di Francesco Cappello
L’Italia è colpevolmente al fianco dei governi israeliani, in qualunque loro azione, contribuendo fattivamente alle sue reiterate criminali politiche di guerra
La scelta, ormai ventennale, di collaborare al potenziamento dell’apparato bellico israeliano ha avuto l’effetto collaterale della completa perdita di credibilità del ruolo di mediatore in Medio Oriente del nostro Paese
La cooperazione tra l’industria militare italiana e quella israeliana è stata ratificata dal terzo governo Berlusconi che codificò un precedente accordo generale nella forma di memorandum di intesa, sulla cooperazione militare tra Italia e Israele, con la Legge 94 del maggio 2005, passata grazie ad uno schieramento “bipartisan”. Il memorandum coinvolge i Ministeri degli Esteri e della Difesa con la piena partecipazione del Ministero dell’Università e della Ricerca. Prevede misure per promuovere gli scambi di tecnologie, formazione, reciproco addestramento (1), ricerca militare, manovre militari congiunte, nonché il reciproco trasferimento di armi e tecnologia.
L’industria militare e le forze armate del nostro Paese sono coinvolte in attività militari congiunte con Israele di cui persino il Parlamento della Repubblica Italiana non ha piena conoscenza. Siamo complici delle reiterate carneficine contro i civili palestinesi che loro chiamano guerra
Nel luglio 2012, è stato raggiunto un nuovo accordo per l’esportazione dei sistemi militari italiani verso Israele, inclusi gli aerei M-346 consegnati alle forze armate israeliane nel luglio 2014, nel bel mezzo della criminale operazione “Margine protettivo” a Gaza (Le vittime furono circa 2300, tra cui 600 bambini e 11100 feriti). Sebbene i nuovi velivoli siano utilizzati per l’addestramento al pilotaggio dei caccia, possono anche essere armati e utilizzati per bombardare. In particolare, grazie alla loro facilità di utilizzo, possono essere utilizzati in zone urbane e durante conflitti con forze armate a basso dispiegamento di contraerea. L’Italia ha ricambiato con l’acquisto di tecnologia aerospaziale israeliana per un valore di oltre 850 milioni di euro (un satellite spia e due aerei Gulfstream G550). La Difesa italiana ha definito “storico” tale aggiornamento del rapporto di cooperazione militare e il premier Monti ebbe a definirlo “un salto di qualità” di cui però il Parlamento fu tenuto all’oscuro. La Farnesina ha, infatti, facoltà di utilizzare unilateralmente l’Uama ossia l’Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento(l’Autorità nazionale, presso il Ministero degli Esteri, gode di un’ampia autonomia decisionale e nessun controllo da parte del Parlamento). La cooperazione essendo soggetta ad un altro accordo precedente, cosiddetto “sulla sicurezza” che copre col segreto tutte queste operazioni (Accordo di sicurezza tra Italia e Israele del 5 ottobre 1987).
Tra gli acquisti più recenti ricordiamo nel febbraio 2019 quello di sette elicotteri AW119Kx da parte di Israele dal gruppo Leonardo, del valore di 350 milioni di dollari. Nel settembre 2020, altri cinque elicotteri sono stati aggiunti all’accordo, portando il totale a dodici, insieme a simulatori, in uno scambio che include l’acquisto italiano di missili Spike e simulatori di tiro israeliani.
I Palestinesi e il territorio su cui vivono sono un poligono di tiro per Israele
Contro i palestinesi e nel Sud del Libano, le industrie italiane in collaborazione con i centri di ricerca universitari, testano nuove armi molte delle quali non convenzionali (fosforo bianco, ordigni termobarici, il DIME Dense inert metal explosive, bombe a grappolo, proiettili all’uranio impoverito, “proiettili a farfalla”, che si espandono devastando le vittime, una volta penetrati nei loro corpi.
I cospicui finanziamenti, la cooperazione con centri statunitensi ed europei, producono un’intensa, quanto odiosa, ricerca e sviluppo nel settore militare, che hanno portato Israele in cima alle classifiche internazionali per start up e creazione di brevetti sperimentabili sul campo.
Molte start up estere vi trovano condizioni ottimali di sviluppo. Decidono quindi per una sede israeliana aprendovi centri di Ricerca e Sviluppo. Sono presenti aziende italiane come Enel, STMicroelectronics, Assolombarda e altre.
