produrre questi atti occorre una afferrata preparazione giuridica corrispondente alle normative vigenti e in riferimento a tutti i trattati internazionali ratificati dallo Stato Italia e recepiti nel suo sistema giuridico. In parole povere, parlando in legalese, si dice alle istituzione dello Stato: “Care istituzione, grazie per avermi amministrato fino ad oggi. Ora sono diventato adulto e cosciente e ho deciso di assumermi la responsabilità individuale per amministrarmi autonomamente”. È altrettanto chiaro che per praticare questo percorso occorre comprendere anche i vari funzionamenti dei meccanismi statali affinché i documenti degli atti prodotti vengano correttamente recepiti dal sistema burocratico.
Ernesto: E quali sono i vantaggi pratici una volta completato il percorso?
Tiziano: Ti pare poco risultare fuori dalla giurisdizione dei giudici in eventuali processi? Ripeto, questo percorso non si fonda sulla declinazioni delle nostre responsabilità per fare i furbetti del quartierino, ma sull’assunzione di maggiori responsabilità in campo internazionale per tutelare i diritti umani, di certo non per prevaricarli. Sarebbe una contraddizione che andrebbe inevitabilmente incontro a serie ripercussioni. Solo i più meritevoli e spiritualmente ben formati riescono a ottenere il meglio da questo percorso.
Ernesto: Quando ci si trova a discutere di questo tema con eventuali profani o soggetti non adeguatamente informati, si riscontra spesso la stessa obiezione: “ma se tu esci dal sistema perdi l’assistenza sanitaria e la previdenza sociale”. È vero questo?
Tiziano: Assolutamente falso. Questo percorso conduce al miglioramento del proprio status civile con il riconoscimento effettivo della personalità giuridica internazionale. Se gli ordinamenti giuridici domestici dei paesi come il nostro prevedono una serie di garanzie dello stato sociale è proprio grazie alla spinta determinata dall’introduzione dei trattati internazionali a tutela dei diritti umani e civili. Anzi, questi soggetti dovrebbero chiedersi: come mai i sistemi giuridici domestici sul fronte dello stato sociale negli ultimi decenni sono retrocessi rispetto alle posizioni degli anni precedenti? Come mai i salari, il costo della vita, le pensioni, l’istruzione pubblica, i servizi sanitari e sociali stanno progressivamente allontanandosi dai parametri dei diritti umani e civili sanciti nei trattati internazionali? Magari queste domande li solleciterebbero a prendere maggiore coscienza sulla loro passività. Sul loro mancato esercizio della sovranità che gli viene concesso e garantito dalla stessa legge. È chiaro che gli individui, se non prendono coscienza della loro passività giuridica, lasciano l’opportunità a terze entità di fare il bello e cattivo.
Ernesto: Anche questo è vero. Interrogativi che nessuno si pone.
Tiziano: Questo percorso conduce alla riappropriazione diretta e legale delle finzioni giuridiche attribuite arbitrariamente dallo Stato alla nascita. Finzioni giuridiche che l’individuo autodeterminato può continuare ad usare a seconda dei casi e a suo completo piacimento, applicando la sua sovranità internazionale. Quindi non si perde l’assistenza sanitaria, la previdenza sociale o tutti gli altri servizi assistenziali e sociali che teoricamente dovrebbero essere a disposizione del cittadino, ma se ne avvalora la loro efficacia e il potere di tutelarli direttamente. Né tanto meno si perdono eventuali diritti già acquisiti. Però, qui entriamo nella dimensione delle sperimentazioni pratiche che possono essere attuate solo dopo aver conseguito il riconoscimento del proprio Stato Personale internazionale.
Ernesto: Lo Stato Personale sembra un’idea inverosimile abituati come siamo all’idea di Stato Nazionale, non trovi?
Tiziano: Dobbiamo comprendere che il diritto è una materia in continuo mutamento. Soprattutto in quest’epoca caratterizzata dalla globalizzazione in cui si stanno mixando fra di loro i due modelli dominanti di ordinamenti giuridici: il modello Civil Law, derivante dal diritto romano, basato sulla codificazioni di leggi e atti normativi da parte di organi politici centralizzati, e il modello Common Law, di origine anglosassone, basato su precedenti giurisdizionali decentralizzati. Quindi, l’attuazione dello Stato Personale internazionale, che oggi potrebbe sembrare inverosimile, nel futuro potrebbe diventare una delle tante normalità giuridiche.
