Il pasticcio dei beni sequestrati ai cittadini russi

Spese e costi per la gestione a carico dei cittadini italiani

Musei Capitolini

Crescere Informandosi incontra Floriana Bulfon, scrittrice e giornalista d’inchiesta, tra le massime esperte di criminalità organizzata e terrorismo internazionale, per parlare della sua ultima inchiesta relativa alle spese del Governo italiano per il sequestro dei beni degli oligarchi russi. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina con la conseguente invasione russa del territorio ucraino, il mondo occidentale si è schierata apertamente dalla parte del popolo ucraino applicando tutta una serie di sanzioni di varia natura contro la Russia. Tra queste misure c’è il sequestro di beni che gli oligarchi russi avevano in Italia, sia sotto forma di yacht, ma anche di ville e di società con conseguenti spese di mantenimento in buono stato a carico dello Stato italiano. Per riuscire a capire la reale situazione ed avere un’idea dei costi sostenuti in circa due anni abbiamo deciso d’intervistare la giornalista Floriana Bulfon. Quanto è costata la salvaguardia in buono stato del panfilo di Putin? Cosa è accaduto alle società degli oligarchi russi in Italia che sono state sequestrate? Perché anziché il sequestro non si è adottata la confisca dei beni che sicuramente ci avrebbe fatto risparmiare molti soldi? Queste e molte altre le domande e gli aspetti affrontati nel corso di questa intervista.

di redazione Sovranità Popolare

dall’inizio del conflitto e delle sanzioni contro la Russia, il governo italiano riferisce di aver confiscato beni appartenenti a cittadini russi per un valore di circa 140 milioni ma se escludiamo il lavoro della giornalista Floriana Bulfon, non esiste una documentazione aggiornata. Inoltre i media italiani e non solo omettono e a volte nascondono le donazioni ricevute dagli stessi cittadini russi per cui oggi vengono confiscati beni presenti sul territorio italiano. Nella capitale, Roma, molti sindaci hanno ricevuto donazioni, fior di milioni per restaurare parte del Quirinale, i musei capitolini, interventi di restauro attualmente in fase di realizzazione come conferma l’inchiesta della giornalista in questa intervista.

Anche in questo caso la memoria sembra corta e la nebbia della propaganda e della russofobia sono ancora troppo fitte per ritornare alla ragione.

 

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