Le nostre università hanno quasi tutte rapporti con le accademie israeliane, attraverso convenzioni, programma di scambio che promuovono la mobilità di studenti e ricercatori, Horizon2020 che pur finanziando solo la ricerca civile rende, in realtà, possibili finanziamenti duali per scopi anche militari “EU funding for Dual Use”. I campi di sviluppo della ricerca militare vanno dalla cyber-sicurezza (presenti circa 752 aziende e/o start-up cyber), alla nano-elettronica, la ricerca aero-spaziale, la biorobotica, l’intelligenza artificiale, i cacciabombardieri, droni spia e killer, vettori aerospaziali, radar, missili, sino al nucleare ed altri. ll Negev è la capitale mondiale delle cyber war.
Non vogliamo l’Italia complice!
Dobbiamo smettere immediatamente gli aiuti militari e la cooperazione del nostro Paese con Israele. Israele calpesta, ignora, cancella le norme di diritto internazionale. Ricordiamo che «L’Italia rifiuta la guerra come mezzo di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Ricordiamo la legge 185/1990, che vieta le esportazioni verso paesi in guerra, retti da regimi liberticidi. Israele pratica l’Apartheid e commette crimini internazionali: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di genocidio.
L’Italia collabora con l’apparato industriale-militare israeliano di uno Stato belligerante contro altri paesi. Tra questi il Libano paese in cui l’Italia ha inviato le sue truppe nel quadro della missione Unifil 2 come forza di interposizione nel conflitto israelo/libanese! Tra quelli che non vedono alcuna contraddizione in tutto ciò il ministro della Difesa, Guido Crosetto che nel gennaio 2023, incontrando Alon Bar, l’ambasciatore israeliano a Roma, ha ribadito la forte volontà di intensificare la cooperazione italo/israeliana.
Urge ostacolare sino ad impedire gli aiuti militari a Tel Aviv coinvolgendo anche gli altri governi europei. Israele calpesta apertamente il diritto internazionale. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato decine di risoluzioni che la condannano per l’occupazione dei territori palestinesi e per danni inferti alla popolazione. Ha, inoltre, chiesto a tutti gli Stati, con la risoluzione n.31/61 del 9.12.1976 di “desistere dal fornire ogni aiuto militare e economico fintanto che continua ad occupare territori arabi e negare i diritti inalienabili del popolo palestinese“.
Non possiamo più lasciarli fare!
È necessario che le forze civili inducano quelle politiche ad attuare un embargo militare internazionale nei confronti di Israele. È essenziale attivare il conflitto sociale valorizzando le lotte contro la guerra di metalmeccanici, portuali, ecc. La mobilitazione internazionale può aiutare a rovesciare il sistema coloniale e il regime di apartheid che Israele impone da sempre ai Palestinesi, anche attraverso sanzioni e disinvestimenti, a cominciare da quello militare.
Israele pratica l’apartheid contro il popolo palestinese in modo sistematico, scientifico, usando le teconologie di controllo e sorveglianza, più sofisticate oggi disponibili. Il perseguimento di uno stato ebraico “puro” comporta la volontà di realizzare operazioni militari di vera e propria pulizia etnica e deportazione dei palestinesi dopo aver distrutto e reso inabitabili le loro città.
Israele, non a caso, è considerato una stella della NATO e al contempo il 51° stato USA. Nonostante i crimini di Israele siano ben documentati, il paese gode di impunità totale e dell’appoggio incondizionato di paesi collaborazionisti quali USA, Ue, Nato, Inghilterra. L’Italia è tra i partner più accreditati, in particolare per la cooperazione militare.
Israele deve essere indotta a riconoscere diritti uguali a tutti i residenti della Palestina storica, dovrà ritirarsi da tutti i territori occupati, consentire il ritorno dei profughi e liberare i prigionieri politici, pagare gli enormi danni di guerra inflitti al popolo palestinese nel corso di decenni.
Israele legittima il suo operato criminale in nome della lotta al terrorismo globale. Gli USA forniscono ad Israele da sempre oltre 3 miliardi di dollari di aiuti militari all’anno che vengono reinvestiti indirettamente nelle industrie militari statunitensi. L’occupazione e la pulizia etnica le consentono di sviluppare nuove armi che vengono commercializzate dopo averle testate sui palestinesi. La maggior parte degli Stati dell’UE, in particolare Italia, Germania, Francia, Spagna e Finlandia, considera Israele un partner importante. Oltre alla militarizzazione sociale e alla sorveglianza costante dei palestinesi, l’industria della sicurezza è un elemento importante delle politiche israeliane anche nei confronti dei cittadini israeliani. Israele ha, infatti, un’industria nazionale di sicurezza che comprende tecniche di contro-insurrezione e controllo che lo rendono leader nel settore. La lotta alla pandemia è stato un ulteriore banco di prova per il trasferimento della conoscenza militare israeliana in campo civile/sanitario per tracciare con precisione incontri, assembramenti indesiderati tra le persone, registrando e usando allo scopo anche i loro dati biometrici. Il doppio uso dei prodotti militari, utilizzabili anche per scopi civili, è un elemento importante di questo malsano sviluppo.
