di Dom De Mar.
Gli effetti a seguito delle incursioni inglesi e americane sullo Yemen sono stati in un primo momento oggetto solo di esperti e addetti ai lavori, in modo particolare al trasporto e alle vie commerciali della navigazione verso e da il Canale di Suez.
Il primo giorno Londra e Washington hanno portato a termine 71 attacchi con aerei e missili, poco si sa degli obiettivi colpiti ma è importante ricordare che lo Yemen è in stato di guerra da alcuni anni a seguito degli attacchi della vicina Arabia Saudita. Chiaramente i media non potevano non inclusdere lo Yemen e in modo particolare gli Houthi sotto la sfera politica e militare dell’Iran, “ultimo paese canaglia” definito dagli USA nel 1991.
In Italia un primo appello alla ragione e alla riflessione ci è dato addirittura da Banca d’Italia nel suo primo bollettino economico di gennaio 2024: “il trasporto navale in quelle acque riguarda il 15% delle importazioni italiane. Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche. Vi passa poi un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda.
Per lo stretto di Bab el-Mandeb, all’imbocco del Mar Rosso, situato sulla direttrice che collega il Canale di Suez e l’Oceano Indiano, scrive Banca d’Italia, transita circa il 12% del commercio mondiale. Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo le stime di Bankitalia: «Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche. Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso». Ma l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici che «costituiscono quasi il 30% degli acquisti dall’estero del Paese».
– 90% il calo dei passaggi delle navi dal canale di Suez riferito da alcuni media nazionali italiani.
Per gli analisti, probabilmente gli stessi esperti che analizzano il conflitto Russia – USA sul territorio Ucraino riferiscono che il lancio di missili da parte di Londra e Washington continuano ma non porteranno a cambiamenti sensibili, perchè la questione necessita di una risposta a lungo termine. All’orizzonte si stanno formando due coalizioni contro lo Yemen, una guidata dagli USA e un’altra formta da alcuni paesi europei di cui dovrebbe far parte anche l’Italia ma al momento le notizie sono incomplete.
Alessio Patalano, professore specializzato in strategia e dottrina marittima presso il dipartimento di studi bellici del King’s College di Londra afferma: “non c’è nulla nella narrazione degli Houthi che suggerisca che abbiano intenzione di fermarsi”
Dichiarazioni di Biden, presidente degli Stati Uniti alla domanda: – gli attacchi aerei fermeranno gli Houthi? “No”. – Continueranno? – “Sì”
Gli Houthi hanno iniziato i loro attacchi lungo la rotta commerciale marittima nel mese di novembre a seguito dell’aggressione israeliana contro i palestinesi nella striscia di Gaza. Le dichiarazioni dei responsabili yemeniti sono state diffuse frequentemente ed in modo chiaro: “ci fermereno solo se Israele si ritirerà dai territori palestinesi occupati”
Dal 19 novembre, gli Houthi hanno colpito 30 navi commerciali dirette in Israele o di proprietà di società israeliane.
Osservando la cartina, il punto di maggiore controllo è lo stretto di Bab al-Mendab, attraverso il quale transita circa il 12% del traffico marittimo globale, gli Houthi hanno più volte dichiarato di destabilizzare le linee di approvvigionamento tra Asia ed Europa se Israele continua il genocidio contro i palestinesi.
In poche settimane, molte compagnie navali sono state costrette a deviare intorno al Capo di Buona Speranza, raddoppiando i premi assicurativi per le compagnie di navigazione che vogliono operare nell’area.
Baraa Shiban, esperto di Yemen presso il Royal United Services Institute, un think tank sulla sicurezza con sede a Londra, suggerisce che il problema è la capacità degli Stati Uniti di distruggere la forza miliatre degli Houthi e sul lungo termine. Ancora una volta per gli USA l’unica soluzione è la forza militare che in anni ha dato generalmente risultati positivi ma si può sempre vincere facilmente?
“Gli Houthi sono in uno stato di guerra, abituati”, sostiene Shiban. “Sono molto mobili e rapidi negli spostamenti. Hanno adattato le loro capacità militari per sostenere una campagna aerea contro gli attacchi mirati”.
A seguito dell’allarme di Banca d’Italia, il traffico marittimo diminuito e problemi sulla fornitur di alcune merci in Europa, Offshore Energy, una pubblicazione specializzata in energia marittima scrive: “le forniture di petrolio non sono state messe in pericolo”, poiché compagnie come BP e Shell hanno riorientato le loro navi dal Mar Rosso. I premi dell’assicurazione di guerra, una tariffa che le compagnie di navigazione devono pagare per navigare in acque pericolose, potrebbero essere raddoppiati allo 0,7%, ma l’industria è in grado di sopportare aumenti più consistenti, afferma il Prof. Patalano, citando i premi del 10% circa applicati durante la guerra delle petroliere tra Iran e Iraq negli anni Ottanta.
Ma, come ha detto Biden, gli Houthi rappresentano ancora una minaccia e l’impatto economico crescerà se gli attacchi continueranno per mesi.
Gli scenari futuri per il prf. Patalano sembrano essere abbastanza tranquilli, ritiene che gli Stati Uniti cercheranno di evolvere la loro strategia tenendo conto di questa nuova realtà. Distruggere la capacità offensiva degli Houthi, o convincerli a fermarsi.
Il segretario alla Difesa, Grant Shapps, ha dichiarato: “Con l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, è fondamentale adattarsi per mantenere il Regno Unito, i nostri alleati e i nostri partner al sicuro. Il Sea Viper è stato in prima linea in questo senso, essendo l’arma scelta dalla Marina per il primo abbattimento di una minaccia aerea in oltre 30 anni.
Come spesso accade gli analisti, gli esperti miliatari hanno una visione limitata, in modo particolare dove ci sono anche ambiti culturali abbastanza diversi e non valutano affatto il complesso della regione e il fattore tempo. Infatti siamo in questo contesto, perchè nessuno ha valutato il fattore tempo, “nessuno può essere sempre schiavo”. in molti Paesi arabi, le popolazioni e anche i governi hanno celebrato ciò che gli Houthi stanno facendo come uno dei pochi gruppi che sta cercando di opporsi a Israele e questo si sviluppa nel fattore tempo.
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