Ernesto: Bisogna avere una mente decisamente elastica e aperta a queste visioni avanguardiste per entrare nell’ottica motivazionale di questo percorso.
Tiziano: Chi intende affrontare questo cammino è decisamente un pioniere giuridico. Vorrei ricordarti una cosa importante in merito a questo percorso. Allo stato attuale, l’effettivo riconoscimento dello Stato Personale, al di là dei documenti prodotti o rilasciati dalle istituzioni, può dartelo solo un giudice con una sentenza.
Ernesto: Cosa intendi dire?
Tiziano: Intendo dire che le certificazioni ufficiali sono certamente importanti, ma il banco di prova resta sempre e comunque l’aula di un tribunale. Ciò che mi caratterizza da molti altri autodeterminati è il fatto di aver affrontato diversi processi civili e penali. Solo quando un giudice avvalora con una sentenza il tuo status allora si ha la conferma che il percorso legale è andato a buon fine. Se mi hai seguito in tutto quello che ci siamo detti dovresti sapere il perché.
Ernesto: Perché il giudice sentenzia in nome del popolo sovrano.
Tiziano: Bravo! Hai capito perfettamente. Una sentenza che riconosce lo Stato Personale sigilla indiscutibilmente l’intero percorso di autodeterminazione legale. Offrendo l’opportunità di ottenere l’opponibilità a terzi che è l’idoneità di un atto giuridico ad esprimere la sua efficacia anche nei confronti di terzi e non solo delle parti. Una sentenza così ottenuta è l’esame finale.
Ernesto: Cosa consigli a chi vuole intraprendere questo percorso?
Tiziano: Di studiare, meditare, ma soprattutto agire senza demordere mai davanti a qualsiasi ostacolo che si potrebbe incontrare. Dopo lo studio e la meditazione è l’azione che fa la differenza.
Ernesto: E sai indicare ai lettori dove e come potrebbero istruirsi per intraprendere questo cammino?
Tiziano: Ho già espresso nelle precedenti interviste come ho iniziato. Se ti ricordi mi sono definito un ricercatore giuridico e ho attraversato diverse situazioni prima di raggiungere una formazione decente per iniziare a sperimentare. Sul campo esistono già diversi formatori anche se sul piano pratico sembro essere l’unico in Italia con il coraggio di affrontare le aule di tribunale.
Ernesto: Hai mai pensato di diventare un formatore?
Tiziano: Si, a volte ci ho pensato, ma non è mai stato il mio obiettivo prioritario.
Ernesto: Per quanto mi riguarda posso dire che i tuoi consigli mi hanno aiutato parecchio nel mio percorso che era rimasto bloccato da alcuni anni. Grazie a te ho conseguito in poco tempo dei risultati che neanche immaginavo. Devo riconoscere che la tua esperienza è molto preziosa e potrebbe esserlo anche per altri. Dal momento che per attivismo mi occupo di formazione di gruppi sociali, magari posso darti una mano per organizzare dei gruppi specifici per chi fosse veramente interessato a questo cammino.
Tiziano: Potrebbe essere una buona idea.
Ernesto: Sarà sicuramente facili agli eventuali interessati contattarmi. Possono trovarmi su Facebook.
Tiziano: Va bene.
Ernesto: Caro Tiziano, grazie ancora per la tua disponibilità. Insieme a te siamo riusciti con tre interviste a produrre un corposo spaccato informativo sulla tematica dell’autodeterminazione legale. Lasciando ai lettori molti spunti validi sui quali riflettere per costruirsi un soggettivo pensiero critico sul tema.
Tiziano: Grazie a te Ernesto. Soprattutto per avermi concesso la possibilità di porre attenzione sulla questione dei diritti umani. Un argomento che ha estremo bisogno della massima attenzione da parte dell’opinione pubblica. Non solo per l’autodeterminazione, ma per il benessere dell’intero genere umano più in generale. Grazie veramente di cuore per questo.
Commenta per primo