La deregolamentazione dell’export degli armamenti
La legge 94 è stata presentata quale frutto di un “apposita intesa governativa” in modo da renderla esecutiva evitando conflitti con le leggi 185/90 (norme sul controllo e la trasparenza dei trasferimenti italiani di materiale d’armamento) e 148/03 (Accordo quadro tra pesi dell’Unione per facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea per la difesa).
Nel dicembre del 2019, è entrato in uso un sistema normativo atto a regolamentare le attività cosiddette “Government to Government” (note come “G2G”). Si tratta di una modalità che sostanzialmente deregolamenta l’export di armamenti e svincola la cooperazione militare tra paesi garantendo gli interessi delle aziende produttrici e dei Paesi acquirenti dai vincoli previsti dalla normativa nazionale sulle esportazioni di armamenti, la legge n. 185 del 1990. Il 13 luglio 2022, una delegazione del ministero della Difesa israeliano, guidata dal maggiore generale Amir Eshel, ha visitato Roma per incontrare il segretario generale della difesa italiano, generale Luciano Portolano. Gli incontri hanno rafforzato la cooperazione industriale tra Italia e Israele, esplorando nuove aree di collaborazione. Il generale Eshel ha elogiato l’alleanza strategica tra i due paesi e l’Italia per il suo sostegno a Israele negli scenari internazionali.
È sempre più forte la partnership tra la Leonardo SpA, con un terzo di capitale pubblico, e le aziende leader del complesso militare-industriale israeliano.
Esercitazioni militari congiunte
Anche le marine militari dei due paesi effettuano esercitazioni congiunte, la più importante delle quali si svolge annualmente nelle acque del Golfo di Taranto.
Attraverso l’uso dei droni l’UE è complice dei crimini di Israele, che è leader globale nella loro produzione ed esportazioni dopo averli testati in Cisgiordania e su Gaza.
Le basi militari sarde e i poligoni di tiro ospitano frequentemente le esercitazioni di Israele. Mentre gli aerei italiani hanno fatto manovre in Israele, quelli israeliani hanno utilizzato l’aeroporto militare di Decimomannu in Sardegna.
Tra le installazioni militari sarde più importanti, usate sia per esercitazioni belliche sia per azioni di guerra vere e proprie, vi sono tre Poligoni (Quirra, Teulada e Capo Frasca), i più grandi d’Europa per estensione, di cui usufruisce anche Israele. Da qui sono partite molte operazione di guerra per l’estremo e medio oriente e nell’area mediterranea.
Le forze aeree israeliane, Israeli Air Force (IAF), hanno preso parte a numerose esercitazioni in Italia.
L’operazione Spring Flag 2003-2008 a Decimomannu. La Starex del 2008-2009, a Decimomannu, in cui si sono stati addestrati gli F15 e gli F16 israeliani mentre era in corso l’operazione Piombo Fuso che ha bombardato la popolazione civile della Striscia di Gaza causando 1400 vittime di cui 300 bambini e 5300 feriti. Star Vega che si è svolta negli anni dal 2009 al 2011 tra Decimomannu e il Negev.
Nel 2014 l’esercitazione Vega in cui gli F-15 e gli F-16 israeliani si sono esercitati a Capo Frasca insieme all’aviazione italiana e ad altre forze Nato. Nello stesso anno le esercitazioni sono state messe a frutto da Israele bombardando Gaza nell’operazione Margine di Protezione.
“Falcon Strike 2021” tra l’Aeronautica Militare Italiana, la US Air Force, la britannica Royal Air Force e l’aeronautica militare israeliana (IAF). È stata la prima esercitazione congiunta in cui sono stati impiegati i cacciabombardieri F-35 italiani a fianco di Regno Unito, Stati Uniti ed Israele. L’obiettivo riportato dai media israeliani è quello di una simulazione di conflitto con l’Iran. La successiva edizione di Falcon strike del 2022 ha occultato la presenza israeliana. Falcon Strike ha avuto come obiettivo principale la capacità di compiere operazioni militari congiunte e l’integrazione dei caccia di quarta e quinta generazione.
L’esercitazione Scudo di fulmine (Lightning Shield) del 2022, ha coinvolto esclusivamente Italia ed Israele. L’attività di formazione, nel deserto del Negev, è durata una settimana coinvolgendo un numero imprecisato di cacciabombardieri F-35I “Adir” del 118th Lions dello Squadrone Sud e del 140th Golden Eagle Squadron dell’Aeronautica israeliana, nonché quattro caccia F-35 a capacità nucleare, del 13° Gruppo Volo del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana dello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia).
L’attuale coinvolgimento italiano
Come documenta Antonio Mazzeo, dalla base aeronavale di Sigonella, in Sicilia, partono gli aeri cargo – C-17A “Globemaster III” di US Air Force (identificato con il codice di volo RCH794) – delle forze armate USA per rifornire le forze militari israeliane e i voli spia con «pattugliatori multi-missioni P-8A “Poseidon” di US Navy e dell’Aeronautica militare del Regno Unito e, finanche, di un drone MQ-9A “Reaper” di US Air Force». Allo stesso tempo «nelle acque del Mediterraneo orientale il pattugliatore d’altura della Marina militare “Paolo Thaon di Ravel”; esso si affiancherà alle altre unità già presenti nell’area: la nave anfibia e da sbarco “San Giorgio” (può trasportare fino a 550 marò del Reggimento “San Marco”); la fregata missilistica “Virginio Fasan” e il sommergibile “Pietro Venuti” (classe U-212). Di fronte alle coste israeliane staziona inoltre la flotta SNGM2 di pronto intervento della Nato e di cui fa parte la fregata lanciamissili “Carlo Bergamini” della Marina italiana».
Come mai nessuno chiede sanzioni contro Israele?
Qui l’elenco sterminato delle risoluzioni ONU disattese da Israele. 216 sino al 2016.
L’OMS il 14 ottobre del 2022 aveva condannato Israele per il suo ordine di evacuazione di 22 ospedali a Gaza per poterli bombardare: “In qualità di agenzia delle Nazioni Unite responsabile della salute pubblica, l’OMS condanna fermamente i ripetuti ordini di Israele per l’evacuazione di 22 ospedali che trattano più di 2000 pazienti nel nord di Gaza.”
Ricordiamo che Israele occupa la Cisgiordania; che ha confinato i palestinesi in una striscia che si è assottigliata nel corso del tempo, murandola per tutto il suo perimetro; che occupa le alture del Golan siriano e un pezzo del sud libanese.
Ricordiamo alcune delle operazioni militari che hanno preceduto quella in corso:
tra le altre nel luglio 2014, l’operazione “Margine protettivo” a Gaza. Le vittime furono circa 2300, tra cui 600 bambini e 11100 feriti.
L’operazione Piombo fuso nella Striscia di Gaza tra il 2008 e il 2009 che tenne sotto assedio il popolo palestinese per 22 giorni uccidendo 1400 palestinesi di cui 300 bambini, 5300 feriti e distrutte centinaia di abitazioni civili.
Nel 2006 nell’operazione ‘Nuvole d’autunno‘ su Beit Hanun (nord di Gaza) si registra un bilancio complessivo di oltre 400 vittime palestinesi.
Nel 2021 l’operazione ‘Colonna di Nuvola‘ che vide un bilancio di 177 palestinesi e sei israeliani uccisi, in maggioranza civili.
Nel 2008 l’operazione ‘Inverno caldo‘ per ritorsione di fronte alla morte di un israeliano colpito da un razzo dei miliziani islamici. Vengono uccisi 120 palestinesi.
Quanto precede non è esaustivo dei rapporti tra Italia e Israele.
Per ulteriori informazioni sui temi trattati si veda anche il
Dossier Embargo Militare contro Israele a cura di BDS Italia
Paertecipa alla Campagna Fuori l’Italia dalla guerra!
(1) I piloti di Tel Aviv vengono addestrati a Pisa nell’International Training Center per l’abilitazione al pilotaggio dei velivoli da trasporto C130J. Periodicamente, i nostri piloti si recano alla base di Palmachim per l’addestramento nella guida di velivoli a controllo remoto (vedi Blog di Antonio Mazzeo).
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